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Autore: Kary91    10/06/2012    12 recensioni
[Spin off di History Repeating] [Oliver/Mase]
E poi la sua voce venne smorzata da un movimento brusco dell’amico, il braccio scivolò via dalle sue spalle e le sue labbra si sorpresero a sfiorare quelle del ragazzo seduto di fianco a lui: Oliver lo stava baciando. Per un attimo, avvertì il violento impulso di scattare all’indietro, ma quando cercò di ritrarsi, scoprì di non esserne in grado: si lasciò baciare invece. L’iniziale repulsione che aveva provato venne quasi subito sostituita da un impellente bisogno di ridere, ridere e esultare al tempo stesso: lo sapeva, lo sapeva, cazzo.
L’aveva sempre saputo.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa essenziale: Oliver Gilbert e Mason Lockwood sono due miei personaggi che ho prelevato per l’occasione dalla loro storia, History Repeating – The Next Generation of The Vampire Diaries. Anche se lì – almeno momentaneamente :3 – parrebbero etero.

La mia primissima slash, quindi imploro perdono se questa cosa qui possa sembrarvi una roba priva di senso - probabilmente lo è, anche perché non sono riuscita a rileggerla con attenzione, perché mi distraevo e quindi potrebbero esserci strafalcioni.

Dedicata a tutte le donne belle che li shippano <3

Né giusto, né sbagliato.

 

“Mase e Oliver, dovrete dividervi il letto questa sera .” esclamò spiccio Tyler, infilando la testa in camera del figlio minore.

Mason si limitò a dare una scrollata di spalle, lo sguardo ancora concentrato sul suo libro.

 “Perché?” domandò invece Oliver, sollevando lo sguardo dal suo album da disegno; Mason esibì un sorrisetto nella sua direzione. Tyler gli rispose dal corridoio.

“I miei cognati vengono a vedere la partita con noi domani mattina e per sta sera occupano la stanza degli ospiti. Tuo fratello ha il sacco a pelo e dorme in camera di Caroline, tu dormi con Mase.

Mase lasciò perdere il suo libro e si sistemò di fianco all’amico, rivolgendogli un sorrisetto innocente.

“Qualche problema, Ol?” domandò; Oliver riprese a disegnare e diede una scrollata di spalle.

“No, nessun problema.” dichiarò tranquillamente, concentrando lo sguardo sul foglio; Mase inarcò un sopracciglio con aria divertita. Gli diede un colpetto col piede e tornò a stendersi sul letto.

 “So a cosa stai pensando.” commentò a quel punto, socchiudendo pigramente gli occhi. “Ti sarà difficile resistermi, stanotte.”

Oliver raccolse la prima cosa a caso che trovò sul letto, un evidenziatore, e la lanciò all’amico; non aveva nemmeno distolto lo sguardo dall’album, perciò lo mancò di parecchio.

“Cretino.” ribattè, incrociando le gambe sul copriletto e continuando a disegnare. Proseguì tranquillo per un’altra manciata di minuti. L’amico sistemò la schiena contro il muro e attirò le ginocchia a sé, appoggiandosi sopra gli avambracci. Il suo sguardo analizzò attento l’espressione dell’amico, una punta di malizia incuneata fra le iridi grigie.

 “La smetti di fissarmi?” domandò a quel punto Oliver, sollevando gli occhi dall’album da disegno. Mase scosse appena il capo e gli sorrise con fare sornione. Ridacchiò, quando l’amico tornò al suo disegno, lievemente rosso in viso. Diede una scrollata di spalle e si sistemò sul letto di fianco a lui, appoggiando il gomito al cuscino: Oliver continuò ad ignorarlo, focalizzando la sua attenzione sull’immagine che stava tratteggiando. Il giovane Lockwood rimase in silenzio per un po’, guardandolo disegnare. La mano dell’amico si muoveva rapida sul foglio, i lineamenti pacati e distesi, come al solito. A un certo punto, Mase ghignò; richiamò l’ attenzione di Oliver, dandogli una leggera gomitata.

“Ti voglio bene, Ol.” dichiarò a quel punto, appoggiando la mano sul foglio, in maniera che l’amico fosse costretto a guardarlo. Oliver sbuffò,cercando di ignorare il suo sguardo, ma alla fine si arrese; per un attimo, i suoi occhi si staccarono dall’album e incrociarono quelli di Mase. Il ghigno dell’amico si estese, mentre il giovane Gilbert si irrigidiva al suo fianco, arrossendo violentemente. Ti prego, smettila, formulò mentalmente, maledicendo in silenzio il rossore sulle sue guance.

“Sei uno stronzo.” sbottò invece poi, schiaffandogli via la mano dal foglio. Mason rise. Scosse il capo con aria divertita, prima di cingergli le spalle con il braccio, rilassandosi contro lo schienale del letto.

Ma dai!” commentò, arruffandogli scherzosamente i capelli. Oliver non si mosse di un millimetro, seppur scocciato dalle sue provocazioni. Mase aveva un talento innato in quello. Aveva occhio per i dettagli; sapeva scovare le piccole cose che erano in grado di infastidire, di mettere in imbarazzo la gente e le esasperava all’inverosimile, in maniera da far uscire chiunque dai gangheri. Si divertiva; probabilmente, la faceva anche perché il tempo che non trascorreva a schernire le persone lo passava a venire a sua volta preso in giro. Mettere in imbarazzo Oliver lo divertiva il doppio, perché sapeva che l’amico non si sarebbe mai arrabbiato sul serio, con lui; semplicemente non ne era in grado.

Mase gli si fece più vicino, il braccio ancora stretto attorno alle sue spalle. Il suo respiro lo sfiorava appena, ma il sorriso malizioso era calibrato a suscitare il suo nervosismo. Avvicinò le labbra di poco al suo orecchio e nonostante la distanza tra i due fosse ancora marcata, Oliver si sentì avvampare.

“Che c’è che non va?” aggiunse in quel momento il ragazzo, sorridendo all’espressione tesa dell’amico: Oliver aveva le guance in fiamme, forse per rabbia, forse per imbarazzo. “Sei il mio migliore amico, è normale che ti dica che ti voglio be…

E poi la sua voce venne smorzata da un movimento brusco dell’amico, il braccio scivolò via dalle sue spalle e le sue labbra si sorpresero a sfiorare quelle del ragazzo seduto di fianco a lui: Oliver lo stava baciando. Per un attimo, avvertì il violento impulso di scattare all’indietro, ma quando cercò di ritrarsi, scoprì di non esserne in grado: si lasciò baciare invece. L’iniziale repulsione che aveva provato venne quasi subito sostituita da un impellente bisogno di ridere, ridere e esultare al tempo stesso: lo sapeva, lo sapeva, cazzo.

L’aveva sempre saputo.

Si separarono subito; Mason si tirò indietro, analizzando l’amico con espressione incredula.

“Oh, cristo.” commentò a quel punto scuotendo il capo, mentre Oliver si allontanava bruscamente da lui; scagliò a terra il blocco da disegno che ancora teneva sulle ginocchia, rosso di vergogna. Gli diede le spalle e imprecò a denti stretti, socchiudendo gli occhi, l’intero corpo in subbuglio. Cercò di normalizzare il suoi respiro, di forzare il ritmo irregolare che aveva preso a scandire i suoi battiti. “L’hai fatto sul serio!” commentò stupidamente Mason, sfiorandosi le labbra con le dita. Poi, si mise a ridere.

Rise a lungo, lasciandosi ricadere sul letto, le mani appoggiate al torace a cercare di placare il modo incontenibile in cui rideva. Oliver gli dava le spalle, una mano appoggiata sul viso, come a voler nascondere il rossore sulle sue guance, la mente completamente fuori uso. I suoi sensi continuavano a percorrere il sapore appena accennato delle labbra di Mason sulle sue, il modo in cui il suo petto si sollevava e si abbassava in fretta a contatto con la sua mano, la sensazione di vertigini provata alla bocca dello stomaco: ma la sua risata gli fece venire mal di testa.

“Che cazzo hai da ridere?” sbottò infine con rabbia, non riuscendo a trattenersi. Mase continuò a ridere, e Oliver sbuffò sonoramente, rannicchiandosi a bordo del letto, le ginocchia strette al petto. Non riuscì a recuperare un colorito normale; le sue guance avvamparono ulteriormente, quando avvertì i movimenti di Mason farsi più vicini.

“Lo sapevo.” dichiarò asciutto il ragazzo, scendendo dal letto con un balzo, e stagliandosi di fronte a lui a braccia conserte, un sorrisetto presuntuoso a increspare le sue labbra. “Lo sapevo che sei pazzo di me.”

Vaffanculo.” ribattè secco Oliver, sforzandosi di ignorare il suo sguardo. Gli parve quasi che si fossero invertiti i ruoli. Mason lo punzecchiava con disinvoltura, per nulla turbato, mentre lui eludeva il suo sguardo, rosso in viso, avvertendo solo la voglia di chiudersi a riccio, di rispondere a insulti – di sparire - .

Mason appoggiò la schiena al muro, continuando a ridere. Poi, all’improvviso, smise. Per un attimo Oliver si sentì e meglio, ma tornò a innervosirsi nel momento in cui l’amico prese ad avvicinarsi nuovamente. Mason recuperò l’album da disegno da terra e ne sistemò le pagine spiegazzate, prima di appoggiarlo sul comodino. Tornò a fissare Oliver e un sorrisetto malizioso gli arricciò gli angoli delle labbra.

“Ne vuoi ancora?” domandò a quel punto, prendendo posto vicino a Oliver.

“No.” L’amico scosse il capo, chinando lo sguardo verso il basso. Mason inarcò un sopracciglio e si avvicinò ulteriormente a lui.

“Sei sicuro?” chiese, avvicinando di poco le labbra al suo orecchio. Oliver si sentì scivolare nel panico; lo spinse via con un braccio, ma Mase placcò il movimento, afferrandolo per il polso.

“Per favore, lascia stare.” lo implorò a quel punto Oliver, prima di tacere, paralizzato, per via dell’improvviso scatto in avanti di Mason. Non si oppose, quando si sentì spingere contro il suo petto, né quando le labbra dell’amico si appoggiarono alle sue una seconda volta. Ignorò le risate di scherno che gli aveva riversato contro qualche minuto prima e il brillio divertito, di curiosità ancora presente tra i suoi occhi. Ignorò il nervosismo, il fiato corto, e ricambiò con convinzione quel bacio, una mano appoggiata alla sua maglietta, la fronte premuta contro la sua. Mason si allontanò appena per un istante, ridendogli contro.  Estinse quel ghigno in fretta, per lasciarsi baciare ancora, le mani di Oliver a fare pressione sul suo corpo, spingendolo contro il letto.  

Si accorse che averlo su di lui gli piaceva; saperlo un tipo così calmo e pacato, così paziente generalmente, rendeva ancora più incredibile –assurdo e incredibile - ai suoi occhi quello che stava succedendo in quel momento. Oliver non se la prese con comoda; continuò a baciarlo con foga, le mani che scorrevano in fretta lungo il suo torace, le ginocchia a cingergli le cosce. Le labbra dell’amico passarono in rassegna il suo mento, il collo, e poi scivolarono in basso, fino a raggiungere il petto; il suo corpo lo marcava più stretto ad ogni bacio, ad ogni carezza. Mase avvertì l’eccitazione crescere, man mano che i suoi movimenti si facevano più disinvolti, ricambiando quelli di Oliver. Il panico si mescolò all’adrenalina nel momento in cui le labbra dell’amico scesero ad accarezzargli quasi con tenerezza il torace, scivolando sull’addome e poi, lentamente, più in basso. Gli sfuggì un sospiro, e la voglia di ridere venne meno, smorzata da un improvviso momento di esitazione. Si scostò da lui, lo sguardo a squadrare quasi con stupore le mani dell’amico, ancora appoggiate sul suo corpo.

“Cazzo.” mormorò infine, e scostandosi appena da Oliver. Si sollevò sui gomiti, osservandolo tirarsi lentamente indietro.  L’amico si allontanò bruscamente da lui, l’imbarazzo nuovamente a colorare il suo volto. Il cuore continuava a martellargli in petto, quasi al punto di fargli male. Il silenzio che si arrampicò fra di loro in quel momento lo turbò più di quanto non avessero fatto le risate continue dell’amico. Mason appoggiò la schiena contro la testiera del letto e si passò una mano fra i capelli, riavviandoseli, senza aggiungere nulla.

“Dì qualcosa.” mormorò infine Oliver, non riuscendo più a sostenere quella situazione. Sollevò appena lo sguardo, pur evitando di incrociare quello dell’amico, e lo osservò appoggiarsi gli avambracci sulle ginocchia; aveva il capo appoggiato al muro e un’espressione assorta, ma per nulla turbata: era bello, dannazione. E in maniera sfrontata, per lo più. C’erano state volte in cui gli era bastato guardarlo, per sentirsi montare la rabbia dentro. Provava rabbia, perché non gli piaceva per niente sentirsi così; perché non avrebbe voluto sentirsi così. Era sbagliato il modo in cui il suo sguardo indugiava troppo a lungo a fissarlo, con la scusa di volerlo ritrarre. Era sbagliato il modo in cui arrossiva alle provocazioni di Mase, il desiderare che non fosse tutto solo un gioco. Il piacere che traeva dal loro continuo azzuffarsi, quando le mani dell’amico lo trattenevano disinvolte, e il suo cuore minacciava di cedere.

Era sbagliato.

O forse no?

L’interrogativo rincorse per un istante i suoi pensieri, mentre il silenzio tornava ad alimentare il suo disagio; Mason sembrò accorgersene, perché tornò a sorridergli sghembo, allungando pigramente le gambe sul letto.

 “Bacio bene, eh?” commentò infine, dandogli un calcetto sulla coscia. Oliver gli spinse via il piede con un gesto brusco della mano e si sollevò in piedi, inspirando con forza; infine scosse il capo, non riuscendo a trattenere un sorriso.

“Idiota...” ribattè in quel momento a bassa voce, affacciandosi alla finestra. La pioggia di quel pomeriggio rigava ancora i vetri, ma il cielo aveva incominciato a schiarirsi. Estese il suo sorriso,rasserenandosi a sua volta, proprio come il cielo; improvvisamente avvertì il bisogno di disegnare. Era sempre stato difficile, per Oliver, restare turbato troppo a lungo; non aveva senso non sorridere, quando c’era tanta bellezza nel mondo. *

“Meglio se per questa sera torno a casa a dormire.” ammise infine, voltandosi nuovamente verso Mase. Il ragazzo si era girato su un fianco e lo stava osservando in silenzio, la guancia appoggiata all’avambraccio.

“Sicuro?” commentò in risposta, accennando all’ennesimo sorriso sghembo. “Non mi sembrava la pensassi così fino a dieci minuti fa.” aggiunse, prima di rannicchiarsi, per sfuggire a qualcosa che gli era stata appena lanciata contro. Oliver recuperò tutte le penne che riuscì a raccattare dalla scrivania e le lanciò addosso all’amico una alla volta. Mason ne recuperò un paio e ricambiò il colpo, riparandosi il volto con il braccio libero. Ridacchiarono entrambi, passando rapidamente dalle penne a qualsiasi altro oggetto che capitasse loro sotto mano.

“Non osare toccare la mia libreria!” esclamò a un certo punto Mason, quando l’amico sfiorò con le dita il dorso di uno dei suoi volumi. Oliver sorrise con fare innocente, tirando fuori il libro dallo scaffale.

“Brutto stronzo.” Sbottò a quel punto l’amico, attraversando di fretta il letto, per raggiungere il comodino. “Adesso ti sistemo io.” Aggiunse deciso, recuperando l’album da disegno del ragazzo: Oliver mollò subito la presa.

“L’ho rimesso a posto!” gli fece notare, mentre l’amico raggiungeva la finestra con il blocco in mano. Ridacchiando, Mase aprì le persiane. Fece oscillare l’album nel vuoto, mentre con la mano libera tentava di allontanare Oliver, che cercava di riappropriarsi dell’oggetto. Il proprietario dell’album da disegno recuperò uno dei libri di scuola di Mase e colpì con forza il ragazzo sulla schiena. Mase imprecò a denti stretti, prima di allontanarsi dalla finestra.

“Va bene.” esclamò infine in tono di voce asciutto, gettando malamente il blocco di fogli sul letto. “Adesso le prendi.” dichiarò infine, placcando l’amico al muro e sfilandogli con facilità il libro di mano. Oliver cercò di liberarsi, ma alla fine ci rinunciò. Una mano del ragazzo gli schiacciava il petto, tenendolo fermo, e il sorrisetto presuntuoso che Mase serbava a chiunque, in quel momento increspava le sue labbra apposta per lui. Si ritrovò a ripensare ai baci che si erano scambiati poco prima. Osservò la mano di Mase sul suo petto e immaginò che scendesse piano verso il basso, accarezzandolo. Finse che non lo stesse placcando alla parete per prenderlo a calci, meditando vendetta, ma per baciarlo un’altra volta. E poi di nuovo, al suono di quei pensieri, sì accorse di sentirsi in trappola.

“Non è giusto.” mormorò a quel punto, forse a Mason, forse a stesso. L’amico gli rivolse un’occhiata perplessa, prima di premere con più forza la mano contro il suo petto, mentre quella libera frugava la scrivania, per recuperare il primo oggetto che gli capitasse sotto mano: agguantò la felpa che aveva appoggiato sulla sedia.

“Non è nemmeno sbagliato.” commentò a quel punto con un ghigno, colpendolo in testa con l’indumento. Oliver ridacchiò, approfittando del movimento per liberarsi dalla sua presa. Mase riuscì a placcarlo di nuovo e, questa volta, lo spinse più forte contro il muro, facendo aderire il proprio corpo contro il suo. Le loro fronti si sfiorarono e il respiro di Oliver si fece irregolare ancora una volta, mentre le labbra dell’amico si avvicinavano alle sue. Mase esibì un sorrisetto malandrino e si scostò rapido da lui, per poterlo guardare negli occhi.

“Mi vuoi?” sussurrò a quel punto, guardandolo negli occhi. Oliver si sentì avvampare; per un attimo fu quasi convinto che stesse tremando.

Forse…” si sorprese ad ammettere infine, pur distogliendo lo sguardo da lui. Sorrise: aveva creduto a lungo che ciò che provava non fosse giusto, ma in fondo, Mason aveva ragione: non era nemmeno sbagliato.…Forse questa domanda la dovresti fare a Caroline Forbes, più che a me.”

Il sorriso passò dalle labbra di Mason a quelle di Oliver; il rossore sulle guance cambiò proprietario.

E la guerra di oggetti riprese.

Nota dell’autrice.

 

*quello che pensa Oliver qui riprende uno dei passaggi più famosi del film  ‘American Beauty’. Ho sempre trovato azzeccatissimo il discorso che viene fatto sulla bellezza per Oliver, il suo essere artista e il rapporto che ha con il concetto di ‘bellezza’ <3

 

**Il titolo della shot è tratto da un libro molto bello che si chiama appunto “Né giusto, né sbagliato” ed è una biografia sull’autismo.

Ok, ve l’avevo promessa, ho rotto tanto, e quindi alla fine ho voluto scriverla. Una Masiver <3 Dovevo dire delle cose e adesso non me le ricordo più! Oliver fa tanto il sostenuto, ma alla fine abbiamo scoperto che se lo fa, è proprio perché sotto sotto è proprio lui quello che pare innamorato *-* Mase è il solito stronzone che si diverte a provocarlo, anche se poi l’epic win finale di Oliver lo frega v_v Ho tenuto volontariamente fuori il suo punto di vista, perché volevo lasciare un punto di domanda su quello che prova lui e lasciare intendere chiaramente, invece, quello che prova Ol. Che tra l’altro penso, a breve, intaserò face book di faccine tipo così: ^\\\\\\^ .

Via con i pomodori la guerra di oggetti! Insomma, ci ho provato ... Spero che la prossima andrà meglio!

Un abbraccio!

Laura

   
 
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