Titolo:
The Harsh Light of Day
Personaggi: Blaine, Kurt, Santana, Brittany, Klaine,
accenni di Brittana
Genere: dark, introspettivo
Rating: arancione
Avvertimenti: oneshot, AU, cybertheme,
linguaggio, movieverse, OOC
Parte: 1/?
Sommario: (04.55)
Ho bevuto qualcosa di molto forte, forse potrei raccontarti tutta la
mia vita
in questo momento.
(07.32)
Mi accontento di sentirtela cantare
Sono Blaise comunque
Contoparole: 3mila
precise :D mi sento troppo una figa! E non l’ho fatto apposta
**
Note: fanfiction scritta per l’iniziativa
“I love Shipping” indetta dal
CoS. Su sfida di zuzallove, ecco la mia Klaine cybertheme, dove il
cybertheme è
pochissimo xD
In teoria era una one shot, ma in pratica ho già plottato un
eventuale secondo
capitolo che però non riuscirei mai a scrivere in tempo per
la sfida u.u Magari
arriverà più avanti.
Ovviamente la dedico alla mia moglie adorata, anche se non sono sicura
che la
shot possa piacerle. Insomma, è così diversa dal
nostro solito genere :S
Ovviamente è un AU, ma anche movieverse, perché
mi sono ispirata a un famoso
fumetto, poi diventato film: Sin City. Ci sono molte citazioni prese
dal film,
qua e là. Vediamo chi le sa cogliere xD
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questa mia prima – ma
spero non ultima –
Klaine,
Pixie <3
È una notte brava come
un’altra. Kurt se ne sta concedendo
sempre di più da quando Brittany l’ha iniziato ai
piaceri della Città Vecchia
di Lima. Se vai dritto, non sgarri e tieni l’uccello nelle
mutande se non è
esplicitamente richiesto, non ti potrà mai succedere niente.
Lì vige la legge
delle ragazze come gli ha spiegato Brittany. Se fai il cazzone,
potresti non
rivedere più l’uccello. O un arto. O tutte e due.
Lui ha intenzione di rigare dritto. Le ragazze non sono tra i suoi
interessi,
ma è meglio non farlo sapere in giro: Mercedes è
una tipa vendicativa, gli
hanno detto. Lui se lo ricorda bene il sasso che ha infranto il vetro
del suo
rottame comprato dopo mesi di dura fatica. A Lima se vuoi fare soldi in
fretta
non devi avere rimorsi di coscienza e avere abbastanza fegato per
riuscire a
entrare nel giro d’affari della Citta Vecchia. Se vuoi fare
l’onesto cittadino
americano devi andare a Westerville e cercare di campare con il misero
stipendio da operaio nelle imprese siderurgiche del Governatore. Lui ci
ha
provato a lavorare, ma ben presto i suoi polmoni hanno iniziato a
cedere. Per
non parlare delle sue mani, quelle sì che si sono rovinate.
Dopo mesi, Kurt
sente ancora i polpastrelli inspessiti e callosi. Il fatto che abbia
iniziato a
tossire sputando sangue non l’ha mai scalfito veramente. Il
problema è che ha
ancora una coscienza.
Brittany l’ha conosciuta quando ancora frequentava il liceo e
suo padre aveva
un lavoro fisso. Poi lei ha mollato prima del diploma e lui non ha
potuto fare
altro che osservare da lontano il suo cambiamento. Una sera lei
l’ha portato
nella Città Vecchia e lui l’ha seguita.
Da allora ci va spesso e guarda Brittany ballare. È brava,
l’ha sempre saputo,
ma vederla dimenarsi attorno a quella specie di palo, stretta in un
abitino
lamé fuori moda da almeno un secolo, è quantomeno
svilente. Non sa se sia più
svilente l’abito o la mercificazione del corpo.
Kurt è solito sedersi su uno sgabello del bar, attorniato da
odori forti e dal
retrogusto acido, e guardarsi intorno per scorgere il minimo tratto di
lucidità
negli occhi degli altri avventori, eccitati dallo spettacolo della sua
piccola
Brittany.
Dopo lo spettacolo, Brittany lo raggiunge mostrandogli il guadagno
della serata
e strizzandogli l’occhio.
Poi la loro
serata può iniziare.
Quella
sera è andata particolarmente bene per lei. È
già ubriaca quando lo raggiunge.
«
Guarda qua » gli dice. Tira fuori dalla scollatura
dell’abitino una serie di
banconote, orgogliosa. Una parte la nasconde negli stivali e il resto
lo
consegna a Kurt con una strizzatina d’occhio. È il
loro budget della serata.
Kurt sa già come lo spenderanno, così come sa
già che l’indomani si troverà con
la testa sepolta nel cesso e un’asfissiante odore di vomito
come unica
compagnia. Brittany regge meglio, ormai c’è
abituata.
Kurt, guardandola procedere tra la folla a passo spedito, si chiede
perché si
ostina a tornare da lei. Fuori dal locale incrociano un paio di
poliziotti in
borghese. Ormai ha imparato a distinguerli. Hanno l’aria
sperduta,
probabilmente è uno dei loro primi pattugliamenti nella
Citta Vecchia. Kurt
quasi si dispiace per loro, sa bene cosa spetta ai poliziotti nel
momento in
cui mettono piede in quella parte della città. Mercedes
difende il suo locale
con le unghie e con i denti. L’unica poliziotta che
può entrare per diritto
nella Città Vecchia è Santana Lopez. Lui ha avuto
la sfortuna di incrociarla
mentre andava per locali con Brittany. Ricorda ancora il dolore ai
testicoli.
Brittany gli ha detto che Santana è come lui,
un’emarginata che latita nel lato
sbagliato della sessualità. Kurt non ne fa mistero, ma lei
ha le palle per
uccidere un uomo a sangue freddo ma non per ammettere di essere gay.
Non ha mai
voluto chiedere a Brittany perché sa quelle cose, ma riesce
facilmente a
immaginare la risposta.
Quando torna a casa, Kurt trova un avviso di
sfratto e il suo
fratellastro steso sul divano con una bottiglietta di soda e la tv
accesa. Si è
sempre chiesto come faccia Finn a dormire sonni tranquilli. Ha una
ragazza che
tenta la fortuna in quello che è rimasto di New York, un
lavoro precario e una
carriera che non ha mai preso il via col football. Una vocina maligna
– che il
più delle volte ha il tono e il timbro di Rachel, la ragazza
del suo
fratellastro – gli ricorda che almeno Finn un lavoro ce
l’ha. Kurt ha solo una
nausea pazzesca e una voglia infinita di dormire per non svegliarsi
più.
Tempo prima, un ragazzo al bar di Mercedes gli aveva offerto dei soldi
in
cambio di un rapporto sessuale. Una fottuta scopata per cinquanta
dollari. Aveva
pensato di potercela fare, ma l’amor proprio aveva pensato di
tornare a galla
proprio in quel momento, mentre aveva in bocca l’uccello di
quel tipo. Se n’era
andato rischiando di prenderle. La cosa che più
l’aveva avvilito era stata
quella di non essere riuscito nemmeno a trovare il coraggio per farsi
pagare il
pompino.
Si sveglia tardi, con un cerchio alla testa e la voglia di vomitare
anima e
ricordi. Finn è già andato al suo onestissimo
lavoro di operaio sottopagato. Ha
lasciato la giacca sul divano e Kurt fruga dentro alla ricerca di
spiccioli. Gli
è venuta voglia di un caffè e di farsi un giro a
Lima di giorno per vedere come
se la passano gli onesti cittadini. Un tempo era uno di loro, ma ora
non
ricorda più com’è girare sotto la luce
del sole, guardare le vetrine di un
negozio di abiti che non potrà mai permettersi.
Vuole solo sognare di essere libero.
L’aria della città
è asfissiante, il sole gli fa aumentare il mal
di testa. Vorrebbe solo prendere il suo caffè e scappare
lontano o aspettare la
notte e rifugiarsi nei confini della Città Vecchia di Lima.
Brittany sarebbe
felice di rivederlo tra gli avventori per poi scappare a divertirsi con
lui. Kurt
sa che Brittany non lo fa per compassione, ma per una strana teoria.
Secondo lei
entrambi sono unicorni, sono speciali così come sono.
Secondo Kurt, lei sola è
l’unicorno tra i due, lui è un semplice pony. Un
tempo, pensa, era lui quello
con la forte autostima, ora non gli è rimasto più
nulla, solo un fratello che
dorme sul divano, troppo stanco per trascinarsi a letto. Kurt sa che
deve fare
qualcosa, ma non sa che cosa.
« Che cosa prende?» la voce del barista lo
distoglie dai suoi pensieri. Alza la
sguardo. È carino, pensa.
« Un caffè » risponde, atono. Poi
riabbassa lo sguardo, posando un dollaro sul
bancone. Beve il caffè tutto d’un fiato. Rimane
ancora un altro po’ a godersi
la solitudine, distratto dal riverbero del sole sul bancone lucido del
bar. Non
sa esattamente cosa aspettarsi da questa uscita in solitario, sa solo
che non
vuole passare la sua vita a piangersi addosso.
« Dicono che i baristi sono i migliori ascoltatori
» dice il ragazzo dietro al
banco. Gli sta sorridendo accondiscendente, quasi come se volesse
invitarlo a
parlare dei suoi problemi.
« Avessi bevuto qualcosa di più forte, canterei
come un usignolo » commenta
Kurt. E il barista sorride come gli fosse venuto in mente
qualcos’altro. Kurt si
stringe nelle spalle e si racchiude ancora di più nel suo
mutismo.
Distrattamente nota sul bancone un foglietto con su scritto un numero
di
telefono. Si guarda attorno ma non vede nessuno. Il barista sta
servendo
qualcosa a un tavolo. Non pensa nemmeno a buttarlo, lo intasca ed esce
dal bar.
Rientra a casa il prima possibile e quando esce di nuovo, lo fa solo
per andare
alla Città Vecchia. In quel momento si rende conto di aver
ricominciato a
respirare, nonostante sappia che tutto ciò è
dannatamente sbagliato.
(04.55)
Ho bevuto qualcosa di molto forte, forse potrei raccontarti tutta la
mia vita
in questo momento.
(07.32)
Mi accontento di sentirtela cantare
Sono Blaine comunque
Kurt si è svegliato di pomeriggio, ha
dato un occhio al cellulare
e ha subito riposto il cellulare nella tasca. Ha bisogno di
distrazioni, si
ripete. Deve dimenticare di quanto faccia schifo la sua vita da quando
tutti i
suoi sogni sono andati in frantumi.
Sul cellulare ha trovato anche un messaggio e una chiamata di Rachel,
ma decide
di ignorarli. È stanco di sapere che lei sta vivendo la vita
che lui vorrebbe
per sé.
Se imbocchi il vicolo giusto a Lima puoi trovare di
tutto. Gli era
capitato di assistere a un pestaggio in un vicolo. Niente di speciale,
si
sarebbe detto, se non fosse stato che la vittima era una donna giovane.
Avrebbe
voluto intervenire ma non era riuscito. Egoisticamente si era chiesto
se
qualcuno avrebbe fatto la stessa cosa per lui e aveva tirato dritto
vedendo con
la coda dell’occhio che la ragazza si era alzata in piedi,
coltello alla mano,
e l’aveva ficcato nella pancia dell’uomo che la
stava picchiando brutalmente. La
città era delle ragazze, gli aveva ripetuto più
volte Brittany, ma non le aveva
mai creduto fino ad allora. In effetti non aveva mai creduto niente a
quello
che Britttany gli diceva. D’altronde come si fa a credere a
una ragazza che
prende ecstasy credendo seriamente che si tratta di caramelle? Spesso
si chiede
come faccia a essere così ingenua, ma l’unica
risposta che riesce a darsi è che
si tratta solo di uno schermo, di una protezione.
Entra finalmente nel locale in cui Brittany si esibisce e si siede al
bancone,
aspettando di vederla entrare in scena stretta in abiti brillanti e fin
troppo
corti.
« Adoro i sicari » dice qualcuno affianco a lui. Si
gira e vede Santana che
lustra la sua pistola di ordinanza con un luccichio sinistro negli
occhi. « Gli
puoi fare quello che vuoi, senza rimorso ».
Santana si sta rivolgendo al nulla, forse alla sua pistola, forse a
lui, forse
si sta giustificando per essere entrata in tutta quella merda che
è la Citta Vecchia.
Kurt si stringe nelle spalle, cercando di non risponderle. Quella donna
ha già
teso un agguato ai suoi testicoli una volta e lui non vuole ripetere
l’esperienza.
È un controtenore, non vuole diventare un soprano.
« Porcellana » lo chiama. Kurt fa finta di non
sentirla rivolgendo tutta la sua
attenzione al palco dove Mercedes canta e le ragazze ballano mostrando
che il
pudore non è compreso nel pacchetto. « Mi ignori?
» gli chiede ancora. Kurt si
trattiene dal fulminarla con un’occhiata. La vede con la coda
dell’occhio fare
un gesto a qualcuno. Si ritrova bagnato fradicio e appiccicoso.
« La mia giacca! » grida. Ora vuole solo uccidere
qualcuno.
E Santana ride, sguaiata. Tira fuori il distintivo e lo lucida con la
manica
della giacca che indossa. Vuole lanciargli un monito, vuole ricordargli
chi è. Lui
non può fare nulla, anche se vorrebbe.
Esce dal bar in tutta fretta per non commettere cazzate e si ritrova
nell’ennesimo
vicolo, solo che questa volta sa dove sta andando.
A casa.
(05.54)
Io sono Kurt
(07.34)
Ci credi se ti dico che lo sapevo? :P
Kurt chiude il cellulare. Ha visto il messaggio e
lo cancella
immediatamente. Non sa se crederci o meno, ma è sicuro che
non vuole conoscere
qualcuno che sa chi è. Non sa nemmeno lui cosa vuole.
Il sabato sera alla Città Vecchia escono
anche i ragazzi che
abitano nei quartieri bene. Per loro è come un passatempo,
un modo alternativo
e pericoloso per passare una nottata di bagordi. Scopate per pochi
spiccioli e
puttane che, se non te ne rendi conto, ti succhiano via anche la vita.
Gli sembra stare in un parco giochi, con i bambini felici che guardano
le
giostre colorate e le indicano ai genitori pestando i piedi quando non
ci
possono salire. Chiude gli occhi e li riapre velocemente. Davanti ai
suoi occhi
ritornano quei ragazzi ricchi, vestiti bene, con la faccia lucida e le
unghie
curate che osservano con bramosia le ragazze che si spogliano sotto ai
loro
occhi. Non sanno cosa li aspetta, si dice Kurt.
Uno allunga un po’ troppo la mano e un attimo dopo viene
ripreso da Puck, uno
dei buttafuori del locale, stripper a tempo perso e idiota a tempo
pieno. La regola
principale è “Guardare ma non toccare, se vuoi
toccare devi pagare per il piano
di sopra”.
A Kurt torna in mente quella volta che è stato infilato in
un cassonetto da
Puck e ne è uscito ricolmo di qualcosa di putrescente e
dannatamente
maleodorante. Ogni tanto gli sembra di sentire ancora
quell’odore acre e
sgradevole sulla pelle, ma sa che non è più colpa
di quel cassonetto, ma della
vita che conduce. Quelle volte non sa come fa a trattenersi dal
vomitare anche
l’anima.
Puck si è giustificato dicendo che era stato costretto a
farlo, che il più
forte si prende gioco del più debole e lo annienta
schiacciandolo con un
anfibio dalla punta metallica. Kurt si è rassegnato a essere
sempre il più
debole e questo un po’ lo conforta: non deve rendere conto a
nessuno di ciò che
fa, dei suoi comportamenti vili.
I ragazzini della City sgomitano, con gli occhi resi vitrei
dall’alcol. Kurt sa
perché lo fanno. Hanno visto Santana in uniforme e temono il
peggio. Lei si
limita a squadrarli e a tenerli d’occhio. Nessun altro fa
caso a lei, tranne
Kurt. Lui sa che lei va lì tutte le notti per vedere
Brittany. Si accontenta di
guardarla da lontano, lucidando la pistola o mostrando il distintivo
per essere
lasciata in pace dai novellini. Gli uomini della Città
Vecchia la lasciano in
pace, sanno com’è fatta e non vogliono problemi.
Possono essere grandi e grossi,
ma lì comandano le ragazze. Santana è
indubbiamente una ragazza.
Kurt torna a rivolgere la sua attenzione ai ragazzi della City,
così fuori
posto con i loro abiti griffati. Kurt le conosce tutte quelle griffe,
anche lui
un tempo era uno di loro anche se non si sarebbe mai sognato di entrare
nella
Città Vecchia.
Ne riconosce uno tra di loro, capelli impomatati e papillon ridicolo.
Nota che
non sta guardando le ragazze, ma si guarda attorno incuriosito. Non
sembra
ubriaco, non sembra fatto, non sembra niente di tutto ciò.
Gli sembra solo
fuori posto. E in quel momento Kurt si rende conto che si sente fuori
posto
anche lui.
Quando esce dal locale sa di essere seguito. Ormai ha affinato
l’udito e ha
sempre un coltello a portata di mano. La Città è
delle ragazze, purtroppo, gli
uomini non contano nulla. Per questo preferisce essere preparato quando
non si
trova con Brittany, anche se sa che un coltello non lo riuscirebbe
nemmeno a
impugnare. Sa che non riuscirebbe mai ad infilarlo nella carne di un
uomo,
farlo affondare in profondità fino a ledere a qualche
organo, per poi
strapparglielo via, insieme alla vita, e infine lucidarlo come fa
Santana con
la sua pistola di ordinanza dopo che ha sparato a qualcuno.
« Questo era l’ultimo posto in cui mi aspettavo di
trovarti » gli dice una voce
alle sue spalle. Kurt non la riconosce subito, anche se ha
già capito chi è.
« Stavo per dire la stessa cosa » conclude spiccio.
« Stavi andando a casa? » gli chiede Blaine.
Kurt lo immagina soffocare mentre gli spinge giù fino in
gola quell’insulto al
buon gusto che portava al collo.
« No, sto aspettando un’amica » gli
risponde.
« Io credo di aver capito male, allora » borbotta
abbassando lo sguardo. A Kurt
fa tenerezza, ma non lo ammetterebbe mai, nemmeno davanti alla minaccia
di una
morte orrenda.
« No, hai capito. Sto aspettando un’amica
» ripeté Kurt.
« Credevo che tu fossi… »
La risata di Kurt lo interrompe. Sono anni che non ride di gusto e
sente la
gola pizzicargli, le lacrime bruciargli gli occhi. Ora ha capito il
perché dell’imbarazzo
di Blaine. E ride, ride, fino a che non sente l’aria
mancargli dai polmoni, la
pancia dolergli.
« Oh, ma io sono gay.
È veramente un’amica
» replica, dandosi un contegno.
Poi lo invita a bere perché ha bisogno di una distrazione e
lui sembra essere
perfetto per ricoprire quel ruolo. Si sono parlati una volta
– due se si conta
l’ultima – e si sono scambiati qualche sms. Kurt
vuole divertirsi quella sera. È
stanco di tornare a casa con le palle piene in ogni senso. È
gay, ma è anche un
uomo. Ed è sicuro che Blaine voglia lo stesso.
Ha la testa che sembra navigare. Forse ha bevuto
troppo, ma si
sente ancora lucido. Blaine davanti a lui ridacchia con in mano una
birra. Sono
entrambi brilli, ma lucidi. È questo ciò di cui
Kurt ha bisogno: un ragazzo da
portarsi a casa che sia disinvolto, ma non ubriaco da dimenticarsi
della
serata. Una mano si posa sulla spalla di Blaine e Kurt, nonostante la
vista
offuscata, riesce a vedere che appartiene a bel ragazzo. Il suo gay
radar non è
mai stato così attivo come quella sera, pensa con un
sorriso.
« Blaine, andiamo? » dice il ragazzo appena
arrivato, degnando a malapena Kurt
di uno sguardo schifato.
« Ma mi sto divertendo! » esclama in risposta. Kurt
ha capito subito che Blaine
e l’alcol sono due universi paralleli. « Dai,
Sebastian » lo implora.
Quella sera a Kurt è andata male, ma si rifarà.
Lo sa già. Ha messo gli occhi
su di lui e non vuole farselo scappare facilmente.
(04.35)
Mi sono divertito, Kurt :D
La Citta Vecchia è terribile, in ogni caso
(06.32)
Toglimi una curiosità, come facevi a sapere chi sono?
(10.54)
Warblers non ti dice nulla? :D
(14.03)
Sì, mi dice che vi abbiamo battuti alle Regionali (:
E a Kurt sembra di sorridere di nuovo, per la prima volta dopo molto
tempo. Quasi
si immagina la faccia di Blaine che cerca di mettere il broncio senza
riuscirci. E finalmente sorride con un calore che gli arriva fino al
cuore.
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