Cos’è un granello di sabbia nella tempesta? Un singolo e minuscolo granello in balia della tormenta, come una goccia d’acqua nell’oceano, completamente impotente di fronte alla grandezza degli eventi.
Ecco, impotente è proprio come mi sento io in questo momento. O come quando Ahriman è stato sigillato e tu sei morta fra le mie braccia.
 A te è sempre importato solo di purificare i terreni fertili, non ti sei mai fermata un attimo a guardarti intorno, non ti sei mai accorta realmente di me; sì, mi eri riconoscente per l’aiuto che ti ho dato, ma nulla più.
E quando hai riaperto gli occhi, mi hai guardato con disprezzo, mi hai trafitto con la tua completa disapprovazione… non dovevo spezzare il sigillo nuovamente, non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per risanare le terre e sconfiggere i Corrotti, lo so, avrei dovuto lasciarti su quell’altare, fredda e rigida, incapace di vedere il tuo regno tornato alla normalità, ma cosa diavolo avrei dovuto fare in un posto del genere senza di te? Avevamo vinto la battaglia insieme, non ti avrei lasciata morta.

Mi hai lasciato. Scampati alla furia di Ahriman te ne sei andata di nuovo, viva stavolta, ma lontana da me, non hai voluto seguirmi, sei andata alla ricerca della tua gente per sconfiggere nuovamente il dio delle tenebre.
Ho provato a farti desistere, ti ho inseguita per il deserto per non so quanti giorni ma tu sei scomparsa, nessuna tua traccia sulla sabbia.
Ripenso spesso alla nostra avventura insieme sai? Alla tua forza, alla tua grandiosità quando risanavi i terreni fertili. Te l’ha mai detto nessuno che sei di una bellezza unica? L’aura lucente poi ti faceva apparire come una potente dea, altera, eterea; ma anche fragile e bisognosa d’aiuto quando il tuo potere esplodeva e cadevi a terra esausta. Quante volte ti ho teso la mano con la speranza che ti appoggiassi a me e ti riposassi, solo per poter assaporare quei pochi attimi in cui avremmo potuto essere quasi un corpo solo.
In queste mie notti solitarie a volte immagino come saresti potuta essere se gli Ahura non fossero decaduti: ancora più bella, vestita con un vestito degno del tuo rango, con così tanti pretendenti a chiedere la tua mano… a quanti hai spezzato il cuore? Uno sicuramente è il mio.

Adesso vago di villaggio in villaggio, alla ricerca di qualsiasi cosa che possa condurmi da te. La tempesta è impietosa ma io, sì, io posso sentirti nel vento.

Una vecchia veggente mi ha detto di rassegnarmi, forse, ma non voglio dimenticarmi di te, per quanto poco siamo stati insieme tu mi hai dato qualcosa, mi hai insegnato ad amare e, credimi, di questo ti sono eternamente grato, vorrei solo poterti incontrare un’altra volta per spiegarti le ragioni delle mie azioni, poi, se vorrai, potrai gettarmi nella furia della tempesta.

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Wow, mi fa strano tornare a scrivere qui dopo tanti anni di assenza, sembra quasi di tornare indietro nel tempo...
Bon, passiamo alla spiegazione della Fic!
L'idea mi è venuta davanti il desktop del Principe (in realtà ci stavo sbavando sopra) mentre ascoltavo l'ultimo album dei Sonata Arctica, in particolare dalla prima traccia, da cui ho preso l'omonimo titolo; da lì poi è venuta fuori una storia diversa da come l'avevo prevista all'inizio, con qualche citazione da Stones Grow Her Name (la caccia è aperta), e questo è il risultato. Come titolo, non avendo idee, ho lasciato questo.
Quanto a contenuti ho preferito più i pensieri ai fatti, solo che il Principe non mi da l'idea di profonde riflessioni o lunghe elucubrazioni sui suoi sentimenti, mi ha sempre dato l'idea di un uomo che pensa il minimo indispensabile ma diretto e conciso.
Ah, vorrei ringraziare quel sant'uomo che ha messo tutto Epilogue in italiano su Youtube, avendo io la versione per pc non ho potuto giocarci, uff.
Sperando che non passino anni prima di pubblicare altro, vi saluto :)

Yui