Spero vi piaccia
Buona lettura.
La melodia delle iris e delle rose
Giulietta fissava l’orizzonte dal tetto di quella casa dismessa.
Amava quel posto, così segreto ed intimo, e allo stesso tempo così esposto e scovabile…
La morbida erba della primavera fattasi strada anche su quel terrazzo piano era punteggiata di bianco e di rosso, iris leggere e delicate che si alternavano a pompose rose appariscenti.
Il dolce profumo che si alleggiava nell’aria le faceva credere di essere in paradiso, ma sapeva bene, che sotto quel tetto, sotto a quella bolla di pace e serenità, c’era una guerra in atto, una guerra a cui doveva combattere.
Verona quel giorno era stupenda, da lassù si potevano vedere tutte le case, e i prati sconfinati che si estendevano dopo la città, distese di verde ai piedi delle montagne che si tingevano di blu, d’azzurro e di bianco fino a confondersi con il cielo.
Scostò la gonna dai piedi scalzi muovendo qualche timido passo verso un piccolo spiazzo dove l’erba era più prospera e vi si sdraiò, abbandonando la schiena e il capo ai morbidi filamenti verde pallido.
Da lì fissava il cielo, con occhi tristi e spenti di chi ama tanto, ma che lo deve fare da lontano se non vuole pagare con la vita.
Voltò appena il capo rimembrando quando lei e lui erano andati lì, su quel terrazzo, a vedere la loro città da un luogo isolato e pacifico.
Un luogo dove non importava se si era Montecchi o Capuleti.
Un luogo in cui contava solo avere il cuore pieno d’amore, un amore segreto e allo stesso tempo conosciuto, un amore malamente soppresso perché sbagliato.
Si alzò, correndo alla parete nella quale c’era la porta, e le girò attorno, andando dalla parte opposta della casa, la parte che dava sul castello dei Montecchi, la parte dove l’ei l’aveva conosciuto per come era davvero.
Un ragazzo dolce e timido che aveva, a suo dire, la colpa di essere nato da un padre di nobile famiglia.
Si avvicinò lentamente al muro, il muro sul quale i rami del roseto si erano intricati e susseguiti per un tempo indefinito.
Le faceva male il petto, e la consapevolezza di ciò che stava per accadere la uccideva.
Si chinò a carponi, vedendo che una rosa aveva intrecciato con il suo ramo lo stelo di una iris.
Dal basso dell’edifico, ai piedi del castello dei Montecchi, si levarono urla di gioia.
«Abbiamo vinto! I Montecchi assieme a Romeo sono tutti morti! Evviva i Capuleti!»
Un'unica, leggere lacrima che si infrange sui petali bianchi e rossi come un flagello terribile e una sola frase che dice tutto per sempre.
Una straziante quanto stupenda melodia di iris e di rose che volevano appassire insieme ma che sono perite lontane.
«Addio amore mio.»
Angolo dell’Autrice
Oddio…non ci credo…
E’ così deprimente…non riesco a scrivere qualcosa di allegro…
Spero comunque che vi piaccia!!
Frozen Hell