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Autore: Hyperviolet Pixie    21/06/2012    1 recensioni
(04.55)
Ho bevuto qualcosa di molto forte, forse potrei raccontarti tutta la mia vita in questo momento.

(07.32)
Mi accontento di sentirtela cantare
Sono Blaine comunque
Affetta/o da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Thumbs up for CoS!'
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Titolo: The Harsh Light of Day
Personaggi: Blaine, Kurt, Santana, Brittany, Klaine, accenni di Brittana
Genere: dark, introspettivo
Rating: arancione
Avvertimenti: oneshot, AU, cybertheme, linguaggio, movieverse, OOC
Parte: 1/?
Sommario: 
(04.55)
Ho bevuto qualcosa di molto forte, forse potrei raccontarti tutta la mia vita in questo momento.

(07.32)
Mi accontento di sentirtela cantare
Sono Blaise comunque
Contoparole: 3mila precise :D mi sento troppo una figa! E non l’ho fatto apposta **
Note: fanfiction scritta per l’iniziativa “I love Shipping” indetta dal CoS. Su sfida di zuzallove, ecco la mia Klaine cybertheme, dove il cybertheme è pochissimo xD
In teoria era una one shot, ma in pratica ho già plottato un eventuale secondo capitolo che però non riuscirei mai a scrivere in tempo per la sfida u.u Magari arriverà più avanti.
Ovviamente la dedico alla mia moglie adorata, anche se non sono sicura che la shot possa piacerle. Insomma, è così diversa dal nostro solito genere :S
Ovviamente è un AU, ma anche movieverse, perché mi sono ispirata a un famoso fumetto, poi diventato film: Sin City. Ci sono molte citazioni prese dal film, qua e là. Vediamo chi le sa cogliere xD
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questa mia prima – ma spero non ultima – Klaine,
Pixie <3


The Harsh Light of Day

È una notte brava come un’altra. Kurt se ne sta concedendo sempre di più da quando Brittany l’ha iniziato ai piaceri della Città Vecchia di Lima. Se vai dritto, non sgarri e tieni l’uccello nelle mutande se non è esplicitamente richiesto, non ti potrà mai succedere niente. Lì vige la legge delle ragazze come gli ha spiegato Brittany. Se fai il cazzone, potresti non rivedere più l’uccello. O un arto. O tutte e due.
Lui ha intenzione di rigare dritto. Le ragazze non sono tra i suoi interessi, ma è meglio non farlo sapere in giro: Mercedes è una tipa vendicativa, gli hanno detto. Lui se lo ricorda bene il sasso che ha infranto il vetro del suo rottame comprato dopo mesi di dura fatica. A Lima se vuoi fare soldi in fretta non devi avere rimorsi di coscienza e avere abbastanza fegato per riuscire a entrare nel giro d’affari della Citta Vecchia. Se vuoi fare l’onesto cittadino americano devi andare a Westerville e cercare di campare con il misero stipendio da operaio nelle imprese siderurgiche del Governatore. Lui ci ha provato a lavorare, ma ben presto i suoi polmoni hanno iniziato a cedere. Per non parlare delle sue mani, quelle sì che si sono rovinate. Dopo mesi, Kurt sente ancora i polpastrelli inspessiti e callosi. Il fatto che abbia iniziato a tossire sputando sangue non l’ha mai scalfito veramente. Il problema è che ha ancora una coscienza.
Brittany l’ha conosciuta quando ancora frequentava il liceo e suo padre aveva un lavoro fisso. Poi lei ha mollato prima del diploma e lui non ha potuto fare altro che osservare da lontano il suo cambiamento. Una sera lei l’ha portato nella Città Vecchia e lui l’ha seguita.
Da allora ci va spesso e guarda Brittany ballare. È brava, l’ha sempre saputo, ma vederla dimenarsi attorno a quella specie di palo, stretta in un abitino lamé fuori moda da almeno un secolo, è quantomeno svilente. Non sa se sia più svilente l’abito o la mercificazione del corpo.
Kurt è solito sedersi su uno sgabello del bar, attorniato da odori forti e dal retrogusto acido, e guardarsi intorno per scorgere il minimo tratto di lucidità negli occhi degli altri avventori, eccitati dallo spettacolo della sua piccola Brittany.
Dopo lo spettacolo, Brittany lo raggiunge mostrandogli il guadagno della serata e strizzandogli l’occhio.  Poi la loro serata può iniziare.

Quella sera è andata particolarmente bene per lei. È già ubriaca quando lo raggiunge.
« Guarda qua » gli dice. Tira fuori dalla scollatura dell’abitino una serie di banconote, orgogliosa. Una parte la nasconde negli stivali e il resto lo consegna a Kurt con una strizzatina d’occhio. È il loro budget della serata. Kurt sa già come lo spenderanno, così come sa già che l’indomani si troverà con la testa sepolta nel cesso e un’asfissiante odore di vomito come unica compagnia. Brittany regge meglio, ormai c’è abituata.
Kurt, guardandola procedere tra la folla a passo spedito, si chiede perché si ostina a tornare da lei. Fuori dal locale incrociano un paio di poliziotti in borghese. Ormai ha imparato a distinguerli. Hanno l’aria sperduta, probabilmente è uno dei loro primi pattugliamenti nella Citta Vecchia. Kurt quasi si dispiace per loro, sa bene cosa spetta ai poliziotti nel momento in cui mettono piede in quella parte della città. Mercedes difende il suo locale con le unghie e con i denti. L’unica poliziotta che può entrare per diritto nella Città Vecchia è Santana Lopez. Lui ha avuto la sfortuna di incrociarla mentre andava per locali con Brittany. Ricorda ancora il dolore ai testicoli.
Brittany gli ha detto che Santana è come lui, un’emarginata che latita nel lato sbagliato della sessualità. Kurt non ne fa mistero, ma lei ha le palle per uccidere un uomo a sangue freddo ma non per ammettere di essere gay. Non ha mai voluto chiedere a Brittany perché sa quelle cose, ma riesce facilmente a immaginare la risposta.

Quando torna a casa, Kurt trova un avviso di sfratto e il suo fratellastro steso sul divano con una bottiglietta di soda e la tv accesa. Si è sempre chiesto come faccia Finn a dormire sonni tranquilli. Ha una ragazza che tenta la fortuna in quello che è rimasto di New York, un lavoro precario e una carriera che non ha mai preso il via col football. Una vocina maligna – che il più delle volte ha il tono e il timbro di Rachel, la ragazza del suo fratellastro – gli ricorda che almeno Finn un lavoro ce l’ha. Kurt ha solo una nausea pazzesca e una voglia infinita di dormire per non svegliarsi più.
Tempo prima, un ragazzo al bar di Mercedes gli aveva offerto dei soldi in cambio di un rapporto sessuale. Una fottuta scopata per cinquanta dollari. Aveva pensato di potercela fare, ma l’amor proprio aveva pensato di tornare a galla proprio in quel momento, mentre aveva in bocca l’uccello di quel tipo. Se n’era andato rischiando di prenderle. La cosa che più l’aveva avvilito era stata quella di non essere riuscito nemmeno a trovare il coraggio per farsi pagare il pompino.

Si sveglia tardi, con un cerchio alla testa e la voglia di vomitare anima e ricordi. Finn è già andato al suo onestissimo lavoro di operaio sottopagato. Ha lasciato la giacca sul divano e Kurt fruga dentro alla ricerca di spiccioli. Gli è venuta voglia di un caffè e di farsi un giro a Lima di giorno per vedere come se la passano gli onesti cittadini. Un tempo era uno di loro, ma ora non ricorda più com’è girare sotto la luce del sole, guardare le vetrine di un negozio di abiti che non potrà mai permettersi.  Vuole solo sognare di essere libero.

L’aria della città è asfissiante, il sole gli fa aumentare il mal di testa. Vorrebbe solo prendere il suo caffè e scappare lontano o aspettare la notte e rifugiarsi nei confini della Città Vecchia di Lima. Brittany sarebbe felice di rivederlo tra gli avventori per poi scappare a divertirsi con lui. Kurt sa che Brittany non lo fa per compassione, ma per una strana teoria. Secondo lei entrambi sono unicorni, sono speciali così come sono. Secondo Kurt, lei sola è l’unicorno tra i due, lui è un semplice pony. Un tempo, pensa, era lui quello con la forte autostima, ora non gli è rimasto più nulla, solo un fratello che dorme sul divano, troppo stanco per trascinarsi a letto. Kurt sa che deve fare qualcosa, ma non sa che cosa.
« Che cosa prende?» la voce del barista lo distoglie dai suoi pensieri. Alza la sguardo. È carino, pensa.
« Un caffè » risponde, atono. Poi riabbassa lo sguardo, posando un dollaro sul bancone. Beve il caffè tutto d’un fiato. Rimane ancora un altro po’ a godersi la solitudine, distratto dal riverbero del sole sul bancone lucido del bar. Non sa esattamente cosa aspettarsi da questa uscita in solitario, sa solo che non vuole passare la sua vita a piangersi addosso.
« Dicono che i baristi sono i migliori ascoltatori » dice il ragazzo dietro al banco. Gli sta sorridendo accondiscendente, quasi come se volesse invitarlo a parlare dei suoi problemi.
« Avessi bevuto qualcosa di più forte, canterei come un usignolo » commenta Kurt. E il barista sorride come gli fosse venuto in mente qualcos’altro. Kurt si stringe nelle spalle e si racchiude ancora di più nel suo mutismo.
Distrattamente nota sul bancone un foglietto con su scritto un numero di telefono. Si guarda attorno ma non vede nessuno. Il barista sta servendo qualcosa a un tavolo. Non pensa nemmeno a buttarlo, lo intasca ed esce dal bar. Rientra a casa il prima possibile e quando esce di nuovo, lo fa solo per andare alla Città Vecchia. In quel momento si rende conto di aver ricominciato a respirare, nonostante sappia che tutto ciò è dannatamente sbagliato.

(04.55)
Ho bevuto qualcosa di molto forte, forse potrei raccontarti tutta la mia vita in questo momento.

(07.32)
Mi accontento di sentirtela cantare
Sono Blaine comunque

 

Kurt si è svegliato di pomeriggio, ha dato un occhio al cellulare e ha subito riposto il cellulare nella tasca. Ha bisogno di distrazioni, si ripete. Deve dimenticare di quanto faccia schifo la sua vita da quando tutti i suoi sogni sono andati in frantumi.
Sul cellulare ha trovato anche un messaggio e una chiamata di Rachel, ma decide di ignorarli. È stanco di sapere che lei sta vivendo la vita che lui vorrebbe per sé.

Se imbocchi il vicolo giusto a Lima puoi trovare di tutto. Gli era capitato di assistere a un pestaggio in un vicolo. Niente di speciale, si sarebbe detto, se non fosse stato che la vittima era una donna giovane. Avrebbe voluto intervenire ma non era riuscito. Egoisticamente si era chiesto se qualcuno avrebbe fatto la stessa cosa per lui e aveva tirato dritto vedendo con la coda dell’occhio che la ragazza si era alzata in piedi, coltello alla mano, e l’aveva ficcato nella pancia dell’uomo che la stava picchiando brutalmente. La città era delle ragazze, gli aveva ripetuto più volte Brittany, ma non le aveva mai creduto fino ad allora. In effetti non aveva mai creduto niente a quello che Britttany gli diceva. D’altronde come si fa a credere a una ragazza che prende ecstasy credendo seriamente che si tratta di caramelle? Spesso si chiede come faccia a essere così ingenua, ma l’unica risposta che riesce a darsi è che si tratta solo di uno schermo, di una protezione.
Entra finalmente nel locale in cui Brittany si esibisce e si siede al bancone, aspettando di vederla entrare in scena stretta in abiti brillanti e fin troppo corti.
« Adoro i sicari » dice qualcuno affianco a lui. Si gira e vede Santana che lustra la sua pistola di ordinanza con un luccichio sinistro negli occhi. « Gli puoi fare quello che vuoi, senza rimorso ».
Santana si sta rivolgendo al nulla, forse alla sua pistola, forse a lui, forse si sta giustificando per essere entrata in tutta quella merda che è la Citta Vecchia. Kurt si stringe nelle spalle, cercando di non risponderle. Quella donna ha già teso un agguato ai suoi testicoli una volta e lui non vuole ripetere l’esperienza. È un controtenore, non vuole diventare un soprano.
« Porcellana » lo chiama. Kurt fa finta di non sentirla rivolgendo tutta la sua attenzione al palco dove Mercedes canta e le ragazze ballano mostrando che il pudore non è compreso nel pacchetto. « Mi ignori? » gli chiede ancora. Kurt si trattiene dal fulminarla con un’occhiata. La vede con la coda dell’occhio fare un gesto a qualcuno. Si ritrova bagnato fradicio e appiccicoso.
« La mia giacca! » grida. Ora vuole solo uccidere qualcuno.
E Santana ride, sguaiata. Tira fuori il distintivo e lo lucida con la manica della giacca che indossa. Vuole lanciargli un monito, vuole ricordargli chi è. Lui non può fare nulla, anche se vorrebbe.
Esce dal bar in tutta fretta per non commettere cazzate e si ritrova nell’ennesimo vicolo, solo che questa volta sa dove sta andando.
A casa.

(05.54)
Io sono Kurt

(07.34)
Ci credi se ti dico che lo sapevo? :P

Kurt chiude il cellulare. Ha visto il messaggio e lo cancella immediatamente. Non sa se crederci o meno, ma è sicuro che non vuole conoscere qualcuno che sa chi è. Non sa nemmeno lui cosa vuole.

Il sabato sera alla Città Vecchia escono anche i ragazzi che abitano nei quartieri bene. Per loro è come un passatempo, un modo alternativo e pericoloso per passare una nottata di bagordi. Scopate per pochi spiccioli e puttane che, se non te ne rendi conto, ti succhiano via anche la vita.
Gli sembra stare in un parco giochi, con i bambini felici che guardano le giostre colorate e le indicano ai genitori pestando i piedi quando non ci possono salire. Chiude gli occhi e li riapre velocemente. Davanti ai suoi occhi ritornano quei ragazzi ricchi, vestiti bene, con la faccia lucida e le unghie curate che osservano con bramosia le ragazze che si spogliano sotto ai loro occhi. Non sanno cosa li aspetta, si dice Kurt.
Uno allunga un po’ troppo la mano e un attimo dopo viene ripreso da Puck, uno dei buttafuori del locale, stripper a tempo perso e idiota a tempo pieno. La regola principale è “Guardare ma non toccare, se vuoi toccare devi pagare per il piano di sopra”.
A Kurt torna in mente quella volta che è stato infilato in un cassonetto da Puck e ne è uscito ricolmo di qualcosa di putrescente e dannatamente maleodorante. Ogni tanto gli sembra di sentire ancora quell’odore acre e sgradevole sulla pelle, ma sa che non è più colpa di quel cassonetto, ma della vita che conduce. Quelle volte non sa come fa a trattenersi dal vomitare anche l’anima.
Puck si è giustificato dicendo che era stato costretto a farlo, che il più forte si prende gioco del più debole e lo annienta schiacciandolo con un anfibio dalla punta metallica. Kurt si è rassegnato a essere sempre il più debole e questo un po’ lo conforta: non deve rendere conto a nessuno di ciò che fa, dei suoi comportamenti vili.
I ragazzini della City sgomitano, con gli occhi resi vitrei dall’alcol. Kurt sa perché lo fanno. Hanno visto Santana in uniforme e temono il peggio. Lei si limita a squadrarli e a tenerli d’occhio. Nessun altro fa caso a lei, tranne Kurt. Lui sa che lei va lì tutte le notti per vedere Brittany. Si accontenta di guardarla da lontano, lucidando la pistola o mostrando il distintivo per essere lasciata in pace dai novellini. Gli uomini della Città Vecchia la lasciano in pace, sanno com’è fatta e non vogliono problemi. Possono essere grandi e grossi, ma lì comandano le ragazze. Santana è indubbiamente una ragazza.
Kurt torna a rivolgere la sua attenzione ai ragazzi della City, così fuori posto con i loro abiti griffati. Kurt le conosce tutte quelle griffe, anche lui un tempo era uno di loro anche se non si sarebbe mai sognato di entrare nella Città Vecchia.
Ne riconosce uno tra di loro, capelli impomatati e papillon ridicolo. Nota che non sta guardando le ragazze, ma si guarda attorno incuriosito. Non sembra ubriaco, non sembra fatto, non sembra niente di tutto ciò. Gli sembra solo fuori posto. E in quel momento Kurt si rende conto che si sente fuori posto anche lui.
Quando esce dal locale sa di essere seguito. Ormai ha affinato l’udito e ha sempre un coltello a portata di mano. La Città è delle ragazze, purtroppo, gli uomini non contano nulla. Per questo preferisce essere preparato quando non si trova con Brittany, anche se sa che un coltello non lo riuscirebbe nemmeno a impugnare. Sa che non riuscirebbe mai ad infilarlo nella carne di un uomo, farlo affondare in profondità fino a ledere a qualche organo, per poi strapparglielo via, insieme alla vita, e infine lucidarlo come fa Santana con la sua pistola di ordinanza dopo che ha sparato a qualcuno.
« Questo era l’ultimo posto in cui mi aspettavo di trovarti » gli dice una voce alle sue spalle. Kurt non la riconosce subito, anche se ha già capito chi è.
« Stavo per dire la stessa cosa » conclude spiccio.
« Stavi andando a casa? » gli chiede Blaine.
Kurt lo immagina soffocare mentre gli spinge giù fino in gola quell’insulto al buon gusto che portava al collo.
« No, sto aspettando un’amica » gli risponde.
« Io credo di aver capito male, allora » borbotta abbassando lo sguardo. A Kurt fa tenerezza, ma non lo ammetterebbe mai, nemmeno davanti alla minaccia di una morte orrenda.
« No, hai capito. Sto aspettando un’amica » ripeté Kurt.
« Credevo che tu fossi… »
La risata di Kurt lo interrompe. Sono anni che non ride di gusto e sente la gola pizzicargli, le lacrime bruciargli gli occhi. Ora ha capito il perché dell’imbarazzo di Blaine. E ride, ride, fino a che non sente l’aria mancargli dai polmoni, la pancia dolergli.
« Oh, ma io sono gay. È veramente un’amica » replica, dandosi un contegno.
Poi lo invita a bere perché ha bisogno di una distrazione e lui sembra essere perfetto per ricoprire quel ruolo. Si sono parlati una volta – due se si conta l’ultima – e si sono scambiati qualche sms. Kurt vuole divertirsi quella sera. È stanco di tornare a casa con le palle piene in ogni senso. È gay, ma è anche un uomo. Ed è sicuro che Blaine voglia lo stesso.

Ha la testa che sembra navigare. Forse ha bevuto troppo, ma si sente ancora lucido. Blaine davanti a lui ridacchia con in mano una birra. Sono entrambi brilli, ma lucidi. È questo ciò di cui Kurt ha bisogno: un ragazzo da portarsi a casa che sia disinvolto, ma non ubriaco da dimenticarsi della serata. Una mano si posa sulla spalla di Blaine e Kurt, nonostante la vista offuscata, riesce a vedere che appartiene a bel ragazzo. Il suo gay radar non è mai stato così attivo come quella sera, pensa con un sorriso.
« Blaine, andiamo? » dice il ragazzo appena arrivato, degnando a malapena Kurt di uno sguardo schifato.
« Ma mi sto divertendo! » esclama in risposta. Kurt ha capito subito che Blaine e l’alcol sono due universi paralleli. « Dai, Sebastian » lo implora.
Quella sera a Kurt è andata male, ma si rifarà. Lo sa già. Ha messo gli occhi su di lui e non vuole farselo scappare facilmente.


(04.35)
Mi sono divertito, Kurt :D
La Citta Vecchia è terribile, in ogni caso

(06.32)
Toglimi una curiosità, come facevi a sapere chi sono?

(10.54)
Warblers non ti dice nulla? :D

(14.03)
Sì, mi dice che vi abbiamo battuti alle Regionali (:


E a Kurt sembra di sorridere di nuovo, per la prima volta dopo molto tempo. Quasi si immagina la faccia di Blaine che cerca di mettere il broncio senza riuscirci. E finalmente sorride con un calore che gli arriva fino al cuore.

 


Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
   
 
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