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Autore: secretdiary    25/05/2012    1 recensioni
One Shot vincitrice del contest indetto dal forum Kill Me Softly First and Official dedicato ai personaggi del Gioco di Ruolo.
Ho sviluppato quindi il mio racconto narrando di un evento del passato del personaggio che ho creato per quel forum: Willow Gealach.
Willow era una ragazza piacente e lussuriosa.
Un giorno, per gioco, una coppia di vampiri decide di divertirsi con lei e con i suoi vizi.
La giovane giace quindi con il non-morto, ma la Luna Rossa brilla nel cielo.
Quella notte il vampiro perde la sua immortalità, divenendo momentaneamente un umano.
Quella notte viene concepito un bambino, generato dall'unione di due anime marce, Gwain.
La coppia di vampiri però non ha finito di giocare con la mente di Willow, così la perseguita, la soggioga e la obbliga ad affogare il piccolo Gwain.
La mente di Willow si spezza e la fanciulla sprofonda nella più oscura ed inquietante pazzia.
Infine ella viene vampirizzata dal vampiro, dal padre di Gwain.
In questo modo il dolore della giovane vivrà in eterno.
Willow viene lasciata alla sua follia e al suo insano desiderio di ritrovare suo figlio.
E proprio qui comincia la storia...
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*

La mia ninnananna
qui trovate la scheda di Willow, per leggere più approfonditamente il suo passato: http://killmesoflty-firstandofficial-chiarastivala.forumcommunity.net/?t=49732965
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Una voce femminile veniva trasportata dal vento.

Una melodia dolce ed ipnotica.

Era una ninnananna.

Se però si avesse prestato ascolto alle parole pronunciate, ci si sarebbe resi conto che quella canzone non aveva nulla di dolce.

Lealtà, lealtà solo a me...

Erano i versi pronunciati da Willow, la Vampira Pazza, la rapitrice di bambini, la creatura folle ed inquieta.

Era la sua filastrocca, cantata a mezza voce per assecondare la sua follia.

Erano trascorsi quarantadue anni da quando Gwain era morto, affogato dalla sua stessa genitrice, ma ella aveva rifiutato l'omicidio e nella completa confusione dei suoi pensieri lacustri, credeva che il bambino fosse ancora vivo.

Credeva che fosse solo scomparso e che stesse aspettando che lei lo ritrovasse.

Per quel motivo Willow rapiva i bambini.

Solo per ritrovare il suo Gwain.

Nessuno però era come Gwain e Willow presto o tardi se ne accorgeva e rimediava al suo errore, animata da una furia distruttrice.

Quei bambini che aveva cullato tra le braccia, che aveva chiamato figli venivano divorati ferocemente, smembrati dalla brutale consapevolezza che non erano Gwain.

Ora era diverso, la vampira lo sentiva.

Quel bimbo dai capelli neri come la sua anima e dai freddi occhi verdi era Gwain, non poteva essere altrimenti.

Era ciò che si ripeteva Willow mentre osservava il piccolo Luc giocare.

Il modo con il quale tormentava le lucertole, la sua risata.

Luc in realtà era Gwain, l'incarnazione del male, il parto di due anime marce, così credeva la vampira.

Willow fremeva dal desiderio di riabbracciare suo figlio, ma sapeva che non poteva agire subito.

Uomini erano sulle sue tracce, esseri che non capivano le sue azioni.

Lei era solo una madre, una madre che cercava di ritrovare suo figlio, che non accettava il fatto ch'egli fosse morto realmente.

La sua ninnananna ammaliò Luc che uscì dal suo giardino e dalla protezione che quei confini garantivano contro i non-morti.

Willow lo abbracciò nascondendolo sotto il suo mantello, come ali di pipistrello.

Condusse Luc al suo rifugio.

Finalmente erano di nuovo insieme.

Finalmente Willow aveva ritrovato la sua famiglia.

Luc non aveva opposto resistenza, ammaliato dalla melodia fuoriuscita da quella bocca ipnotica.

La splendida donna che l'aveva sottratto da casa sua lo chiamava Gwain, lo chiamava figlio, ma a Luc questo non importava.

Egli aveva perduto il suo giudizio, la sua capacità di ragionare, rapito, totalmente, completamente in balia di quell'oceano tumultuoso che erano gli occhi della donna.

Accecato, sordo a qualsiasi altra cosa che non siano i suoi gesti e le sue parole.

Luc cominciò a credere di essere il figlio di quella donna.

Senza che nemmeno se ne accorgesse la sua sottile bocca sillabò: 'mamma'.

Willow lo strinse a sé.

Gwain era tornato.

Ella non si rendeva conto che il suo potere aveva soggiogato il bambino, che gli aveva dipinto ricordi non suoi, sensazioni non appartenenti a lui nella mente.

Nuovamente con suo figlio Willow poté riprendere i suoi insegnamenti, poté continuare ad istruirlo ad odiare Frederick, il vampiro che si era unito a lei, generando il piccolo.

Willow poteva continuare ad ordinare al suo Gwain di essere fedele a lei solamente.

Mesi trascorsero e la personalità di Luc era ormai stata divorata da quella di Gwain, penetrata a forza nella mente del bambino.

Luc ormai aveva dimenticato la famiglia da dove proveniva: rammentava solo Willow e le sue notti erano tormentate dal fantasma di Frederick, quel vampiro che avrebbe dovuto chiamare padre ma che in realtà odiava come se fosse la sua nemesi.

Il bambino abbracciò sua madre che lo baciò sul capo.

«Sei pronto, mio Gwain?» gli domandò ella.

Egli annuì lentamente.

Nel suo sguardo solo inquietante freddezza.

Il momento della vendetta era giunto.

Frederick sarebbe morto per mano di Gwain, come Willow bramava.

La vampira e il bambino abbandonarono il loro rifugio, avviandosi in un estenuante viaggio, fino a raggiungere la città eletta a dimora dal vampiro fautore della follia di Willow.

Ella, pazza, isterica, tormentata dal suo passato irruppe nel castello occupato da Frederick e dalla sua Sovrana.

I due vampiri risero di Willow e del piccolo mortale ch'ella si portava appresso.

Non sapevano che Willow aveva trasformato Luc.

Ora anch'egli era un non-morto.

Era un vampiro, la sua innocente mente di bimbo era stata sporcata dal desiderio di vendetta di Willow, stuprata della sua spensieratezza in favore dell'odio e del male.

Luc era divenuto Gwain, figlio della pazzia, della vanità e delle tenebre.

Frederick non poté nulla contro la vampira e suo figlio.

Ridendo essi strapparono i suoi arti, con una brutalità, una bestialità inquietanti.

Frederick fu ridotto ad un moncherino agonizzante.

La vendetta di Willow però non era ancora terminata: la vampira che aveva generato Frederick, che l'aveva spinto tra le braccia lussuriose di Willow e che l'aveva convinto a giocare con la sua mente era ancora viva e meritava di pagare per tutte le pene che aveva inflitto.

La Sovrana sogghignò guardando Willow: era più vecchia, era più forte e non si sarebbe lasciata sconfiggere da due creature simili.

A nulla le importava il destino di Frederick: egli era caduto a causa della sua incapacità.

Secondo la Sovrana il vampiro si era lasciato inquietare dalla follia manifestata dagli occhi di Willow e dalla terribile assenza di sentimenti, di emozioni in quelli del bambino.

La creatura però non sapeva che la pazzia degli sguardi rispecchiava perfettamente il malessere interiore, un dedalo di emozioni, di pensieri, caotici e confusionari che rendevano Willow ben più temibile di un non-morto comune.

La mente della vampira partoriva riflessioni terribili, sogni terrificanti, tanto surreali da apparire impossibili.

Willow però riusciva sempre a trasformare le sue idee in realtà.

La completa assenza di lucidità le permetteva di dar sfogo al suo lato artistico, al suo talento, senza limiti, senza barriere.

Quando la Sovrana si rese conto di aver sottovalutato Willow e Gwain era ormai troppo tardi per fuggire.

Mossa da una furia terribile la madre si avventò sulla sua avversaria.

Affondò i suoi canini nella fredda giugulare della Sovrana.

Le riportò alla mente le sensazioni provate durante la sua trasformazione, secoli prima.

Willow però non era ancora soddisfatta.

Le aveva restituito la sua umanità, e la consapevolezza di tutto il dolore che la Sovrana aveva provocato era lacerante per la vampira, ma la vendetta di Willow non era ancora giunta al termine.

Ella desiderava che la sua nemica vivesse una situazione di crescente terrore, di aumento esponenziale della paura, sino al culmine, sino alla pazzia e alla consapevolezza che il suo destino era già segnato e che non sarebbe stato possibile mutarlo.

Willow e Gwain trascinarono la Sovrana all'interno di un pozzo.

La vampira era nuda, privata di ogni abito, di ogni copertura, di ogni dignità.

Era completamente in balia di quella notte senza luna.

La notte però non era eterna e presto avrebbe lasciato il posto al crepuscolo ed infine all'alba.

Si perché l'alba, l'inizio del giorno era per creature come la Sovrana sinonimo di morte.

I suoi sensi percepivano la corsa del sole, il suo senso di sopravvivenza la metteva in allarme, ma nonostante i suoi frenetici sforzi, non riuscì a salvarsi.

La Sovrana non riusciva ad uscire dal pozzo di morte nel quale era stata gettata.

Ella gridava di cieco e folle terrore.

Alla sua voce si fondeva la risata di Willow.

Il panico incontrollato e la pura gioia.

Strisce arancioni e gialle iniziarono a colorare il cielo e l'angoscia della Sovrana divenne straziante.

Al posto delle unghie delle mani c'erano solo brandelli di pelle sanguinante.

Ferite che si cicatrizzavano rapidamente grazie alla capacità di guarigione accelerata che lo stato di vampiro garantiva.

Ferite che continuavano a formarsi poiché la Sovrana non cessava mai di tentare la fuga.

Le sue mani cercavano inutilmente un appiglio sulla parete umida, rivestita di muschio, del pozzo.

Le sue gambe si sforzavano di saltare più in alto, ma la creatura non riusciva a raggiungere la grata.

Willow cullava Gwain, dondolandolo dolcemente mentre il suo ghigno soddisfatto colorava il suo volto.

Le prime luci del sole accarezzarono il pozzo e la sua abitante.

La carne cominciò a bruciare, lentamente poiché i raggi del mattino erano timidi e deboli.

La pelle della Sovrana si incartapecoriva mentre le sue urla disperate aumentavano d'intensità.

Finché un gemito strozzato precedette il silenzio.

Willow baciò Gwain sul capo ed entrò nel pozzo.

Un acre odore di bruciato le penetrò nelle narici e la vampira fu costretta a portarsi una mano sul naso.

In un angolo ossa, polvere e cenere.

La vendetta di Willow.

Gwain raggiunse la madre, cercando la sua mano.

Ella sollevò tra le braccia il bambino, canticchiando la sua ninnananna.

Lealtà, lealtà solo a me...

   
 
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