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Autore: Raphael_15    22/06/2012    2 recensioni
Provavo odio e paura. L’adrenalina pura mi scorreva nelle vene. Le mie mani intorno al suo collo non lo intimorivano. Continua a ridere sadicamente; molto probabilmente era questo quello che voleva sapere: quanto mi sarei spinta oltre. Volevo ucciderlo. Questo era l’unico pensiero che invadeva il mio corpo.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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one short

Sei debole-rise di gusto- sei debole, ma combatti ancora.”  Immediatamente protesi le mani verso il suo collo,volevo strozzarlo. Ero a cavalcioni sopra il suo petto lentigginoso. Sotto di me, a pelle, percepivo lo scorrere lento del suo sangue e la respirazione bloccato a causa del mio peso.

Provavo odio e paura. L’adrenalina pura mi scorreva nelle vene. Le mie mani intorno al suo collo non lo intimorivano. Continua a ridere sadicamente; molto probabilmente era questo quello che voleva sapere: quanto mi sarei spinta oltre. Volevo ucciderlo. Questo era l’unico pensiero che invadeva il mio corpo.

Cercai di stringere più forte il collo. Forse a causa dell’adrenalina, ci riuscì. Le mie mani divenne bianche per lo sforzo, mi dolevano terribilmente. Le vene erano dilatate sui carpi. Risi, come lui pochi attimi prima. Sentivo le ossa del suo collo sui miei palmi. Volevo solo una cosa in quel momento:vederlo morto tra le mie mani. Dilatai occhi per guardarlo un ultima volta prima della fine dell’atto. Rimasi stupita di ciò che vidi. Il Rosso aveva smesso di ridere. Sul volto gli si poteva leggere chiaramente un senso di paura e debolezza. In quel momento Lui era debole. Mi rivedevo. Lui ora non era la stessa persona che tentavo di uccidere: era diverso. L’uomo porto le proprie mani sulle mie braccia come a toglierle da quella  ferrea. Non ci riuscì. Le vene delle collo gli si gonfiarono per l’assenza di ossigeno. La sua presa divenne leggere sulle mie braccia. Mosse le labbra come a implorare aiuto. Esattamente come fa un condannato a morte al proprio boia. Accecata dall’odio riconobbi solo poche sillabe disconnesse tra loro. Mi chiamava, mi stava chiamando.

Invano, cercai di allontanare le mani dal suo collo. Era diventato paonazzo in volto.  Pochi minuti e avrebbe esalato il suo ultimo respiro.

Non sono io. Non sta accadendo veramente. Non lo voglio uccidere!” urlai dentro di me. Nessuno rispose perché il mio corpo si stava muovendo da se.  Non sono io!- ripetei come una canzone monotona- Non sono io!”

Continuavo ad urlare. Ma in quelle urla capì le parole del Rosso: non erano indirizzate a me, ma  a Colui che mi opprimeva e comandava ogni mio movimento.

Scusami, se sono così tarda” disse guardando il suo volto lentigginoso. Gli occhi dilatati ed iniettati di sangue mi guardarono a loro volta. Verde . I suoi occhi erano verdi, non l’avevo mai notato.

Lui strinse le mani.

Io urlai. Nessuno mi sentì.

Crac.

La mia anima urlò solitaria.

  
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