Titolo:
Di risvegli mattutini e bigliettini sul
comodino
Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe,
Sebastian/Santana, OCs
Genere: commedia
Rating: giallo
Avvertimenti: oneshot
Parte: 1/1
Sommario: Santana
va a recuperare
la sua giacca. Sebastian ha dei genitori fuori dalla norma.
Contoparole: 1016
Note: fanfiction – se così si
può definire – scritta per l'iniziativa
indetta dal gruppo facebook “The Gleeky Cauldron”
su prompt: “Svegliarsi con un
bacio”.
C'è un piccolo accenno a una mia precedente oneshot Sebtana,
molto piccolo (Scopamicizie
ai tempi di Whatsapp). E
nella parte finale, i due messaggiano: Sebastian in corsivo, Santana
normale :D
L’ho scritta esattamente in 40 minuti e lo so
perché stavo andando a fare un
esame ç_ç Non è ‘sto
granché ma volevo assolutamente dare il mio contributo
prima che gli altri esami mi risucchiassero completamente.
Ah, per i coniugi Smythe mi sono ispirata liberamente ai miei genitori xD
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Pixie <3
Di
risvegli mattutini e bigliettini sul comodino
La
sveglia era suonata puntuale come tutte le mattine. Con uno sbuffo,
Sebastian
la spense rivoltandosi a pancia in su sul letto della sua camera.
Sospirò sconfitto,
cercando di prolungare il più possibile la permanenza sotto
quelle coperte
calde. Qualcuno affianco a lui mugugnò contrariato.
Si era quasi scordato che la sera prima Santana era venuta a
riprendersi la sua
giacca e avevano passato la notte insieme. Inutile dire che lui
l’aveva fatta
venire in altri sensi prima di crollare stanco e soddisfatto.
Santana si girò nel letto ancora una volta e
afferrò un lembo della coperta e
si seppellì sotto fin sopra la testa. Sebastian scosse la
testa e scostò le
coperte per avvicinarsi al viso della ragazza.
« Santana » la chiamò. «
Svegliati che è tardissimo ».
La guardò bene. Santana dormiva in posizione fetale,
completamente vestita. Sebastian
non ricordava di averla vista frugare nei suoi cassetti per recuperare
una sua
vecchia tuta, un paio di calzettoni e una maglietta oversize. Di certo
la
ragazza non si poteva dire una bella visione la mattina, con i capelli
spettinati e il trucco sciolto sulle guance, ma c’era
qualcosa in lei che era
in grado di fargli mancare il fiato. Probabilmente, si disse, era
perché non l’aveva
mai vista con le difese abbassate. Gli sembrò
così piccola in quei vestiti più
grandi che quasi gli fece tenerezza.
« Santana, ti vuoi svegliare? » la
chiamò di nuovo, esasperato e divertito allo
stesso tempo. Lei mugugnò qualcosa in risposta prima di
girarsi dall’altro
lato, riprendendosi la coperta che lui aveva sollevato.
« Santana, Brittany ti sta chiamando! »
provò di nuovo, senza ottenere alcun
risultato.
« No, papà. Non ci vengo a vedere un intervento a
cuore aperto » biascicò nel
sonno. Sebastian la guardò spalancando gli occhi.
« Ma che razza di padre hai? Che schifo » borbottò
arrendendosi all’evidenza. Santana non
si sarebbe svegliata facilmente e lui cominciava ad avere fame.
Andò a farsi una doccia per togliersi di dosso gli umori
della giornata
precedente e della notte appena trascorsa. Fredda, ovviamente, dal
momento che
qualcun altro nel suo corpo si era svegliato prima di lui.
Quando tornò in camera, Santana stava dormendo alla grossa.
Lui le scrisse un
bigliettino e lo lasciò sul comodino per quando si sarebbe
svegliata.
*
«
Buongiorno, tesoro » lo salutò sua madre non
appena Sebastian entrò in cucina.
« Buongiorno, maman ».
Sebastian si sedette a tavola e aspettò che la madre gli
servisse la colazione.
Suo padre entrò in quel momento, salutando moglie e figlio
con un sonoro
sbadiglio.
« Perché è apparecchiato per quattro?
» chiese Sebastian indicando la tavola.
« Beh, il tuo amico non fa colazione? »
« A proposito di questo, Sebastian »
iniziò il padre, servendosi di un’abbondante
dose di caffè. « Lo sai che noi non ci facciamo
problemi e puoi portare a casa
chi vuoi, l’unica regola è che ce lo fai sapere in
anticipo. Tua madre stava
quasi impazzendo stamattina perché non aveva fatto
abbastanza pancakes ».
« È a dieta, tanto. È perennemente a
dieta » replicò Sebastian. « E poi da
quanto ho capito non mangia dolci ».
« Oh, un salutista? » chiese la madre interessata.
« Posso andare a svegliarlo?
Abbiamo anche della frutta in casa, credo »
« No, mamma. Sta dormendo ».
Un rumore in corridoio li fece girare tutti e notarono dalla porta che
collegava la cucina al soggiorno un figurino che scappava dalla porta
d’ingresso.
« Oh Dio » esclamò la madre. «
Portava la gonna ».
« E aveva i capelli lunghi » completò il
padre con la medesima espressione
stranita della moglie dipinta sul volto.
« Lo sai, amore, che mi va bene tutto quello che sei. Sarebbe
stato strano se
tu fossi stato etero visto che sei cresciuto giocando con le bambole di
tua
cugina, però… da quando te la fai con i
travestiti? »
Sebastian si strozzò con il caffè, rischiando di
soffocare. Suo padre gli
rifilò due manate sulla schiena tanto potenti da mozzargli
il respiro.
« Mamma, è una ragazza… »
rispose Sebastian con uno sbuffo.
« E perché l’hai fatta scappare via?
Poverina! È fuggita così di fretta…
chissà
come l’hai fatta sentire! Come una… una putaine
»
« Le ho lasciato un biglietto sul comodino, mamma »
replicò Sebastian
stringendosi nelle spalle e cominciando a rimpiangere di non essere
rimasto
alla Dalton quel fine settimana. La compagnia di Sterling e Duvall era
sicuramente più interessante che quella dei suoi genitori.
« Quindi ti piacciono sia i ragazzi che le ragazze
» continuò sua madre,
probabilmente entusiasta perché finalmente poteva cercare di
accoppiarlo con le
figlie delle amiche.
« Maman! »
« Le precauzioni almeno le avete usate? No, perché
le ragazze possono rimanere
incinte, lo sai, vero? Non sono come i ragazzi… »
« Mamma… »
« Oh, ma il mio ragazzo sa dove colpire per non metterle
incinte! Lo sa meglio
di me visto che era gay » esclamò il padre,
avvicinandogli il pugno. Sebastian non
lo colpì fissando il padre, sconvolto.
« Io sono ancora gay » puntualizzò.
« È solo una cosa senza importanza ».
« Come si chiama? » gli chiese la madre. Sebastian
si strinse nelle spalle,
arrendendosi all’interrogatorio di sua madre. Evidentemente
aver visto una
ragazza venir via da camera sua doveva essere una grandissima
novità.
« Satana »
rispose. La madre lo
fulminò con un’occhiata.
« Ok, si chiama Santana ».
« È ispanica? Come la nostra donna delle pulizie?
Mi devo fidare o devo andare
a controllare che i miei Baume Mercier ci siano ancora? »
chiese, preoccupata.
« Suo padre è un medico… chirurgo
» rispose ricordandosi quello che lei aveva
bofonchiato quella mattina nel sonno.
Sua madre non parve convinta, ma sembrò concedergli il
beneficio del dubbio
visto che non continuò con il suo interrogatorio.
*
(10.32)
Bello il messaggio sul comodino, dico davvero
(10.34)
Poetico, vero?
(10.39)
Quale parte del “Avrei voluto svegliarti con un bacio, ma non
ti eri ancora
lavata i denti” consideri poetico?
(10.43)
La mia firma :D