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Autore: TheRedFox    30/05/2012    0 recensioni
Questa è una fiaba che mi ha raccontato una volta una persona a me cara, solo che dato che poi non ha concluso il racconto ho deciso di crearla da zero, anche se il merito non lo attribuisco solamente a me.
Dedicato a tutte le persone che credono ancora che nella vita di ognuno di noi ci sia una fiaba tutta da scrivere ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un piccolo villaggio di campagna.

Gli abitanti vivevano tranquilli e sereni, coltivavano i loro campi e sorridevano ogni volta che si incontravano.

In questo regno di armonia viveva una giovane fanciulla, un po' femminile e un po' dal carattere mascolino.

Si divertiva molto a giocare con gli altri bambini e spesso tornava a casa con gli abiti sporchi e qualche livido sul corpo.

- Così finirai per non trovare mai marito, mia cara- Le disse una volta la madre a cena, con un mezzo tono di rimprovero - Dovresti cercare di sembrare più femminile, oppure rischierai che tutti i ragazzi del paese ti staranno alla larga come la peste-

- Ma a me non importa- Disse la fanciulla mentre masticava ancora un boccone dello stufato - Tanto a me non interessano gli uomini, e poi preferisco giocare con gli altri bambini piuttosto che avere al mio fianco un vecchio uomo puzzolente da badare e accudire come se fossi la sua badante-

- Invece non dovresti dire così, guarda ad esempio tuo padre- Ed indicò un uomo sovrappeso che stava seduto sul divano a guardare la televisione mentre sorseggiava una lattina di birra-

- Ecco, è proprio di questo che ti parlavo- E la fanciulla si alzò dal tavole e andò in camera sua.

- Ma caro, potresti almeno assecondarmi una volta ogni tanto- La risposta del marito fu un sonoro rutto.

Il giorno dopo la fanciulla era di pessimo umore. Dopo quel discorso che le aveva fatto sua madre la sera prima non si sentiva più così allegra. E' vero, forse in certi casi si comportava ancora come una bambina. ma aveva paura di affrontare la vita adulta e così si era rinchiusa in quel suo mondo immaginario fatto di fiabe e favole, una vita spensierata, proprio come facevano i bambini.

Perchè non poteva rimanere per sempre una bambina.

Senza accorgersene si trovo sulla riva del fiume poco distante dal villaggio, si avvicinò allo specchio d'acqua per ammirare il suo riflesso quando udì un fruscìo poco distante da lei.

Per un attimo rimase come paralizzata, aguzzò le orecchie e puntò gli occhi verso la direzione del suono.

Ma perchè la sua vista era così peggiorata?A forza di leggere le storie di mostri e principesse da salvare alla luce della candela, la sua vista si era lentamente abbassata ed ora non riusciva a vedere neanche a mezzo metro lontano da lei.

Strizzò gli occhi per cercare di mettere a fuoco, quando improvvisamente vide una figura ergersi dagli alti fili d'erba.

Dalla sorpresa cadde a terra e battè il sedere contro il manto erboso.

Poi piano piano che la paura andava scemando si accorse che davanti a lui c'era un ragazzo.

Probabilmente la sua irruzione l'aveva svegliato, perchè si stropicciò gli occhi e si stiracchiò accompagnato da un lungo sbadiglio.

Piano piano che riusciva a mettere a fuoco, notò per prima cosa che il ragazzo sembrava un damerino.

Aveva indosso una camicia di pizzo bianca e dei pantaloni neri stretti, era un po' in carne, ma non tanto da definirlo grasso, i suoi capelli neri erano tutti scompigliati e gli occhi contornati dalle occhiaie scure facevano presagire che non dormisse da un'eternità.

Alla vista di una simile figura le venne in mente l'immagine di un animale esotico che aveva visto tanto tempo fa, ma non si ricordava affatto come si chiamasse. Eppure più distingueva i contorni della persona che aveva di fronte e più sembrava di vedere l'immagine sputata della figura.

- Hey, ciao- Esordì lui quando finalmente si accorse della presenza di lei.

- Come "Hey, ciao"? Ma che modi sono? mi hai spaventata sbucando all'improvviso-

- Ah, scusa, ma con questa splendida giornata e la brezza leggera che accompagna il corso del fiume mi ero appisolato, e il tuo arrivo mi ha fatto svegliare di soprassalto-

- Non mi sembra di averti mai visto da queste parti. Per caso sei un forestiero?-

- Diciamo che sono un nuovo abitante della città, i miei genitori si sono trasferiti qui, in quel palazzo laggiù- Ed indicò uno degli edifici più grandi della zona.

- Eh? ma quindi sei un riccastro?- La fanciulla rimase a bocca aperta, e la richiuse quando si accorse che lo straniero la stava fissando compiaciuto.

- Beh, se vuoi chiamami pure così- Disse ridendo tra sè e sè- Ora è l'ora che torni a casa, i miei saranno in pensiero per me, ti saluto, è stato un piacere incontrarti- Si alzò, si pulì i pantaloni e si allontanò non senza prima essersi prima avvicinato alla fanciulla ed averle dato un bacio sulla mano.

- Spero di reincontrarti presto- E si allontanò verso il palazzo a piedi.

Per un attimo la fanciulla rimase lì, ferma, immobile, poi si sentì pervadere il corpo da un grande senso di calore. Sentì che la sua faccia era diventata tutta rossa e stava come bollendo.

"Ma che mi succede? E' la prima volta che sento una sensazione del genere" si disse tra sè e sè. Si accasciò sull'erba e rimase a fissare le nuvole in cielo che passavano lentamente.

La sera, tornata a casa, sua madre si chiese se non stava male la sua figliola. Aveva lo sguardo come perso nel vuoto, un leggero sorriso che irradiava il suo viso e quando era entrata non aveva sbatutto la porta come suo solito.

Oltretutto non aveva neanche un livido e il vestito era immacolato.

- Ma cara, che ti succede? Per caso hai preso l'influenza?- Si sincerò sua madre sul suo stato di salute.

- Eh? Cosa? Come? Ma che vai a dire!!! Sto benissimo- E corse immediatamente in camera sua.

Chiuse la porta a chiave dietro di sè, si sedette sul pavimento e contemplò il ragazzo che aveva visto quel giorno.

"Chissà se lo reincontrerò" si chiese tra sè e sè.

Il giorno dopo si diresse un'altra volta sulle rive del fiume. Sperava di poterlo reincontrare un'altra volta. Quel giorno aveva indossato il suo abito migliore, un lungo abito intero color zaffiro, stretto in vita e che cadeva con una gonfia gonna tutta ricamata, e aveva anche preso in prestito un po' dei trucchi della madre. Non li aveva mai usati prima e in effetti sembrava più una specie di pagliaccio che una donna, ma dato che non aveva mai visto sua madre truccarsi pensava di aver fatto un ottimo lavoro.

Giunse sullo stesso punto dell'altro giorno, sperando di trovarlo ancora una volta disteso sulle sponde del fiume, ma quel posto era vuoto. Di lui nessuna traccia.

Pensò che magari sarebbe arrivato più tardi, così si sedette ed attese.

Ma il tempo passava e lui non si faceva vedere.

"Chissà, magari è solo impegnato oppure oggi non verrà?"

Più il tempo passava e più si rendeva conto che forse la sua era stata solo una scemenza. Dopotutto l'aveva vista una volta sola e non sapeva neanche il suo nome.

Ma allora perchè si stava comportando in questa maniera?

Calò il sole. Le cicale cominciarono ad emettere il loro triste lamento e il cielo si dipinse d'arancione.

Mentre dentro di lei pervase un senso di disagio.Si chiese cosa stava facendo lì, perchè sentiva il bisogno di rivederlo e perchè si era conciata in quella maniera per uno che aveva visto solo una volta.

Decise che era meglio tornare a casa, si guardò un ultima volta nello specchio d'acqua e si vide con il volto tutto colorato. Il rossetto blu scuro risaltava sulle guance rese bianche e la matita gialla intorno agli occhi sembravano come i cartelli dei tiri a bersaglio.

Cominciò ad odiare quella figura, tanto che inizialmente diede dei pugni all'acqua e poi buttò la faccia dentro il fiume mentre con le mani cercava di togliere via quel dannatissimo trucco.

"Stupida! Stupida che non sei altro" Si ripeteva tra sè e sè.

-Hey!-

Quel suono le era familiare, per un attimo rimase con le mani bloccate intorno al volto, poi lentamente si girò e vide lui.

Si era avvicinato senza fare rumore e ormai era a pochi passi da lei.

- Ma come ti sei conciata? Non ti sei vista? La faccia è tutta verde, la gonna è praticamente gonfia dietro la tua schiena, sembri proprio una tartarughina in riva al fiume ahahahah-

Anche se il verde copriva il suo viso, lei sentì che in realtà era diventato rosso.

- Ma come ti permetti!!! Maleducato che non sei altro!!!-

Si alzò in piedi, si avvicinò a lui, e gli pestò un piede.

- E te invece sembri un pandone!!!- E fuggì via, correndo a più non posso nonostante il fiato e le gambe chiedevano pietà.

- Ma che ho fatto? Io un pandone?- Si chiese tra sè e sè lui, mentre si specchiava sul fiume cercando qualche somiglianza con quell'esotico animale.

 

Ormai era passato un anno da quello spiacevole incidente.

Tartarughina ormai era cresciuta, anche se dentro al suo animo era rimasta una perenne bambina. Non aveva più cercato Pandone, e lui non si era più fatto vedere.

Lei aveva continuato la sua vita giocando con i bambini del villaggio ed aveva continuato a vivere spensierata e felice.

Pandone del resto non aveva mai smesso di pensarla.

Dopo quello spiacevole incidente avrebbe tanto voluto reincontrarla per scusarsi, ma purtroppo non gli era permesso andare al villaggio e l'aveva aspettata per mesi e mesi in riva al fiume sperando di scorgerla ancora una volta.

Ma non era mai tornata.

Tartarughina, anche se pensava ogni giorno a lui, aveva paura che se lo avesse reincontrato la sua vita sarebbe cambiata e non sarebbe più potuta essere la solita bambina di un tempo.

 

"Che noia fare la spesa al mercato. Perchè? Poi con questo bel tempo, avrei preferito andare a giocare ad acchiappino insieme agli altri bambini"

Tartarughina era al mercato centrale, poco distante dal suo villaggio.

Sua madre era a casa malata e suo padre era dovuto andare a lavorare sui campi.

Quindi era toccato a lei andare al mercato a fare la spesa.

Si ricordava di esserci andata solo un paio di volte, ma non le era mai piaciuto come posto. Troppa confusione, troppa folla, un viavai di gente fino allo stremo delle forze.

Si sentiva come trascinata da quell'enorme folla.

Ad un certo punto perse il suo cestino di vimini.

La folla continuava a trascinarla lontano ma lei cercava di andare controcorrente per riprendersi il cesto.

Quando finalmente raggiunse il cesto, si accorse che anche un altra mano stava cercando di afferrarla.

- Hey, questo è m...- Ma per un attimo il tempo di fermò. Alzandò lo sguardo si era accorta che davanti a lei vi era Pandone. Anche lui era rimasto sorpreso nel vederla.

- Hey, da quanto tempo, vero?- Cercò di pronunciare Pandone.

Lei cercò di non arrossire.

- Pss pss pss- Disse solo con un tono di bisbiglio.

- Cosa?- Chiese Pandone.

- Lascia stare il mio cesto!!!- Urlò Tartarughina, per un attimo la folla intorno a loro si fermò ad osservarli, ma poi come se nulla fosse continuarono il loro tragitto.

- Ah, scusa!!! Volevo solo raccoglierlo e consegnartelo- E lasciò la presa.

Come sentì riavvicinarsi il cesto a sè, tartarughina si girò e cercò di correre via nella direzione opposta alla sua. Dava spintoni alla folla, ogni tanto sentiva qualche imprecazione contro di lei, ma cercava di far finta di nulla e continuava a correre e correre e correre, fino a quando non si ritrovò sola in un vicolo cieco.

Ansimò e cercò di riprendere fiato.

- Stavolta non ti lascerò scappare via così-

Pandone l'aveva inseguita, anche lui sembrava esausto, ma non si era perso d'animo.

- Cosa vuoi da me? Se ti avvicini cominciò ad urlare e chiedere aiuto-

- No, aspetta. Non aver paura di me, voglio solo chiederti scusa-

Quelle parole risuonarono nel suo cuore.

- Scusa di cosa?-

- Ti prego di scusarmi per l'altra volta, sai. L'ultima volta che ti ho vista, in riva al fiume. Non avevo intenzione di offenderti-

- E' storia passata, non ti preoccupare-

- Sai, avrei tanto voluto reincontrarti-

Questa parole colpirono tartarughina al cuore come un pugno.

- E perchè mai avresti voluto reincontrarmi?- Chiese lei, temendo già la risposta.

- Perchè te mi piaci-

Questa parole risuonarono nella sua mente come un enorme gong. Sentì per un attimo un senso di vertigini, da cui si riprese quasi subito.

- E come fai a sapere che invece a me non interessi affatto?-

- Questo non lo so, ma ci spero tanto, perchè io vorrei poter stare con te-

Senza che tartarughina se ne potesse rendere conto, pandone si era lentamente avvicinato a lei. Ormai non c'era più distanza tra loro due, poteva sentire il suo fiato sfiorare la sua pelle.

Lentamente si lasciò andare, e finì tra le sue braccia.

Si strinsero forti, in un intenso abbraccio.

- Non so però se riuscirai a starmi dietro. Ho paura di questa sensazione, ho paura di crescere troppo in fretta ed in una volta sola, mi sento ancora come una bambina, ed il mondo degli adulti mi spaventa. Ho paura di crescere-

- Non ti preoccupare, io saprò essere paziente. Ora come ora voglio solo poter vivere dei bellissimi momenti insieme a te, poi piano piano riuscirò a farti comprendere il mondo esterno e quando sarai pronta allora io sarò lì pronto a festeggiare con te-

- Sei sicuro che riuscirai ad aspettarmi?-

- Non ti preoccupare, i panda sono animali molto pazienti-

- E le tartarughe invece sono animali molto lenti-

Entrambi risero alle loro battute, prima di incrociare lo sguardo, e lentamente le loro labbra si unirono in una leggiadra danza fatta di amore e passione.

  
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