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Autore: HarryJo    02/06/2012    7 recensioni
Hermione scoppiò in lacrime e senza pensarci due volte si fiondò tra le braccia di Harry. Lo colse impreparato, ma lui riuscì comunque a stringerla a sé e ad accarezzarle i capelli, conscio di avere tra le braccia l’unica donna che poteva avere accanto senza rischiare di ferirsi. L’unica che aveva condiviso con lui ogni singolo momento e che poteva riviverlo senza che lui dovesse raccontarglielo. L’unica che avesse bisogno di lui nello stesso modo in cui lui aveva bisogno di lei.
Questa storia partecipa all'iniziativa "It's just one year - Big BDA" del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa all'iniziativa "It's just one year - Big BDA" del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].

 
 
 

Tu lo vivi ancora, vero?

 
 
Era mattina presto, il sole ancora doveva sorgere, anche se la notte si stava facendo più chiara a mano a mano che passavano i minuti. Harry riusciva a scorgere i suoi stessi passi solo perché si era abituato a distinguere le figure nel buio negli anni passati nel sottoscala del numero 4 di Privet Drive.
Il buonsenso gli aveva suggerito di aspettare ancora qualche ora prima di incamminarsi lungo quella strada, però lui aveva preferito metterlo a tacere con la sua solita testardaggine. Chi gli garantiva che lei a quell’ora fosse sveglia? Nessuno, vero, però se lo sentiva. E avrebbe comunque perso tempo raggiungendola fino a casa a piedi.
La sera prima aveva ricevuto una visita inaspettata dal suo migliore amico. Ron infatti si era Materializzato nel suo salotto senza alcun avvertimento, e Harry aveva preso quasi un colpo e l’avrebbe insultato in tutte le lingue del mondo se non l’avesse visto piangere. Si erano seduti sul divano, insieme, e avevano cercato di parlare, cercando di capire che cosa fosse successo.
Hermione lo aveva lasciato.
Harry sapeva già da tempo che prima o poi sarebbe successo, però non voleva infierire dicendolo all’amico, che evidentemente aveva sperato fino all’ultimo che le cose non andassero in quel modo. Ma la guerra, era inutile negarlo, aveva cambiato tutti.
Lui se n’era accorto subito, quando aveva visto Ginny così distante seppure fosse così vicina. L’anno passato a Hogwarts sotto l’insegnamento dei Carrow l’aveva di sicuro resa più forte, però la distanza che li aveva tenuti separati così a lungo era diventata una crepa irreparabile del loro rapporto. Harry non voleva parlare con lei dei suoi spostamenti, del tradimento di Ron, degli istanti trascorsi al cimitero di Godric’s Hollow, di Silente e dei Doni della Morte. Ripercorreva quegli attimi tutte le notti, negli incubi, e Ginny non poteva capire, Ginny non poteva vedere. Dopo poche settimane entrambi avevano capito che la guerra era stata vinta, ma ad essere stato sconfitto era stato il loro amore. Che c’erano vuoti che non si potevano colmare. Lui aveva bisogno di essere capito senza doversi spiegare, lei aveva bisogno di parole. Non sarebbero andati da nessuna parte e quindi avevano deciso, senza troppi rimpianti, di andarsene per le proprie strade. Harry a malapena si era reso conto del cambiamento, quando si erano separati. Tanto lui era solo comunque in quel dolore, con o senza di lei.
Ron invece aveva superato la cosa molto bene. Il fatto di essersene stato lontano per un po’ e poi essere tornato, forse, l’aveva aiutato ad assimilare meglio la cosa e a prepararsi due volte, rispetto a lui. Non faceva spesso incubi; certo, la guerra aveva stravolto anche la sua vita – considerando soprattutto la perdita del fratello maggiore, che l’aveva a dir poco devastato – ma era riuscito a sopportare. Ad andare avanti. A vivere, accanto a Hermione.
Infine c’era proprio lei. Hermione. La ragazza più forte che probabilmente era mai esistita, la più intelligente, la più responsabile. Senza di lei non avrebbero vinto, questo era certo, ma a che prezzo avevano pagato la vittoria? All’inizio anche lei era andata avanti, come Ron. Riusciva a mettere le sue priorità davanti al dolore della perdita, e la sua razionalità l’aveva aiutata molto in tutto questo. Aveva cominciato una vita con Ron, si stava lasciando alle spalle quei momenti cupi, aveva passato due settimane con la forza, con la speranza di ricostruire un’esistenza felice – segnata, ma felice. Fino a quando non era andata in Australia, per ridare la memoria ai suoi genitori.
I pensieri scivolavano dentro di lui senza lasciargli tregua, e prima che se ne rendesse conto si trovò a suonare il campanello della sua migliore amica. Passarono parecchi istanti – per un attimo pensò di andarsene e tornare più tardi – ma poi Hermione gli aprì la porta.
I capelli crespi le incorniciavano disordinati il capo e i suoi occhi castani erano circondati da lacrime e dalle occhiaie degli incubi. Harry le riconosceva bene perché erano le stesse occhiaie con cui lui doveva convivere ogni giorno.
« Ciao Harry. Vuoi entrare? » gli chiese cortesemente, ma un po’ distaccata.
Lui si limitò ad annuire prima di attraversare la soglia.
Il salotto di Hermione era splendente, pulito e ordinato. Probabilmente aveva passato giorni e giorni curandosi di quella stanza per cercare di eliminare i pensieri dolorosi dalla sua mente.
« Ieri Ron è venuto a trovarmi » mormorò, sedendosi su uno dei due divani bianchi, cercando di non mettere troppo in disordine quel paradiso.
« Immaginavo. Sei venuto a chiedermi perché… » cominciò Hermione, con gli occhi pieni di lacrime, ma lui subito la interruppe.
« No. Lo so. Ti capisco ».
Ed era vero. La capiva veramente. Capiva che Hermione, non appena constatato che il suo incantesimo di memoria era stato così forte da non poter essere rimosso in alcun modo, volesse solo cercare di cullare il proprio dolore. Capiva che Ron non avrebbe mai potuto comprendere ciò che provava, avendo quasi tutta la sua famiglia in vita, accanto a lui, pronta a sostenerlo. Capiva che cosa volesse dire non avere un genitore da cui andare a versare le proprie lacrime e i propri incubi.
Hermione scoppiò in lacrime e senza pensarci due volte si fiondò tra le braccia di Harry. Lo colse impreparato, ma lui riuscì comunque a stringerla a sé e ad accarezzarle i capelli, conscio di avere tra le braccia l’unica donna che poteva avere accanto senza rischiare di ferirsi. L’unica che aveva condiviso con lui ogni singolo momento e che poteva riviverlo senza che lui dovesse raccontarglielo. L’unica che avesse bisogno di lui nello stesso modo in cui lui aveva bisogno di lei.
« Come si fa, Harry? Come si fa a sopportare? » gli chiese, singhiozzando contro il suo petto.
« Non si fa » le rispose lui, mite.
Per qualche strano motivo, invece di farla disperare ancora di più, quelle parole la calmarono. Respirò a fondo qualche secondo, e poi ricominciò a respirare regolarmente, senza però togliersi dalle braccia del suo migliore amico.
« Tu lo vivi ancora, vero? » gli domandò, in poco più di un sussurro.
« Sempre » le rispose, senza nemmeno chiederle di cosa stesse parlando. Non c’era bisogno di farlo: Harry sapeva benissimo che Hermione si stava riferendo a tutto l’orrore che avevano passato.
« Anche io » confessò lei. « Però non mi piace farlo vedere. Ho preferito concentrarmi per cercare di aiutare a rimettere a posto ciò che la guerra aveva distrutto, tenere occupata la mente… pensavo che mi avrebbe aiutato a superare tutti i ricordi ».
« L’ha fatto? »
« Un po’ » rispose. « Troppo poco » aggiunse poi, ripensandoci. « Ron però non capiva ».
« Nemmeno Ginny » si limitò a dire Harry, continuando ad attorcigliare tra le sue dita i capelli di Hermione. Da quanto tempo non sentiva un po’ di calore? Troppo – troppo.
« Perché, secondo te? Perché noi ci capiamo e loro non riescono a comprendere noi? » sussurrò, quasi come una bambina. Harry rimase per un po’ in silenzio a pensare, prima di risponderle. Di solito era lei quella che trovava le risposte alle domande, non il contrario; lui non era mai stato un granché con le parole, specialmente quelle che servivano a confortare e a spiegare le cose.
« Noi... siamo sempre stati di sostegno l'uno per l'altra. Nei momenti in cui siamo stati forti e in quelli in cui siamo stati fragili1 » mormorò. « Loro non c’erano. Non sempre, almeno ».
Sembrava così banale e così crudele, però non c’era altra spiegazione. Non conoscendo tutto ciò che loro si erano visti davanti, Ron e Ginny potevano solo immaginare, cercare di star loro accanto, ma sempre separati da una barriera. E alcune storie non sono fatte per essere raccontate, ma solo per essere sapute.
Hermione si girò e incrociò il suo sguardo. Rimasero a guardarsi per un tempo infinito, cercando di coccolare le pene l’un dell’altra in modo silenzioso, in quell’abbraccio tanto desiderato. Non serviva che si raccontassero i loro occhi, perché entrambi avevano già visto, già sapevano. Si resero conto solo in quel momento di quanto necessitassero l’uno della presenza dell’altra e viceversa, perché erano gli unici che potevano veramente aiutarsi, che potevano prendersi per mano e camminare insieme nella consapevolezza di cosa si stavano lasciando alle spalle. E forse fu proprio quel pensiero che li spinse ad avvicinare i volti, fino a incontrare le loro labbra, per la prima volta.
Fu breve, dolce, agognato quel contatto. Fu il bisogno reciproco di un amore per il proprio futuro, per la speranza di poter essere felici di nuovo. Quando si staccarono, non si chiesero nessun perché, non ce n’era bisogno.
« Resti? » gli chiese Hermione, aggomitolandosi nuovamente tra le sue braccia.
Harry non ci pensò due volte e la strinse ancora di più a sé, bisognoso del suo abbraccio, della sua vita, del suo respiro.
« Per sempre, Hermione ».

 


 
Note:
1) Citazione di Kodocha, Rossana.

 
 
 
{ Spazio HarryJo.
Prima Harry/Hermione in assoluto, abbiate pietà!
All’inizio era una Flash ma poi ho deciso di spiegare meglio la situazione ed è venuta fuori questa One-Shot un po’… ehm, beh, non è un granché lo so. Senza dubbio si tratta di un What if? un po' azzardato, ma chissà cosa sarebbe successo se veramente l'incantesimo di Hermione fosse stato così potente da non poter essere cancellato senza rischi...
Considerate anche che non scrivo ff da secoli… beh, insomma! Io ci ho provato!
Grazie particolarmente a MedusaNoir, che mi ha suggerito quella citazione e roxy_xyz, che mi ha chiesto di scrivere questa storia.
A presto,

Erica ♥
   
 
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