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Autore: OttoNoveTre    13/06/2012    17 recensioni
- Signorina March, ora che siamo visivamente e acusticamente isolati posso comunicarle che lo S.H.I.E.L.D. ha scelto il diner Apollo come nuova sede operativa temporanea. – mentre parlava aveva estratto una specie di penna che emanava la stessa luce azzurra della ventosa e la stava passando sopra e sotto i sedili di pelle, sui tavoli e sulla mensola della cucina.
- Sede operativa temporanea?
- Il luogo è sufficientemente centrale, ma l’ingresso è situato in una via minore; – l’agente Carter stava prendendo in mano
uno a uno i muffin da un vassoio e li passava con la penna. – inoltre, fino a oggi né questo luogo né altri nel raggio di 5 km sono mai stati interessati da attività pro o contro la nostra agenzia, senza contare che il capitano Rogers ha parlato con una certa ammirazione dei suoi pancake allo sciroppo d’acero.

Anche i Vedicatori hanno bisogno di una pausa ristoratrice.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Diner Apollo' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Colazione di lavoro


 
 
- Mi scusi, cosa sta attaccando?
L’uomo bassetto e tarchiato, in completo nero, non fece nemmeno segno di averla vista e finì di incollare un adesivo sul vetro della porta. Lo lisciò qualche volta con le mani e stette a contemplare il risultato.
- Ma che le prende? Non vogliamo pubblicità qui, e il posto non è nemmeno mio. Se il principal…
L’uomo la guardò con un sorriso rassicurante e, con tutta la calma del mondo, tirò fuori un badge identificativo. Jo lo guardò più da vicino e riuscì a leggere il nome e un numero di matricola.
- Signorina Josephine March, sono Jimmy Carter, sì esatto come il presidente e no, non sono imparentato e i miei genitori non hanno fatto apposta. Lavoro per la rivista “Colazioni Americane” e il suo locale è stato appena inserito nella guida ai diner storici d’America, come dimostra l’adesivo che vi abbiamo conferito.
Jo guardò meglio il tondino appiccicato sulla porta a vetri e vide che raffigurava una faccina sorridente, con gli occhi fatti da due uova all’occhio di bue e la bocca da una striscia di pancetta. Tutto attorno, sul bordo, si leggeva “American Breakfast”.
- Se mi fa entrare, ho qui con me anche la targa commemorativa da interno. – l’agente le mostrò un pacchetto delle dimensioni di un quaderno, avvolto in carta da pacchi marroncina.
Jo gli fece cenno di seguirla e lo precedette all’interno del locale. Una volta che furono dentro, l’agente Carter girò il cartello d’ingresso sulla scritta “chiuso”, strappò la carta da pacchi e appoggiò al vetro una ventosa che emanava luce azzurrina: dalla ventosa scaturì un’onda che increspò le vetrate e si propagò per tutto il locale.
- Signorina March, ora che siamo visivamente e acusticamente isolati posso comunicarle che lo S.H.I.E.L.D. ha scelto il diner Apollo come nuova sede operativa temporanea. – mentre parlava aveva estratto una specie di penna che emanava la stessa luce azzurra della ventosa e la stava passando sopra e sotto i sedili di pelle, sui tavoli e sulla mensola della cucina.
- Sede operativa temporanea?
- Il luogo è sufficientemente centrale, ma l’ingresso è situato in una via minore e non molto in vista; – l’agente Carter stava prendendo in mano uno a uno i muffin da un vassoio e li passava con la penna. – inoltre, fino a oggi né questo luogo né altri nel raggio di 5 km sono mai stati interessati da attività pro o contro la nostra agenzia; – smise di passare i muffin e la guardò da dietro le lenti scure. – Senza contare che il capitano Rogers ha parlato con una certa ammirazione dei suoi pancake allo sciroppo d’acero.
Mentre Jo era rimasta con la bocca spalancata e gli occhi grossi come palline, Carter prese dalla tasca interna della giacca una radiolina: - Ambiente pulito, potete entrare.
Arrivarono nel locale altri due agenti in completo. Quello entrato per ultimo venne verso di loro con due sacchetti della spesa che portavano il logo dello S.H.I.E.L.D.
- Prego.
- Ma che…
- Non è saggio far aspettare un dio norreno quando ha fame, e anche gli altri non scherzano. Da questo momento signorina, anzi, agente March, la nomino cuoca ufficiale della squadra Vendicatori. Mi permetta di farle da assistente.
Con l’aplomb inglese con cui aveva svolto le operazioni fino a quel momento, Carter si tolse la giacca del completo e la appese sull’attaccapanni dei cuochi, tirò fuori da uno dei due sacchetti un grembiule bianco e lo aggiustò sopra camicia e pantaloni.
I due agenti rimasti si misero a destra e a sinistra della porta, radio in mano, pronti a ricevere nuovi ordini.
- Se vuole farmi una cortesia avrei bisogno di alcuni utensili, agente March.
Jo era talmente ipnotizzata dalle quattro confezioni di uova che Carter stava tirando fuori dai sacchetti, che quello dovette schiarirsi la voce e ripetere la richiesta.
- Utensili? Gli utensili, certo! Che… che cosa le serve?
- Una frusta e una ciotola. Barbara sostiene che non me la cavo male con le uova benedict, se posso permettermi un autoincensamento. Del resto Ennio Morricone direbbe che sono solo consapevole dei miei pregi. Conosce Morricone? Io adoro i suoi western.
Parlava, sgusciava le uova, accendeva i fornelli, metteva a bollire l’acqua… Jo in quel momento capì come la perfetta efficienza di un agente segreto e il suo procedere senza tentennamenti servissero anche non dare tempo al nemico di pensare. Soprattutto quando l’agente segreto in questione stava preparando uova benedict nel suo diner, con un grembiule che recitava “cook me, eat me, bite me gently”. Carter si accorse delle occhiate.
- Le piace? È sempre un’idea della mia Barbie, beata ragazza. La mattina le piace vedermi preparare la colazione con questo. A volte solo con questo. – si voltò e le fece l’occhiolino. In quel momento, Jo decise che non poteva rimanere a bocca aperta tutta la mattina; scoppiò a ridere, prese a sua volta una ciotola e si mise a preparare i pancake.
Mentre colava l’impasto a tondi regolari sulla piastra, la campanella d’ingresso trillò e Jo vide con la coda dell’occhio i due agenti di guardia alla porta che facevano largo a un gruppetto di persone. Jo si avvicinò al bordo del bancone e sbirciò nella fessura del divisorio: vide qualche camicia bianca e qualche canottiera nera, più alcuni frammenti di discorsi.
- Josephine March!
Dallo spavento Jo sbatté la testa sul divisorio, e per il contraccolpo si accasciò a terra, con le braccia a coprire il bernoccolo. La voce arrivata da sopra la sua testa apparteneva all’uomo col pizzetto più famoso d’America. L’uomo e anche il pizzetto.
- Signor…Stark?
- Cara signorina, devo dire che me la aspettavo più vintage, sa? Non ha nemmeno i capelli cotonati. E, non me lo dica, scommetto che suo cocktail preferito è il no sex before marriage on the beach.
Tony Stark aveva appoggiato i gomiti sul bancone divisorio e stava sbocconcellando uno dei muffin dichiarati “puliti” da Carter e dalla sua pennina azzurra. Jo si tirò di nuovo in piedi e mise un po’ di ghiaccio in un bicchiere, per sgonfiare la botta. Stark seguiva i suoi movimenti tra un morso e l’altro.
- E ditemi, signorina March, come stanno Meg, Beth e Amy?
- Carina questa, non me l’avevano mai fatta.
- Ma non mi sono ancora complimentato per la notizia! Che ragazza coraggiosa, a non temere che l'ibernazione abbia compromesso...
- Tony, saremmo tutti felici di averti a tavola con noi, se non ti dispiace.
Alle spalle di Stark era comparso Steve, che aveva una faccia amichevole ma la mano stretta piuttosto vigorosamente sulla spalla dell’altro. Stark ingoiò l’ultimo pezzo del dolce e gli cinse le spalle con un braccio.
- Oh capitano mio capitano! Non essere nervoso per la mia vicinanza alla signorina March, essa mantiene alto il suo onore e quello dell’America.
Steve le lanciò un sorriso di scuse, lei formò con le labbra le parole “poi mi spieghi” e tornò a occuparsi dei pancake.
Alle sue spalle, l’agente Carter aveva finito di comporre le sue famose uova benedict e si avviò verso la sala con i piatti in equilibrio sulle braccia. Jo svuotò tutto il contenuto dei sacchetti sul bancone centrale della cucina, decise per una coscia di prosciutto affumicato e cominciò a tagliarlo in fette. Ad un tratto le parve che un'ombra imponente la sovrastasse.
- Dunque lei abita qui, è stupefacente.
Jo smise di affettare e guardò il tizio biondissimo e gigantesco che era comparso al di là del bancone.
- Ci lavoro, più che altro… - Thor? Signor Thor? Eccellentissimo? Come si chiama un dio? Lui intanto non si curava di essere o meno salutato appropriatamente da una mortale e guardava il prosciutto come fosse la cosa più preziosa del mondo.
- Josephine di Marte, Andhrìmnir di Midgard, le tue vivande sono degne di Asgard.
- Ah, grazie.
- E come chiamate questa specie di cinghiale Sæhrímnir midgardiano?
- Cosa, il prosciutto?
- Prosciutto! E allora che il prosciutto sia abbondante sul piatto di Thor! – e accompagnò l’affermazione con una sonora pacca sul banco. I pancake si girarono loro sponte sulla piastra.
- Certo, abbondante. – biascicò Jo, con la voce appena più alta dello sfrigolio della pastella.
Il dio norreno si allontanò a grandi falcate proprio nel momento in cui l’agente Carter rientrò nella cucina. Jo lo afferrò per il grembiule e lo trascinò verso il retro.
- Ok, cosa diavolo è un andrimmir?
- Andhrìmnir è il cuoco di Asgard, che ogni giorno arrostisce il cinghiale Sæhrímnir per sfamare gli dei. Un grande complimento, se posso permettermi, agente March.
- Basta che non mi mandi a fargli uno stufato di idra.
- Allora stia attenta se lo sente pronunciare la parola Miðgarðsormr, il grande serpente che cinge la Terra.
- Carter! Le sembra che il mio problema sia farmi una cultura sulle bestie mitologiche di Asgard?
- Il suo problema, credo, è affettare il prosciutto per Thor.
Jo lasciò andare il grembiule dell’agente e sospirò.
- Lei perde mai la calma?
- Solo quando vedo mia suocera.
- Scusate…
Al bancone si era presentato un altro postulante, questa volta Clint Barton, Occhio di Falco.
- Mi dica.
- Ho visto che c’è un bersaglio da freccette ma non ci sono le freccette, le devo chiedere a lei?
- Dovrei averle nel retro, aspetti un attimo.
Jo andò nella stanza del personale e trovò la scatola delle freccette dentro l’armadio, quello dove mettevano divise sporche e detersivi. La spolverò con una manata e tornò da Barton. Lui sorrise soddisfatto; prese una delle freccette e la soppesò con due dita, poi si girò di scatto e la freccetta si conficcò sul bordo del bersaglio. Jo rimase quasi delusa, fino a che Barton prese le altre freccette e le tirò nel sughero a una velocità fulminea.
Alla fine venne fuori il disegno di uno smile. Barton sorrise compiaciuto e andò a recuperare le freccette, per poi cominciare da capo coi lanci.
 
- Signorina March.
- Signor Stark.
- Lei è una cuoca eccellente. Deve assolutamente darmi le sue ricette, anzi, le deve insegnare a Pepper, così può prepararmele la mattina dopo la doccia. Perché sa, alcune coppie di fidanzati fanno la doccia assieme, in questi tempi moderni. Ma non lo dica a Steve.
- Mi tolga una curiosità, signor Stark.
- Tutto quello che desidera, cara Julia Child.
- Non pensa che il suo interessamento alla vita sentimentale mia e del capitano Rogers possa nascondere una qualche sorta di gelosia?
Tony Stark rubò dal piatto che Jo stava riempiendo una fetta di bacon, la puntò verso la ragazza con sguardo ammirato e tornò verso il tavolo.
 
 Mentre Jo si stava occupando della pancetta in padella, le si posò sul braccio una mosca. La scacciò via con il palmo della mano, ma quella fece uno svolazzo e tornò di nuovo vicino alla sua faccia. Provò a schiacciarla con la paletta di silicone, e di nuovo la mosca riprese a ronzarle nelle orecchie.
- Via, sciò!
Sentì un sibilo, e contemporaneamente qualcosa di affilato le sfiorò la guancia. Un attimo dopo la mosca era infilzata alla parete da una freccetta.
Occhio di Falco lasciò cadere il braccio con cui aveva tirato e tornò a guardare il tabellone di sughero.
- Prego.
Jo fissò la freccia oscillante e si sfregò la guancia, stupita di trovarla illesa.
- Potevi uccidermi!
- Solo se avessi voluto.
Jo rimase con la paletta alzata e la bocca aperta, incapace di trovare una replica. Lo spintone che la spostò dai fornelli la riscosse: l’agente Carter aveva tolto la pancetta dal fuoco e la stava disponendo con amore su un vassoio.
- Faccia attenzione, è un attimo rovinare questo capolavoro di gusto.
- Che cos…?
- Ecco, tolte appena in tempo. Mi raccomando, non deve perdere la concentrazione in questo modo.
- Ma cosa sono qui, la figlia della serva? Non è che perché vengono qui quattro tizi coi superpoteri io…
- A-ehm.
Appoggiato al bancone, stava Bruce Banner.
- Quando io ho quella faccia, di solito dopo cinque minuti non esiste più nulla di intero nel raggio di chilometri. Tutto bene?
Jo mollò il bavero dell'agente Carter e tornò alla sua postazione. - Più o meno. Sa, è la prima volta che mi capita di dar da mangiare a un dio nordico. - Anche a un tizio che quando si arrabbia diventa grosso, verde e cattivo, in effetti.
- Scusi se la importuno, ma a tavola abbiamo solo latte e caffè, quindi mi chiedevo se potesse farmi un tè freddo al volo. E la ringrazio in anticipo perché non farà battute sul fatto che preferirà darmelo deteinato.
Jo ridacchiò, col nervoso che cominciava a scendere, e frugò sotto il banco in cerca della polvere solubile.
Anche Banner cominciò a ridere, ma all’improvviso tornò mortalmente serio e la fissò di sottecchi.
- No sul serio, una volta ho spazzato via un bar come questo. Non hanno trovato nemmeno i pezzi della poveretta che mi stava servendo.
Jo aveva preso in mano la brocca dell’acqua per riempire il bicchiere, ma ne rovesciò metà sulla griglia e l’altra metà sul pavimento. Banner allora scoppiò in una seconda risata.
- Tony ha ragione, hai una faccia impagabile quando sei sconcertata. In ogni caso non è da tutti.
- Cosa, rovesciare una brocca senza centrare minimamente il bicchiere? – Jo gli mostrò il tè in polvere ancora del tutto asciutto sul fondo di vetro. Lui rise di nuovo, e il cuore di Jo tornò a pompare sangue a una velocità normale.
- Anche quello, Jo. Ma soprattutto non è da tutti mettere con nonchalance del bacon e una pila di pancakes nel piatto di Nick Fury o Tony Stark.
- Sono una cameriera, le persone più pazienti del mondo dopo le nonne e gli angeli custodi.
 
- Mi dichiaro sbalordito: non c’è stato ancora nessun svenimento o pudico rossore, nonostante vi troviate solo  a qualche metro di distanza!
Jo aveva abbandonato la postazione di cucina nelle mani di Carter che, aveva scoperto, faceva anche dei french toast eccezionali. Ora stava facendo un giro al tavolo con pancetta, pancake e salsicce, oltre che con un’altra brocca di caffè.
Dopo il commento di Stark si era girata in direzione di Steve, incrociando il suo sguardo scocciato. Gli fece cenno di non badarci e gli riempì di nuovo la tazza. A Stark la cosa non era sfuggita, e rincarò la dose.
- Perché deve sapere, Josephine, che il qui presente Steve Rogers è l’uomo più puro del mondo.  Così puro che gli unicorni gli si possono avvicinare solo se sono vergini e le sue lacrime curano il cancro.
- Così puro che è l’unico uomo a poter impugnare il possente martello di Thor.
La frase, detta da Natasha con voce impostata, cadde nel silenzio più totale. La Vedova non aveva dato nessun indizio che facesse capire se voleva davvero intendere quello che tutti avevano inteso, o se era seria. Non aiutò Thor che, smettendo di masticare il prosciutto, soggiunse: - Invero, donna del paese dei ghiacci. È l’unico midgardiano che può impugnare il mio martello con onore.
- Con onore e, mi raccomando, con la mano destra. – aggiunse, ovviamente, Stark.
A ogni frase, Jo vedeva Steve che affondava sempre di più il naso nel caffelatte. Non sapeva in tutta franchezza se vergognarsi per lui o ridere come una scema.
 
Mentre scorreva l’acqua nel lavello e l’agente Carter aveva cominciato a passare i primi piatti con la spugnetta abrasiva, si avvicinò finalmente al bancone il gran capo in persona.
- Signor Fury, giusto?
- Precisamente. L’esperimento è stato un successo. Per la prossima volta, se posso darle un consiglio, io nelle uova strapazzate prendo due o tre cetriolini a rondelle sottili.
- La prossima volta?
- Certo, durante la colazione è stato deciso che gli agenti, per dare il meglio di sé sul campo di battaglia, devono nutrirsi in modo sostanzioso e genuino, in un ambiente consono e tranquillo.
- Mi sta prendendo per il culo, vero?
- Non del tutto. Abbiamo deciso che useremo l’Apollo come sede operativa permanente. L’adesivo sulla sua porta è un rilevatore, non lo danneggi. Manderemo in pensione il suo capo, il signor Wisconsin, e passeremo a lei la gestione del locale. Stipuleremo la convenzione standard dello S.H.I.E.L.D.: i dipendenti mangiano col 50% di sconto.
- Esiste sul serio una cosa del genere?
- Certo, dietro presentazione del tesserino! Un’altra cosa, sa sparare?
- Qualcosina.
- Imparerà meglio, le metterò a disposizione il poligono e l’agente Carter.
- Spero non come bersaglio, signore. – fece eco la voce di Jimmy al lavabo.
- Non finché cucinerai quelle uova fantastiche, Big Jim. Ma dicevo, doteremo il locale di armamenti all’avanguardia per la sicurezza sua e dei suoi futuri clienti. Tutto chiaro, agente March?
Jo ci avrebbe messo quei quattro cinque giorni a immagazzinare tutto. Jimmy Carter che, dietro di lei, chiudeva l’acqua, appendeva il grembiule e si rimetteva la giacca completava il quadro surrealista in cui stava stipulando il contratto.
- Credo che sia tutto chiaro… capo?
- Perfetto agente. Si ricordi, cetriolini a rondelle sottili.
E Fury si diresse verso la porta. Ma dietro di lui rimaneva ancora una persona.
- Josephine.
- Tony.
- Scommetto che Steve non ti ha mai detto che il suo organismo è tre volte più veloce di quello di un uomo normale. Avete già pensato alle possibili implicazioni di questa particolari…
- Stark!
Nick Fury prese Tony Stark per una spalla e lo trascinò via dal bancone.
Stark fece in tempo a rubare un ultimo muffin dal vassoio e ne addentò metà in una volta. Con le guance piene alzò tre dita della mano destra e ripetè: - Tre volte. - poi seguì gli altri fuori dal locale.
 
La cucina e il locale tornarono puliti in fretta. Jo prese una birra dal frigo e si sedette su uno degli sgabelli. Il suo sgabello e la sua birra, adesso. Guardò il locale decrepito con nuovo affetto. Si sistemò meglio sullo sgabello, ma l'imbottitura era sfondata nel centro. Se Fury e compagnia erano ricchi come sembrava, quelli almeno li poteva cambiare.
- Ehi.
Jo sussultò: Steve era arrivato alle sue spalle senza che lei nemmeno sentisse il campanello della porta.
- Hai ancora fame, capitano? Forse è avanzato un po’ di serimnir o come cavolo si dice.
Steve si sedette sullo sgabello accanto al suo.
- Tu scherzi, ma qualche altro pancake me lo mangerei volentieri.
- Ah, è per la questione del tre volte più veloce.
- La questione di cosa?
- Che tu avresti, che il tuo organismo sarebbe… no guarda, lascia stare. Birra?
- Bella ghiacciata, agente March.
Le diede un bacio sulla guancia in cambio della bottiglia. Fecero tintinnare le due birre e bevvero i primi sorsi in silenzio.
- Allora? Cosa si prova a essere cuoca ufficiale dello S.H.I.E.L.D.?
- Mah, secondo te devo cambiare il menu? “Fury T-bone steak”, “Il morso della Vedova”…
- …“Iron breakfast”
- Quello dovrà essere un piatto che ti rimane sullo stomaco. Ah, e poi ci vuole la bacheca con foto e autografi, che semmai andasse male la rivendo per farmi la pensione, assieme al libro di memorie “Io, la fidanzata d’America”.
- Aha, e cosa sveleresti di me, Jo?
- Che il capitano Steve Rogers era talmente preso dalla mia bellezza che ha convinto la squadra dei salvatori di New York a piantare un quartier generale supersegreto in un diner di periferia. E che aveva fatto portare apposta un juke-box per fermarsi dopo la chiusura e ballare con me.
- Un soldato ha avuto davvero un’idea così romantica?
- Forse gli è stato suggerito…
- Aspetta.
Steve tirò fuori di tasca un cellulare e cominciò, con un’espressione concentrata, a schiacciare una serie di punti sullo schermo. Dopo qualche secondo partirono le prime note di una canzone, e lui sorrise con aria soddisfatta.
- Dunque, iniziamo a scrivere questo best-seller, signorina March?




La tana di Otto

Salve salve!
Pare che la attività ficcynara vada a ciclo, almeno per me, e ogni tot esca una cosa come quella qua sopra. Intanto il mio enorme ringraziamento alle signorine Vannagio e Dragana, che mi hanno aiutato a comporre il puzzle e hanno fornito alcune delle battute e anche dei personaggi (tipo l'agente Carter) (e Steve ringrazia meno, ma è la vita) Alcune noticine:
- Josephine March/Jo è un semi OC (l'avevo già tirata in ballo qua. Si tratta della ragazza bionda salvata nel film da Cap durante l'attacco di Loki e del suo esercito. L'amico nerd mi disse che hanno in programma di farne la sua fidanzata, io ho anticipato gli eventi. Nome e cognome sono un riferimento a Jo March di Piccole Donne, così come la battuta di Tony Stark su Meg, Beth e Amy.
- Jimmy Carter è stato un presidente USA, l'agente Big Jim no (ma non è ancora detto)
- Julia Child (forse avete presente il film Julie&Julia) è stata una famosa conduttrice di programmi di cucina e ha portato in America la cucina francese per tutti.
- il sex on the beach è un cocktail. La versione di Tony Stark immagino sia senz'alcool ovvero, come lui fa notare, un virgin sex on the beach.

Per il resto, mi sono divertita come una scimmia a scrivere, spero di non essere andata OOC o nella macchietta e ringrazio tutti quelli che si sono fermati a leggere!
   
 
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