I fasci di luce si alternavano in una danza psichedelica, i movimenti della gente intorno a me andava di pari passo con i giochi di luci ed ombre che si veniva a creare, sembravano tutti danzare a rallentatore, come in quei primissimi film in bianco e nero dove saltavano quei due o tre fotogrammi per volta per accelerare il film.
Per quella serata avevo deciso di vestirmi sobrio. Un paio di pantaloni neri, scarpe nere laccate lucide, camicia bianca sbottonata con una canottiera nera sotto.
I capelli erano tirati indietro con il gel, sotto i riflettori sembravano le piume di un corvo.
Avevo gli occhi socchiusi, ormai avevo perso il conto di quante canne ed alcool avevo assunto, non sapevo neanche da quanto tempo fossi fermo a sedere, sulle mie spalle due ragazze, probabilmente strafatte come me, stavano appoggiando la loro testa su di me mentre con la mano mi accarezzavano il petto. Ogni tanto le loro mani si incrociavano sul mio cuore, si fermavano per un istante e poi si scioglievano per tornare a danzare su di me.
Sentii qualcosa muoversi dentro i pantaloni, sorrisi pensando che una delle due ragazze avesse preso l’iniziativa, poi capii che era il telefono che vibrava.
Che noia, qualcuno mi stava cercando, ed avevo già capito di chi si trattava.
Estrassi il telefono senza neanche guardare e riattaccai la linea. Pochi istanti dopo sentii che mi stava di nuovo chiamando, ma non risposi di nuovo.
Alla fine si rassegnò, sentii una sola vibrazione, probabilmente mi aveva lasciato un altro messaggio.
Era tutta la sera che cercava di contattarmi, ma io non volevo sentirla, non volevo parlarle, aveva preso la sua decisione ed ora era tornata chiedendo perdono.
Ma io non ero il suo cagnolino, un abito che poteva indossare, togliere ed indossare un’altra volta.
Mi aveva trattato da pezzente ed io non ci stavo a tornare assieme a lei.
-Chi era? Di nuovo la tua ex?-
Di fronte a me c’era la persona con cui avevo deciso di passare la serata.
-Probabilmente sì. Ma non ho voglia di parlarle, dopotutto sono voluto uscire con te-
Lei fece il cenno alle altre due ragazze di allontanarsi, controvoglia si alzarono e si diressero insieme in bagno, chissà se avrebbero continuato là dentro. Un po’ mi dispiaceva averle perse.
-Insomma, prima mi chiedi di uscire e poi ti vuoi divertire con quelle due troie? Cosa vuoi da me?- Chiese spazientita. Aveva tutte le ragioni per farlo.
-Lo sai che con loro mi sarei solo divertito un po’, quello con cui voglio stare sei solo tu-
Cercai di alzare la mano per accarezzarle la guancia. L’effetto degli alcolici mischiato con il cannabis mi avevano anestetizzato completamente il corpo, faticai a muovermi, ma cercai di farlo sembrare come un gesto normalissimo.
Appena le sfiorai la guancia lei vibrò leggermente, come se una piccola scossa le avesse trapassato il corpo. Le sfiorai la ciocca dei capelli che scendeva accanto al suo viso e poi mi avvicinai per baciarla, ma lei spostò il viso per evitarmi.
-Non ancora, è presto- Mi disse.
Ecco perché avrei preferito passare la serata con quelle due, ma se avevo lasciato la mia ragazza era solo per un motivo, ed era solo per lei.
-Come preferisci, Lucy-
Tornai nella mia posizione originale, lei continuava a stare seduta accanto a me.
Avvicinò la sua testa sulla mia spalla, a differenza delle altre due ragazze stavolta sentii una sensazione diversa, più calda, più morbida.
Il profumo dei suoi capelli mi inebriava più dell’alcool, mi rilassava più di qualsiasi canna avessi fumato e mi eccitava, ero elettrizzato da lei.
-Ti va di ballare?- Le chiesi mentre la stringevo sempre più vicina a me.
-Perché no?-
Quella sera i nostri corpi ballarono insieme fino a tardi, era diventata la mia droga, ed il mio sogno lungo tutta una notte.