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Autore: MedOrMad    10/06/2012    17 recensioni
Med ha 24 anni e non ne fa una giusta. Porta avanti una relazione di sesso con un soggetto di discutibile fascino, è 2 anni fuori corso ad una facoltà che non ha intenzione di terminare, è sovrappeso ed è pure stronza. O forse è solo socialmente inadeguata.
Ma più di tutto è persa: nella collana di errori che l’hanno portata a questo punto, ha dimenticato chi voleva essere.
Con Med ci sono Bet e Jules, le persone che di lei sanno tutto. Un trio improbabile, con l’eleganza oratoria di un gruppo di scaricatori di porto, che passa la metà del tempo a prendersi in giro e parlare di sesso. L’altra metà del tempo, però, si completano a vicenda.
All’apice della stronzaggine di Med, arriva lui: un po’ arrogante, impiccione e con un’ossessione - a quanto pare - per il grosso culo di lei.
Una storia di affetti, ridicoli avvenimenti, sesso e parolacce: perché a 24 anni la vita è anche quello.
E anche le ciccione, stronze e infelici fanno sesso. A volte.
Dal Testo:
“Che...che...che cosa vuol dire?” balbetto inebetita.
“Vuol dire che da oggi io e te avremo tantissimo tempo per fare l’amore in ogni stanza della casa.” mi risponde lui, facendomi l’occhiolino.
Questo mi manda ancor più fuori di testa.
“Tu sei tutto scemo! Io starò con la Amish che non si lava, non con uno la cui priorità è il proprio pisello!”
Lui mi fissa smarrito e, suppongo, anche un po' divertito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Preface TuttoTondo
L'imbarazzante piacere del TuttoTondo


L'assoluto bisogno







"Sei tu che decidi quanto tempo concedere alla tua vita. Non lasciare che gli altri scandiscano il tuo tempo. Però ricordati che al mondo non importa se tu sia raggiante o arrabbiata. Il mondo non aspetta che tu ingrani. Impara a sorridere di più e a gioire di più ogni mattina."


by

La mia bisnonna Maria



Ecco, la mia bisnonna era una di quelle vecchie matrone con gli attribuiti, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e che vedeva il lato positivo di ogni cosa. Viveva la vita secondo le proprie regole e sapeva leggere le persone come se fossero ricettari da cucina.

Durante la Seconda Guerra Mondiale si è categoricamente rifiutata di condividere il proprio tetto e cibo con i fascisti e ha preteso che le restituissero il suo amato Franceschino - suo marito, di sinistra fino al midollo osseo, che si è fatto una settimana poco piacevole dopo aver dichiarato "Viva il socialismo" in piazza al paese. Lei se l'è portato a casa e l'ha insaccato di epiteti poco carini per non aver usato il cervello, ricordandogli che l'olio di ricino era la cosa minore che gli poteva capitare.

Donna con i controcazzi, la definiremmo oggi.

Amava svegliarsi la mattina presto, col sorriso sulle labbra. L'alba per lei era il massimo della vita.

Apparentemente io da lei ho ereditato solo la costituzione fisica, però.

Io odio svegliarmi la mattina, come credo almeno il 78% della popolazione mondiale, ma soprattutto ho la tendenza a non riuscire a proferire parola per almeno mezza’ora da quando apro gli occhi. Sono anche allergica ad ogni tipo di interazione umana per i primi quarantacinque minuti della mia giornata.


Oltretutto - non lo dico con orgoglio - sono abbastanza sicura che il mio cervello non si inserisca fino a quando non introduco una sufficiente quantità di caffeina nel mio sistema.

Da quanto ho capito è una cosa ereditaria perché sia mia madre che mio fratello paiono avere lo stesso problema. Al contrario di mio padre, invece, che nell’istante in cui suona la sveglia dimostra un’insaziabile necessità di conversare; necessità che va scemando poi nell’arco della giornata, ma che parrebbe implacabile non appena riesce a accalappiare un membro della nostra famiglia.
Ma è in minoranza; di solito finisce con l'allontanarsi borbottando la sua disapprovazione e chiedendosi perché la sua famiglia è composta solo da stronzi. Suppongo che un giorno se ne farà una ragione.

Ritengo che sia da considerare illegale il fatto che si effettuino attività prima delle dieci del mattino: sfortunatamente, però, i potenti della Terra non convengono con la genialità insita in questa mia convinzione. Ragion per cui resteremo tutti assonnati e burberi fino a che io non sarò eletta regina della Terra e cambierò queste assurde usanze.

Personalmente porto ancora i segni dei risvegli traumatici di mia madre: quando avevo sette anni in genere lei, con infinita dolcezza, spalancava la porta della mia stanza starnazzando senza sosta il mio nome. Se ci penso percepisco ancora la rabbia che mi invadeva e il desiderio di prendere a calci le lenzuola pur di sfogare quell’ira implacabile dentro di me.

In questo istante, nonostante siano trascorsi oltre diciassette anni, la sensazione che si fa strada dentro di me è pericolosamente simile a quella che il buongiorno di mia madre provocava allora.

C’è un buio confortevole nella mia stanza. Quel tepore perfetto per coccolare il sonno sacro del week-end e, fino a pochi secondi fa, un silenzio tombale che proteggeva la mia fase REM.

Ma l’incanto del mio riposo è stato odiosamente frantumato dalla suoneria del mio cellulare: Halo della regina del pop, Beyoncé.

Con gli occhi ancora chiusi mi volto sul fianco, muovo il braccio in modo scoordinato fino a che la mia mano si posa sulla fonte di disturbo e, con enfatizzata fatica, lo avvicino all’orecchio.

Io faccio sempre un sacco di scene.

“Mmm?” gorgheggio con fastidio mentre cerco di prolungare di dieci secondi il mio riposo.


Regola d'oro: persevera nel tuo riposo più a lungo che puoi. Ogni istante è essenziale per la tua rigenerazione neurale.
Se la sveglia suona, spegnila e dormi finché non scatta la seconda. E poi la terza. Io di questi tempi rimando fino all'undicesima. Ma io sono una professionista, voi cominciate con due.

“Alzati, culo pesante.” una voce allegra e sicura starnazza dall’altro capo della comunicazione.

Allegro e sicuro non sono cosa buona e giusta prima delle dieci. Anche questa sarà una legge quando sarò regina.
“Bet?” domando io tenendo gli occhi serrati.
“No, sono lo spirito del Natale passato.” risponde lei ironica.
“Simpatica come un dito nel naso, come sempre-”
“Siamo raggianti stamattina! Sei in sindrome premestruale o sei così affettuosa solo con me?”.

Io sono sempre in sindrome premestruale di prima mattina, è ovvio. Credo, però, che sia convinzione comune che il sabato mattina sia pressoché sacro. Lo è per tutti, tranne che per la mia migliore amica che, inspiegabilmente, ritiene di necessitare della mia presenza in questo momento: ciò richiede che io mi porti in posizione verticale e mi diriga all’esterno dell’edificio in cui abito, apparentemente.


“Cagacazzi...” paleso la mia opinione nei suoi confronti sbadigliando, mentre cerco di farla diventare polvere con la forza del pensiero.


"Falla finita. Tanto ti saresti dovuta svegliare tra poco.”
“E perché, di grazia? È sabato mattina! Persino mia madre mi lascia in pace il sabato.”
“Perché ho assoluto bisogno della mia migliore amica!” ridacchia lei divertita.

Lei sostiene di avere assoluto bisogno di me: suppongo come io ho assoluto bisogno di bucarle le ruote della macchina.

“Definisci assoluto bisogno. Perché dal tono della tua voce percepisco che sei fastidiosamente allegra” ribatto rinunciando al sonno e strofinandomi un occhio con un pugno “ il che mi porta a differenti ipotesi e conclusioni. Nessuna delle quali sufficienti a risparmiarti un calcio nel culo quando ti vedo”.
“Tu hai decisamente bisogno di scopare.”

Una cosa da sapere riguardo la mia adorata amica è che lei è assolutamente incapace di stare immobile ma, non amando alcun tipo di attività sportiva, ritiene che il sesso sia la soluzione per un’infinità di problemi: mantiene giovani, fa bruciare le calorie, scarica lo stress e, stimolando le produzione di endorfine, combatte la depressione. Ed è piacevole, il che non guasta. Motivo per cui mi suggerisce di dedicarmi alla suddetta attività almeno un paio di volte in ogni conversazione che abbiamo. Sì, io non sono una persona particolarmente solare, o almeno non lo sono più. E credo di essere anche abbastanza misantropa. O in ogni caso buona parte delle persone che incontro mi stanno sulle palle.

O sono tutti sfigati, o io sono una persona orribile. Sospetto la seconda ipotesi, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto.

“No, quello di cui ho bisogno è dormire il sabato mattina, senza che la mia cosiddetta migliore amica mi svegli, vibrando eccitazione da tutti i pori, quando io non riesco a pensare a un solo motivo valido per essere allegri. C’è un tempo orrendo, mi scoppia la testa, ho una relazione sentimentale del cazzo e non so che cosa fare della mia vita . Quindi, a meno che tu non sia stata arrestata e/o non ti trovi in pericolo di vita e/o non sia stata fotografata da un tuo famigliare in posizioni decisamente poco consone per una che ha studiato dalle suore, ti dispiacerebbe lasciarmi in pace?!” .

Prendo fiato con un pesante sospiro una volta finito il mio piccolo sproloquio e attendo che la persona all’altro capo del telefono si offenda per i miei modi scortesi. Ma quella persona è Bet e, fortunatamente o sfortunatamente per me, in tanti anni di amicizia, ha imparato a non farsi sfiorare dai miei modi isterici.

Ovviamente la sua indifferenza mi urta orribilmente: più io mi indispettisco, più lei si distacca e mi lascia sbollire. Io con Bet non posso vincere: lei è sempre due passi avanti a me. E io, come ogni testa calda che si rispetti, cado nelle sue trappole con tutti i piedi.
Ma di questo posso solo essergliene grata: negli anni, avere accanto qualcuno così, mi ha impedito di perdere il controllo e fare a botte più di una volta. Bet non è una psicologa, ma con la mia testa ci gioca come se fossi un Nintendo 64.

“Hai finito? Senti di aver liberato a sufficienza la tua negatività per oggi?” ribatte lei tranquilla.
“Un’ ultima cosa: vai a fare in culo e dimmi che c’è!”
“Wow, ci baci tua madre con quella bocca?”
“Bet…” le sibilo nel telefono con fare minaccioso.

“Ok, troveremo il modo di stillare un po’ di positività nel tuo sangue, non ti preoccupare. Comunque, trascina le tue regali meline fuori dal letto, vestiti e converti quel broncio in un solare sorriso. Ho bisogno di fare shopping, mi serve assolutamente uno spolverino.”

Resto in silenzio a contemplare la demenziale affermazione appena sfuggita dalle labbra della mia migliore amica, e, d’improvviso, sono incredibilmente confusa. Siamo ancora a Febbraio, il che sono certa implichi una temperatura al di sotto dei 15° C. Capirei se si trattasse della nostra amica comune affetta da shopping compulsivo, Jules, ma Bet è abbastanza equilibrata quando si tratta di shopping, e in ogni caso questa sua supposta necessità non sembra essere tanto impellente da giustificare una telefonata alle nove di sabato mattina.

“Non ho più niente da mettere e la primavera è alle porte. Meglio ancora, voglio un cappottino primaverile!” canticchia lei sempre più euforica.
Io, in risposta, mi accanisco sul piumone, affondando le unghie nelle lenzuola e meditando semplicemente di attaccarle il telefono in faccia.
Le persone come me sono anche poco pazienti: una volta ero uno zuccherino che annuiva sempre, restava in attesa di tutti e aveva un livello di sopportazione piuttosto alto. Poi crescendo questi miei deliziosi pregi si sono rivoltati e si sono aggiunti alla mia splendida lista di difetti.

Ora, essenzialmente, io maltollero. Sì, tutto attaccato in un respiro solo, che rende di più l’idea. Jules dice che è una cosa passeggera. E che se non lo è, troverà il modo di curarmela. O mi prenderà a sberle finché non diventerò simpatica.

Bet non si lascia scalfire neppure dalla mia evidente voglia di concludere la conversazione.

“Ho bisogno di te perché lo shopping da sola è noioso. E perché sono stressata da questi fottuti esami.” sospira Bet determinata e mi sembra di percepire una vena di tristezza nella sua voce.  Questo particolare stride terribilmente con la solarità congenita da cui è affetta la mia migliore amica, motivo per cui concedo all’ira che ribolle dentro di me di attenuarsi lievemente.

“Di sabato mattina alle 9?”  incalzo con un po’ più di calma.
“Sì, di sabato mattina alle 9, cazzo! Mi sono svegliata alle 7 e 30 perché ormai sono abituata a svegliarmi a quell’ora e non sono più riuscita ad addormentarmi. Sono rimasta quaranta minuti a fissare il soffitto, pensando a quanto questo esame mi stia risucchiando l’anima. Dai, Med... ti prego, ti supplico, vieni con me. Ho bisogno di fare qualcosa che non sia stare piegata su un libro per qualche ora. Certo, forse il tuo pisolino è più importante di me?”.


Quando uno è una merda, è una merda. E Bet con i colpi bassi è una fuoriclasse. Non posso non amarla ancora di più per questo: è il mio Guru per la malvagità.

Ma a questo punto la voce di Bet si è fatta stranamente aggressiva: ha calato la maschera di allegria e mi sta facendo vedere che è proprio sull’orlo di una crisi.

“Med, seriamente, ho bisogno della mia migliore amica. Mi sto esaurendo.”

 Non riesco a dirle di no, nonostante la mia recente pseudo - agorafobia, non posso negare un po’ di sostegno a una delle persone più importanti della mia vita.
Il mio silenzio sembra permetterle di capire che ha vinto perché, in una frazione di secondo, il colore della sua voce torna brillante ed ogni traccia di tristezza pare svanire. Come se non fosse mai stata lì.

“Allora mi accompagni?” squittisce serena, ora nuovamente sicura di sé e piena di energia, in quella parte di se stessa che meglio padroneggia.
“Preparo il caffè, portami un cornetto alla marmellata…” gorgoglio io spingendo con forza il piumone verso il fondo del letto con le gambe e rabbrividendo per l’inaspettato sbalzo di temperatura. Cerco di spolverare le miei parole con una credibile dose di acidità per non rovinarmi la reputazione, ma fallisco miseramente.
“Sapevo che avresti ceduto..” sussurra lei vittoriosa, e non so se avesse in programma di farsi sentire o meno dalla sottoscritta.

Di nuovo, che merda!

“L’hai fatto apposta, vero?”.
“Fatto cosa, tesoro?” risponde lei.

La posso quasi immaginare, sorriso smagliante, una ciocca di capelli biondi e setosi che le rigira sull’indice della mano sinistra e occhioni blu grandi e sgranati, mentre sbatte le ciglia con innocenza. Che maledetta doppiogiochista.

Bet mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa e mi si rigira come un calzino. Potrebbe disegnare a occhi chiusi la mappa della mia anima, le mie passioni e i miei punti deboli. E, per quanto la consapevolezza di sentirsi così interiormente nuda di fronte a qualcuno possa talvolta rivelarsi frustrante ed imbarazzante, oltre a concederle un evidente vantaggio su di me, non cambierei questa condizione per nulla al mondo: lei è la rappresentazione fisica della parte razionale di me.

“Sarò lì tra dieci minuti. Fatti gnocca che magari ti troviamo un compagno migliore di quel perdente che ti porti a letto in questi giorni!”.

Riattacca il telefono senza darmi la possibilità di controbattere.

Sconfitta ripongo il cellulare sul comodino, sbadiglio e alzo entrambe le braccia sopra la testa, allacciando le mani e tirando i muscoli, nella speranza di strizzarci fuori un po’ di quell’energia che mi sarà necessaria per correre da un negozio all’altro. Non serve a nulla. Mi sento ancora più stanca di prima.
Mi lascio cadere all’indietro, sprofondando nel buco tra i due cuscini del mio nuovo matrimoniale e lascio scorrere gli occhi sul soffitto. Il mio sguardo si posa su una crepa nell’angolo. La fisso per qualche secondo, cercando di assorbire la forza che immagino vi sia nascosta dietro: come una fonte segreta di energia. Ma anche in questa improbabile impresa faccio cilecca.
Sorrido arrendevole e comando ai miei muscoli di contrarsi e portare il mio corpo in posizione verticale.
Appoggio i piedi a terra e sento il freddo del pavimento sfiorarmi la pelle. E questo, stranamente, mi offre un po’ di sollievo. Adoro camminare per casa a piedi nudi. Quando lo faccio avverto un inebriante senso di libertà e controllo sulle mie azioni. Il mio umore sta migliorando. Con uno sforzo sovrumano mi sollevo dal letto e mi dirigo verso il bagno. È l’inizio di un’altra meravigliosa giornata.

Mi viene da vomitare!



AN: Ciao a tutti e grazie per avere dedicato un po' di tempo a questa storia. Se vi suona in qualche modo familiare un perchè c'è:  questo racconto è nato da davvero parecchio tempo e, quasi due anni fa, avevo deciso di pubblicarla su EFP nel suo "formato" e "stile" d'origine, senza mettervi mano.
Però, proprio per questo motivo, era rimasta una storia incompiuta.
Dopo lunga riflessione, non essendo soddisfatta dello stile espositivo, di certe "falle" della narrazione e dei personaggi, ho deciso di cancellarla dal sito e revisionarla, adattandola alla me di oggi, al mio stile odierno, per cercare di renderle giustizia e di restare fedele al mio progetto. Non averla terminata mi è sempre dispiaciuto parecchio.

Ecco spiegato il motivo per cui, a qualcuno potrebbe essere parso di averla già letta: era originariamente intitolata "My way".

Io tengo molto a questi miei personaggi e alla vicenda di Med ed è per questo che mi è sembrato giusto cercare il modo di sentirla nuovamente "mia": spero avrete voglia di scoprire come si concluderà questo viaggio.

Spero, soprattutto, che vi farete qualche risata con i personaggi e le bizzarre vicende di questa storia e che, magari, ritrovarete qualche cosa di voi, sparsa qua e là.

Grazie ancora per avere letto e se avete domande o commenti, sono tutti ben accetti!
   
 
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