Pegno
Alessandro, con il cuore che
batteva
forte per l’emozione e il sorriso stampato sulle labbra, attraversò i
corridoi
più in fretta che poté, evitando a stento di scontrarsi con i servi che
stavano
trasportando i nuovi acquisti per il banchetto che si sarebbe tenuto
quella
sera stessa.
- Dove vai così di fretta,
piccolo re?
- gli chiese Artemisia, cercando di afferrarlo per un braccio.
- Tolomeo ha detto che era
arrivato un
nuovo bambino! Voglio andare a conoscerlo! - rispose tutto d’un fiato,
senza
neppure fermarsi un secondo. La sua curiosità era troppo grande. Da
tempo
passava pomeriggi interi a giocare con i soldatini mentre gli altri
ragazzi
erano impegnati con gli studi. Per questo non vedeva l’ora di conoscere
il
nuovo arrivato. Tolomeo aveva detto che avevano la stessa età e quindi
Alessandro
non aveva nessun dubbio sul fatto che sarebbero diventati
immediatamente ottimi
amici.
Giunto sotto al portico però
non vide
nessuno. Possibile che Tolomeo gli avesse raccontato una bugia solo per
farlo
uscire dalla sua stanza? No, non era possibile. Eppure lì non c’era
nessuno.
Deluso, si appoggiò con la schiena ad una delle colonne che
circondavano il
perimetro della corte, riprendendo fiato dopo la lunga corsa.
D’improvviso uno
strano rumore attirò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi.
Era più basso di lui di poco,
con i
capelli scuri tutti spettinati e la pelle chiara. Se ne stava in
disparte a
tirare calci ad una palla, fermandosi ogni tanto a strofinarsi gli
occhi con un
braccio. Stava piangendo. Alessandro, indeciso se uscire allo scoperto
o
restare ad osservarlo in silenzio, si domandava per quale motivo
l’altro fosse
così triste. Era talmente concentrato sui suoi pensieri che non si
accorse
della palla che era rotolata proprio dietro la colonna al quale era
appoggiato.
Il ragazzino, intento a
rincorrerla,
si ritrovò faccia a faccia con lui.
- Ciao! - esordì Alessandro
sorridente, abbassandosi a recuperare la palla.
- C-ciao! - biascicò l’altro,
cercando
di asciugarsi il viso con imbarazzo.
- Io mi chiamo Alessandro, e
tu? -
- Efestione… -
- Efestione! - ripeté
Alessandro,
scandendo bene ogni singola lettera. - Efestione… Mi piace molto il tuo
nome! -
Efestione rimase interdetto,
arrossendo improvvisamente, prima che Alessandro gli afferrasse una
mano e se
lo tirasse dietro con la palla sotto braccio.
- Forza, vieni, andiamo a
giocare! -
Alessandro era un bambino
molto vivace
e non si fermava un momento. L’esatto opposto di Efestione, eppure
insieme
sembravano andare molto d’accordo. Giocarono a palla, a rincorrersi e
alla
guerra, fino a che non furono esausti. Spossato dal caldo, Alessandro
si sdraiò
prono, sotto il fresco porticato, mentre Efestione gli si sedette
accanto a
gambe incrociate.
- Perché piangevi? - chiese
d’un
tratto Alessandro, puntellandosi sui gomiti per poter guardare negli
occhi l’altro
bambino.
Efestione sospirò,
distogliendo lo
sguardo.
- Perché nessuno vuole essere
mio
amico… -
- Io voglio essere tuo amico!
-
ribattè energicamente Alessandro.
Efestione si voltò di colpo,
sorpreso.
- Dici sul serio? -
- Certo! E per dimostrare che
siamo
amici, ci scambieremo un pegno! - fece Alessandro tirandosi su.
- Un pegno? -
- Esatto! Guarda… - sussurrò,
frugandosi
nelle tasche. - Tieni! -
Efestione rimase sorpreso,
osservando
il piccolo oggettino bianco che Alessandro gli aveva fatto scivolare in
una
mano.
- Mi è caduto proprio ieri! È
tuo! -
Efestione, sprovvisto di un
dono
altrettanto importante da consegnare all’altro, aprì la bocca,
afferrando un
dente che aveva cominciato a dondolargli ormai da qualche giorno.
Con tutta la forza che aveva,
lo tirò
via, trattenendo le lacrime, dopodiché corse alla fontana per
sciacquarsi la
bocca e ripulire il piccolo dente dal sangue.
- Ecco! - farfugliò poi,
allungando le
mani a coppa verso Alessandro, porgendoglielo.
- Ti ha fatto molto male? -
chiese l’altro
preoccupato, infilando il dente in tasca.
Efestione scosse
vigorosamente la
testa, cercando di sembrare coraggioso, nonostante avesse ancora le
guance
rigate dalle lacrime.
Alessandro, notandolo, azzerò
la
distanza tra di loro, sfiorando le labbra di Efestione con le sue.
Efestione,
trattenne il respiro, assumendo un colorito vagamente rosato.
- La mia mamma dice che un
bacio fa
guarire ogni dolore! - si giustificò Alessandro, sorridendo.
Efestione sorrise di rimando,
mostrando la piccola fessura tra i denti.
- Adesso siamo amici? -
chiese poi,
timidamente.
- Fino alla morte, Efestione!
-
- Fino alla morte,
Alessandro… -