METTERSI
IN GIOCO
Salve
a tutti!
Questa
storia partecipa al contest
"Accidentally in love".
Vorrei
precisare che i personaggi sono adulti,
hanno intorno ai vent'anni e quindi sono anche un po' più
maturi. Io ho
interpretato così la loro crescita, spero vi piaccia.
Solo il suono dei
gemiti strozzati e il fruscio delle lenzuola riempiva la stanza,
illuminata
dalla luce della luna.
Un gemito più forte ruppe il silenzio e, dopo aver ripreso
fiato, Goten si
sdraiò accanto alla sua compagna, attirandola a se
stringendola per la vita.
"Devi già andare", mormorò poco dopo, stringendo
involontariamente la
presa.
La ragazza sbuffò, sciogliendo l'abbraccio e mettendosi a
sedere sul letto,
avvolgendosi il lenzuolo attorno al seno. "Non posso proprio stare
qui?", chiese con voce implorante. "Dico ai miei che mi sono
addormentata dall'amica con cui ho 'studiato' ieri pomeriggio".
"È meglio di no", la interruppe Goten. "L'ultima volta che
ci
abbiamo provato ci hanno quasi scoperto. E poi ci vediamo questo
pomeriggio,
no?", tentò vedendo l'espressione imbronciata della ragazza.
"Che palle che sei, Goten!", borbottò alzandosi e mettendosi
alla
ricerca dei vestiti. "Per essere un saiyan sei davvero una piattola".
"Tanto non mi convincerai mai", cantilenò il saiyan in
questione,
facendole la linguaccia.
A quelle parole, la ragazza si voltò di scatto, mostrando il
suo corpo nudo, e
sorridendo come un gatto davanti al topo per la sfida appena
lanciatagli.
"Vedremo", disse avvicinandosi al letto con passo felino.
Involontariamente, Goten arrossì e si passò la
lingua sulle labbra, cercando di
ignorare una fitta al basso ventre. "Non mi convincerai nemmeno
così", ribattè incrociando le gambe per non
mostrare quanto quelle parole
fossero false.
Il sorriso della ragazza si allargò e, con balzo degno di
una pantera, saltò
sul letto e si mise a cavalcioni del ragazzo.
"Sei veramente una peste", disse Goten mentre, suo mangrado,
incominciava ad accarezzarle le gambe.
Lei si abbassò sul suo petto, sorridendo maliziosa.
"Vincerò io",
sussurrò prima di baciarlo.
Goten rispose al bacio, stringendola a se. "Non ho
possibilità di vincita,
vero?", chiese prendendo tra le labbra un seno e iniziando a giocare
con
l'altro.
"Nessuna", rispose la compagna, trattenendo dei gemiti baciando il
collo e il petto del ragazzo.
"E allora giochiamo questa partita", disse il ragazzo, ribaltando le
posizioni.
-Non lascerò che tutto questo finisca per orgoglio-,
pensò la ragazza mentre
gemeva sotto le spinte potenti del saiyan.
-Mi giocherò l'ultima carta che mi rimane-.
"Ti amo, Goten", sussurrò nell'orecchio del ragazzo, che
sussultò
sentendo quelle parole.
Poi, guardandola negli occhi, la baciò di nuovo, con una
passione sempre più
crescente.
"Ti amo anche io, Bra".
Dopo l'ennesimo
amplesso di quella nottata, i due saiyan, esausti, si stesero ancora
l'uno
nelle braccia dell'atro e continuarono a coccolarsi fino a quando non
videro i
primi raggi del sole illuminare il cielo dietro i Monti Paoz.
"Adesso devi andare davvero", mormorò Goten, sciogliendo
l'abbraccio.
"Non ti ho convinto, eh?", chiese Bra sedendosi sul letto e
chiedendosi se la sconfitta facesse sempre così male. Lei,
principessa dei
saiyan, abituata ad avere sempre tutto, questa volta doveva rinunciare
alla
cosa a cui teneva così tanto per... per cosa, poi?
"Non posso rischiare di perderti per un gesto avventato",
spiegò il
ragazzo, vedendo la sua espressione confusa.
"E per questo preferisci nasconderti?", sbraitò esasperata
Bra, ormai
al limite mentre, involontariamente incrementava la sua potenza.
"Se tuo padre scoprisse di questi incontri probabilmente prima
ucciderebbe
me e poi ti rinchiuderebbe in una stanza blindata a prova di saiyan",
disse Goten, cercando di calmarla. Probabilmente suo padre sapeva da
tempo dei
suoi incontri notturni ma non era un valido motivo per distruggergli la
casa.
Chi l'avrebbe sentita, poi, Chichi?
"Tu hai solo paura di mio padre?", chiese Bra, realmente sorpresa.
Sapeva che Vegeta sapeva incutere un certo timore, ma non immaginava
fino a
quel punto!
Goten si limitò ad annuire e Bra scoppiò a
ridere. "Mio padre è solo
prevenuto nei tuoi confronti. E poi non farebbe male a una mosca, anzi,
sarebbe
contento per me... alla fine".
Il saiyan si rabbuiò. "Tuo padre non è solo
prevenuto nei miei confronti.
Mi odia, e odia mio padre. Non mi accetterebbe mai".
A quelle parole, Bra gli tirò un pugno sulla spalla
facendolo cadere dal letto
e andare a sbattere contro l'armadio. "Che fine ha fatto il Goten che
non
si curava delle conseguenze?", sbraitò. "Quello che agiva
perché gli
andava di farlo? Il bambino che non si è mai fatto problemi
contro avversari
potentissimi e che si è sempre messo in gioco per vincere?
Dov'è finito il
ragazzo del quale mi sono innamorata?", chiese quasi urlando, mentre le
lacrime aveva iniziato a scorrerle lente sulle guance. Non era
più riuscita a
trattenersi e, dopotutto, la pazienza non era una dote di famiglia.
Goten sospirò, alzandosi in piedi.
Le parole della ragazza erano vere, purtroppo. Nel corso degli anni, il
Goten
pasticcione e combina guai era stato sostituito da uno più
maturo, ma allo
stesso tempo più infantile. Anche da ragazzo, gli era sempre
piaciuto
affrontare le sfide e non si tirava mai indietro.
E allora perché adesso, nella sfida più
importante di tutte, si stava rivelando
un tale codardo? Aveva davvero solo paura di Vegeta? Guardando la
ragazza che
tremava dalla rabbia, si rispose da solo. Vegeta era solo un ostacolo,
potente,
certo, ma non era quello che lo frenava. In realtà, lui
aveva paura di
perderla. Sapeva di non essere un granché, come uomo. Era
scostante,
disordinato, pasticcione e mai tranquillo, tutto il contrario di Bra,
insomma.
Tuttavia, guardando quegli occhi azzurri pieni di lacrime, si chiese
che
diavolo stesse facendo.
Lui era nato per rischiare, era nato per le sfide. Ed era nato per
amare Bra.
Non avrebbe permesso al proprio stupido cervello di prendere decisioni
che
erano competenza del suo cuore.
Lui amava Bra, giusto? E allora cosa diamine ci faceva ancora
lì?
Con un balzo, Goten scese dal letto e in meno di un minuto, fu vestito
e
lavato. Si guardò intorno un attimo, poi iniziò a
rovistare in tutti i cassetti
della sua camera, sotto lo sguardo interrogativo di Bra, che intanto si
stava
rivestendo.
Dopo un paio di minuti, Goten riemerse da sotto il letto con un sorriso
raggiante e una scatoletta di velluto blu.
"Che roba è?", chiese Bra avvicinandosi.
Goten strinse la scatoletta nel palmo della mano. "La posta in gioco
è
troppo alta per non rischiare", disse dandole un veloce bacio a stampo.
"In realtà sono un po' in anticipo, però
c'è una cosa che devo
assolutamente fare".
"Goten!", lo fermò Bra prima che volasse fuori dalla
finestra.
"Che diavolo stai dicendo?".
"Non rinuncio a te per così poco"; disse mostrandole la
scatoletta e
aprendola. "Vado a chiedere a tuo padre il permesso di sposarti".
"Finalmente sei tornato, Goten", mormorò la ragazza
sorridendo... e
sperando che suo padre non gli facesse troppo male.