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Autore: QuinnRose    17/06/2012    0 recensioni
Amarci più di quanto sia concesso da ogni altro cuore umano, ma non poter stare insieme. Così era scritto nel libro del nostro triste destino. Di questa ingiusta volontà eravamo vittime, non ci era permesso ribellarci a ciò che qualcuno più grande di noi con tanta malvagità aveva deciso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è tutta la vita in un'ora d'amore
C'è tutta la vita in un'ora d'amore.
- Honoré de Balzac.





Amarci più di quanto sia concesso da ogni altro cuore umano, ma non poter stare insieme. Così era scritto nel libro del nostro triste destino. Di questa ingiusta volontà eravamo vittime, non ci era permesso ribellarci a ciò che qualcuno più grande di noi con tanta malvagità aveva deciso.
Era una sera di mezza estate. Avevamo passato l’intera giornata insieme cercando di ignorare il prepotente amore segreto che ci univa. Con l’arrivo di un temporale ci rifugiammo nel suo appartamento. Eravamo fradici: i vestiti zuppi, i capelli grondanti, ma con il sorriso sulle labbra. Avevamo corso a perdifiato sotto la pioggia, ridendo come bambini. Preparammo una tazza di camomilla bollente e ci sdraiammo sul divano a riposare. Su quel vecchio sofà di finta pelle completamente sfondato il tempo si fermò, e il mio cuore con esso. Cercammo di stare lontani, ma i nostri corpi si attrassero l’uno contro l’altro come due calamite. Mi circondò le spalle con un braccio e io mi accoccolai sul suo petto; percepivo il suo respiro caldo tra i capelli e il suo cuore palpitare sotto la mia guancia. Mi lasciai cullare da quel battito calmo e regolare che mi riempì di pace e tranquillità. Volevo vivere e assaporare pienamente ognuno di quei magici istanti, sapevo non sarebbero più tornati. Strinsi una delle sue mani tra le mie: era calda e morbida come burro. Con l’altra iniziò a districare delicatamente i nodi tra i miei capelli ancora umidi e arruffati; poi lentamente scese sul mio volto, accarezzandomi le guance con una delicatezza semidivina. Avrebbe potuto continuare per l’eternità, fino a che il mio cuore non avesse cessato di battere, non lo avrei mai fermato: erano le carezze più dolci e profonde che la mia pelle avesse mai assaggiato; erano come carezze d’angelo che mi conducevano direttamente in paradiso. Strinsi ancora più forte la sua mano tra le mie dita, non volevo lasciarla andare. Desideravo fermare il mondo intero in quei momenti. Se mi fosse stato chiesto di morire in quell’istante, fra le sue braccia, sotto le sue carezze, avrei accettato senza alcuna obbiezione: sarebbe stata la morte più dolce e felice che avrei potuto desiderare. Incrociammo i nostri occhi, facendo ardere d’amore i nostri sguardi l’uno dentro l’altro; ogni volta sprofondavo nelle sue iridi, rimanevo incantata a guardare quegli occhi che mi penetravano fino al cuore dell’anima. Rimanemmo a lungo a guardarci, i nostri occhi non volevano perdersi. Non resistetti, mi avvinai ancor più e lo abbracciai, poggiando il capo nell’incavo della sua spalla. Incominciò a lasciare piccoli, soffici baci sul mio collo: sapeva li amavo e adorava vedermi rabbrividire, chiudere gli occhi e inclinare la testa totalmente in balia di essi; continuò e continuò ancora, fino a ricoprire ogni centimetro del mio collo di baci che io amai intensamente. Mi strinse forte tra le braccia. Socchiusi gli occhi e inspirai forte il suo dolce profumo. Delle lacrime pizzicanti iniziarono a fare capolino sul bordo delle mie palpebre: sapere di non poter far altro che abbracciarlo mi riempiva di tristezza e ira; avrei voluto abbandonarmi completamente a lui, a suoi baci, alle sue carezze, desideravo urlare a pieni polmoni “Sono qui e sono tua, fai di me ciò che vuoi!”, ma dovevo tacere, chiudere la bocca e ingoiare l’amaro boccone. Ricacciai indietro le lacrime e continuai a carezzare la sua mano setosa. Uno stormo di rondini passò fuori dalla finestra, facendo sentire la loro voce acuta; mi voltai a guardarle: le avevo sempre trovate affascinanti, amavo l’idea di libertà e gioia che lasciavano nell’aria al loro passaggio. Proprio in quel momento, mentre per in un istante immaginai di poter avere le ali e seguirle nel loro viaggio, sentii le sue labbra poggiarsi sulla mia guancia e poi farsi sempre più vicine alle mie. Poggiò un timido bacio sull’angolo della mia bocca, ma io lo pregai con lo sguardo di non fermarsi mai, di andare avanti. E così seguirono tanti altri piccoli baci, delicatamente poggiati sulle labbra, dati quasi con timore. –Sai perché faccio così piano quando ti bacio?- mi sussurrò. –No, dimmi, perché?- -…Ho paura di rovinare le tue labbra-. Il mio cuore si sciolse in lacrime. Ne rotolò una sulla mia guancia e lui premurosamente la asciugò con un dolce carezza. Mi gettai al suo collo e non riuscii più a trattenermi: scoppiai in un disperato pianto, le lacrime si rincorrevano una dopo l’altra come in una cascata, il respiro divenne così corto da non riuscire quasi più a respirare. Mai avevo pianto tanto in vita mia. Lui taceva, si limitava ad accarezzarmi i capelli e a stringermi forte, ma per me era già tantissimo. D’un tratto si alzò, facendomi sobbalzare, e andò al vecchio pianoforte illuminato da un raggio di sole che penetrava dalla finestra alle sue spalle. Poggiò le mani sui tasti, sembrava indeciso sul da farsi. Iniziò a suonare delle note a caso che poi, piano piano, divennero una melodia, la più bella armonia che le mie orecchie avessero mai potuto udire. Era dolce, suonata con il cuore in mano che pulsava amore, ma al contempo era grezza, graffiante, arricchita da quel briciolo di aggressività caratteristico della sua persona. Quella musica riuscì a calmarmi. Mi asciugai il viso con i palmi e rimasi incantata a guardarlo suonare come una bambina davanti a uno spettacolo circense, con gli occhi e la bocca spalancati dallo stupore. Così concentrato sulle note, completamente rapito dalla magia che le sue stesse dita stavano creando, pareva una creatura angelica. Mai avrei potuto immaginare che su quella melodia avrebbe scritto una poesia e che insieme avrebbero dato vita alla mia canzone preferita di sempre, l’unica in grado di emozionarmi in qualunque momento, di strapparmi un sorriso nei momenti peggiori, di asciugarmi le lacrime come la prima volta che la udì, suonata unicamente per me.
In quelle ore d’amore passate insieme al mio più grande amore racchiusi tutta la mia vita, in quelle note era custodito il significato di ogni giorno vissuto senza lui.
 

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E' un po' (tanto) pesante, lo so. Ma sentivo il bisogno di scriverla dopo un pomeriggio speciale con un ragazzo. Nella foto è Axl Rose, ma all'interno del racconto non è lui. O perlomeno, chiunque può immaginare chi vuole, per questo non l'ho inserita nella sezione dei fictions dedicata ai Guns N' Roses :)
Spero piaccia comunque a qualcuno, altrimenti fa niente, mi è piaciuto scriverla, è stato liberatorio ^_^

 
  
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