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Autore: Creecket    23/05/2012    2 recensioni
Voleva dire grazie, lo voleva davvero. Ma dalla sua bocca uscirono solo singhiozzi.
Ricordò che se non lo avesse ucciso quell'hollow, lo avrebbe fatto il freddo, la fame, la solitudine.
Qualcosa prima o poi lo avrebbe ucciso.
Nel Rukongai tutti vivevano con quella consapevolezza, non importava che fosse solo un bambino, a nessuno importava che cosa valesse la vita di un ragazzino. E ora quello shinigami stava a ricordargli che la sua esistenza era preziosa come una gemma rara?
Perché? Lui era solo un ratto. Lo sarebbe sempre stato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Gin Ichimaru, Sosuke Aizen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Promise, I will become your shield.

 
Faceva freddo, davvero tanto freddo, e per chi non avesse riparo dal pungente vento e dall'inarrestabile neve che colorava i tetti e le strade di un candido colore bianco, quello poteva essere l'ultimo inverno passato nel Rukongai.
 
Il posto dove i ratti si alzavano sulle proprie zampe cercando di imitare un essere umano, in una ridicola e tristemente comica parodia di loro stessi. Il fatto che fossero comparati a poco più di un'ombra, faceva capire a Gin quanto tutti loro fossero lontani dal poter effettivamente imitare la grazia e l'eleganza di coloro che abitavano il Seiretei.
I pochi capaci di poterlo emulare alla perfezione si trovavano al sicuro dietro un enorme muro. Loro invece dovevano patire, soffrire, sopravvivere, uccidere.
 
Uccidere per sopravvivere, uccidere per mangiare, era una regola semplice che non abbandonava mai la mente di Gin, e che rischiava di offuscare tutto il resto.
Quel posto rendeva tutti delle bestie senza compassione, ragazzini compresi.
 
Una volta la sua Nee-chan gli aveva detto che dietro quelle mura c'era tutto quello che avesse mai potuto desiderare, e ricordanso rutto con più cinismo, Gin si era reso conto che lei cercava di rendergli la loro terribe vita meno amara, e dargli una fioca fiamma di speranza nella loro esistenza fredda e dura come il ferro.
La sua Nee-chan era splendida, nonostante tutti i loro travagli, mai aveva versato una lacrima. Gin avrebbe tanto desiderato essere forte quanto lei.
Era triste pensare a lei in momenti come quelli, e lui si chiedeva spesso se lei sarebbe mai stata fiera di lui sapendo che era diventato quello che lei disprezzava più al mondo.
 
Il tempo era stato più duro con lei che con il ragazzino, e così la donna diventava lentamente sempre più pallida, e a Gin a volte sembrava che lei, prima o poi, sarebbe diventata invisibile. Ma era ancora lì. Finchè un giorno d'inverno la perse per sempre, la morte gli aveva strappato dalle mani l'unica cosa che per lui fosse importante.
 
[Il Rukongai era spesso teatro di tali scene.]
 
Nonostante la sua nee-chan lo avesse cresciuto come se fosse stato suo figlio, la ragazza non aveva premeditato un particolare molto importante, insegnargli a sopravvivere in quel posto pieno di ratti.
Gin era solo.
C'erano solo lui e il ricordo di Nee-chan, ancora nitido nella sua mente, a cui lui si aggrappava come a un'ancora nei momenti peggiori della sua esistenza.
Accarezzava il ricordo della sorella, come a un dolce sogno, troppo corto, una minuscola fiamma di calore che si era spenta nel più freddo inverno degli ultimi dieci anni.
Il bambino continuava a camminare nella neve, lasciando dietro di sè una scia di piccole impronte. Troppo piccole per essere di qualcuno che sopravviverà ancora per qualche anno, troppo grandi per essere di qualcuno che stava per morire in quegli istanti.
Sentiva di essere sempre stato un peso per la sua cara nee-chan, la gente li guardava come fossero mostri, animali senza alcuna speranza di sopravvivenza.
 
In certi versi non sembravano aver torto, il bambino in effetti stava per essere ucciso.
 
Dal freddo. E da un hollow.
 
Mosso da qualcosa cominciò a correre, era da solo, nessuno era in vista per le miglia e miglia che avevano segnato il percorso di Gin, non poteva aggrapparsi a qualcosa, aveva le mani intorpidite. Non poteva chiedere aiuto, la sua gola era troppo secca.
Il momento perfetto per un assassino, la preda perfetta per un Hollow.
E anche se lo avessero ascoltato nessuno sarebbe venuto in suo soccorso. Inciampò.
 
[Ridicolo. Cosa esattamente poteva aspettarsi da un ragazzino senza forze?]
 
Gin chiuse gli occhi e aspettò la sua fine certa...   Niente.  
 
Quando li riaprì riconobbe all'istante la divisa nera di uno Shinigami. Si trovò davanti un'altra persona, che oltre alla sua nee-chan, era stata l'unica che gli aveva sorriso. Deglutì, per un attimo rimase lì, come catturato da quel paio di occhi marroni. Così caldi. Eppure così freddi. Una completa contraddizione vivente, pensò Gin.
"Stai bene?" L'uomo s'inginocchiò per aiutarlo ad alzarsi tendendogli una mano. La osservò, in confronto alla sua, era davvero grande.
Lo alzò senza il benchè minimo sforzo. 
Voleva dire grazie, lo voleva davvero. Ma dalla sua bocca uscirono solo singhiozzi. Ricordò che se non lo avesse ucciso quell'hollow, lo avrebbe fatto il freddo, la fame, la solitudine. Qualcosa prima o poi lo avrebbe ucciso. Nel Rukongai tutti vivevano con quella consapevolezza, non importava che fosse solo un bambino, a nessuno importava che cosa valesse la vita di un ragazzino. E ora quello shinigami stava a ricordargli che la sua esistenza era preziosa come una gemma rara?  Perché? Lui era solo un ratto. Lo sarebbe sempre stato.
 
"Stai bene?" ripetè lo shinigami, pulendogli le lacrime da quelle piccole guance, il sorriso era onnipresente sul suo viso. Un'elaborata maschera che non aveva fallito nell'ingannare tutti quelli che la vedevano.
 
Gin annuì, ma dovette ricredersi quando crollò tra le braccia dello shinigami. Lo teneva stretto a sè come se fosse crollato in mille pezzi, se avesse toccato terra. Lo shinigami sospirò, scocciato, ma non del tutto annoiato.
 
[Non mi serve se è così debole] Eppure qualcosa in lui urlava affinchè lo salvasse da una fine certa.
La morte nel Rukongai ti passava sopra senza neanche accorgersene, come una persona che al suo passaggio spezza svariati rami caduti per terra, troppi sarebbero i pezzi da raccogliere. Davvero troppi.
 
Cosa fare? Ragiona lo shinigami, lasciarlo al suo destino sarebbe stata una scelta saggia, ma una ancora più subdola sarebbe stata salvarlo...

 

  
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