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Autore: Sigyn    07/06/2012    0 recensioni
Morgan si è faticosamente rifatta una vita, ma certe cose sono impossibili da dimenticare. Arthur ha sempre vissuto una menzogna. Vivian è un'assistente che cerca di rimanere calma e razionale, ma è troppo coinvolta nel suo lavoro. Uther, anche da morto, continua a non essere il padre ideale.
Quattro prompt per un'unica storia.
[Viviana/Morgana, Artù/Morgana, accenni onesided!Morgana/Merlino]
[Modern!AU]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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Fare, Baciare, Lettera, Testamento

 

Fare

 

Morgan fa le valige in fretta, ma con precisione.

Le mani pallide e aggraziate si muovono con agile delicatezza tra biancheria e vestiti, tra maglioni di lana e tailleur di seta, mentre la mentre sfreccia frenetica tra i ricordi di quei lunghi anni in esilio in Francia e le visioni nebulose e frammentarie della sua infanzia in Gran Bretagna.

Avanti e indietro, dalle pareti bianche e spoglie della piccola scuola di suore in Provenza ai rami forti e nodosi della vecchia quercia nella tenuta dei Pendragon in Galles. Avanti e indietro, dalle stanze piccole ma accoglienti del suo primo appartamento a Parigi al riflesso del sole sulla lucida auto da vecchio collezionista di suo padre.

Avanti e indietro, dalle ruvide vesti scure di Suor Sybill al profumo leggero e al sorriso discreto di sua madre, prima che un’altra donna prendesse il suo posto.

I suoi occhi chiari seguono i movimenti rapidi delle dita lunghe, concentrati. Non si volta mai a guardare alle sue spalle – là dove la lettera, di nuovo nella busta candida, giace abbandonata sul piccolo comodino in legno scuro ai piedi del letto, come se l’aver comunicato il suo messaggio e compiuto il suo scopo avesse privato la sua esistenza di qualsiasi significato.

Chissà se Vivian ha già pensato ad annullare i suoi appuntamenti per il giorno della partenza, si chiede Morgan, chiudendo l’ultima valigia e rinchiudendo dentro di essa un maglione di lana rossa, un regalo dell’altra donna: l’ultimo pezzo di Francia che le rimane.

Conoscendola, l’avrà fatto appena Morgan glielo ha chiesto. La donna sorride, nonostante le giri la testa e percepisca già l’incombere di una disperazione che credeva di aver dimenticato nel peso che sente sul petto e nelle lacrime che non si lascerà sfuggire dagli occhi.

Cara, premurosa Vivian. Una delle persone più fastidiosamente ansiose e pessimiste che Morgan abbia mai conosciuto, sotto l’apparenza calma e razionale. Quante volte ha tentato di convincerla a mandare lei al suo posto, quante volte le ha ripetuto che si sarebbe solo fatta del male?

Cara, premurosa Vivian. Non la vorrebbe in nessun altro modo.

Ha sempre ragione lei, alla fine. Ma Morgan non la ascolta mai, e anche questa volta tenterà di essere abbastanza forte da sventare le sue cupe profezie.

Eppure, l’altra donna sarà lì con lei, nell’ufficio del notaio, e Morgan può già vedere l’espressione di rimprovero nei suoi occhi scuri e sentire la sua mano calda e morbida sulla sua spalla.


 

Baciare

 

Quando Arthur la bacia, Morgan sa di birra scura, disperazione e decisioni prese in un momento di follia. Ma lei è bella e invitante e misteriosa e Arthur sa di avere lo stesso sapore, e le loro labbra si incontrano ancora e ancora.

In fondo, Arthur non si fai mai troppi scrupoli nemmeno da sobrio.

Per un attimo, gli torna alla mente la nuova ragazza di suo fratello: selvaggi riccioli rossi, lentiggini, un naso appuntito e un sorriso adorabile. Quando è stato? Una settimana fa? Sembrano già anni. Kay lo sa.

Kay ... suo fratello.

Morgan nota l’incupirsi della sua espressione e sussurra una battuta al suo orecchio, che lui non coglie. Arthur è quasi certo che quell’accento francese non fosse così marcato quando si sono conosciuti in quel pub.

Continua ad avere l’impressione che il tempo scorra troppo velocemente, questa sera.

Poi, Arthur smette di pensare e lascia che la notte lo allontani poco alla volta da suo fratello e dalla lettera e dai giorni che verranno – da qualsiasi cosa non sia lo sguardo malinconico e affamato di Morgan e il suo corpo pallido e caldo.

 

Quando Morgan si sveglia, la luce rosata e dolorosa dell’alba filtra da un paio di tende candide che non ricorda di aver mai comprato, dietro una piccola finestra rettangolare, e la costringe a chiudere di nuovo gli occhi per qualche secondo. Qualcosa pesa sul suo ventre.

È un braccio, nota dopo qualche secondo, quando la sua vista si schiarisce e riesce a ricordare cos’è successo la notte prima. E, attaccato al braccio, c’è un ragazzino con almeno la metà dei suoi anni, sdraiato mollemente tra le lenzuola disfatte. Nudo.
Arthur, ricorda.

Morgan lo scosta con un misto di decisione e irritazione, ma lui continua a dormire, rivolgendole un grugnito infastidito e girandosi su un fianco. La donna sospira, fissando la sua schiena attraverso gli occhi socchiusi. Ha un leggero mal di testa che minaccia di peggiorare inesorabilmente nel corso della giornata, e la sgradevole sensazione di aver fatto qualcosa di stupido, patetico e sbagliato.

Spera solo di non essere costretta a spiegare niente, quando tornerà nell’appartamento che ha preso in affitto, e di smettere di ricordare l’amaro sapore di alcol della bocca del ragazzo.

 

 


Lettera


 

La lettera è arrivata quasi una settimana fa, chiusa nella sua linda busta bianca, come se quell’insopportabile candore potesse in qualche modo celare i segreti e le menzogne celati al suo interno.

L’ha portata Merlin – solo Merlin, e Arthur ancora non capisce se sia il nome o il cognome -, quell’uomo dagli occhi profondi e il sorriso irritante di chi sa molto più di ciò che dice. Un giorno si è semplicemente presentato a casa sua con la lettera in mano e una donna sul punto di scoppiare in lacrime al suo fianco, e da quel momento Arthur non ha più avuto una famiglia.

Dentro di sé, Arthur lo sa che non è davvero così. Quel giorno, sua madre – beh, la donna che credeva sua madre – ha pianto, e Kay gli ha rivolto uno di quei sorrisi rassicuranti e uno di quei suoi discorsi da bravo fratello maggiore che a volte lo fanno quasi sentire in colpa per tutte le ragazze che gli ha rubato negli anni – quasi, perché ne vale quasi sempre la pena e Kay non se la prende mai sul serio.

Ma per quanto ci provi, ignorare che la sua famiglia gli ha mentito per anni non è facile.

D’altronde, è l’unica famiglia che abbia mai conosciuto – e quasi l’unica che gli resta. Il bianco della lettera, ancora più accecante contro il tavolo nero, sembra prendersi gioco di lui.

Arthur infila la giacca con un gesto rapido e deciso e uno sbuffo frustrato. Oggi va ad assistere con Merlin e Igraine Pendragon – sua madre – alla lettura del testamento.

 

Testamento

 

Vivian nota subito il modo in cui le pupille degli occhi chiari di Morgan si dilatano, il modo in cui il viso del ragazzo biondo impallidisce appena entra nello studio, incerto e tremante come se solo la presenza della donna dietro di lui gli impedisse di cadere, e si siede su una delle poltrone nere.

Nota anche lo sguardo che il suo capo rivolge all’uomo che accompagna il nuovo arrivato, mentre interrompe il notaio e scandisce lapidaria le parole che avvolgono immediatamente la stanza nella cappa soffocante di un silenzio teso e ostile: - Io non ho fratelli -. Cerca conferme e rassicurazioni, nonostante la voce sicura e glaciale, e benché confusa Vivian capisce subito che lui è quel Merlin.

La sua mano si posa immediatamente sulla spalla di Morgan, in una stretta leggera ma salda, possessiva, mentre la voce monotona e le parole del notaio riprendono cautamente a scivolare su entrambe come gocce di pioggia gelida.

Solo lei riesce a percepire i fievoli brividi che la scuotono, quando quell’uomo – quel fantasma mai dimenticato – non risponde e continua a fissarla con quello sguardo imperturbabile, lontano.

Quando finalmente tutto finisce e ritornano all’appartamento di Morgan, ci sono cose più importanti di Merlin alle quali pensare. Come le mani di Morgan che sbottonano con gesti goffi e frettolosi la sua camicetta e la sua bocca che lascia piccoli marchi scarlatti sul suo collo.

- Non lo vuoi davvero – dice Vivian, gli occhi socchiusi e la tentazione di lasciarla fare più forte ogni istante.

- Sono abbastanza certa di sapere ciò che voglio senza che qualcuno me lo dica – risponde l’altra donna, sussurrando al suo orecchio, prima di morderne il lobo. Il tono che usa è un pericoloso misto di ira e desiderio.

- Non ora – rimarca Vivian con la voce più calma che riesce a trovare.
Ovviamente, questo serve solo a far infuriare ancora di più Morgan.

L’altra donna finalmente indietreggia per guardarla in volto, ma lascia le mani sul petto dell’altra, fredde e immobili, tese. – Tu sai sempre cosa fare, vero? Cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sei sempre così posata, così serena – sibila, e le sue parole e la sua espressione sono taglienti come coltelli. – Lo voglio. Ne ho bisogno – aggiunge, fissandola dritta negli occhi.

Vivian sospira: - Sei sconvolta e arrabbiata. Senti il bisogno di sfogarti, e ... -. Ma Morgan la interrompe con un gesto della mano: - E? E mio padre ha lasciato tutto a un ragazzino che non porta nemmeno il suo cognome? A un errore che ha preferito dimenticare molto prima di divorziare da mia madre e di sposare quella ... quella donna? E tu credi che io sia solo sconvolta e arrabbiata? E confusa, magari? -.

Vivian scuote la testa lentamente: - Questo non ti farà sentire meglio. Parlare della situazione, invece, potrebbe -. Tenta di rimanere seria e ragionevole, ed evita di dire che non sarà dannoso solo per Morgan, ma anche per lei.

- Bene. Parliamo di questo, allora: qualche giorno fa sono andata in un pub. Mi sono ubriacata, e sono andata a letto con un uomo – dice Morgan. Vivian fa un respiro profondo e chiude per un attimo gli occhi, e ignora la sua crudeltà compiaciuta e il suo sguardo di sfida: sa cosa sta cercando di fare. Ma non riuscirà a ferirla, a farle perdere di vista il suo obiettivo, a usare la sua gelosia per trasmetterle quella stessa esplosione di rabbia e impotenza e desiderio che lei sta provando.

Sa da sempre che a Morgan gli uomini e le donne piacciono allo stesso modo – e Morgan sa da sempre quanto l’idea di perderla per un uomo e una cosiddetta relazione normale la terrorizzi.

Eppure Vivian, nel profondo del suo cuore, sa anche che questo non succederà.

Quindi, si limita a prendere le mani di Morgan tra le sue e allontanarle gentilmente. – Non sapevi nemmeno il suo nome – mormora guardandola risoluta negli occhi, consapevole di avere ragione.

C’è una nuova ombra negli occhi di Morgan, ancora più cupa. Sembra sul punto di dire qualcosa, e le sue labbra serrate in una linea dura si schiudono per qualche secondo, ma poi la bacia – ed è un bacio lungo e disperato, come se volesse annegare in lei, perdersi in quel momento e non risvegliarsi mai più.

Vivian le cinge la vita con le braccia, e la stringe a sé quando si tira lentamente indietro e comincia a piangere in silenzio.

 

  

 

  
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