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Autore: Kikyo91    28/12/2006    3 recensioni
Nei tempi in cui Hitler salì al potere...un uomo fu costretto ad abbandonare la propria famiglia per volere non suo....un ragazzo, anni dopo, avrebbe combattuto contro chi a Dio voleva opporsi....
Genere: Drammatico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 24 – Sui tre fronti

 

In quella notte così tremendamente fredda e buia, Ed correva.

Correva velocemente, ma allo stesso tempo fremeva dalla voglia di fermarsi, di tornare indietro. Non se ne spiegava il motivo, era come se avesse paura, paura di qualcosa…o forse di qualcuno.

Era ormai passato un buon quarto d’ora, e per tutto quel tempo non aveva fatto altro che andare su e giù per i  centinaia di corridoi di quell’enorme edificio.

Anche se velocemente, si muoveva con una cautela impeccabile, degna di un vero soldato, osservando ogni minimo dettaglio, ogni piccolo oggetto che c’era  dovunque andasse.

Era buio, il che rendeva difficile muoversi, ma contemporaneamente l’oscurità serviva da protezione: lui non poteva vedere nessuno, nessuno poteva vedere lui.

Con questo minimo vantaggio sulle spalle, continuava la sua strada.

Fino ad ora non aveva, stranamente, incontrato nessuna guardia, ed era abbastanza preoccupato al riguardo, e continuava a prestare la benché minima attenzione, per paura di qualche attacco a sorpresa.

Dopo altri dieci minuti pieni di tensione, il giovane colonnello arrivò, o perlomeno credette di arrivare, ai cosiddetti “piani alti” del campo.

Ovvero dove risiedevano le più alte cariche dell’esercito.

La differenza era sostanziale: la puzza di marcio che riempiva i corridoi  antistanti i dormitori, era completamente svanita, appoggiate agli spessi muri, vi erano delle colonne di pietra molto imponenti e, ogni tanto, appese alla parete, c’erano delle piccole candele per l’illuminazione.

La luce e il calore che emanavano, anche trovandosi a molti metri da esse, riscaldavano il volto di Ed.

L’unico problema, era che ora poteva essere visto senza problemi..

Decise quindi di avanzare nascondendosi dietro le grandi colonne che adornavano l’intero percorso.

Sempre con molta cautela, cominciò a muoversi andando da una colonna all’altra, stando ben attento che nessuna delle porte, che ogni tanto sbucavano dal muro, si aprisse.

 

- mmm..direi che la via…sembra libera… - sospirò osservando il percorso davanti a lui - ..ora è meglio muoversi in fretta… -

 

E con un abile balzo si mise a correre velocemente lungo il corridoio, non avendo però, nessuna idea di dove andare, non essendoci piantine dell’edificio o indicazioni.

Ad un certo punto, mentre il colonnello continuava a correre, una delle tante porte si aprì all’improvviso, cogliendo di sorpresa Ed, il quale senza nemmeno pensarci si mise dietro la prima colonna che trovò.

 

- acc! Per un pelo!  - sospirò col fiatone

 

Dalla porta, era uscito un uomo, o per meglio dire un soldato, che Ed ricordò di aver visto il giorno prima durante l‘esecuzione del gruppo di Ebrei.

A giudicare dai numerosi titoli onorifici che portava sul petto si poteva dedurre che quell’uomo fosse un colonnello, proprio come lui.

L’uomo restò immobile davanti alla porta come in attesa di qualcosa mentre Ed, nascosto dietro la colonna, tratteneva il respiro per non farsi sentire.

Dopo cinque minuti abbondanti di tensione,  l’uomo si sentì chiamare da un sottoposto, che nel frattempo era arrivato.

 

- prima mi svegliate di fretta e furia…e poi mi fate pure aspettare..? – esclamò il colonnello sarcastico

 

- sono desolato colonnello, però il Generale di Brigata Bürk voleva vederla e quindi… -

 

- si si lasciamo perdere…cosa vuole da me il Generale? -

 

- ha detto che ci sono dei problemi…e che vorrebbe parlarne con lei… -

 

- …senza di me il Generale non sarebbe nulla….vebbè…portami da lui…così dopo posso tornare a dormire… - sospirò l’uomo

 

- signorsì colonnello! – esclamò il soldato alzando rispettoso la mano destra, accompagnando poi, il colonnello lungo il percorso.

 

Ed, rimase immobile ancora qualche istante

 

- …potrei seguirli… - pensò  - mi porteranno da lui… -

 

E cominciò a muoversi nuovamente, stando attento che colonnello e sottoposto non si accorgessero della sua presenza.

 

 

 

Continuò a seguirli per dieci minuti abbondanti, rischiando di essere scoperto più volte dal colonnello, il cui sguardo penetrante, sembrava attraversare persino i muri massicci.

Infine, tutti e tre arrivarono a destinazione.

Il soldato, fece fermare il colonnello davanti ad una porta di legno, l’uomo, dopo averla osservata a lungo, decise di bussare.

Sentì una voce rimbombare da dietro la porta che lo invitava ad entrare.

La porta si spalancò e, con enorme sorpresa di Ed, ne uscì Bürk in tenuta militare.

 

- colonnello Shindler!  - esclamò il Generale sorridendo lievemente

 

- Generale… - salutò rispettoso Shindler

 

I due restarono a guardarsi per diversi attimi, poi Bürk convinse il colonnello ad entrare, insieme all’altro militare, lasciando che la porta, si chiudesse dietro le loro spalle.

Ed, in quel mentre, potè uscire dal suo nascondiglio.

Si avvicinò cauto alla porta e, dato che era leggermente socchiusa, ebbe una leggera visione di ciò che i due militari si dicevano.

 

- per quale motivo mi ha chiamato qui…Generale? – aveva esclamato Shindler

 

- com’è andato il lavoro alle miniere di questo pomeriggio?  - lo interruppe Bürk

 

- non male…ma ne abbiamo persi dieci… -

 

- capisco…ma non temere…presto ne arriveranno altri…il prossimo carico dovrebbe arrivare a giorni…non appena il campo si sarà svuotato…-

 

- quanti ne sono rimasti qui? – chiese Shindler

 

- un centinaio…non di più… -

 

 

Ed intanto ascoltava impietrito quel discorso.

Miniere? Carico? Di cosa stavano parlando quei pazzi?!

Una cosa era assolutamente certa: doveva sbrigarsi a compiere questa missione, altrimenti, se avesse esitato, forse avrebbe perso l’unica occasione per vendicare Ivan e salvare quella povera gente…

 

- dobbiamo farli fuori prima che arrivino gli altri! – esclamò all’improvviso il colonnello

 

- non c’è fretta Shindler… - sospirò il Generale

 

- ma… -

 

- proprio tre ora fa ho spedito un centinaio di uomini nelle campagne, a prelevare alcuni Ebrei che risultavano nascosti da quelle parti… - continuò Bürk  - quindi bisogna essere cauti…almeno…per ora… -

 

 

- Ecco perchè non c’era nessuno di guardia in giro… - sospirò Ed ascoltando con l’orecchio teso

 

 

- senza contare che i documenti che Hitler mi ha dato c’era espressamente scritto di attendere i suoi ordini… -

 

- …capisco… - esclamò il colonnello – ora però…se volete scusarmi…dovrei tornare alla mia stanza… - 

 

- …?...certo! certo!è molto tardi… - sorrise Bürk – la accompagno colonnello! -

 

- non si disturbi Generale… -

 

- insisto! Così parliamo un po’ di affari! – esclamò il Generale aprendo la porta.

 

Ed, si era nuovamente nascosto dietro la colonna, ma lo fece in maniera un po’ brusca, tanto da urtare la porta che cigolò pericolosamente.

 

- accidenti! – pensò Ed

 

- mh? – il colonnello si voltò in direzione della colonna dietro la quale vi era nascosto Ed

 

- cosa avete colonnello? – chiese il Generale

 

- mi…mi è parso di sentire qualcosa… -

 

Ed si sentì sprofondare e si toccò il braccio destro, pronto a saltare fuori in caso di bisogno.

 

- suvvia colonnello! Non c’è nessuno! Dev’essere stanco… -

 

- …si…può essere… - sospirò Shindler voltandosi e proseguendo il cammino.

 

 

 

Ed si trovò solo. Finalmente solo.

Uscì dal suo nascondiglio con il cuore ancora palpitante per paura che lo scoprissero.

Poi si calmò. Anche se l’avessero scoperto, pensava, avrebbe potuto uccidere entrambi con quella lama che tempo addietro l’aveva salvato in molte battaglie…ma che aveva ucciso tantissime persone.

Uccidendoli avrebbe certamente guadagnato tempo prezioso.

Ma siccome Shindler in fin dei conti obbediva solo a Bürk, è che solo quest’ultimo sapeva dov’erano i documenti che stava cercando, quell’idea gli era subito passata di mente.

Si alzò in piedi e si strofinò la divisa sporca di polvere, poi posò il suo sguardo sulla serratura della porta. Era chiusa a chiave e con l’alchimia sarebbe stato un gioco da ragazzi scassinarla.

Un battito di mani non troppo forte, un tocco alla porta, una luce blu accecante, e la porta si aprì.

 

- facile come bere un bicchier d’acqua… - rise Ed spalancando la porta ed entrando nella stanza.

Osservando gli enormi scaffali pieni zeppi di fogli, cartine geografiche e di libri, camminando sopra quei lussuosi tappeti che ricoprivano il pavimento, odorando il profumo di quelle poltrone così finemente decorate, Ed si rese conto che trovare dei documenti li dentro, non sarebbe stata un impresa facile.

 

- allora… - cominciò Ed  - calcolando che per  arrivare sino a qui ci sono voluti dieci minuti…e contando anche i minuti che ci vogliono per tornare…ho esattamente venti minuti prima che arrivi Bürk… - sospirò

 

Cominciò a rovistare tra gli scaffali prendendo, uno dopo l’altro, tutti i libri che trovava, sfogliandoli per vedere se dentro di essi vi era nascosto qualcosa.

Nei cinque minuti che passarono, senza alcun risultato, Ed cominciò ad agitarsi, al solo pensiero che il Generale potesse tornare prima del previsto.

Decise di rivoltare la stanza da cima a fondo, e si mise ad aprire cassetti e armadi nel tentativo di trovare qualcosa.

 

- …maledizione! Dove li avrà messi?! – esclamò arrabbiato mentre buttava a terra l’ennesimo libro inutile.

 

- devo sbrigarmi! Altrimenti… -

 

 

Nel frattempo…

 

 

 

- anf! Anf! Anf! … - sospirava Al correndo a più non posso lungo i corridoi della zona Nord dell’edificio.

Il più giovane dei due fratelli, era esattamente dalla parte opposta a dove si trovava Ed e, anche lui, fino a quel momento non aveva trovato nessuno ostacolo durante la sua corsa.

Non sapeva in che direzione andare, era buio e non c’erano candele ad illuminare il percorso.

Continuava ad incontrare centinaia di porte tra le pareti grigie e ammuffite  di quel posto così tetro, e mentre le osservava quasi incuriosito, ripensava al fratello e alle sue ultime parole, prima di voltarsi ed andarsene.

 

tu potresti…andare a cercare i prigionieri e metterli al sicuro! -

 

- cosa?! E tu che farai? –

 

- io…andrò a cercare quei documenti… -

 

- da solo?! Ed! è pericoloso!  -

 

- ma figurati! Che vuoi che sia! -

 

- io vengo con te! –

 

- no Al! Non mi occorre nessun aiuto! -

 

- ma fratello! -

 

- obbedisci Al!  -

 

 

-accidenti a te fratellone!  - esclamò Al stizzito – solo perchè sei il maggiore non vuol dire che tu debba sempre cacciarti nei guai da solo… -

 

Poi, quasi impulsivamente, strinse la mano sinistra, quella che continuava a prudergli senza sosta oramai da molti giorni.

 

- anche se non sono più l’alchimista di un tempo…posso ancora combattere al tuo fianco! – sospirò infine

 

Poi, si fermò, vedendo che il corridoio davanti a lui era terminato, lasciando il posto a delle ripide scale di pietra, che secondo il suo intuito doveva no portare alle cantine dell’edificio.

All’improvviso, il dubbio lo attanagliò: scendere o tornare indietro?

Doveva cercare i prigionieri e metterli al sicuro.

Questo gli era stato ordinato dal fratello, e benché Al volesse tornare indietro ad accertarsi che Ed fosse tutto intero, sentì il bisogno irrefrenabile di scoprire una volta per tutte, se i prigionieri fossero effettivamente li o se invece fossero da un'altra parte.

Infine, cominciò a scendere lentamente i gradini.

Più scendeva e più la puzza di marcio aumentava.

Arrivato in fondo alle scale, si aprì un corridoio con, proprio sul punto in cui finiva, un portone di ferro, molto resistente a vedersi, e circondato da tantissimi lucchetti di vario genere.

Al si avvicinò un po’ intimorito da tale visione.

Poggiò una mano sul ferro freddo e provò a poggiare l‘orecchio su di essa per provare a sentire qualche rumore.

Tutto quello che sentì, non fu altro che un brivido freddo lungo tutta la schiena.

 

- avevo ragione…qui ci devono essere le cantine… - sospirò un po’ deluso - …ci saranno le armi qui dentro…è meglio se proseguo ora… -

 

Si girò dalla parte opposta e si allontanò di qualche metro dalla porta.

All’improvviso sentì dei suoni strani e inquietanti.

Un brivido lo percorse dalla testa ai piedi e si voltò nuovamente verso la porta di ferro.

Non ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma capì perfettamente che quei rumori provenivano da li.

Era come se qualcuno stesse graffiando la porta disperatamente, come se qualcuno cercasse di attirare la sua attenzione.

Al ,era ancora intimorito ma si avvicinò con cautela al portone.

 

- a..aiuto…  -

 

Ad un tratto, una voce sibilò dall’interno della presunta stanza. Una voce flebile, quasi soffocata.

 

- eh?! – esclamò Al sorpreso.

 

Si buttò di peso addosso alla porta  per ascoltare meglio

 

- c’è…c’è qualcuno qui dentro?! – esclamò con impeto

 

- ai…uto… - sospirava ancora quella stessa voce

 

Al si allontanò dalla porta, di qualche metro. Poi con tutta la forza che possedeva, fece una rincorsa e diede un bello spintone alla porta che però non diede risultati. Anzi, l’unico risultato ottenuto era un’enorme botta alla spalla.

 

- maledizione! – esclamò riprovando a scalfirla con un calcio

 

Nulla da fare. Quella porta non si sarebbe mai aperta in quel modo. L’unica alternativa era quella di cercare le chiavi ed aprirla ma…dove potevano essere codeste chiavi?

Decise immediatamente di scartare quell’ipotesi e si accasciò nuovamente contro la porta, respirando affannosamente per l’enorme fatica.

In quel mentre,gli venne un idea: ma perché non ci aveva pensato prima?.

Avrebbe usato l’alchimia per aprirla!

Subito però, gli venne in mente il suo piccolo incidente avvenuto a casa, nel quale aveva rischiato seriamente di rimetterci la mano.

Sospirò pesantemente ma i suoi occhi emanavano scintille.

Si mise ritto in piedi, con gli occhi socchiusi, davanti alla porta.

 

- chiunque ci sia li dentro si allontani! – esclamò sperando che qualcuno lo sentisse

 

Poi, cominciò a disegnare un cerchio alchemico sul ferro.

Appena lo ebbe finito buttò a terra il gessetto che aveva usato  e si mise in posizione.

Aveva paura. Aveva molta paura questa volta.

Se per caso non fosse andata come lui aveva programmato, forse anche le persone all’interno della stanza sarebbero state coinvolte.

Sapeva benissimo di non essere più l’Alphonse Elric di una volta, il fratello del Fullmetal Alchemist, il ragazzino dal cuore dolce ma dal corpo d’acciaio…ora era solo un uomo, un uomo un uomo che più di ogni altra cosa aveva paura. Paura di non riuscire nel suo intento.

 

- fratellone…ti prego…dammi la tua forza… - sospirò

 

Poi, paino piano, toccò il punto in cui vi era il cerchio alchemico. Una luce, dapprima dorata cominciò a manifestarsi di fronte a lui, una luce intensa che lo accecava…all’improvviso però, la luce divenne violacea, quasi blu, enormi scariche elettriche cominciarono ad uscire dal punto in cui Al aveva appoggiato le mani per compiere le trasmutazione.

 

- accidenti!!  - esclamò

 

Tenette le mani ben premute su ferro, che intanto cominciava a diventare incandescente, finendo per fare male ad Al.

Osservando il volto del giovane si capiva chiaramente quanto stesse soffrendo per colpa di quella trasmutazione, e si vedeva molto bene che le su mani stavano cominciando a bruciare.

Al trattenne un grido quando una potente scarica elettrica lo colpì in pieno.

Le mani cominciarono a fumare. Di li a poco si sarebbero sicuramente ustionate in maniera irreversibile, ma Al non avrebbe mai ceduto. Non questa volta almeno.

Ci fu un esplosione, non troppo grande, ma sicuramente tale da provocare un leggero “tonfo” al suolo.

 

 

Quando il fumo e la polvere se ne furono andati, si potè vedere ciò che era successo:

Al era a terra. Aveva la divisa orribilmente stropicciata e sulla testa era, molto probabilmente, stato colpito da qualcosa che come risultato, gli aveva lasciato un enorme taglio lungo parecchi centimetri.

Le mani invece, erano davvero ridotte malissimo, erano rosse, quasi in carne viva, e fumavano ancora.

Il dolore agli arti era così insopportabile che cominciò a dimenarsi sul pavimento.

 

- anf…anf…anf…aaah… - respirava il giovane cercando di rimettersi in piedi con quelle poche forze che ancora possedeva.

Non osò appoggiare le mani a terra, forse per timore di provare ancora più dolore.

Osservò il punto in cui aveva compiuto la trasmutazione. Vide il portone, ma lo vide spaccato in due e leggermente bruciacchiato.

Si strofinò gli occhi col braccio e cercò di focalizzare bene cos’era successo oltre la porta.

La polvere che ancora era nell’aria, cominciò ad abbassarsi e a posarsi al suolo lasciando intravedere ciò che c’era dall’altra parte:

 

Uomini.

Ecco la risposta che Al aveva trovato aprendo quel portone.

Una cinquantina di uomini, bambini, anziani e donne, erano rinchiusi in quella stanza priva di letti, bagni e quant’altro.

Dai loro occhi si capiva chiaramente che avevano paura, ma anche che ormai si erano evidentemente rassegnati alla loro condizione.

Osservarono il ragazzo dall’altro in basso, quasi sorpresi.

Le madri, portarono i propri figli lontano lui, mentre gli uomini indietreggiarono di qualche passo.

Al ne rimase sconcertato ma quella gente lo era ancora di più:

chi era quel “pazzo” che li aveva liberati?.

Il giovane alchimista, si avvicinò a loro ed entrò nella stanza, barcollando pericolosamente.

Non riuscì più a reggersi sulle proprie gambe e si fece cadere al suolo, spaventando i presenti.

Le mani sanguinavano e bruciavano. La polvere causata dalla trasmutazione, era penetrata nella sua carne provocando un bruciore insopportabile.

 

- …E…Ebrei? – chiese Al sfinito

 

Alcuni annuirono ma non del tutto convinti, altri invece lo osservavano incerti sul da farsi.

 

- meno male…cre..credevo di aver fatto l’ennesimo buco nell’acqua…  - sorrise lievemente Al

 

Tutti lo guardarono ancora più stupiti di prima. Ma guardavano soprattutto il suo volto innocente e quelle mani che tanto soffrivano pur di salvare la vita di qualcuno.

 

- sei venuto per portarci a morire?! – esclamò un uomo

 

Al smise di sorridere e si fece serio, nonostante il dolore.

 

- se fosse così… - cominciò – mi sarei risparmiato questo non credete? – finì, mostrando le mani ustionate e spaventando alcune donne che si trovavano proprio davanti. 

 

Allora che vuole un giovane militare da noi?! – ribattè l’uomo

 

- … -

 

Tutti rimasero in attesa della risposta

 

- ..sono venuto…per aiutarvi…per riportarvi a casa…e questa la mia missione! - esclamò Al cercando di alzarsi

 

- … - l’uomo non seppe più cosa dire, si limitò a sedersi a terra, a pensare.

 

- …potete fidarvi di me… - esclamò nuovamente

 

Vedendo le masi così orribilmente sfigurate, una donna, fino ad allora rimasta nascosta, si avvicinò con cautela al giovane alchimista prendendogli l’arto e osservandolo.

 

- …il prezzo da pagare…per aver distrutto la porta… - sorrise Al

 

La donna lo guardò con occhi tristi. Aveva capito di non poter fare nulla per quel ragazzo che aveva rischiato tutto solo per salvarli. Riusciva a sentirlo, nonostante il suo cuore fosse stato ferito da sofferenze inimmaginabili, riusciva percepire la speranza attraverso il corpo di Al, la speranza di poter essere nuovamente libera…

Capendo di non poterlo curare, allora decise di aiutarlo a bendare le ferite, con pezzi della divisa ormai squarciata.

 

- grazie ma…non è necessario…davvero… - insistette Al, non capendo nulla della stana situazione che si era creata.

La donna per tutta risposta, continuò a bendare senza esitazione, ignorando gli sguardi strani dei suoi compagni di stanza.

 

Appena ebbero finito di medicare, sia la donna sia Al si alzarono da terra.

La donna, tornò al suo posto non appena il marito glielo ordinò, mentre l’alchimista continuava a camminare per tutta la piccola stanza, come intento ad  aspettare qualcosa…

 

- come farai ad aiutarci…? -  esclamò all’improvviso un anziano signore

 

Al si voltò dall’altra parte

 

- non sono solo…sono venuto con mio fratello e mio nipote… -

 

- …tutto qui? -

 

- … -

 

- come pretendi che usciamo vivi da qui se siete solo in tre ad aiutarci…? -

 

Il giovane si osservò la mano. Quasi in modo accusatorio.

 

-…loro…sono dei bravi alchimisti… - sospirò

 

- e tu? -

 

- …io… – cominciò Al sempre più triste - …io vorrei essere come loro ma…temo che mi sarà impossibile ormai…-

 

- … -

 

 

 

 

 

- è impossibile trovare dei documenti qui dentro!!! - aveva appena urlato Ed, sbattendo a terra un altro libro.

Era ormai da un quarto d’ora che rovistava per tutta la stanza in cerca dei documenti, ma sembrava che questi si fossero volatilizzati dalla faccia della terra.

Sul pavimento, vi erano centinaia di libri e mappe buttate malamente e le poltrone erano piene zeppe di cianfrusaglie di tutti i tipi.

Cominciò ad essere stanco ma soprattutto ad avere paura che il Generale potesse tornare, visto il tempo trascorso.

 

- …comincio a pensare che li tenga nascosti nella sua divisa… - sospirò accasciandosi al suolo - …e ora che faccio?... -

 

Si alzò, e nuovamente cominciò a rovistare in giro.

Cercò di ricordare un qualunque posto dove avrebbero potuto trovarsi i documenti, un posto che non avesse ancora trovato.

Camminò per tutto il perimetro della stanza, ma non gli venne in mente nulla che potesse aiutarlo.

E in tanto la tensione saliva vertiginosamente al solo pensiero che potesse arrivare…

 

- DANNAZIONE!!! – urlò Ed all’improvviso dando un calcione alla possente scrivania di Bürk, facendola leggermente traballare.

 

- sono messo male! – esclamò sudando freddo -  Se arriva sono mort… -

 

Non finì la frase.

Si avvicinò con cautela alla scrivania appena colpita. Si accorse di aver, col calcio di poco prima, danneggiato un cassetto, che era caduto a terra, aprendosi e rivelando il proprio contenuto.

Si chinò leggermente a terra, cominciò a rovistare in lungo e in largo alla ricerca di ciò che stava cercando:

c’erano moltissimi strumenti per il disegno, compassi per tracciare le rotte, appunti militari, proiettili per la pistola, un coltellino e… come un raggio di luce in una  giornata tempestosa, li trovò.

Trovò quello che stava cercando.

I documenti.

i Documenti che Hitler in persona aveva scritto e dato nelle mani del Generale, i documenti che lui, Ed, doveva consegnare nelle mani di Roy, i documenti che forse avrebbero potuto cambiare la sorte di moltissime persone.

Ed li prese con la mano che tremava: i fogli erano ordinatamente rilegati e chiusi in una busta marrone, con, sul dorso, lo stemma di Hitler e la sua firma accanto.

Non sapeva se aprirli o se aspettare di portarli al “suo” Generale.

Sicuramente Roy gli avrebbe dato una bella promozione, pensava, proprio quello di cui aveva bisogno ora…una promozione che permettesse a lui e alla sua famiglia di sopravvivere senza problemi alla guerra che incombeva.

Infine, decise di provare a leggerli.

Ancora tremante, e con la coda dell’occhio rivolta alla porta, cominciò a strappate, piano, la rilegatura che chiudeva la busta.

Una volta aperta, cominciò con cautela, ad estrarre i preziosi documenti. Erano ben tre fogli scritti a macchina, bianchissimi,quasi appena scritti.

Ed si agitò ancora di più, mentre cominciò a leggere il primo foglio.

 

 

- ……….. –

 

Il suo volto divenne pallido all’improvviso, gli occhi si spensero non appena cominciò a leggere le poche parole che comprendevano la prima riga.

Il cuore cominciò a pulsare forte e Ed giurò di averlo sentito urlare in quel momento.

Cominciò nuovamente a tremare, mentre le sue gambe a stento si reggevano ancora in piedi.

 

- …ma que…questo è… - cominciò a dire leggendo

 

 

 

 

 

- ha trovato quello che cercava? -

 

 

 

Una voce, all’improvviso, tuonò.

Ed, ancora intento a leggere, si fermò di scatto ma non osò voltarsi dall’altra parte.

Si mise immediatamente i fogli nella tasca della divisa, e tirò un sospiro di sollievo…o forse, più propriamente, di terrore.

 

- …si! – esclamò senza muovere ciglio e restando al suo posto - …ma ci è voluto molto tempo…Generale Shnider! -

 

Bürk uscì dall’ombra, mostrando tutta la sua autorità e crudeltà che portava incisi sul volto di pietra.

Entrò nella stanza e chiuse la porta. Ed notò che l’aveva chiusa a chiave, sentendo il rumore della serratura che veniva bloccata.

Poi, restò immobile dietro Ed, come in attesa che quest’ultimo si girasse e mostrasse il suo aspetto.

 

- vedo… - rise Bürk - …mi ha rovesciato l’intero appartamento… - sospirò osservando i libri e le cianfrusaglie sparse per tutto il pavimento

 

- è perché lei è molto disordinato Generale! – esclamò Ed ironico

 

- può essere…. – sorrise malignamente - …ma alla fine gli ha trovati no? -

Ed fece un leggero sobbalzo

 

- ..cosa dovrei aver trovato secondo lei? – esclamò Ed ridendo

 

- mah…non saprei…forse…. – continuò il generale - …i documenti che Hitler mi ha consegnato….  -

 

- suvvia non sia ridicolo! Tra le tantissime bellezze che ci sono in questa stanza…cosa le fa pensare che mi servano proprio quegli inutili pezzi di carta? -

 

Bürk stette in silenzio ad osservare Ed che, non si era ancora voltato verso di lui.

Forse per paura, forse per furbizia o forse per nascondersi…quanti forse erano stati detti dal giorno in cui Ed era diventato un cane dell’esercito?, quanti forse aveva dovuto accontentare per arrivare a questo punto?.

 

- me lo dica lei…colonnello Elric…! – rise il Generale

 

- … -

 

Ed capì che il gioco era finito. A sentire Bürk pronunciare quel nome, capì di essere stato stupido ad entrare in quella stanza quella notte.

L’aveva fatto solo per assicurare a Edward una minima speranza di salvare l’amico, per cui il figlio si dava così tanta pena.

Le candele che illuminavano l’appartamento sembravano contro di lui. Sembrava che lo stessero illuminando apposta per far vedere a Bürk che Edward Elric era ancora vivo…che non era morto in quella battaglia, in Portogallo…

Sorrise lievemente, strinse i pugni ,pian piano cominciò a voltarsi verso il Generale, finchè non potè vederlo in faccia.

Lo stupore di Bürk fu evidente, nel vedere quel “ragazzino” ancora li, davanti a lui, come mesi e mesi prima.

 

- …non è possibile… - esclamò inorridito

 

Ed, si mise le mani sui fianchi, come per mostrarsi a lui

 

- non è probabile! -  sorrise ironico

 

 Bürk, disturbato da tale ironia, stava cominciando ad arrabbiarsi, lo si capiva molto bene dai suoi occhi malvagi.

Si avvicinò di un altro passo verso Ed, mentre quest’ultimo rimase immobile.

 

- come…come puoi essere ancora vivo…? – esclamò tremando di rabbia

 

- ha la pellaccia dura io… - sorrise Ed mostrando l’automail del braccio - …non lo sapeva? -

 

- tks! Avrei dovuto immaginarlo… -

 

- doveva immaginare anche che sarei venuto…per lei! -  

 

- …? –

 

- ora Generale…se non le dispiace… -

 

Il ragazzo, con un battito di mani trasmutò subito il suo braccio in una lama, e la puntò contro Bürk, il quale restò immobile senza muovere un dito.

 

- se non le dispiace, dovrebbe morire! Adesso possibilmente! -

 

- …mi sembri molto sicuro di te… - sorrise Bürk tirando fuori una mano, sempre tenuta all’interno della tasca della divisa blu.

 

- che cosa?! – esclamò Ed indietreggiando per un istante

 

Bürk avanzò verso Ed ,con tutto il suo corpo

 

- TI SEI SCOPERTO! - urlò il Generale

 

- ah! -

 

 

 

 

 

 

 

- grazie…mi sento moto meglio ora! – aveva appena esclamato Al, ancora all’interno della cella, insieme agli Ebrei

 

- ne sei sicuro ragazzo? Sei ancora debole… - disse un uomo accanto a lui

 

- sto bene…voi piuttosto… -

 

- noi ci siamo abituati ormai….e questo il nostro destino… - sospirò l’uomo

 

- …il vostro destino sarà quello di essere liberi…! -

 

- come fai ad esserne così convinto? -

 

- ...perchè noi tre non premetteremo mai che voi veniate uccisi! -

 

- … -

 

Tutti restarono in silenzio per qualche minuto, ad osservarsi.

 

- quanti ce e sono ancora all’interno del campo…? – chiese Al all’improvviso

 

L’uomo assunse uno sguardo triste, a parlare fu la donna che poco prima, aveva aiutato Al a curarsi

 

- siamo…solo noi… -

 

- eh?! – esclamò Al stupito – come potete essere solo voi?! -

 

- …ci…ci hanno sterminati tutti….per fare in modo che questo campo sia vuoto entro due giorni… -

 

- è assurdo! E perché mai proprio entro due giorni?! -

 

- …per…per lasciare il posto ad altri prigionieri che come noi verranno uccisi… -

 

- … -

 

Al si buttò a terra, sfinito da quelle parole così tristi.

Il dolore alle mani era insopportabile ma un altro dolore era ben peggiore: se era vero…se davvero loro erano gli unici sopravvissuti…allora Lucas era…

Non volle nemmeno pensarci, si limitò ad appoggiarsi al muro freddo, sospirando pesantemente e trattenendo le lacrime di tristezza che cercavano di cadere dai suoi occhi.

 

- Edward… - esclamò asciugandosi il volto

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ragazzo era lì.

Davanti alla porta che pochi giorni prima aveva sfiorato.

Si trovava davanti a quella porta blindata con su scritto “solo per il personale autorizzato”, quella porta che destava un’ irrefrenabile voglia di entrare, di abbattere per capire, dentro, cosa ci fosse.

Edward non sapeva cosa fare.

In quei venti minuti trascorsi non aveva fatto altro che correre, correre a più non posso.

A differenza di Ed e Al, lui sapeva molto bene dove andare.

Appena era uscito dal suo dormitorio si era subito diretto li, in quel corridoio, davanti a quella porta.

Aveva tra le mani il suo libro di alchimia, che teneva stretto a se con tutta la sua forza, aveva una pistola, pronta a sparare per qualsiasi evenienza e poi…aveva la speranza.

Quella speranza che lo aveva sempre accompagnato, soprattutto da quando, nella sua vita, era comparsa lei.

Oh, come avrebbe voluto essere li ora, a casa, insieme a lei…

Appoggiò una mano sulla porta blindata e vi si appoggiò con la fronte, come per cercar di sentire qualcosa, un indizio che potesse aiutarlo a capire…

 

 

- allontanati da quella porta per favore! -

 

Una voce lo fece tornare alla realtà.

Il giovane Edward si voltò di scatto, il buio rendeva difficile la visuale, ma non appena i suoi occhi focalizzarono bene l’immagine, potè capire di chi si trattava.

 

- tu...tu sei…Joseph?! – esclamò stupito

 

Joseph aveva la pistola puntata contro di lui, il suo volto era serissimo e i suoi occhi azzurri, così simili a quelli di Edward, non smettevano di osservarlo.

 

- ti ripeto di allontanarti da quella porta! -

 

Edward non si mosse

 

- devo controllare una cosa! Fatti da parte! – esclamò infine

 

- cosa puoi voler vedere la dentro?! - chiese Joseph spiazzato – questa è zona vietata ai comuni militari! -

 

- ...anche tu sei come me! Allora come mai ti trovi qui?! – ribattè Edward

 

- il colonnello Shindler mi ha ordinato di ispezionare il corridoio…e di fermare chiunque non sia un militare… -

 

- ?! -

 

- perché tu…non sei un militare vero ragazzino? -

 

- …tsk…certo che no! – esclamò Edward ironico – ora vattene e lasciami fare! -

 

- non posso farlo! – disse Joseph  con la mano sempre ben tesa sulla pistola – devo eseguire un ordine preciso! –

 

- uccidere?!, sarebbe questo l’ordine?! –

 

- … -

 

I due si guardarono per alcuni attimi, senza cedere di un millimetro

 

- ascolta quello che devo controllare è.. -

 

 

 

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH! -

 

 

Un urlo echeggiò nell’aria, interrompendo le parole di Edward che rimase stupito ma allo stesso tempo preoccupato.

Aveva paura, paura di conoscere bene quelle urla, di sapere di chi si trattava.

 

- …Ed… - eslcamò con un filo di voce

 

Joseph non si mosse ne fece il minimo cenno di disagio

 

- il colonnello si è cacciato nei guai a quanto pare… - sospirò poi

 

- cosa?! -

 

- ma…io non sarò così stupido… -

 

- … -

 

- …non lascerò scappare…su figlio! -

 

- … -

 

 

 

 

 

 

 

- devo andare! -    esclamò Al dopo aver sentito l’urlo che probabilmente apparteneva al fratello

 

- sei ferito ragazzo…resta qui… - sospirò l’uomo facendo un cenno di disapprovazione

 

- non posso! Mio fratello ha bisogno di me! -

 

- e che cosa potresti mai fare in quelle condizioni?! -

 

- … -

 

- dacci ascolto…resta qui, sarai al sicuro per un po’... -

 

- …anche se non sono più utile come alchimista, senz’altro sarò utile come scudo!  - esclamò Al tremando

 

- ragazzo ma tu… -

  
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