INCUBUS
Quando la
differenza tra sogno e realtà è sottile come il filo che ti tiene aggrappato
alla vita.
1. 1. Respiro sangue.
Camminava,
dritto, lentamente. Davanti a lui si distendeva un percorso ROSSO, tutto il
resto, beh, tutto il resto, è bianco. E’ curioso come fino a quel momento, per
tutta la vita, aveva sentito descrivere il Nulla di colore nero. Ma ora, lui
sapeva che il Nulla era bianco, lontano e vicino, e pensava, ora, che fosse la
cosa più bella che avesse mai visto, ma presto, avrebbe cambiato idea.
Non c’era orizzonte. Il percorso ROSSO che ormai seguiva senza sapere né il
perché né da quanto tempo non finiva a un’altezza media, ma continuava sempre
sopra la sua visuale, anche se alzava gli occhi verso il cielo, o meglio, verso
il Nulla più in alto. E allora che fare? Non gli era mai piaciuta annoiarsi,
quindi, si va.
Mark, ormai
sulla trentina, era un artista. O meglio, dipingeva. Secondo la sua filosofia,
stava agli altri dire se la sua era arte o no. Nella maggior parte dei casi,
dicevano di sì. Fin da piccolo, era
sempre stato un tipo introverso, leggeva molto, ascoltava musica, ma non aveva
mai disegnato né dipinto. Aveva scoperto solo da dieci anni la sua abilità con
i pennelli, per caso, in un momento di noia.
La Vasca
ROSSA era dritta davanti a se, dietro alla porta semiaperta. Tentò di vedere
all’interno, ma la porta si chiuse.
Si girò chiedendosi da quanto stesse camminando, ma non poteva vederlo, il
ROSSO era infinito.
Riprese a
camminare, pensando di aver dimenticato qualcosa, ma cosa? Gli facevano male le
gambe. No, non le gambe, le ossa.
Camminò ancora, pensando a Cathe, la ragazza con cui ormai usciva da due mesi.
L’amava? Boh, sapeva solo che lei era davvero innamorata.
Per quanto
camminasse, non succedeva niente.
Cazzo, qui ci rimango secco dalla noia.
L’acqua ormai, gli era quasi alle ginocchia..
Ma quale acqua?!
Guardò verso
la vasca da bagno, era piena di.. ROSSO. Dal rubinetto del lavandino, sgorgava
l’acqua e si rovesciava per terra. Due occhi lo fissavano, ma lui non lo
sapeva. Li sentiva, ma non lo sapeva.
L’orologio, ticchettava lentamente dalla parete. Il profumo salino gli
penetrava le narici come una lama finissima, ma letale. La cucina era luminosa,
al tramonto, ma luminosa.
Una gran bella cucina questa.. anche se
vicino al bagno non è il massimo.. il bagno? Che era lì! O forse, ma non c’era
un bagno..
La ragazza,
davanti a lui, ROSSA, lo fissava, con i capelli neri, quasi come il falso Nulla
di cui aveva sentito parlare per anni, davanti al suo viso bianco, anche se non
lo vedeva, era bianco, sì.
Ora l’acqua
non c’era più, c’era il ROSSO. Era caldo, ma non troppo, diciamo che sentiva la
pelle come un vetro freddo fra due stanze con la stessa temperatura. Sentiva
caldo dentro e fuori.
Aprì gli
occhi. Era sudato, e stordito, dalla sveglia e il suo fottuto (come presto lo avrebbe definito) Beep-Beep.
Si alzò dal letto.
Gran bel sogno.. Niente tette
abbronzate e collane di fiorellini, spiagge e mare. Solo una ragazzina e.. una
piscina ROSSA? Massì, devo mettermi al lavoro, alle piscine ci penserò
d’estate.
Andò in
cucina, prese un caffè, se così si può definire acqua amara, e si avviò verso
il bagno per una doccia, ma quando vide la vasca, decise di optare per qualcosa
di più “caldo e rilassante”. Beh rilassante, sì, se non fosse per quel ROSSO.
La ragazzina
ora, era davanti a lui, mentre si spogliava, la guardava. Si girò e entrò nella
piscina. ROSSA. Lei ora era dentro con lui. Ora no. Ora sì. Ora.. Non c’era.
Bella compagnia che mi sono scelto..
Il ROSSO si
muoveva in altro ROSSO, lo poteva vedere guardandosi sotto il naso, non più in
là, lì c’era la sua nuova amica.
La ragazza,
si avvicinava sempre di più a lui… Con i capelli davanti al volto bianco. Si
intravedevano solo gli occhi, neri, con una punta di ROSSO luccicante d’odio.
Lui, ora, era sicuro di sapere, non si era ancora svegliato, certo, ma ora, era
sicuro che non si sarebbe mai più svegliato.
Si sentiva soffocare, sentiva il caldo in bocca. Sapeva che il caldo era ROSSO
e che il ROSSO era male.
La ragazza, che ormai era vicinissima davanti a lui, lo accarezzò sulla
guancia.
“Presto, mi verrai a trovare.. E avrai
modo di chiedermi scusa. Certo, è brutto quando le persone ti chiedono scusa
solo quando non hanno scelta…”
Le puzzava l’alito, di benzina.
Da vicino, vide che aveva un grosso ematoma sul collo, e una sporgenza sul lato
destro.. Poi, noto anche che la testa era piegata leggermente verso sinistra.
Il ROSSO nel collo era insopportabile.
La testa gli prese a vorticare, la vista si offuscò..
Mark, fu
trovato alle 9.58 da Cathe, che era passata da lui per parlargli di come non
era più sicura di amarlo. Steso, sul letto, con un’emorragia interna in gola.
All’inizio, pensò si fosse suicidato. Dopo l’incidente non era più lo stesso.
La notte si svegliava e neanche si ricordava il perché.. lei lo sapeva.. Era
quella ragazzina che aveva travolto. Solo 14 anni, morta sul colpo.
Arrivata l’ambulanza, i medici stabilirono l’ora del decesso. Era morto
soffocato nel suo sangue.