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Autore: Jaded_Mars    21/06/2012    3 recensioni
Un insolito triangolo che coinvolge Duff McKagan, Joe Perry e una bellissima ragazza venuta da lontano. Il titolo della storia è piuttosto self explaining, ma ci sarà il lieto fine questa volta?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Simone tornò a casa da sola.
Uscì dal Roxy poco dopo che vide Duff andarsene. In un primo momento la sua intenzione era stata quella di nascondersi per non farsi trovare, infatti si era allontanata dal ragazzo per andarsi a nascondere in bagno. Quel bacio l’aveva presa in contropiede, non pensava che potesse accadere proprio quella sera, in mezzo a tutta quella gente, era quasi preoccupata che fosse successo dove qualcuno che la conosceva avrebbe potuto vederla. Non voleva assolutamente che si venisse a sapere, non in  quel modo, non in quel momento. Fece un profondo respiro prima di uscire, sperando in cuor suo di non dovere affrontare ancora il biondo per quella volta. Sia chiaro, non le aveva dato fastidio quel bacio, non era assolutamente dispiaciuta del momento magico passato con lui, ma era solo confusa. A casa la aspettava Joe, lui aveva bisogno di lei, ora più che mai. E lei baciava un altro. Lei amava un altro. “Ma in che bel casino mi sono cacciata…” pensò scuotendo amaramente la testa aprendo cautamente la porta del bagno. Non c’era nessuno per fortuna, nessuno che conoscesse per lo meno. Si diresse verso il suo gruppetto di amici e li salutò rapidamente. In quell’istante vide Duff avviarsi verso l’uscita del locale con un sorriso stampato in viso e istintivamente si dipinse anche a lei un sorriso sul volto.
 
“Tutto bene?” le chiese Tamara distraendola.
 
“Come? Oh sì… sì certo alla grande.” Disse Simone senza molta convinzione. Andava veramente tutto alla grande?
 
“Mmm…Sicura?” le domandò ancora Tammy guardandola con un’espressione furba. Aveva capito tutto. O forse aveva visto tutto.
 
“Ti prego non dire niente…” più che una domanda assomigliava ad una supplica e probabilmente lo era. Lanciò un’occhiata al ragazzo che in quel momento stava uscendo dalla porta per poi girarsi verso Tammy mordendosi un labbro.
 
“Ti è venuto a cercare di nuovo sai…Dai vai da lui.” la incoraggiò l’amica dandole una piccola spinta.
Ma non fece mai in tempo a raggiungerlo. Non appena Simone fu fuori dalla bolgia, al fresco della notte, di Duff non c’era più traccia. Sembrava essersi smaterializzato, o più verosimilmente si era confuso tra la gente che ancora girava per strada a quell’ora, per prendere un po’ d’aria dopo il temporale.
Per un attimo fu quasi delusa. Poi vide un ragazzo che si stava rollando una canna e sussultò. Di nuovo ripensò a Joe e rimproverò di averlo lasciato solo nonostante tutto quello che le avevano raccomandato i medici. “Sono proprio una merda.” Si disse fra sé, ripensando a quanto lui era stato carino a insistere perché si prendesse un po’ di tempo per se stessa, per uscire e divertirsi. Aveva passato un’intera settimana al suo fianco, giorno e notte, dal momento dell’incidente non l’aveva mai lasciato. Quella era la prima volta che metteva piede fuori casa da quel giorno. “E guarda che casino succede.” Simone sperava fosse una di quelle sere tranquille, in cui avrebbe potuto annoiarsi e tornare a casa senza nulla da raccontare, o da nascondere. Non aveva cambiato idea  sui suoi sentimenti, nemmeno sull’intenzione di confessare tutto, ma ora era troppo presto, soprattutto per la piega che aveva preso la situazione.
Una folata di vento le scompigliò i capelli e lei si strinse un po’ più forte nel giacchetto di pelle che indossava ed iniziò a camminare lungo il Sunset. “The boulevard is not that bad…” l’eco di Tiny Dancer si fece vivo nella sua memoria, proprio come le immagini di quel bacio. “Se solo non fosse tutto così complesso.” Sospirò. La strada per tornare a casa di Joe era lunga. Si girò guardando nel senso del traffico e alzò una mano, fermando un taxi e salendoci su lesta, lasciando che l’aria fresca che scorreva dal finestrino le rischiarasse un po’ i pensieri tumultuosi.
 
***
Ebbe un sonno agitato. In realtà quasi non riuscì a dormire, tra la paura di svegliare Joe e la sua testa che non sembrava dal cenni di voler staccare. Aveva esaminato il soffitto della stanza così bene che oramai non aveva più segreti per lei. “Avrò due occhiaie tremende al lavoro domani….amen.” pensò rassegnata quando vide l’orologio segnare le cinque del mattino. Scivolò fuori dal letto e si chiuse la porta alle spalle avviandosi lungo il corridoio buio di quella casa silenziosa. Andò a prendere la borsa che aveva abbandonato rapidamente sul divano bianco del salotto quando era entrata e frugò cercando il portafogli. Ne estrasse una foto di lei e Duff, la stessa polaroid che le aveva scoperto Tamara qualche tempo prima. Simone ne aveva fatta una copia per portarla sempre con sé, pensando che in un certo senso era come se il ragazzo non la lasciasse mai. La aprì, era tutta svirgolata e spiegazzata, ma l’immagine non era rovinata. Rimase qualche secondo in piedi a  guardare quel bel viso, con l’intenzione di imprimerselo bene nella mente, come se già non lo conoscesse a menadito. Guardò gli occhi verdi del ragazzo osservarla dalla carta lucida e automaticamente si toccò le labbra con la punta delle dita. Le aveva baciate davvero. Non era stato un sogno, era successo sul serio. Sorrise. Sembrava già appartenere ad un passato remoto eppure era accaduto tutto solo poche ore prima. Ripose la foto al sicuro tra le sue cose e recuperò una coperta dal divano per poi uscire sul terrazzo, stava albeggiando. Faceva ancora freschino ma il paesaggio era davvero mozzafiato. La villa di Joe era una grande casa arrampicata in cima ad una delle colline di Laurel Canyon, circondata da alberi e nulla più. Ai suoi piedi il grande reticolato di luci e strade che formava la città di Los Angeles si estendeva a perdita d’occhio. Sembrava stranamente silenziosa sotto il cielo che cominciava  a tingersi di rosa col primo sole, così lontana, quasi stesse sonnecchiando anche lei prima di riprendere la corsa frenetica di tutti i giorni. Si appoggiò alla balaustra di ferro della terrazza, l’aria era ancora fresca, ci sarebbero volute ancora un po’ di ore prima che iniziasse a fare caldo. Sembrava tutto così surreale e meraviglioso. Inspirò profondamente  e chiuse gli occhi. Vide Duff, rivide l’attimo di quel bacio. E sorrise. “Quanto vorrei che fossi qui con me adesso.” Disse piano sospirando, pensando a quanto perfetto sarebbe stato osservare con lui il sorgere dell’alba.
 
“Ma io sono qui.” Si sentì stringere dolcemente in un abbraccio inaspettato che la riportò coi piedi a terra. Spalancò immediatamente gli occhi con un piccolo sussulto.
 
“Scusa, ti ho fatto paura?” le chiese Joe dandole un bacio sulla tempia.
 
“Hey…no. No è che non ti avevo sentito arrivare e…” ‘sì un po’ mi hai spaventato’ “hai visto che bella l’alba?” gli domandò osservando il suo profilo.
 
“Sei più bella tu.” Rispose lui sorridendo.
 
“Dai scemo…” Simone gli rifilò un buffetto sulla guancia.
 
“Guarda che è vero! Tu per me sei la più bella di tutte le bellezze del mondo.” la fece girare verso di sé in modo che desse le spalle al panorama prima di darle un bacio a stampo. “Lo sai.” aggiunse fissando i suoi occhi neri in quelli blu di lei, assicurandosi che avesse capito prima di darle un altro bacio a cui Simone reagì un po’ freddamente.
“C’è qualcosa che non va?” le chiese l’uomo cercando di leggere nei suoi occhi.
 
“Sono solo un po’ stanca…” era vero, ma non del tutto. Questo Simone lo sapeva e sperava che Joe non se ne accorgesse.
 
“Ti ho sentita rientrare un po’ tardi stanotte. Vedi a fare la donna di mondo?” la canzonò lui passandole una mano tra i capelli. “Ti sei divertita?” era preoccupato per lei, era da troppo tempo che la vedeva al suo fianco senza dedicarne un po’ a se stessa, era solo che contento che gli stesse così vicino ma non voleva che si privasse della sua vita.
 
“Sì, è stato bello.”
 
“Conosciuto qualcuno di nuovo?” sapeva che era molto facile incontrare gente quando si usciva in posti come il Roxy o i vari bar dello Strip, anche lui aveva iniziato così quando si era trasferito lì da Boston.
 
“Mmm, no, tranquillo, tutte vecchie conoscenze, le solite facce…” tentò di essere il più vaga possibile.
 
“E….?”
 
“E cosa?” le chiese alzando le sopracciglia stupita.
 
“C’era qualcun altro?”
A sentire quella domanda a Simone venne un colpo. No, non poteva sapere, figuriamoci. Ma nemmeno intuire…lei non aveva mai lasciato trapelare nulla su Duff, nemmeno una parola. Però era facile che lo avesse fatto qualcun altro, anche non intenzionalmente. Le persone parlavano, e anche tanto. Eppure le sembrava strano che lui fosse venuto a conoscenza del biondo. Non frequentavano gli stessi ambienti, anche se però lui conosceva Izzy. E se Joe avesse sentito parlare Duff con gli altri ragazzi quando era andato da Izzy a prendere…no completamente fuori discussione! Joe non si faceva più e Izzy le aveva dato la parola d’onore che avrebbe smesso di rifornirlo. Si stava solo facendo brutte paranoie.
 
“Ho incontrato un vecchio amico che non vedevo da un po’.” Rispose finalmente sorridendo.
 
“Beh un giorno me lo presenterai…e anche gli altri, se vorrai. Sono curioso di conoscerli me ne parli sempre così bene.” era curioso davvero, li conosceva tutti: nomi, descrizioni, quasi poteva collegare gli eventi che Simone gli raccontava ad ognuno di loro, ma non li aveva mai incontrati, non aveva mai considerato che a lei avrebbe potuto far piacere.  
 
“Oh…” quella richiesta l’aveva presa alla sprovvista. Vuole davvero conoscere i miei amici? Joe non aveva mai manifestato quel desiderio, era sempre stata lei a insistere per farlo andare con loro e lui non aveva mai voluto. Invece adesso glielo stava chiedendo davvero. E a Simone sembrava così strano. Nuovamente si sentiva a disagio  di fronte ad una domanda e di nuovo era solo una questione di paranoia.
“Certo. Certo, sarebbe bello! E anche loro ne sarebbero contenti!” Si rese conto che Joe stava cercando di renderla contenta, dopo tutte le volte che lei gli aveva posto quella richiesta. ‘Ti voglio bene’ pensò e lo abbracciò. ‘Ti voglio bene…’ ripensò. Non era più come prima.
Si scostò e gli sfiorò delicatamente il sopracciglio, sui punti della cicatrice che ancora doveva rimarginarsi dopo l’incidente. Si era presa tanta di quella paura che pensava di averlo perso.
“Come va il ginocchio?”
 
“ Male. Non vedo l’ora che mi operino.” e fece una smorfia di dolore che strappò una risata alla ragazza.
 
“Povero il mio ometto.” Gli diede un bacino sulla punta del naso.
“Fra un po’ devo andare, ho un photoshooting presto stamattina in centro. Non ho tanta voglia.”
 
“Resta qui con me allora.” Propose lui, sapendo che non avrebbe mai accettato.
 
“Magari…” sarebbe rimasta volentieri in quella villa, in quel posto così lontano da tutto. Lo abbracciò ancora per qualche secondo prima di staccarsi di nuovo. “Vado a farmi una doccia, ti aiuto a tornare dentro?”
 
“Non serve, come sono arrivato da solo fin qui riesco anche a tornare.” Fece lui deciso.
 
“Sei proprio sicuro?” lo tentò la ragazza.
 
“Beh, se proprio insisti…” amava quando era così dolce con lui.
 
Simone lo prese sotto braccio e lo accompagnò lentamente fin dentro casa, lasciandolo seduto sul divano mentre lei andava a prendere il cambio che si era portata per poi chiudersi in bagno.
Era immacolato, con un grande specchio sopra il lavandino di porcellana. Si osservò, non aveva l’aria delle migliori, era stata meglio. ‘Mio dio spero di non rovinare il servizio oggi.’ Si sentiva parecchio fiacca, colpa della notte in bianco. Così decise di prendere delle vitamine. ‘Dov’è che le tiene Joe?’ iniziò a frugare nell’armadietto, tra vari flaconi di pillole colorate che assomigliavano a caramelle, tutti gli antidolorifici che doveva prendere a causa dell’incidente. “Eccole!” Aveva trovato quello che cercava, prese il barattolino pronta ad ingoiare una di quelle pastiglie bomba, ma con sua grande sorpresa non vi trovò niente di nemmeno lontanamente simile dentro.
Simone sgranò gli occhi di fronte alla vista di quella bustina trasparente. La sfilò dall’apertura e la guardò bene. Bianca, finissima polverina bianca. “Oh no…” non voleva credere a quello che i suoi occhi stavano osservando. Istintivamente guardò anche tutti gli altri barattoli ordinatamente disposti sul ripiano ed iniziò a svitarli, uno ad uno, con le mani che tremavano dall’ansia. Più andava avanti e più si sentiva presa da un nodo allo stomaco, non era di spavento o di paura, non solo. Più apriva i flaconi e ne scopriva il reale contenuto, più si sentiva tradita profondamente. Rabbia le stava montando nelle vene come una tempesta, come aveva potuto? Mentirle così spudoratamente. Aveva smesso tutto, ci stava provando seriamente. Si era frantumato il menisco e i legamenti cadendo dalla moto, non era stato dovuto a niente se non alla sua imprudenza. E lei gli aveva creduto. Che stupida. Si sentiva così terribilmente stupida.
Guardò lo scempio ammucchiato sul lavandino e le gambe le cedettero di colpo facendola crollare a terra. “Non puoi averlo fatto davvero.” E invece l’aveva fatto. Era venuto il momento di affrontarlo, non poteva aspettare oltre. Si lavò e cambiò, con lentezza cercando di razionalizzare e capire cosa dire.
Raccolse tutte le sue cose, risistemò i barattoli dove li aveva trovati e si avviò con le bustine in salotto, dove Joe la stava aspettando.
 
“Perché mi hai mentito?” gli disse freddamente gettandogli in grembo le bustine. Voleva sapere cosa le avrebbe risposto.
 
Joe era completamente sorpreso, non si aspettava di trovarsi in quella situazione. “Non ti ho mentito…”
 
Simone scoppiò a ridere “Come puoi essere così spudorato? Non mi hai mentito?Allora tutte quelle storie e promesse che mi hai fatto me le sono inventate?”
 
“No, ma…”
 
“No, ma, cosa?” Simone non lo fece finire “Spiegami ti prego, non dirmi altre bugie.”
 
“Volevo dirtelo…” Joe era in difficoltà. Si sentiva terribilmente in colpa, sapeva che prima o poi sarebbe emersa tutta quella storia.
 
“Volevi dirmelo quando? Aspettavi che ti trovassi in una tomba per dirmelo?” il tono della ragazza stava diventando sempre più freddo. Lo guardò abbassare gli occhi e capì “No, tu non mi avresti detto niente.”
 
“Simone, io non volevo farti soffrire!”
 
“Tu non volevi fare soffrire me? Non capisci che lo hai fatto non dicendomi la verità?! Joe tu non volevi far soffrire te stesso, per questo non te ne sei liberato!” sentì l’impulso di piangere, ma si sforzò di non farlo “dimmi, tieni di più a me o a quella?” gli chiese, non sapendo nemmeno lei cosa avrebbe risposto. Il fatto fu che dopo una lunga pausa non arrivò mai una risposta. Simone lo guardò ferita. Poi pronunciò una frase che non si sarebbe mai aspettata di sentirsi dire. “Bene. Stando così le cose, resta pure con lei visto che non puoi farne a meno. Io me ne vado.”
 
In quel momento si impose di non ascoltare nessuna delle parole di supplica di Joe, raccolse la sua sacca con le sue cose, strinse i denti ed uscì di casa senza sbattere la porta, sapendo che lui non avrebbe potuto rincorrerla per fermarla. Si avviò lungo la strada che scendeva a valle, raccattando un passaggio da un vicino di Joe che la conosceva e che fu così gentile da portarla fino allo studio in cui la aspettavano a Los Angeles.
Stranamente, mentre lavorava, era come se tutto quello che fosse successo fosse stato vissuto da qualcun altro. Non aveva ancora preso coscienza degli eventi. Fu una sessione lunga, più di mezza giornata, ma non appena terminò il suo dovere mise da parte la bella camicia e i pantaloni blu che aveva quando era arrivata e si mise su altri abiti puliti, più comodi, un paio di leggings neri con le rose, una maglietta nera larga e lunga che le ricadeva molle lasciando scoperta la spalla e delle Dr. Martens nere. Era un sacco di tempo che non si metteva quelle cose, le erano mancate. Uscì dallo studio senza sapere esattamente cosa fare o dove andare e così iniziò a girovagare per le strade della città, senza realmente cercare niente. Voleva solo stare un po’ a zonzo, con se stessa e basta. Sera arrivò in fretta e con lei un certo languorino.
Veramente Simone sentì delle vere rane nello stomaco e realizzò solo in quel momento che non aveva nemmeno pranzato. Passò davanti a un ristorante thailandese e si fermò di colpo.
“Non ho mai provato il thai.” Si ricordò di quelle parole in un batter d’occhio e sorrise. Ora sapeva cosa fare e dove andare.
 
***
Duff sentì bussare alla porta e si avviò ad aprirla piuttosto infastidito. Stava scrivendo una canzone, come si permettevano di interromperlo? Certo sarebbe potuto andare pure Izzy che stava oziando sul divano con la chitarra, ma figuriamoci, lui non apriva mai.
“Che cazzo c’è?”  chiese scocciato mentre spalancava la porta di scatto, pentendosi immediatamente di quello che aveva detto.
 
“Momento sbagliato?” chiese Simone divertita vedendolo arrossire come un pomodoro. “Torno più tardi se vuoi.”
 
“No…no sei impazzita?” le prese il borsone che aveva in spalla “Come hai fatto a trovarmi?”
 
“Uh ho chiesto un po’ in giro. Pare ci sia un sacco di gente che ti conosce da queste parti.” Gli sorrise. “Ho portato la cena!” fece contenta. “Allora…non mi fai entrare?” chiese timidamente Simone.
 
“Ah…sì, sì, vieni!” Duff la guardò inebetito entrare in casa, ancora stupito di vederla nel suo squallido appartamento a quell’ora di sera. 

   
 
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