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Autore: Fluxx    30/05/2012    2 recensioni
Non riusciva a pensare a nulla se non al modo più schifoso, malato e sadico di ammazzare quell'uomo, mentre nella sua testa solamente una parola si ripeteva: vendetta, vendetta, vendetta...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vega
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vengeance


Chapter 1. A breakable beauty


Era mattino presto, forse le quattro appena passate. Vega girò la chiave nella serratura ed aprì la porta, entrò dentro ed accese la luce. La camera d'albergo non era come l'aveva lasciata: il letto fatto, profumo di pulito, gli asciugamani cambiati. Dovevano aver rassettato tutto per bene la mattina prima, quando era uscito.
Beh, ormai questa era la sua vita: usciva la mattina per occuparsi delle sue cose, cose che erano normali, la vita in generale e poi, la sera, andava a fare le lotte clandestine. Era diventato un mito in quel giro, oramai, tutti lo adoravano.
Appoggiò il borsone sul pavimento, accanto alla porta, mentre le chiavi le mise sul comodino. Si tolse il cappotto nero e vide il riflesso di sé stesso, a petto nudo con solo i pantaloni addosso, nello specchio subito di fronte a lui. Si osservò per qualche istante, il suo sguardo seguì il lungo serpente tatuato che si estendeva lungo il suo petto. Notò alcune macchie di sangue sul suo corpo, probabilmente dell'ultimo lottatore che aveva affrontato. Gli aveva fatto fare davvero una brutta fine.
Incrociò i suoi occhi azzurri nel riflesso e proprio in quell'istante decise di andarsi a fare una doccia calda in tal modo che potesse poi mettersi a dormire.
Una volta raggiunto il bagno provvide a spogliarsi dai pantaloni e le scarpe. Osservò ancora la sua immagine perfetta mentre si tolse l'elastico che teneva chiusa la sua lunga treccia bionda, sciogliendola.
Raggiunse la vasca ed aprì l'acqua, attendendo che divenisse calda, dopodiché entrò e chiuse la tendina bianca. Sentì subito il flusso caldo dell'acqua scorrere lungo la sua pelle liscia e chiara, i suoi capelli bagnarsi e il sangue scivolare via dal suo corpo. Purtroppo per lui, però, non poteva lavarsi l'anima. Quella sarebbe rimasta macchiata di sangue a vita... Ma poco gli importava. Era abituato alla sua vita da perfetto aristocratico e persona a modo di giorno e da lottatore spietato di notte. Non gli era mai capitato di uccidere nessuno, ancora. Non era arrivato a tanto, ma aveva ridotto parecchie persone a nulla di più che un mucchietto di ossa rotte.
Beh, dopotutto era così che sopravviveva, lui. Era grazie a quelle lotte clandestine se si poteva permettere quella stanza d'albergo e tutto il resto, il comfort e la vita a cui era abituato. Era partito solo pochi anni prima dalla Spagna per imparare l'arte del ninjutsu, appresa velocemente e arricchita con la sua agilità e anche con la sua abilità nella corrida.. Fu per quello che decise di rimanere in Giappone per un tempo indefinito ed ora, a distanza di tempo, si rendeva conto che non era stata per nulla una cattiva idea. Stava diventando una specie di Dio per quella gente e come biasimarli? Non poteva essere altrimenti.
Nonostante tutto, però, il Giappone aveva anche i suoi lati nrgativi: trovava che la gente di quel posto fosse molto meno gradevole degli occidentali, eccezion fatta per alcune giapponesine, davvero delle gran belle ragazze. Poco importava, però, alla fine: nel giro in cui era entrato lui v'erano persone da ogni parte del mondo, conosceva sempre gente nuova ed alla fine era lui e solo lui a dover decidere da che tipo di persone lasciarsi circondare.

Si stava risciacquando i lunghi capelli dorati quando d'un tratto il telefono cominciò a squillare. Vega sussultò. A quell'ora del mattino? Chi diavolo era?
Lo lasciò squillare per alcune volte prima di chiudere l'acqua ed allungare una mano oltre la tendina, afferrando il telefono e rispondendo. “Pronto?” Rispose, in giapponese.
“Signore, scusi per il disturbo ma c'è una chiamata in attesa per lei dalla Spagna.” Lo informò la ragazza alla reception.
Lui espirò, dopo quella doccia calda si sentì totalmente rilassato.
“Passatemela.” Rispose, uscendo dalla doccia e trattenendo il telefono tra il capo e la spalla, giusto il tempo di mettersi un asciugamano intorno ai fianchi.
“Subito.” Rispose la receptionist, prima di metterlo un istante in attesa.
Vega prese un altro asciugamano con il quale cominciò ad asciugarsi superficialmente la lunga chioma dorata.
“Pronto? Parlo con il signor Hernandez?” Questa volta, la voce dall'altro capo del telefono, parlava in spagnolo.
“No. Il signor Flores.” Rispose lui. Hernandez era il cognome del secondo marito della madre... E lui non aveva nulla da spartire con quell'uomo.
“Non è il signor Vega Hernandez?” Domandò con insistenza l'uomo.
“Vega Flores. Hernandez è il cognome di mia madre... Del marito di mia madre.” Si corresse poco dopo.
“Ahh...” Ci fu un istante di silenzio, poi la voce dall'altra parte riprese. “Sono il commissario Garcìa. Chiamo dall'ospedale Blanca Paloma.”
Silenzio. Nuovamente. Dall'ospedale? Cos'era successo?
“Si..” Rispose lui, distrattamente.
“La chiamo per conto di sua madre. Sono spiacente di dirle che è morta pochi minuti fa.”
Morta? L'asciugamano con il quale si stava asciugando i capelli gli cadde dalle mani, incrociò il suo stesso sguardo nello specchio del bagno, appena appannato dalla condensa. Le labbra gli si schiusero appena, da sole, senza il suo volere.
“Morta..?” Chiese, cercando di mantenere un tono 'sicuro'.
“E' stata assassinata... Da suo marito. Ora lo stiamo cercando e... Mi dispiace, condoglianze.”
Silenzio. Vega non seppe davvero che dire. Sentì... Solo dolore dentro di sé, misto a rabbia. Una rabbia incontrollabile. Attaccò, senza aggiungere altra parola.
L'aveva sempre odiato quell'uomo. Sempre. Una persona così sgradevole, così viscido... Aveva ucciso sua madre, una donna così bella, solare, l'ultima persona al mondo che meritava di morire.
Abbassò la mano, appoggiando il telefono sul mobiletto. Il suo viso divenne duro, in un istante percorso da una smorfia di rabbia mentre tirò un pugno allo specchio, di fronte a lui. Il fragile vetro si crepò tutto mentre alcuni pezzetti caddero nel lavandino. Sentì la sua mano sporcarsi di sangue mentre vide la sua immagine riflessa, crepata, rovinata, sporca di rosso. Sì. Si sarebbe macchiato di sangue. Avrebbe macchiato la sua anima di nuovo, ma questa volta definitivamente. Avrebbe ammazzato con le sue stesse mani quell'uomo, non si sarebbe accontentato di ridurlo ad un mucchietto d'ossa. Forse all'inizio, per farlo soffrire. Una morte lenta e dolorosa.
Non riusciva a pensare a nulla se non al modo più schifoso, malato e sadico di ammazzare quell'uomo, mentre nella sua testa solamente una parola si ripeteva: vendetta, vendetta, vendetta...



To be continued...

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Waaah, prima ff su Street Fighter! Che si articolerà - solo - in 2 chappy!
Beh, gioco a Street Fighter da quando sono piccola e Vega, insieme a Ryu e - soprattutto - Ken, è uno dei miei preferiti!
Ho letto che la morte di sua madre lo segnò profondamente e che fu uccisa dal secondo marito, con il quale si sposò quando la loro famiglia perse prestigio, e così..
Cercavo proprio un'idea per scrivere su Vega, ed ecco qui! :D
Spero vi piaccia questo primo capitolo, se avete voglia di lasciarmi una vostra opinione è sempre ben accetta! :3
Ringrazio ad ogni modo chi leggerà, recensirà, mettera tra le seguite, preferite o ricordate x°D tutti, insomma!
Alla prossima!!!

   
 
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