Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Lotharien    16/06/2012    0 recensioni
Correva, guardandosi a tratti indietro. L'aria, pungente nella temperatura invernale, le graffiava le scapole, laddove il tessuto era stato strappato nella sua fuga. Rallentò, dosando i passi in ampie falcate per riprendere fiato. Come erano riusciti a trovarla, stavolta?
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il timido sole alpino le colpì gli occhi chiari, mentre, seguendo quell'individuo, si dirigeva verso un taxi posteggiato subito fuori l'abitazione in cui s'era rifugiata in quei mesi.
Il fatto che ci fosse un taxi ad attenderli la incuriosì, dal momento che, visti i potenti mezzi economici dell'uomo, si sarebbe aspettata tutt'altro mezzo di trasporto. Le sue elucubrazioni furono bruscamente interrotte quando lui aprì la portiera e, comportandosi per la seconda volta in sì poco tempo in modo gentile, le fece segno di salire.
Un'angoscia sorda, viscerale, prese Iris all'istante: si voltò verso la casa, in preda al panico come un animale in trappola, cercando una via d'uscita da quella situazione mortale: immagini di passate esecuzioni per tradimento a cui aveva assistito le affollarono la mente, facendole drizzare i peli sul corpo. Nello stesso istante, capì che tentare di fuggire sarebbe stato inutile, conosceva fin troppo bene le capacità del suo Signore per osare sfidarle, per cui non le restò che tornare verso di lui, chinando il capo con fare sottomesso.
« Mi dispiace, Liam. »

Com'era prevedibile, non ottenne risposta e si rassegnò ad andare incontro al proprio destino. Rialzando la testa, la ragazza si accorse che il tassista la stava fissando, o meglio squadrando da capo a piedi, e si ricordò che era seminuda.
Noncurante, salì in macchina con fare aggraziato e si trascinò sull'altro sedile, lasciando che ampie porzioni di pelle si scoprissero nell'atto. Col ghigno sfrontato di poco prima, l'altro le si sedette accanto, porgendole una busta con dei vestiti appena comprati: un paio di jeans di colore scuro, una canottiera di una tonalità più chiara, un compleinto intimo nero ed un paio di scarpe da ginnastica. Dopo aver analizzato, a metà tra il diffidente e il curioso, il contenuto della busta, rivolse un'occhiata interrogativa al suo accompagnatore.
« Cambiati, dobbiamo pendere un aereo e vorrei evitare di venire arrestato per atti osceni in luogo pubblico. Forse ti staranno un po' stretti, avevo preso una 40, ma ho notato che sei ingrassata. Stavi molto meglio prima. »

« È sua figlia, vero? Mi faccia indovinare: è scappata col suo ragazzo! Dalle nostre parti si chiama fuitina ed è pratica diffusa assai.. Anche mio figlio... Ma sa, è l'età, e poi sti giovani d'oggi hanno così fretta.. E con sto cavolo di feisbucche ormai conoscono gente in ogni parte del mondo! Sa, la figlia della cugina della mia vicina di casa.. »
Ad interrompere il discorso era stato il tassista che, fedele allo stereotipo che vuole la sua professione esser ciarliera, aveva deciso a suo modo di intrattenere quelli che apparivano facoltosi clienti, mentre ne approfittava per gettare un occhio sulle grazie della ragazza che si stava vestendo sul suo sedile posteriore. Una vera fortuna aver preso quella corsa, si ritrovò a pensare fra sé.

Tuttavia, la descrizione del tassista merita un discorso a parte: uomo di mezza età, con strani baffi alla Bismark che lo facevano curiosamente assomigliare a Groucho Marx, era un povero diavolo come tanti. Dall'accento si sarebbe detto di origine latina, probabilmente era un italiano emigirato in tenera età nel paese oltralpe al seguito di genitori in cerca di lavoro. Da giovane s'era innamorato e sposato contro i pareri delle rispettive famiglie e s'era accorto dell'errore una volta che l'innamoramento iniziale era sfumato. Ora, sulla soglia dei sessant'anni più che dei cinquanta, aveva raggiunto una tranquillità che poteva con soddisfazione chiamare felicità, consistente in una casa accogliente ed una moglie a cui era affezionato, dei figli ormai cresciuti e quattro nipotini adorabili, che poteva coccolarsi con amore ogni domenica, quando, come voleva la tradizione, i suoi figli andavano a pranzo da mammà.


Era questo che Liam aveva visto negli occhi dell'uomo, quando ,uscito dall'aeroporto, s'era trovato davanti la scelta del taxi da prendere.
Lui, così diverso, aveva spesso invidiato i comuni mortali e la loro breve vita, trascorsa in un soffio di vento, ed era per questo che s'era improvvisato turista sprovveduto e gli aveva lasciato una grossa mancia una volta arrivati davanti l'aeroporto di Zurigo.
Afferrò con forza un braccio della ragazzina, ignorando un suo lamento, e la trascinò al terminal della Swiss International. Rassicurò con il miglior falso sorriso che riuscì a fare l'operatrice, che aveva notato il disagio della ragazza e che stava decidendo se chiamare o meno la sicurezza, le porse il proprio passaporto e quello della sua accompagnatrice e trascinò letteralmente quest'ultima sul primo aereo in partenza per Atene.
Fu solo quando l'enorme Airbus era ormai decollato che prestò attenzione alla sua schiava: questa, immobile e schiacciata contro il sedile, sembrava voler sprofondare in esso, con gli occhi sbarrati dal terrore e le unghie conficcate nei braccioli. Una rabbia inspiegabile lo pervase a quella vista, accesso d'ira che riuscì a mascherare dietro un'espressione imperturbabile mentre le toccava un braccio con i polpastrelli delle dita per richiamarne l'attenzione.
« Rilassati, fra poco avrai l'occasione per ammettere i tuoi errori e affrontarne le prevedibili conseguenze. »


Rilassarsi, certo: per lui era facile dirlo. Iris rabbrividì, mentre tentava per l'ennesima volta di trovare una via di fuga.
In tutti questi mesi si era illusa di esserci riuscita, di essere sfuggita al suo oppressore: aveva mentito a se stessa, aveva ignorato la sua parte razionale che le gridava come nessuno fosse mai scappato da quella prigione dorata. Tutti i disertori del Secondo dei cinque eserciti di Marte avevano subìto sorti mille volte peggiori della morte, che era infine giunta su di loro come una liberazione. Ed il loro Comandante, che ora le sedeva inquietantemente vicino, era famoso per la sua spiccata crudeltà tanto in combattimento quanto nell'amministrazione dei propri uomini.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Lotharien