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Autore: Emma_Sirius_Potter    24/05/2012    3 recensioni
I suicidi non sono per forza anime cattive, ma spesso dei poveracci che non hanno trovato felicità in vita e hanno deciso di... andare avanti. Nella vita dopo la morte.
Ma neanche lì, trovano la pace, perchè destinati all'Inferno, ai Campi della Pena, parlando di mitologia greca.
Infatti le protagoniste sono due semi-dee, figlie di due grandi degli dei greci, Ade ed Atena.
L'ho scritta sulle note di "Preghiera in Gennaio di Fabrizio De André, perchè mi sembrava una canzone veramente adatta ad esprimere il tema che voglio trattare.
Buona Lettura :)
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hi, guys!

L'altro giorno, nell'ora di letteratura, ho letto da qualche parte, prlando della Divina Commedia, che i suicidi venivano collocati all'inferno. Ho alzato la mano e, con la mia amatissima prof di italiano, abbiamo cominciato a discuterne. E' stata un'ora molto costruttiva per me, perchè mi sono fatta una mia idea della questione: secondo me i suicidi (poi, chiaro, dipende dai casi) si uccidono perchè in vita hanno già sofferto troppo. Cercano nella morte una nuova vita, e non è giusto che non trovino pace neppure in quella. Se la pensate diversamente, comunque, questa storia non è stata scritta con l'intenzione di farvi cambiare idea, ma semplicemente col cuore, con le migliori intenzioni. 
  La sera, poi, a casa, mi sono messa ad ascoltare De André e ho trovato questa canzone... "preghiera in gennaio", appunto, adattissima ad esprimere quello che provavo.

Beh... un po' sulle note della canzone, un po' presa da un'eccesso di ispirazione ho scritto la mia prima song-fic...

L'ho ambientata negli Inferi della mitologia greca, perchè secondo me in questo modo era più semplice e divertente da capire.

Vi consoiglio vivamente di leggerla con "preghiera in gennaio" (http://www.youtube.com/watch?v=hjYst03TNVU) di sottofondo, rende più figo.

Thank you!

 

 

 

Preghiera in gennaio

 

Il tempio era umido e freddo, se non che immerso nel buio, quella cupa sera di gennaio. Ma una ragazza vi era lo stesso. Mora, di capelli e di occhi, la pelle pallida e la corporatura esile, l'anima visibilmente stanca.

Si chiamava Amartema, ed era una figlia di Ade.

Ed era intenta in una muta, ma profonda preghiera.

 

Lascia che sia fiorito

Signore, il suo sentiero

 

Akmaios, figlia di Atena, procedeva lentamente verso Minosse, che avrebbe dovuto giudicarla e decidere la sua sorte per l'eternità.

Chiuse gli occhi, tremante.

Quando li riaprì, Minosse s'era scostato. Davanti a lei un sentiero fiorito. Il sentiero dei campi Elisi.

 

Quando a te la sua anima

e al mondo la sua pelle

dovrà riconsegnare

quando verrà al tuo cielo

là dove in pieno giorno

risplendono le stelle.

 

Mentre Akmaios percorreva il sentiero alla quale era destinata, le venne incontro Radamanto, il secondo giudice dell'Ade. Veniva a riscuotere il possesso dell'anima, ora appartenente al padre di Amartema, Ade.

In lontananza la figlia di Atena scorse anche Eaco, terzo giudice infernale. Sapeva cosa voleva. Dopo che fosse passata da lui, ogni suo legame col mondo dei vivi sarebbe sparito per sempre, a meno che qualche scervellato avvesse deciso di scendere negli inferi solo per farle visita. O a meno che un figlio di Ade cercasse di comunicare con lei.

Quando lo raggiunse, urlò un addio. Un addio al mondo, un addio definitivo e disperato.

Cessato il rimbombo dell'urlo straziante, una luce l'avvolse, e le fu concesso di vedere il cielo, privilegio di pochi.

Pochi vivono sotto al cielo, nel mondo dei morti.

Pochi accedono ai campi Elisi, nel mondo dei morti.

E questo perchè il male incombe, nel mondo dei vivi.

Vedeva le stelle, vedeva il sole, vedeva la luna. Tutto contemporaneamente. Tutto era possibile, nella vita dopo la vita.

Ma non poteva ancora permettersi di pensarci. Prima doveva ricordare quelle parole...

 

Quando attraverserai

l'ultimo vecchio ponte

ai suicidi dirai

baciandoli alla fronte

"Venite in Paradiso

là, dove vado anch'io

perchè non c'è l'inferno

nel destino mio"

 

Queste erano le parole di Amartema.

Akmaios le ricordava fin troppo bene, soprattutto ora, che era giunto il momento che si adempissero.

Ora che si trovava sull'ultimo vecchio ponte che la separava dai campi Elisi, dal Paradiso.

Vedeva scorrere tra le acque del fiume sottostante, le anime dei suicidi, di coloro che si erano uccisi per non dover più subire maltrattamenti e ingiurie.

Non era giusto che patissero, come peccatori, anche dopo essere morti.

E come Amartema le aveva chiesto, li invitò a seguirla nei campi Elisi, baciandoli alla fronte, uno ad uno.

Solo quel bacio poteva farli passare in Paradiso, il bacio di un'anima coraggiosa che aveva dato la vita per salvarne un'altra.

Akmaios aveva dato la vita per salvare Amartema.

 

Fate che giunga a voi

con le sue ossa stanche

seguito da migliaia

di quelle facce bianche,

fate che a voi ritorni

fra i morti per oltraggio

che al cielo ed alla terra

mostrarono il coraggio

 

Amartema continuava a pregare. Ma la preghiera non era più per i giudici, nè per suo padre. Era per le anime dei Campi Elisi. Pregava che lasciassero passare Akmaios e i suicidi...

Ricordava fin troppo bene la morte della figlia di Atena.

L'aveva salvata. Salvata dall'idra. Ma aveva perso la vita.

Ma niente di tutto ciò sarebbe mai successo se Amartema non avesse tentato il suicidio... perchè lei voleva morire. La vita le aveva riservato troppo ingiustizie. La morte sarebbe stata meglio. Ma c'era quel particolare... i suicidi non meritavano i Campi Elisi.

A lei non importava, lei voleva solo morire, ma Akmaios glielo aveva impedito, sacrificandosi per lei.

E al capezzale dell'amica, l'avevano stabilito. Avrebbero reso giustizia a quelle anime che non avevano trovato pace nè in vita nè nella morte. Avrebbero reso giustizia ai poveri suicidi. Akmaios gliel'aveva detto:

<< So che vuoi morire... ma tu meriti di più! La vita è sempre stata ostile verso di te, ed è naturale... sei una figlia di Ade. Ma prima che tu muoia i suicidi devono avere il posto che spetta loro! Devono avere la pace che è stata loro negata in vita... E io mi offro, mi offro volontaria. Ti troverò un posto laggiù, Amartema, te lo prometto. I nostri destini, nè il mio nè il tuo erano quelli di vivere. Tu sei la mia vita, Amartema, la mia unica amica. Io ho rinunciato a tutto per te. Ma la vita ti odia. Il nostro posto è dall'altra parte del velo... è logico. >>

Amartema si era commossa, a quelle parole. Erano parole veritiere. Avrebbero vissuto insieme nell'altra vita. Non in questa. Ma prima dovevano far sì che quelli come loro, coloro ai quali la vita non aveva mai dato niente, venissero salvati. E lei sapeva come fare. Aveva detto ad Akmaios di baciarli, baciarli tutti; le aveva detto le parole da proferire. Le aveva dato le istruzioni. Ora il suo compito era solo quello di pregare, pregare perchè il piano funzionasse. Lei poteva farlo, lei aveva quel briciolo di potere nel mondo dei morti. Dopotutto lei era figlia di Ade.

 

 

Akmaios camminava a stento, lungo il ponte, verso le porte dei Campi Elisi. Le anime dei suicidi le pesavano tutte sulla schiena... le ossa, ogni singolo suo osso era fatto di puro dolore. Dietro di lei, i corpi inanimati di tutti gli sfortunati. Li amava tutti, lo sentiva, tutti, con le loro facce bianche, smunte e disperate. Tutti. Dal bambino piangente in prima fila, al vecchio, in fondo. Erano centinaia, migliaia. E li amava.

Si avvicinò a quel bimbo piccolo, dietro di lei, seppure le costasse uno sforzo tremendo.

<< Smetti di piangere piccolo. E non smettere di sperare. Presto avrai la pace. La pace,>>

Non doveva sembrare troppo convincente, dal tono di voce sofferente con cui l'aveva detto, ma il bambino parve placarsi.

Akmaios si rivoltò, verso le porte dei Campi. Dalla cinta di mura attorno, vedeva i volti sorridenti dei beati, scrutarli, curiosi. Poi si arrestarono, di colpo come se tutti, contemporaneamente, avessero ricevuto un messaggio da un altro mondo. Presero a fissarla, a fissare lei Akmaios, e tutte quelle anime che avevano avuto il coraggio di morire, di morire per trovare la pace, presero a fissarle con sospetto e timore. Non sapevano niente di loro, chi fossero, chi erano stati.

Per loro erano solo morti per oltraggio.

 

 

Amartema sospirò. Prese fiato, e continuò la sua preghiera:

 

Signori benpensanti,

spero non vi dispiaccia

se in cielo, in mezzo ai santi,

il dio, fra le sue braccia

soffocherà il singhiozzo

di quelle labbra smorte

che all'odio e all'ignoranza

preferirono la morte.

 

I santi dei Campi Elisi erano riluttanti. Non sapevano... non era lecito... il dio, Ade, era stato chiaro... niente suicidi, fra di loro.

Ma capivano... erano pur sempre anime buone. Capivano che quei poveri diavoli erano morti con onore. Si erano uccisi, si erano lasciati uccidere, avevano rinunciato alla loro vita per non soffrire più l'odio l'ignoranza.

I santi avevano capito.

E avrebbero acconsentito. Si unirono alla preghiera verso il dio, verso Ade.

 

 

Ade era sempre più adirato. Sua figlia, la sua stessa figlia insieme a tutti quelli che aveva considerato Santi, si stavano ribellando. Volevano la libertà di quegli stupidi suicidi. Ma loro non la meritavano. A loro era stata data una vita, e non avevano saputo apprezzarla. Peggio per loro.

Mentre così pensava, però se ne accorse. Si accorse che pensava tutto per pura gelosia. Lui non aveva mai avuto una vita... loro, ingrati, che l'avevano, non ne approfittavano!

Più che rabbia verso di loro era rabbia verso sè stesso.

Il Signore dei Morti, però non sapeva ammetterlo.

Mai l'avrebbe ammesso. Lui non aveva mai torto. Decise di andare sul posto.

Li avrebbe dannati tutti. Quegli stupidi suicidi e quella ragazza... Akmaios.

 

 

Amartema recitava la prehiera sempre più concitatamente, cercando di placare l'ira di suo padre...

 

Dio di misericordia,

il tuo bel Paradiso,

l'hai fatto soprattutto

per chi non ha sorriso

Per quelli che han vissuto

con la coscenza pura

l'Inferno esiste solo

per chi ne ha paura

 

I santi, I suicidi, la povera Akmaios... erano tutti lì, al cospetto di Ade.

Voleva dannarli. Mandarli ai Campi della Pena. Diceva che i Campi Elisi non erano per loro. Ma allora... per chi erano? I Campi Elisi erano per chi aveva sempre vissuto con la coscenza pura. E loro non avevano mai fatto nulla di male. Si erano solo comportati con onore, riconoscendo che la vita non era posto loro. Non si erano rammaricati verso nessuno, avevano solo deciso di... andare avanti. Il nuovo viaggio, la rinascita.

Loro non avevano temuto la morte, quindi non avevano temuto l'Inferno. Erano anime coraggiose. L'Inferno non era per loro, semplicemente perchè non l'avevano temuto. Sapevano che non erano dannati. E non avevano avuto paura di morire.

Il paradiso, i campi Elisi, erano per chi aveva vissuto con la coscienza pura. Per chi non temeva l'inferno, i Campi della Pena. Ed era soprattutto per chi non aveva mai sorriso. Per chi cercava nella seconda vita, la propria prima vita.

 

 

Amartema tentava disperatamente di far tornare la ragione al padre. Pregava. Ma doveva contare soprattutto su Akmaios...

 

Meglio di lei nessuno

mai ti potrà indicare

gli errori di noi tutti

che puoi e vuoi salvare

Ascolta la sua voce

che ormai canta nel vento

dio di misericordia

vedrai, sarai contento.

 

Akmaios non ce la fece più.

Soffriva. Tutto il peso delle anime ormai gravava su di lei.

Ma lei non aveva dato un bacio di Giuda. Lei li aveva baciati, e li avrebbe salvati. Resistette. E cominciò a cantare. Un canto malinconico, che si perse nel vento. Un canto che diceva tutto. Cantò la preghiera di Amartema. Cantò la preghiera in gennaio.

I peccatori erano coloro che temevano l'inferno, coloro che avevano la coscienza sporca.

Ma lei li amava. Lei li amava lo stesso, così come amava quelle povere anime suicide. Era ingiusto. Era tutta un'ingiustiza.

Pregò Ade, lo pregò di salvarle. Salvare tutte le anime.

Lui era arrabbiato con loro perchè avevano sprecato la loro vita, rovinandola o sottraendosela.

Lui, che non aveva mai avuto una vita.

Ma, si sa, nessuno può capire il valore di qualcosa, fino a quando non l'ha persa. E quando la perde, ormai è troppo tardi.

Ma non doveva andare così. Ade poteva, doveva salvarli. La vita di Ade, ovvero la morte, quella era la vera vita.

Ade voleva una vita terrena... ma anche lui, non sapeva quanto valesse di più la sua, di vita, la sua morte.

I suicidi non avevano peccato.

Perchè i suicidi erano quelli che l'avevano capito prima di tutti.

Akmaios, terminò la preghiera, la preghiera in gennaio, e la sua voce si perse definitivamente nel vento.

Ade cadde in ginocchio.

Aveva compreso.

Con gli occhi colmi di lacrime, chiamo a sè i suicidi.

Li abbracciò, li baciò, li consolò.

E il peso, dalle spalle di Akmaios, svanì.

Erano tutti santi. Tutti vivevano.

Le anime dannate si salvavano.

Le anime che, al posto dell'odio e dell'ignoranza avevano preferito la morte, si salvarono.

E Ade pianse, pianse, di felicità. Pianse felice di vivere in quel mondo beato, in quella vita dopo la vita, nella vera vita, dove regnava l'amore.

E in quel momento, le ultime parole della preghiera in gennaio gli arrivarono alle orecchie, trasportate dal vento...

 

Dio di misericardia

vedrai,

sarai contento...

 

Amartema crollò a terra, sul pavimento freddo e pieno zeppo del suo sudore, del tempio. Quell'ultimo sforzo, quell'ultimo legame così forte con l'altro mondo, le erano stati fatali.

Amartema morì, col sorriso sulle labbra, voltando le spalle alla vita ostile, verso la vera vita.

Verso una nuova vita.

 

 

N.d.A.

I nomi dei personaggi hanno in realtà un significato in greco antico: Akmaios, significa "che è al massimo delle forze". Amartema invece vuol dire "errore, sbaglio fatale".

Grazie a tutti!

 

The_Owl_99




 Avviso per l'amministrazione, qualora venisse a leggere la mia storia:
sul regolamento c'è scritto che una song-fic non può essere composta con più del 30 per cento di testo della canzone. Ora, io credo di aver scritto più testo che canzone, ma qualora fossi caduta in fallo, porgo umilmente le mie scuse all'amministrazione per aver infranto il regolamento, e alla prima segnalzione, non esiterò a cancellare la storia.  

  
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