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Autore: anonima K Fowl    20/06/2012    6 recensioni
La morte di due ragazzi, anche a duemila anni di distanza, può essere molto simile....
SPOILER per chi non ha letto "LA PORTA DI TOLOMEO"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MORTE INTRECCIATA


Credo che se anche non vi dico di chi sono i seguenti pensieri, lo capirete da soli leggendo.
Quindi continuate pure. La ff è un po' banale, forse, ma l'ho scritta meglio che potevo e il rilsultato- per quanto semplice- mi soddisfa.




Tra qualche istante sarei morto.
Eppure non me ne curavo molto, tutto sembrava irreale.
In questi ultimi attimi fatali il tempo sembrava rallentato.
Avvertivo con chiarezza il caro Rekhyt che tornava all’Altro Luogo e ne fui felice. Avevo fatto la scelta giusta: lui era salvo, non sarebbe dovuto morire per me come gli altri jinn a me cari.
Lo sforzo di congedarlo però era stato ingente, ed ora, sdraiato con la testa poggiata al freddo muro di marmo del tempio, mi sentivo stanco come non mai.
Premevo la mano contro il fianco, dove da una ferita sgorgava caldo il sangue.
Non temevo la morte, giacché era inevitabile.
Ero solo addolorato all’idea della crudeltà testarda di mio cugino e soprattutto all’idea di non poter terminare i miei studi – i miei importantissimi studi! – sugli spiriti e sull’Altro Luogo. Che dolore incommensurabile la perdita dei miei appunti al mercato! Se solo li avessi già aggiunti in bella copia alle prime stesure ancora da rivedere degli Apocrypha…
Sperai con tutte le forze che negli anni a venire anche altri maghi avrebbero seguito il mio esempio e sarebbero andati a riparare gli errori commessi viaggiando sino al mondo degli spiriti. Ero certo che un giorno uomini e jinn avrebbero collaborato in un rapporto di rispetto reciproco e parità.
Ne ero assolutamente certo. E questo mi dava grande sollievo.
Un jinn mi si avvicinò con aria famelica. Non ne ebbi a male, era costretto a fare ciò che stava per fare.
Si lanciò su di me ed io guardai la morte negli occhi con un poco di rimpianto e di timore.
 
Il mio ultimo pensiero fu per Rekhyt.
 


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Tra qualche istante sarei morto.
Eppure non me ne curavo molto, tutto sembrava irreale.
In questi ultimi attimi fatali il tempo sembrava rallentato.
Avvertivo con chiarezza Bartimeus che tornava all’Altro Luogo. In fin dei conti, avevo fatto la scelta giusta: lui era salvo, non sarebbe morto assieme a me per errori commessi dai maghi. Nonostante questo, sentivo nella testa gli ultimi sbiaditi pensieri del jinn su quanto fossi un idiota. Ma sentivo anche una sfumatura di qualcos’altro, rabbia e tristezza: per non aver avuto scelta ma anche per il mio destino. Gliene fui grato.
Man mano che l’essenza di Bartimeus svaniva uscendo dal mio corpo il Bastone di Gladstone fremeva con maggiore impeto. Ed in me si cancellava quella sensazione di benessere ed euforia che avevo provato con il jinn dentro.
Premevo la mano contro il fianco, dove da una ferita sgorgava caldo il sangue.
Ero tornato ad essere solo uno sciocco mago presuntuoso con una ferita dolorosa alla spalla e una al fianco, pelle arrossata e rovinata da una Pestilenza e tanti rimpianti di azioni passate scorrette nella mente.

Avrei voluto dire a Kitty ciò che provavo per lei, anche se con ogni probabilità se n’era accorta lo stesso da sé.
Avrei voluto essere una persona giusta e saggia mentre facevo parte del Consiglio.
Avrei voluto essere più gentile – credo, ma non ne sono certissimo – con i demoni al mio servizio.
Avrei voluto vedere ancora una volta la signora Lutyens fiera di me come lo era stata quando ero solo un ragazzino ignorante della realtà sui maghi e sul mondo.
Avrei voluto essere di aiuto ai comuni, non di grande intralcio.
Avrei voluto un ultimo tè della signora Underwood.
Avrei voluto dei veri amici. Una vera famiglia.
Avrei voluto un centinaio di cose che ormai non potevo più avere.
Una lacrima solitaria si formò all’angolo del mio occhio, ma non ebbe mai il tempo di scendere.
Ormai Bartimeus se n’era andato quasi del tutto e il corpo alterato e mostruoso di Makepeace mi guardava arcigno, ancora all’oscuro di ciò che fra pochi millesimi sarebbe stato inevitabile.
Chiusi gli occhi.
Poi il mondo esplose.
 
Il mio ultimo pensiero fu per Kitty.
  
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