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Autore: Rika Malfoy    16/12/2006    4 recensioni
-Presidente,- Riprese lei poco dopo, prima che calasse il silenzio. –è successo qualcosa?-
Il ragazzo sorrise. –No, nulla. Perché questa domanda?-
-Il tuo sorriso è più triste del solito-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Machi Kuragi, Yuki Soma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da alcuni giorni che Yuki Soma camminava senza sosta nei corridoi o nel cortile della scuola, e questo non era sfuggito a Machi Kuragi

Era da alcuni giorni che Yuki Soma camminava senza sosta nei corridoi o nel cortile della scuola, e questo non era sfuggito a Machi Kuragi. Senza sapere bene il perché, la ragazza aveva cominciato a seguire con lo sguardo il Presidente ovunque andasse. Quando non riusciva a trovarlo nei dintorni, camminava a passo veloce fra gli studenti alla sua ricerca e, non appena lo scorgeva fra la folla di ragazzine che lo attorniavamo costantemente, si fermava a distanza, per guardarlo.

Per questo non le era stato difficile notare il mutamento dell’umore di Yuki. Triste. Sempre più triste… e speranzoso.

Pochi giorni prima, mentre stava raggiungendo la sua classe, Machi l’aveva visto dalla finestra, fermo a parlare con due dei suoi cugini in un angolo del cortile. Hatsuharu e Momiji Soma, le aveva detto una volta Yuki. Notò che il ragazzo indicatole come Hatsuharu sembrava fremere per qualcosa, aveva gli occhi un po’ persi rivolti a pensieri sconosciuti, le mani in tasca, ma si vedeva che tremavano appena. L’altro cugino Soma, invece, era felice ed un largo sorriso si dipingeva sul suo viso; tuttavia, una velo di tristezza aleggiava nei suoi begli occhi azzurri. Parlavano di qualcosa che turbava tutti e tre. Ad un certo punto vide il Presidente alzare un pugno a mezz’aria e stringerlo con forza, abbassare gli occhi, come per frenare le lacrime, e ripetere una parola, fino a quando non gli si strozzò in gola...

Quando… ? Quando…?

 

Quella mattina, Yuki si era svegliato presto. Non era riuscito a dormire bene, il fatto che altri due componenti della famiglia Soma si fossero liberati dalla maledizione lo metteva in agitazione.

E lui?

Si guardò allo specchio per sistemarsi la cravatta della divisa. Sorrise. Non poté fare a meno di sorridere ricordando il giorno precedente… di come aveva fatto finta di cadere addosso a Toru per vedere se la maledizione si fosse spezzata anche per lui. No. Come sospettava, era caduto a terra, dopo essersi trasformato in un topo. Gli venne in mente lo sguardo cupo e triste di Kyo, che capì subito il motivo di quel gesto. Si sentì egoista: Kyo stava sicuramente peggio di lui; le loro maledizioni erano entrambe attive, ma lui non rischiava come Kyo di rimanere in una prigione fino alla morte… mancava poco, ormai.

Scese lentamente le scale, andò in cucina e si preparò un panino. Niente a che vedere con le squisitezze preparate da Toru. Dopo aver finito il suo pasto, sistemò il piatto e il bicchiere, lavandoli. Si avvicinò alla porta d’ingresso e si mise le scarpe, prese il cappotto e la cartella. Uscì di casa e si fermò, voltandosi verso l’atrio.

-Io vado. A più tardi- Disse al vuoto. Sorrise, l’abitudine aveva preso il sopravvento su di lui.

Chiuse la porta alle sue spalle e si avviò, allontanandosi da quella casa che l’aveva ospitato per lungo tempo. Per quanto ancora sarebbe rimasto lì? Per quanto tempo il calore della voce di Toru l’avrebbe consolato o salutato? Poco. Troppo poco. Tutti si liberavano, ma lui, Kyo e pochi altri erano ancora legati alla maledizione.

Una folata di vento gli scompigliò i capelli. Yuki alzò lo sguardo per prendere tutta la fresca aria in viso. Almeno si sarebbe distratto un attimo.

Non appena il vento smise di soffiare, accompagnato da un lungo sospiro, si sistemò i capelli dietro un orecchio.

Quando…? Quando…?

 Chiuse gli occhi e li riaprì al cielo. Due uccelli volarono sopra di lui.

Senza smettere di camminare, seguì il breve tragitto dei volatili, che andarono a posarsi sui rami spogli di un albero.

Poco prima che tornasse a guardare la strada, inciampò in una lattina abbandonata. Per poco non cadde a terra, ma riuscì a riprendere subito l’equilibrio.

Guardò la lattina alcuni secondi, poi si avvicinò e la calciò con violenza, facendola sbattere contro un palo della luce, che si trovava a pochi metri dal ragazzo. Sbuffò.

-Presidente…?- Una voce familiare lo fece voltare: Machi Kuragi. La ragazza era arrivata alle sue spalle senza farsi sentire, era davvero distratto, pensò Yuki, sorridendo.

-Ah, Machi,- Disse. -buongiorno-

-Buongiorno, presidente- Rispose cortese lei.

Come se si fossero accordati in precedenza, si incamminarono nello stesso momento, avvicinandosi un po’.

-Fa ancora freddo, vero?- Affermò Yuki, sfregandosi le mani. Machi annuì.

L’autunno era ormai entrato nel pieno dei suoi giorni e l’inverno si apprestava ad arrivare.

L’inverno…

-Machi, come mai sei fuori già a quest’ora?- Chiese Soma, accorgendosi solo in quel momento che le strade erano ancora vuote.

Mentre passarono accanto alla lattina, Machi la scrutò un istante, notando che era completamente schiacciata. Alzò lo sguardo verso Yuki, che, sentendosi osservato, abbassò gli occhi, incrociando quelli di Kuragi.

-Sto aspettando…- Rispose, lasciando in sospeso la frase, distogliendo lo sguardo.

-Nh?- Yuki la guardò incuriosito. –Che cosa?- Domandò.

“La neve”, avrebbe voluto rispondere, ma dalla sua bocca uscì un -Niente- secco.

-Presidente,- Riprese lei poco dopo, prima che calasse il silenzio. –è successo qualcosa?-

Il ragazzo sorrise. –No, nulla. Perché questa domanda?-

-Il tuo sorriso è più triste del solito- Rispose risoluta, lasciando Yuki senza parole.

Come facesse quella ragazza a leggere dentro di lui in quel modo tanto preciso, era per Yuki un grande mistero.

Il ragazzo non seppe rispondere, le parole non gli uscivano. Voleva ribattere, dire che non era accaduto niente di particolare, che stava bene. Invece, il silenzio.

Yuki si fermò, e Kuragi si voltò, bloccandosi a sua volta. Soma la guardava senza una chiara espressione sul viso; la fissava. Punto. Avrebbe voluto chiederle come se n’era accorta.

-Presidente,- Lo chiamò lei, per cercare di scuotere Soma: non sopportava quando la fissava, si sentiva sempre e costantemente a disagio. –se non ci sbrighiamo, faremo tardi a scuola- Osservò.

Yuki si guardò in giro, alla ricerca di qualcuno. –Ma, Machi,- si voltò verso la ragazza, sorridendo di nuovo. –manca ancora molto al suono della prima campana-

Accorgendosi di averla detta abbastanza grossa, Kuragi si girò e riprese a camminare con passo veloce, per nascondere il rosso del viso.

-Aspetta!- Soma le corse dietro, accostandosi. Tossicchiò portandosi una mano alla bocca.

-Ti ringr…- Stava per dire, ma qualcuno gli saltò alle spalle, costringendolo ad un difficile tentativo di restare in piedi.

-Yun-yun!- Kakeru Manabe evitò una gomitata di Soma saltando all’indietro. –Quanta energia di prima mattina, Yun-yun!- Commentò ridacchiando divertito, poi fece un gesto con il capo alla sua sorellastra, per salutarla.

-Cosa ci fate in giro a quest’ora?- Domandò Manabe, assumendo un sorriso malizioso. –Tornate da un motel?- Machi avvampò e Yuki cercò di zittirlo.

-Come fai a dire certe cose?! E’ tua sorella! E non è la prima volta che alludi a certe cose con lei!- Esclamò Soma, seguendo con lo sguardo Kakeru, che andò dietro la sorella.

-Yun-yun, è chiaro che vi amate!- Con un colpo secco, il ragazzo spinse la sorella verso Yuki, che non poté fare a meno di spostarsi. Machi cadde a terra.

-Mi dispiace!- Soma si chinò subito per aiutare la ragazza ad alzarsi. –Scusami, Machi. Sono stato preso alla sprovvista- Kuragi raccolse la borsa e un libro, uscito da questa. Notò che una piccola punta usciva dal libro, arrossendo la spinse fra le pagine. Lo infilò fra gli altri e prese a camminare per allontanarsi.

-Ah…- Yuki allungò una mano: voleva fermarla, ma non ci riuscì.

-Yun-yun, che gesto poco gent…- Cominciò a scherzare Manabe, che però non finì la sua frase, quando vide Yuki stringere un pungo.

-Yun-yun…- Lo chiamò piano. –Yun-yun, non devi essere triste!- Sbottò all’improvviso, scuotendolo per le spalle.

-E… Ehi!-

-Machi non ti odierà per questo! E poi devi essere felice!- Yuki riuscì a sciogliersi dalla sua presa.

-Perché mai dovrei?- Chiese con tono grave, intento a sistemarsi il capotto.

-Ci attende un lunghissimo lavoro al Consiglio! Avremo la possibilità di stare insieme tanto tempo, Yun-yun!- Spiegò esultante Manabe.

-Per questo dovrei essere triste- Affermò cupo Yuki.

-Sei crudele, Yun-yun…-

Per un brevissimo tratto del cammino, Machi rimase davanti ai due ragazzi, visto che aveva cercato di mantenere la distanza, ma i due la raggiunsero facilmente.

Yuki si scusò di nuovo e Kuragi non disse nulla; almeno sembrava non si fosse fatta nulla.

Machi non ti odierà per questo! No, forse lei no. Ma lui si sarebbe quantomeno irritato con una persona che si sarebbe comportata in quel modo. Lei non lo odiava… Ma lui… lui sì che si odiava.

Quando…? Quando…?

 

Quella mattina e quel pomeriggio, Machi e Yuki non si scambiarono molte parole, non che di solito lo facessero, ma negli ultimi giorni aveva preso a dialogare spesso.

Come se non bastasse, l’insistenza di Kimi Toudou di quel giorno sembrava non voler finire e Naohito Sakuragi era sempre più furioso per la nullafacenza di Manabe. Le voci di questi tre risuonavano insistenti all’interno della stanza.

Ad un certo punto, Kuragi vide Yuki finire di scrivere su di un foglio, prenderlo e impilarlo su altri per poi sistemarli e allinearli con piccoli colpi sulla scrivania. Soma si alzò e la raggiunse con pochi passi.

-Machi,- Posò la pila di fogli ordinati davanti alla ragazza. –potresti controllare questi conti, per favore?- Kuragi li fissò, mentre Soma si apprestava a farne due colonne, scomposte e disordinate. Davanti ai suoi occhi.

-Questi sono meno importanti- Le disse indicando i fogli di destra.

Ecco, l’aveva fatto di nuovo, osservò Machi, aveva distrutto la più piccola perfezione.

Mentre attraversava l’aula, buttò l’occhio all’orologio: non era tardi, ma nemmeno troppo presto.

-Scusate,- Disse, sfoderando un sorriso tranquillo. –io dovrei andare- Annunciò.

-Cosa?!- Sbottò Nao. –Sei il presidente! Non puoi andartene prima dei tuoi collaboratori! E poi non mi sembra che i conti siano in ordine!- Osservò, guardando la scrivania vuota del presidente.

-Non è vero- Intervenne Machi. –Questi conti sono perfetti-

Sorpreso, Yuki spostò lo sguardo sui documenti della ragazza, accorgendosi che aveva controllato solo pochi di tutti i fogli che le aveva dato.

-Grazie- Bisbigliò. 

Naohito sbuffò. –Va bene. Mi raccomando allora, presidente, non fare tardi domani-

Con un -ciao- strascicato, Yuki poté finalmente andarsene, non prima di aver lanciato un’occhiata a Machi, intenta nel suo lavoro: a Soma sembrò distratta.

-Yuki- Il ragazzo si voltò.

-Ah,Haru, ciao- Lo salutò.

-Stai andando da qualche parte?- Gli domandò Hatsuharu, vedendolo un po’ perso.

-Vado a casa–  Rispose.

-Io ho intenzione di andare dal maestro, vieni con me, Yuki?-

-No- Disse subito, secco. –Scusa,Haru, ma… ho promesso a Honda che sarei passato a prenderla-

Hatsuharu storse la testa.-Ma, Yuki…- Si fermò: quand’era stata l’ultima volta che aveva visto il viso di Yuki così afflitto?

-Nulla. Ci vediamo, allora.- Prima che potesse dire qualcosa, Hatsuharu si voltò e andò per la sua strada. Prima di voltare l’angolo, si fermò e guardò Yuki allontanarsi dalla parte opposta.

Sbuffò, avrebbe voluto poter fare qualcosa per lui, ma ormai bisognava solo aspettare. Hatsuharu si avvicinò alla finestra e la aprì, sentendo il bisogno di respirare dell’aria fresca.

-Kyo!- Incuriosito dalla voce che aveva chiamato il suo familiare, Hastuharu guardò in basso, nel cortile: Toru Honda inseguiva Kyo.

Si ritrasse velocemente per rincorrere Yuki, che però si era già allontanato.

 

Yuki gli aveva mentito.

Non gli piaceva farlo, ma voleva stare solo con se stesso in quel momento.

Passò davanti al palo di quella mattina e rivide la lattina. Gli venne in mente Machi, caduta a terra per colpa sua. Se fosse stato per lui, avrebbe fatto l’opposto… non si sarebbe spostato! Ma non poteva.

Quando…? Quando…?

 

La mattina successiva, Yuki si svegliò di nuovo presto. Lo stomaco gli brontolava senza sosta da un po’. Si portò una mano fra i capelli, sbuffando.

-Yuki…- Toru bussò alla sua porta. –Yuki, la cena è pronta.- Lo avvisò. Ma Yuki non le rispose, così la ragazza entrò, chiedendo prima scusa.

-Oh- Mormorò Honda, quando lo vide coricato a letto.

-Toru- La ragazza si voltò verso Kyo.

-Andiamo- Disse la ragazza sorridendo.

-Non viene?-

-No, sta dormendo-

Un nuovo brontolio lo distolse dal ricordo di quella sera. Lui che finge di star dormendo?

Scosse la testa. Aveva rimproverato Kyo una volta… chiedendogli se si divertiva a far preoccupare Honda, mentre adesso era lui che la metteva in ansia.

Anche quella mattina era arrivato presto a scuola. Dovette infatti aspettare a lungo prima che aprissero i cancelli.

Ogni volta che sentiva qualcuno chiamarlo o il semplice fruscio del vento, sobbalzava, pensando di trovare Machi, una volta voltatosi.

Finite le lezioni, sarebbe dovuto andare al Consiglio. Ed era quello che stava facendo.

Ogni passo era uno sbuffo pesante, e si portava appresso due rose rosse.

-Yun-yun!- Esclamò Manabe. –Finalmente sei arrivato! Lo sai che sei in ritardo? Dovresti essere punito- E terminò con una punta di malizia.

-Kakeru, risparmiami oggi- Chiese Yuki.

Gli occhi di Manabe si illuminarono. –Yun-yun!- Gli saltò al collo con poca grazia, facendogli cadere la borsa a terra. –Sei triste perché non sai come dichiararti?!- Gli domandò.

Yuki sbatté più volte le palpebre: come poteva lui…?

-Non ti preoccupare,- Riprese in vicepresidente. –anch’io ti amo!- Annunciò.

Appunto. Fortuna che non aveva capito; aveva temuto che avesse compreso i suoi sentimenti per Machi.

-Non dovresti dire queste cose a me, ma a Komaki, Kakeru- Gli suggerì rimproverandolo appena.

-Presidente- Intervenne Naohito, ma, quando Soma si voltò verso il ragazzo, al suo posto trovò Kimi, che aveva spinto via Sakuragi.

-Yun-yun! Per chi sono quelle rose?- Gli chiese, speranzosa che fossero per lei.

-Ah, queste?- Yuki le alzò in aria, facendo una smorfia. –Me le ha date mio fratello- Spiegò.

-Cosa?! E’ venuto tuo fratello?!- Sbottò Kakeru disperato. –Saresti dovuto venire a chiamarmi!-

-Se avessi saputo che era lui, non sarei andato in segreteria- Scosse la testa.

“Il presidente degli studenti Yuki Soma è atteso con urgenza in segreteria. Ripeto: il presidente degli studenti Yuki Soma è atteso con urgenza in segreteria. Annunciò la voce meccanica.

Incuriosito e preoccupato per quell’”urgentemente”, Yuki era corso nel luogo richiesto, trovandovi Ayame.

-Yuki! Per fortuna sei venuto!-

-F… Fratello?- Yuki si guardò intorno, cercando una via di fuga. Aya si avvicinò al fratello afferrandogli le mani.

-Yuki, ti ho portato un dono in segno del mio amor!- Chissà da dove, Ayame tirò fuori due rose rosse e le mise fra le mani di Yuki, che cercò in tutti i modi di lasciarle al fratello, ma Aya corse via dicendo che non poteva restare.

Soma sbuffò di nuovo e si avviò verso il cestino.

-Yun-yun, no! Cosa vuoi fare?-

-Buttarle via, Kimi. Io non le voglio- Toudou sorpassò il presidente e si mise in mezzo fra lui e il cestino.

-Se non le vuoi tu, regalale a Kimi!- La ragazza cominciò a fare gli occhioni da cane bastonato e arrossì, per cercare di commuoverlo.

-Yun-yun,- Si intromise Manabe. –se le regali a Kimi, Machi si sentirà offesa! Vero, Machi?-

Kuragi stava per negare, ma il fratello s’intromise di nuovo.

-Sì! Hai sentito?!-

-Veramente non ha detto nulla- Gli fece notare Soma.

-Kimi, sei disposta a dividere le rose con Machi?- Le domandò Kakeru, ignorando completamente sia la sorella che l’amico.

-KimiKimi…- mormorò. –Sì! Kimi è disposta a questo!- Senza chiedere il permesso, Toudou prese le due rose dalle mani di Soma. Le esaminò con accurata attenzione.

-Mh… Questa è più piccola… più bassa… ha una piccola punta… una macchia sui petali!- Urlò, come shockata. –Yun-yun! Kimi vuole questa!- Lo informò, facendogli vedere quella considerata da lei perfetta.

-Oh… va bene, Kimi- Le mostrò un gran sorriso, mentre la ragazza provvedeva a gettargli fra le mani l’altra rosa.

-Yun-yun mi ha regalato la rosa più bella! Vuole più bene a me che a Machi!- Si vantò allegramente.

Quando Yuki si voltò verso Kuragi, la ragazza si stava infilando il cappotto. –Machi, dove stai andando?-

-Scusa, presidente, ma ho bisogno di prendere una boccata d’aria- Gli disse.

-Aspetta, vengo con te-

-Ma…-

-Se non ti senti bene, c’è il rischio che tu stia male per strada-

-Presidente!- Questa volta fu Naohito a chiamarlo. –Non puoi fuggire dai tuoi compiti in questo modo!-

-Nao, non posso lasciarla andare da sola-

-Presi…!- Sakuragi venne zittito da Manabe che gli tappò la bocca con una mano.

-Andate pure!- Affermò divertito. –E non tornate troppo tardi!- terminò, alludendo a qualcosa di sconcio. O almeno Yuki ci avrebbe scommesso.

Nel tragitto per uscire dalla scuola, né YukiMachi proferirono parola. Non perché fossero imbarazzati, solo che non avevano nulla da dirsi. O così pareva.

-Machi,- la ragazza alzò gli occhi. –ecco… di sopra non ho avuto l’occasione di dartela- le porse la rosa rossa. La ragazza avvampò e spostò lo sguardo immediatamente, ma prima gli levò la rosa dalle mani, mettendosela in tasca. Soma rimase piacevolmente sorpreso: conoscendola, avrebbe dovuto rifiutare il regalo.

-Yun-yun mi ha regalato la rosa più bella! Vuole più bene a me che a Machi!-

Forse lui, pensò Machi, aveva lasciato a Toudou la rosa più bella perché… la sua era imperfetta. L’aveva fatto apposta per lei? Scosse la testa, dandosi della sciocca.

-Ahi- Bisbigliò Machi, dopo esseri ferita con la punta della rosa. Si portò il dito ferito alla bocca.

-Fammi vedere- Yuki la prese per il polso e, con la mano libera, estrasse dalla tasca un fazzoletto bianco pulito. Facendo piano, lo posò sul dito della ragazza e fece un po’ di pressione per fermare la piccola fuoriuscita di sangue.

Quando le loro mani s’incontrarono, d’impulso Machi ritrasse la mano.

-Scusa, ti ho fatto male?- Domandò subito Yuki preoccupato.

-N… no- Borbottò, avvampando. –Torniamo indietro- Detto questo, Kuragi si voltò e riprese a camminare verso l’entrata della scuola con passo svelto.

-Aspettami!- Yuki le si accostò, dopo averla raggiunta.

Machi non disse più nulla, ma tenne stretta il fazzoletto del presidente.

Soma la guardò per tutto il tragitto: i capelli lunghi ad accarezzarle le spalle, la pelle candida, la testa bassa e l’espressione imbarazzata…

La contemplò, bellissima al suo fianco... Sentì gli occhi diventargli lucidi. 

Quando…? Quando…?

-Presidente, è tutto a posto?- Gli domandò Kuragi, vedendolo distratto. –Sei impallidito tutto d’un colpo- Gli fece notare.

Yuki sorrise. –Sì, Machi, è tutto a posto- Rispose, fermandosi davanti alla porta della scuola per farla passare. Notando una ciocca scomposta sulle spalle della ragazza, Soma gliela spostò con un colpetto della mano. Solo poco dopo si rese conto che la sua mano era rimasta sulla spalla di Machi, che però non disse nulla.

-Ah, scusa!- Esclamò Yuki, lasciando la ragazza.

-Yun-yun, Machi!- Manabe stava correndo verso i due. –Eccovi finalmente. Credo che Nao sarebbe venuto a cercarvi di persona… poi non so in che stato vi avrebbe lasciati andare!- Ridacchiò divertito.

-Io vado avanti- Disse Machi.

-Che è successo?- Domandò Manabe all’amico.

-Niente- Rispose Soma, sospirando. –Torna pure dagli altri, io vado un attimo… in bagno-

Dannazione, si era lasciato trasportare da quello che provava. Non riusciva più a trattenersi.

Eppure, era questione di tempo, di attesa.

Attendere… Mancava poco ormai. Questo perlomeno era quello che si augurava.

-Machi…- Mormorò al vento. 

Quando…? Quando…?

 

Quando potrò abbracciala?

 

 

Fine

 

Questa fic l’ho scritta solo dopo la lettura del 19esimo volume del manga. Specifico perché non so cosa accadrà davvero fra Yuki e Machi!

Questa fic è anche dedicata a Kibachan, che ha letto la storia in anteprima e me l’ha corretta. Grazie mille!

Spero vi sia piaciuta.

Rika Malfoy

 

  
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