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Autore: _G_J_    03/06/2012    2 recensioni
Il silenzio invade nuovamente la soffitta polverosa, ma il ragazzo non spera più in delle risposte, non servono. Le ha già, strette tra le dita della mano – un ventaglio e un anello -.
Un uomo che è rimasto ragazzo, un passato che è sempre presente, un giorno che ha troppi significati.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 maggio 20XX, Tokio


Un ragazzo è seduto in quella soffitta, di fronte a lui c’è un vecchio goban, la polvere copre tutto, tranne quel vecchio goban, nonostante sembri essere li prima di qualunque altro oggetto.
Il ragazzo sfiora delicatamente le linee del vecchio goban con le dita, come se stesse accarezzando un persona cara, sospira e si sistema il colletto della camicia.
< Detesto le cravatte... > dice, lievemente nervoso, mentre allunga le gambe e butta indietro la testa < Mi fanno sentire ridicolo, mi vesto in modo così formale a malapena per le partite ufficiali. >
Il ragazzo si gratta la testa e abbassa lo sguardo verso il vecchio goban, quando toccano l’oggetto i sui occhi si fanno malinconici.
< Probabilmente ora mi guarderesti confuso e mi chiederesti il perché di questo nervosismo… >  dice sbuffando, quasi divertito, < dopo tutto mi sto giocando solo il mio futuro. >
Sorride tristemente il ragazzo, la nostalgia è tanta, < Avrei voluto giocare ancora con te… Sono migliorato molto, sai? Adesso sono settimo dan, forse potrei quasi metterti in difficoltà… >
Il ragazzo si sdraia sul pavimento e sposta lo sguardo alla finestra guardando le carpe di stoffa muoversi al vento, ha un vago senso di déjà-vu, ma solo il silenzio risponde alle sue parole.
Sono ormai passati anni, sette, da quando l’aveva incontrato, cinque, da quando è scomparso, e lui, ogni anno in quel giorno, torna lì a parlare al vuoto.
< … Credevo che mi avresti perseguitato per l’eternità… >
Il ragazzo è triste, il tempo passa, ma è dura accettare che lui non è più lì a sorridere in quel modo così nobile, non è più lì ad indicargli la prossima mossa, non è più , se non nei suoi ricordi.
< Avrei voluto vedere la tua faccia quel giorno… > dice, giocherellando con il ventaglio che ha comprato cinque anni fa - quello uguale al suo - < Sarebbe stato davvero divertente. >
Già, il ragazzo avrebbe voluto che fosse con lui quel giorno, sotto la pioggia, come per la loro seconda sfida. Anche quel giorno lui aveva dimostrato di essergli un gradino sopra mentre lo artigliava per la felpa.
Il ragazzo ridacchia al ricordo della scena, dandosi, anche a distanza di anni, ancora una volta dell’idiota < Erano mesi che non facevo che pensare a quello e invece… > sorride il ragazzo a pensare a quegli eventi, non avrebbe mai pensato che lui potesse essere così passionale < Figurarsi che di solito sono io l’impulsivo… > dice, spostandosi una ciocca di capelli – di quel colore assurdo -dal volto, ora però fatica a parlare < …avresti dovuto esserci… >.
Continua a sorridere il ragazzo, ma la voce sé fatta incerta, non è facile impedirsi di piangere…
< Anche lui avrebbe voluto giocare ancora con te… gli ho detto tutto quel giorno… > dice, ora però la voce è rotta e le labbra tremanti < …tutto… di te, di Torajiro, del perché ho iniziato a giocare… > non riesce a continuare, deglutisce, fa un respiro profondo e torna a parlare < …della mano di Dio… >.
Il silenzio invade nuovamente la soffitta polverosa, ma il ragazzo non spera più in delle risposte, non servono. Le ha già, strette tra le dita della mano – un ventaglio e un anello -.
< Saremmo noi ha raggiungere la mano di Dio… > dice sicuro, la tristezza ha lasciato il posto alla determinazione < si saremo noi a raggiungerla… grazie a te > le ultime parole non è nemmeno sicuro di averle espresse ad alta voce, ma non ha importanza, è finita la parte difficile.
Sorride di nuovo il ragazzo spostando lo sguardo sul vecchio goban, la tristezza è passata, almeno un po’.
< Tornerò qui anche l’anno prossimo > dice, mentre si alza e si sistema la giacca – è cresciuto molto dalla prima vota che venne lì -.
< Anche sé ci sono ottime probabilità che venga ucciso nel giro di poche ore > annuncia ridendo < Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei presentato a quel uomo in questo modo. Se non sopravvivo mi tieni il posto, vero? >
Il ragazzo ride ancora, poi si volta e inizia scendere lentamente le scale, ma prima di scomparire del tutto oltre la botola, guarda nuovamente il vecchio goban con un sorriso triste, < Avrei voluto che fossi con me anche oggi> dice - avrei voluto che fossi con me sempre -.
La botola si chiude e il ragazzo scompare lasciandosi dietro una soffitta polverosa, un vecchio goban e il ricordo di un sorriso mentre le carpe di stoffa si muovono al vento.










N.d.a.
Signori e signore! Ladies and gentlemen! Sono onorata di presentarmi a voi, io sono Green Jester! E sono qui per farvi compagnia nelle note della folle autrice che ha osato violare anche il fandom di Hikaru no Go.
Questa storia è stata scritta diversi mesi fa, ma la signorina a cui parassitizzo il cervello ha deciso di postarla solo ora. Perché? Bho!
In questa “storia” la capocchiona non ha voluto inserire appositamente nessun nome, ma pensa di aver fatto capire bene a chi si riferiva quasi sempre e la ridondanza dei termini “ragazzo” e “vecchi goban” è assolutamente voluta, trovava che fossero le parole che meglio evocassero i personaggi. Comunque chi parla è un Hikaru cresciuto che va a far visita alla cosa più simile alla tomba di Sai (il goban a cui era legato), il giorno ovviamente è il 5 maggio, cioè quello in cui Sai è scomparso, le carpe di stoffa sono addobbi caratteristici della festa che i giapponesi fanno in quel giorno (non mi ricordo proprio qual è). Invece “quel giorno” a cui si riferisce dopo è il giorno in cui Akira “salta addosso” al nostro caro Hikaru (la cosa la vuole approfondire meglio in un'altra fic, iniziate a tremare) e si mettono assieme. Invece “quel uomo” a cui fa riferimento nella parte finale è Toya-senior, avete indovinato perché lo vorrà ammazzare? Un'altra fic parlerà di questo evento.
Bhè, oltre questo non saprei proprio che altro dire, come al solito per i chiarimenti la pazza rispronerà personalmente alle recensioni.
Alla prossima Green Jester 

   
 
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