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Autore: i hear the bells    28/05/2012    0 recensioni
"Poi c’è un altro insegnamento che proviene dalle nostre esperienze più intime: le sofferenze se non ti rafforzano, ti indeboliscono a tal punto che ti accontenti di sopravvivere e nei casi più estremi arriva la morte dell’anima, no, non quella fisica, ma dell’anima, dello spirito, della nostra linfa vitale."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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5 - Imparare a conoscersi



Rimasi lì, a fissare la porta chiusa. Il libro tra le mani e la voglia di rivederlo, di parlarci di riuscire a leggergli dentro, proprio come aveva fatto lui con me. Invece la porta non si aprì e si fece tardi, le mie compagne ritornarono nelle loro case, qualcuna ancora si sentiva urlare o ridere, ma io restai lì, seduta e appoggiata al muretto di fronte la stanza del bambino taciturno, in attesa che aprisse, in attesa di un rumore, di una parola, di un sorriso, di qualunque cosa che potesse spiegare quel senso di vuoto che avevo nello
stomaco.

 << Oh sei qui… >>Andy mi raggiunse, era visibilmente preoccupata, ma il suo volto turbato si rilassò non appena mi vide.
<< Posso sedermi? >> mi chiese dolcemente, era davvero gentile nei miei confronti e la cosa mi rallegrava parecchio.
<< Certo, questa è casa tua >> sorrise e si sdraiò anche lei a terra. In quel momento non una, ma due persone stavano osservando una porta di legno chiusa.
<< Hai conosciuto Ian? >> così era quello il suo nome: Ian. Mi piaceva.
<< Sì, però credo si sia arrabbiato con me, mi ha sbattuto la porta in faccia e io gli avevo chiesto dei suoi genitori, non l’avevo offeso, ne sono sicura. Anche perché non mi sento in colpa di ciò che ho detto, però…>> che angoscia, perché dovevo ridurmi così per uno sconosciuto che neanche mi filava?
<< Quando parli con Ian, evita di nominare i suoi genitori >> disse seccamente lei.
<< Perché? >> non sapevo il motivo per cui volevo scoprire così tante di quelle cose su Ian, però c’era qualcosa che mi attirava di lui, forse il suo carattere. Sì, doveva essere il suo carattere: apatico, silenzioso e asociale. Sì, asociale, una persona non eremita, non si sarebbe rinchiuso in una stanzetta proprio durante una festa di compleanno. Una persona non asociale, avrebbe varcato quella porta di legno per divertirsi come qualunque ragazzo o bambino della mia età. Mentre Ian se ne stava nella sua stanza, seduto su una poltroncina di velluto rosso e un libro in mano, non un libro qualsiasi. No. Il libro che stava leggendo prima che arrivassi era il “Piccolo Principe” il mio libro preferito. Chissà quante cose ancora avevamo in comune, lui era molto simile a me. Doveva essere proprio il suo carattere somigliante al mio ad attrarmi a lui.
<< E’ una lunga e bruttissima storia, ora vive con noi perché i miei genitori l’hanno preso in affidamento. Questo è tutto ciò che so, mia madre non ha voluto dirmi niente. Per di più, non vedo i miei zii da moltissimo tempo. Sembrano scomparsi. Morti >>  disse l’ultima parola bisbigliando, ma io la udii così forte da sussultare per la paura.
<< Sono..sono m-orti? >> balbettai ansiosamente... non avevo neanche il coraggio di pronunciarla.
<< No, non sono morti, l’avrei saputo in tal caso >> annuii sollevata. Perdere i genitori doveva essere difficile, io avevo perso una nonna che vedevo a massimo una volta a settimana, eppure il giorno della sua morte ero scoppiata a piangere perché percepivo già la sua mancanza, anche se il suo corpo era presente, l’anima e il suo spirito erano morti.

 Non c’era più e mi addolorava sapere che non avevo fatto nulla per salvarla. Per starle accanto più tempo possibile. Non ero riuscita a darle neanche l’ultimo saluto, perché era morta prima che arrivassi, ma il dolore di perdere un genitore, probabilmente era molto più forte e certamente indescrivibile. Non perdi solo una persona a te cara, ma perdi una parte di te. No. Non potevo neanche immaginare cosa potesse significare restare privo di una madre o un padre.

<< A cosa stai pensando? >> chiese incuriosita Andy.
“Alla morte” risposi tristemente, nella mia voce c'era l'angoscia.
<< Sì è bruttissimo, io ho paura di morire >>
<< Morire non è brutto, perché smetti di esistere, la tua anima cessa di vivere e non provi più niente, né dolore e né saggezza. Morire è orribile per chi resta, per chi soffre la tua mancanza >>

Con tutta quella confusione mi ero totalmente dimenticata  di essere timida, perché iniziai a parlare con lei sentendomi completamente a mio agio e non mi accadeva spesso.

 Solitamente anche se non volevo, tendevo ad allontanare le persone con il mio silenzio o le parole appena sussurrate. Le mie maestre avevano parlato con mia madre per farmi portare da uno psicologo, la verità era che io già ero andata da tanti, tantissimi psicologi, ma la mia malattia non si poteva guarire con una medicina, no, perché l’unico metodo per guarire era ritrovare la forza per cancellare il trauma che avevo subìto da bambina. Solo io potevo dare un senso alla mia vita e aiutarmi a combattere il trauma e la timidezza.
<< Sai perché prima ti ho chiesto se avevi un’amica? >> mi chiese sorridendo e prendendomi per mano
<< No >> i suoi occhi si addolcirono.
<< Perché vorrei diventare una tua amica, non solo una compagna di classe, ma una amica vera >> Andy era gentilissima e non lo stavo dicendo solo perché si era proposta come mia amica, ma perché non era una persona superficiale, non era come le altre che si fermavano all’apparenza senza scavare nel profondo, lei non aveva pregiudizi e aveva fatto di tutto per conoscermi, per creare un’amicizia tra noi, sembrava realmente interessata a me e io desideravo sul serio un amica come lei. Non risposi, ma evidentemente non esistevano parole giuste, bastò un semplice abbraccio.

<< Eccovi, la mamma di Sara era preoccupatissima per la figlia e tu cosa fai? Vieni a nasconderti al piano di sopra quando sai benissimo che è inaccessibile? >> la madre di Andy fece un passo avanti arrabbiata. Ma per quale causa doveva essere inaccessibile?
<< Mamma ero venuta a cercare Sara, si era persa…>>
<< Ok d’accordo, però tornate immediatamente giù, devo parlare con tuo cugino. >>
<< Ma…>> cercò di difendersi dalla madre che evidentemente era preoccupata per il nipote.
<< Niente ma, torna alla festa, le tue amiche ti stanno attendendo. Su forza, non mi guardare così..>> non era giusto, io volevo rimanere, in fondo non stavamo facendo nulla di male e Ian se ne stava tranquillamente nella sua stanza indisturbato. Avrei voluto dirle, ma vigliaccamente avanzai in silenzio aspettando Andy su uno dei tanti scalini di quella immensa e misteriosa casa.

  
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