Ciao a tutti!!!! Eccomi tornata con una nuova storia.. “Lacrime di Follia” è una ff che volevo scrivere da tempo ma, dato che la trama è un po’ complessa, avevo sempre rimandato perché oltre alle ff su Dott House stavo scrivendone anche una originale che mi impegnava molto.. così ora che quella è conclusa, ho trovato il tempo per dedicarmi a quest’idea..
Allora.. LdF è una storia un po’ noir dove si intrecciano vendetta, follia e naturalmente la storia d’amore di Cam e House..se ne troverò lo spazio mi dedicherò anche all’altro mio paring preferito, tanto ormai lo sapete tutti, no? il mio adorato Wilson e Lisa..
Spero che la storia vi piaccia, è un po’ una follia, (qualcuno penserà che la neve mi ha dato alla testa.. forse ha ragione… ) ma ho deciso comunque di dedicarla alla mia carissima amica Apple.. prima o poi chiamerò David Store e gli chiederò di dare un’occhiata ai tuoi scritti, le più belle storie cottoncandy che io abbia mai letto!
Vorrei lanciare un pensierino anche a Nathaniel e fare tanti complimenti anche a lui per le sue storie, sono davvero belle!
Ringrazio in anticipo tutti coloro che commenteranno e mi daranno consigli, suggerimenti, anche le critiche sono ben accette, aspetto di sapere che ne pensate..
Intanto vi faccio i più sinceri auguri di BUON ANNO!!
Buona Lettura, un bacio
Diomache.
Lacrime
di Follia
Capitolo
I: Niente è impossibile
Vivi
come se dovessi morire ora. Pensa come se non dovessi morire
mai.
Sembrava
una comunissima mattinata al Princenton. Una semplicissima, noiosissima
mattinata invernale. Natale era passato da alcuni giorni e per il momento
l’equipe di diagnostica sembrava
non avere nessun caso di cui occuparsi. Come quasi ogni giorno la porta
di vetro con la classica, storica e, se vogliamo, anche un po’ intimidatoria
scritta ‘ House MD’ si spalancò con un’oretta abbondante di ritardo dall’orario
di lavoro.
Due
paia di occhi si voltarono a guardare in quella direzione. Se l’espressione di
disagio e di nervosismo era la stessa per entrambi, non si poteva dire che
fossero simili anche nel colore: i primi erano neri come la pece, i secondi del
colore del mare.
House
sorrise implicitamente ai suoi due collaboratori, Foreman e Chase, come al
solito, intenti a trastullarsi invece che fare qualcosa di costruttivamente
utile. Come occuparsi della sua posta, per esempio. Ah, per quello c’era
Cameron, che sbadato.
Si
voltò immediatamente dall’altra parte del suo ufficio per assicurasi che l’
immunologa stesse facendo il suo lavoro, ma si accorse che davanti al computer
la sedia era stranamente vuota.
Riportò
lo sguardo nell’ufficio dove si trovava. In effetti Cameron non era nemmeno
lì.
Accorgendosi
degli sguardi interrogativi dei due colleghi, disse, sprezzante:
–beh?
Che c’è da guardare? Mai visto un capo bello e sexy come
me??-
-e
puntuale, non dimenticarlo.- aggiunse Chase, ironicamente.- House, è quasi
mezzogiorno.-
-ecco
perché ho quasi fame.- commentò l’uomo, appoggiando lo zainetto al tavolo e
guardandosi intorno, incuriosito.
Eric
intuì subito i suoi pensieri -Cameron è stata chiamata dalla Cuddy.- spiegò
sfogliando lentamente una rivista scientifica.
House
strabuzzò gli occhi in un’esagerata espressione di sorpresa, mentre si
appoggiava alla lavagnetta ancora bianca ed iniziava a far roteare il bastone.
–mm, non mi piace. Se quelle due diventano amiche, siamo fuori ragazzi.- concluse strappando un sorriso ad
entrambi.
In
quell’istante il rumore dei tacchi di Cameron fece girare tutti verso la porta a
vetri e infatti, tempo due secondi, fu proprio da lì che sbucò l’immunologa,
come ogni giorno, elegante e distinta nel suo camice bianco, con una gonna che
le arrivava appena al ginocchio,maglioncino prugna e scarpe a decolté nere.
Senza
quasi che se ne accorgesse House sentì un piccolo, piacevole dolorino nello
stomaco. Ormai cominciava a pensare di dover prendere Vicodin anche quando la
vedeva la mattina. Tuttavia, fece il disinvolto, come al solito:
-ah,
eccolo il nostro terzo moschettiere! Novità dal fronte occidentale?- domandò
Greg con un sorriso divertito.
Cameron
incontrò i suoi occhi e ricambiò il sorriso.- che c’è? geloso che la Cuddy abbia
chiamato me, per una volta, e non te?-
-certo
che no. Tutto l’ospedale conosce i gusti sessuali della Cuddy, piccola ingenua,
non mi metterei mai tra voi due. Io ho Chase.- disse lanciando un occhiolino
all’australiano.- Dì un po’.-
continuò con voce maliziosa.- ti ha fatto qualche proposta
indecente?-
-no.
Ci ha affidato un caso.- disse alzando la cartellina blu che teneva in
mano.
House
roteò gli occhi.- eh ti pareva. Ma non ti preoccupare è il suo modo di
dimostrare l’affetto, molti mandano fiori, lei noiosissime cartelle cliniche,
imparerai ad amarla.-
-di
che si tratta?- domandò Foreman, interessato, all’indirizzo dell’immunologa.
Allison
gli passò la cartellina.- Maschio 55 anni, ricoverato d’urgenza per
insufficienza respiratoria.-
-ecco,
te lo dicevo che era noioso.- commentò Greg andando a prendere la sua tazza di
caffè amorevolmente preparata, come ogni mattina, da Cameron in persona.
-uh, è
un collega.- disse Chase, quasi soprappensiero, sbirciando i dati dalla
cartellina.- si tratta del dottor Matthew Park,
primario di oncologia dell’ospedale di New York.-
-va bene, questo dovrebbe renderlo più interessante!?- sbottò il diagnosta all’indirizzo del suo collaboratore. –avanti, riempitelo di antibiotici e mandatelo a casa con una stupidissima diagnosi di pleurite.-
-curioso.
La pleurite da anche problemi intestinali?- la voce provocante di Eric seppe
zittirlo.
I suoi
occhi azzurrissimi si voltarono a squadrare il suo neurologo, con un sorriso
intrigato. –problemi intestinali?- ripeté, sadicamente divertito, rivolto a
Cameron
-se mi
avessi lasciato finire.- Commentò quest’ultima sedendosi.- febbre, diarrea
profusa ed ematemesi.-
House
inclinò la testa di lato, sorridendo.- mm. Mi piace. Niente male come quadro
generale.- si voltò verso Allison.- tò’.- disse lanciandole un pennarello che la
giovane prese quasi per caso.- vieni a scrivere tutto sulla lavagna. Foreman, tu
vai a fare le analisi al dottorcomesichiama e Chase…- si guardò un po’ intorno,
per l’ufficio.- tu da’ una bella spolverata. Questo posto sta diventando
sudicio, odio la
polvere.-
-e tu
dove vai?- domandò Cameron con voce polemica e divertita insieme, rivolta a Greg
che si stava dirigendo verso l’uscita.
-come
mi ha giustamente ricordato Chase, è mezzogiorno. Ho fame, si va a fare le
pappe!-
-resta
qui- il tono divertito, leggero ma pur sempre azzardato di Cameron fece girare
il diagnosta. –cosa?- ribatté lui, divertito.- tu dai ordini a
me?-
-dovrai
conviverci, House.- una seconda voce femminile catturò l’attenzione di tutti
verso l’entrata del reparto diagnostica. Cuddy, sulla soglia, sorrideva
beatamente in un mix concentrato di divertimento e
sadismo.
House
guardò lei e poi Cameron in un crescendo di preoccupazione.- questo non mi dice
niente di buono.- borbottò, ironico.
-già-
approvò lei.- visto che sei completamente irresponsabile ho chiesto a Cameron di
darti una controllata e di.. tenerti in riga quando ti prendono certe alzate
d’ingegno.- il suo tono si fece improvvisamente più duro.- come andare a pranzo
quando non avete ancora ipotizzato una diagnosi per il dottor
Park!!-
-visto?-
esclamò House rivoltò verso la componente maschile del gruppo.- e pensare che vi
abbiamo concesso pure parità di diritti!-
-zitto
e lavora. Il tuo stomaco può aspettare. Cameron.- concluse la Cuddy lanciando
un’occhiata d’intesa con l’immunologa.- Buon lavoro, ragazzi- così com’era
velocemente entrata, la donna uscì dall’ufficio.
Sia
House, Foreman che Chase osservarono Cameron, incuriositi.
-beh?-
chiese quest’ultima.- vi sembra così strano?-
-ma
no, siete intime ormai, c’era da aspettarselo.- fu l’ironica risposta di House,
mentre si sedeva al posto che abitualmente era di Allison, al fianco di Chase.-
avanti, CAPO, ipotizza.-
La
donna sospirò.- House non sono il tuo capo. Devo solo..-
-allora,
queste ipotesi??- l’interruppe lui, bruscamente.
Iniziarono
a lanciare nomi di ipotetiche malattie, supposizioni, tesi da confermare, ma
niente che potesse spiegare con certezza un disturbo che oltre all’apparato
respiratorio coinvolgesse anche quello digerente. La formulazione della diagnosi
si concluse con Foreman e Cameron che si avviarono a fare test per ipotesi
assurde che già sapevano non avrebbero portato proprio a nulla e Chase
che…
-e io
?- domandò il giovane quando Cameron e Foreman se ne furono
andati.
-non
mi piace essere ripetitivo. Pulisci l’ufficio.- borbottò House uscendo dalla
stanza.
Robert
lo guardò uscire, poi sbatté, nervosamente, la cartella del paziente sul tavolo.
-intraprendente la Cuddy.- iniziò Wilson, sorridendo, sedendosi accanto all’amico che, a mensa mangiava qualche boccone di un hamburger. Jimmy notandolo, chiese.- ehi, dove l’hai preso quello? Io non l’ho visto.-
-informazioni
riservatissime.- rispose l’altro con aria di mistero. – tu continui a farti le
infermiere e disdegni le cuoche, impara, amico, impara.-
Jimmy
scosse la testa poi tornò a battere l’incudine sul ferro che più gli
interessava.- Cameron come supervisore. Chi l’avrebbe mai
detto..-
-io
l’avevo detto. Temevo che prima o poi quelle due si sarebbero alleate.- fece un
altro boccone.- solidarietà femminile…-
-hai
intenzione di renderle la vita impossibile come hai fatto tempo fa con Foreman?-
domandò l’oncologo, a brucia pelo.
-Foreman
era il mio capo.-
-lei
dovrà controllarti.-
-non è
la stessa cosa.-
-io
direi che è persino peggio.- continuò Wilson osservandolo attentamente.- ma
qualcosa mi dice che non hai intenzione di trattarla come hai fatto con Eric… o
sbaglio?-
-Cameron
è innocua.- rispose il diagnosta con un voce superficiale.- le dai una caramella
ed è felice per una settimana.-
-io
non la sottovaluterei.- continuò Jimmy.- è un’occasione importante per Allison.
La Cuddy le ha dato fiducia e l’ascendente che hai su di lei potrebbe non bastare per lasciarti fare
quello che vuoi-
-naa,
tu non la conosci. È ..- si portò l’ hamburger in bocca ma il suo cercapersone
suonò prima che potesse addentarlo. Greg roteò gli occhi non appena vide chi era
che lo stava chiamando.
-molto
efficiente.- concluse Wilson intuendo benissimo di chi si trattava.
-ho
detto che è innocua. Non che non sia rompiballe.- commentò House alzandosi e
uscendo velocemente dalla mensa sotto gli occhi divertiti di James.
-mm…-
mormorò House guardandosi intorno.- qualcosa mi dice che qualcuno ha disertato
il suo lavoro.- disse fissando Chase.- qui siamo nell’assoluta anarchia.-
-il
paziente peggiora.- s’intromise Allison andando a prendere il pennarello per
scrivere.
-alt-
l’ interruppe House.
-che
c’è?- chiese lei.
-mi
sei antipatica, fila a sedere, qui il capo sono ancora io!- borbottò fingendosi
offeso e prendendole il pennarello dalle mani. Cameron roteò gli occhi e si
sedette, pazientemente, accanto a Robert.
-allora,
che cos’ha quest’oncologo?-
-emorragia
interna, vomito sanguigno, convulsioni.- rispose Foreman, con voce tesa.- e un
peggioramento dell’organismo, in generale.-
-bene.
Si sta facendo tutto ancora più complesso. Contenti?-
-i
test non hanno portato a niente.- intervenne Cameron.- e se fosse un
batterio?-
-sicuro,
corri a testarli tutti e 8 miliardi.- fu la risposta acida di House.
-potrebbe
sembrare assurdo.- iniziò Foreman, raccogliendo gli sguardi di tutti.- ma una
spiegazione ci sarebbe. Cameron ha ragione. È un batterio. L’unico che potrebbe
comprendere un quadro così disastroso è..-
-sì,
ci ho pensato anch’io.- l’interruppe Greg.- è impossibile e mi
piace.-
-qualcuno
potrebbe mettercene a parte?- domandò aspramente Chase.
-parlano
del Bacillus Antracis.- rispose placidamente Cameron. Robert aggrottò la fronte
e Greg disse, divertito.- non preoccuparti, Chase, ci saresti arrivato pure tu
prima o poi..-
-è
impossibile.- grugnì il ragazzo.- l’antrace si trasmette attraverso spore ed è
portato dagli animali.-
-per
questo adesso andrai dritto dritto da lui e gli chiederai se ha mai fatto sesso
con una mucca, d’accordo?- l’interruppe il diagnosta, con il suo solito accento
sarcastico.- Foreman tu và a fare il test.-
I due
annuirono, silenziosamente, e lasciarono l’ufficio.
Rimasero
lì solamente House e Cameron, in silenzio, lui voltato verso la sua lavagnetta,
lei ancora seduta con il blocco per gli appunti appoggiato sulle gambe. I suoi
occhi verdi lo fissarono silenziosamente, spiandone le reazioni, al di sotto dei
suoi occhiali. Li tolse e lo fissò con intensità. Deglutì lentamente e disse,
interrompendo quell’assurdo mutismo.- ti dà fastidio?-
-sinceramente
sì, stavo pensando.-
-no,
intendo…-
-ho
capito cosa intendi.- l’interruppe lui, senza girarsi a guardarla.
Lei abbassò un po’ lo sguardo, poi sussurrò.- so che odi sentirti controllato…-
-tuttavia non hai esitato ad accettare quando la Cuddy te l’ha chiesto.- rispose aspramente, voltandosi verso di lei e puntandole addosso i suoi occhi di ghiaccio. Non sapeva ma si sentiva piuttosto ferito da quella novità.. e non perché non aveva più l’assoluta libertà di prima, sapeva che il ruolo di Cameron era effimero. No, si sentiva tradito perché LEI aveva accettato quel ruolo. Se l’avessero fatto Foreman o Chase non gli avrebbe dato più fastidio di una mosca.
Lui si fidava di lei.
Ah, era assurdo, lei non gli stava voltando le spalle eppure si sentiva così.. deluso??
-non vedo perché avrei dovuto rifiutare.- rispose lei, sinceramente. Insomma ma che voleva? La teneva a distanza, però alla prima occasione le faceva capire che desiderava fare squadra, come se si fidasse solo ed esclusivamente di lei.. era strano, troppo strano.
E lei ne aveva abbastanza delle sue stranezze. –tu sei il mio capo, ma Cuddy è il dirigente sanitario di questo ospedale. Se mi affida un compito io ho il dovere di accettarlo. Specialmente quando non ho motivi.- calcò la voce su quest’ultima.- per rifiutare.- sospirò.- vado dal paziente.-
-ah ah.- la fermò lui.- potrei fare qualche idiozia. Non è prudente lasciarmi solo qui.-
Cam aggrottò la fronte. Non voleva lasciarla andare via??
In un primo momento non seppe che dire.
Poi, sorridendo, decise che era solo una provocazione.- Lisa mi ha chiesto di controllare che tu lavorassi. Non che non facessi idiozie. In quel caso sarebbe tutto normale.- gli lanciò un sorriso malizioso ed uscì dall’ufficio.
Anche House sorrise.
Adorava quel gioco di detti, non detti, di sguardi, di sottintesi. Anche se sapeva quanto fosse deleterio tutto ciò, gli piaceva comunque.
E, nonostante tutto, adorava lei.
Fuori
ormai era buio pesto e nonostante
le loro cure il dottor Park non accennava a migliorare. Cameron e House, dopo il
piccolo dibattito, avevano continuato a formulare ipotesi e diagnosi, lavorando
insieme spalla a spalla, come non facevano più da parecchio tempo.
Era
una sensazione bellissima e lo sapevano bene entrambi. Lo leggevano l’ uno negli
occhi dell’altra, nei loro sguardi, nei loro silenzi.
Foreman
e Chase entrarono nell’ufficio quasi in contemporanea.
-zitti
tutti.- esclamò House, prima che uno dei due potesse parlare.- chi è stato dal
paziente?-
Chase:
-io..-
-bene.
Foreman inizia tu.- Robert roteò gli occhi, incontrando il sorriso rassicurante
e conciliante di Cameron subito dopo.
Il
nero prese un grosso respiro prima di dire. –positivo. Sembra incredibile ma il
dottor Park ha un’infezione da antrace.-
-è
assurdo.- ridacchiò Chase, nervosissimo.- mi ha assicurato di non aver avuto
contatto con questi animali da almeno quattro mesi.-
-carne
infetta?- ipotizzò Cam.
-è
vegetariano.-
Seguì
un inquietante silenzio in cui, a quanto pare, nessuno sapeva che diavolo dire.
Infondo non era la prima volta che un paziente era infetto da una malattia senza
che ci fosse un qualcosa che potesse ipotizzarne il contagio.
-beh,
che problema c’è?- sboccò House.- i pazienti mentono, questo sconvolge
qualcuno?- naturalmente i tre non risposero niente.- Bene. Tanto è spacciato
comunque ..-
-e
se.- tentennò Cameron, inquieta. Si voltarono tutti verso di lei, curiosi di
sentirla parlare. Allison distolse appena lo sguardo.- e se qualcuno avesse ..
favorito.. il contagio?-
House
strinse appena gli occhi ma fu Foreman a dire, sorpreso- vuoi dire
volontariamente?-
Allison
cercò rifugio negli occhi di Greg che non smettevano un secondo di fissarla.
-interessante.
Vado io.- concluse il diagnosta, con voce tesa, uscendo velocemente dalla
stanza.
La
porta della stanza del dottor Park si aprì piano e un uomo alto, affascinante e
accompagnato da un bastone ne varcò la soglia, silenziosamente.
Il
paziente aprì lentamente gli occhi, fino ad incontrare lo sguardo del nuovo
arrivato. Sorrise, lentamente. – dottor House, finalmente. Avevo sentito
moltissimo parlare di lei… a New York è diventato una celebrità per la sua
arroganza.-
-lei
sta per morire.- tagliò corto Greg, odiando, come sempre quel genere di
cose.
Il
dottor Park chiuse un secondo gli occhi, inspirando lentamente.- nemmeno lei è
stato capace di capire cos’ho, quindi..-
-ha
un’infezione da antrace .- rispose brusco il diagnosta. Vide chiaramente
l’espressione di stupore sul suo volto.- già.- concordò Greg.- non ci credevamo
nemmeno noi. Lo so, potrebbe obbiettare che il test non è risolutivo.. ma i suoi
sintomi sono molto chiari. L’infezione è partita dai polmoni, ha coinvolto
l’intestino fino a compromettere tutto lo stato generale. Avrà massimo altri due
giorni di vita.-
-la
terapia..-
-è
inutile quando la malattia ha uno stato così avanzato.- la nuda, sacrosanta,
terribile verità.
House
e Park stettero a fissarsi ancora qualche istante, senza che nessuno potesse
dire niente. fu proprio House a rompere quel silenzio, arrivando alla questione
che lo interessava di più.- com’è potuto accadere secondo lei? Il contagio
intendo.-
L’uomo
iniziò ad agitarsi. –io non lo so. Le ho già detto che sono vegetariano
e..-
-si
calmi.- lo ammonì House, aspramente.-
vive con qualcuno? Ha moglie, figli…-
L’uomo
sospirò, faticando a trattenere le lacrime.- vivo con mia moglie. Perché me lo
chiede?-
-e
perché sua moglie non è qui al capezzale del suo letto, visto che sta per
morire?- domandò, tagliente. Park sembrò in difficoltà.- quando mi hanno
ricoverato non l’ho fatta chiamare. Pensavo fosse una sciocchezza. Ora l’ho
chiamata, sta per arrivare. Ma lei perché mi sta facendo queste
domande?-
Greg
alzò lo sguardo verso il soffitto della stanza.- c’è una buona probabilità che
lei sia stato ucciso, dottor Park. Qualcuno- calcò la parola.- gli ha messo la
polverina magica sul cuscino. Come va con sua moglie?-
-Che
diavolo vuole insinuare, dottor House??- urlò,arrabbiato. Le sue urla giunsero
improvvise persino al diagnosta e fecero voltare alcune infermiere che passavano
per caso lungo il corridoio. –lei non ha il diritto di sospettare di mia
moglie!- continuava ad urlare, forte.
-le ho
detto di calmarsi, vuole farsi venire un attacco di cuore?? Ok allora la
mogliettina non c’entra nulla, qualcun altro?-
-non..-
la voce del dottore s’interruppe, bruscamente. House lo fissò intensamente,
intuendo che finalmente erano arrivati al nocciolo della questione.
-quell’uomo..-
sussurrò il malato,attonito.
House
incurvò la fronte, incuriosito.- quell’uomo? Quell’uomo
chi?-
Park
strinse forte le coperte sotto le dita. S’agitò di nuovo e riprese ad urlare-
ora capisco.. quell’uomo…- il suo sguardo tornò su Greg House.- un uomo.. quella
lettera…. Oh, avrei dovuto immaginarlo.. è un pazzo, lei non capisce, ha appena
iniziato..- gli prese il braccio, stringendolo con voga.- loro sono in pericolo,
comprende?? È un folle, ed ha appena iniziato!-
La
voce del malato si troncò di nuovo in gola, ma questa volta non fu per
l’agitazione. Le pupille rimasero immobili, poi anche le macchine iniziarono impazzite
ad urlare furiosamente.
-loro?-
urlò House.- loro chi??-
Park
stava avendo un collasso. Perse conoscenza.
Subito
la stanza si riempì di infermiere già attirate dal trambusto di poco fa e,poco
dopo, sopraggiunsero anche Cameron, Foreman e Chase accorsi all’emergenza.
-che è
successo?- domandò frettolosamente l’australiano, non ottenendo alcuna risposta,
mentre lui e gli altri cercavano disperatamente di rianimare il paziente. House se ne stava in disparte, ai lati
della stanza, apparentemente impassibile, ad osservare la scena. Sperò che non
morisse mentre quelle che sembravano dover essere le ultime parole di Park, gli
riecheggiavano nella mente.
Sentì,
come un’eco lontano, la voce di Chase, esclamare, tesa.- ora del decesso. 4.30
p.m. -
I suoi
occhi fissarono l’uomo morto. Incontrò, subito dopo, lo sguardo preoccupato di
Cameron, che si abbassava la mascherina dalla bocca.
Non
disse nulla e lui preferì fare lo stesso.
Adesso
lo sapeva, quell’uomo era stato ucciso.
Uscì
silenziosamente dalla stanza, sotto lo sguardo vellutato della dottoressa.
Intanto,
a pochissimi chilometri di distanza, un uomo rideva sommessamente. Si portò il
sigaro in bocca per l’ennesima volta, poi soffiò il fumo lentamente, quasi con
meditazione.
I suoi
occhi neri andarono a focalizzare i volti delle foto che aveva appoggiato a
quella scrivania impolverata.
Non
aveva che iniziato.
Era
giunto il momento in cui tutti avrebbero pagato.
To
be continued..
Diomache.