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Autore: Emily _S_ Goethe    27/06/2012    3 recensioni
"Kouichi stava salendo delle scale. Non ricordava come fosse giunto lì, sapeva che c’era qualcosa che doveva fare. Dentro di lui conosceva già il motivo, ma questo non voleva ancora formarsi nel suo cervello. Era un luogo tetro, scuro. Tutto era avvolto nel buio, anche se fuori era pomeriggio e la luce filtrava dalle finestre. Le pareti sembravano gocciolare, sembravano sciogliersi sotto quei riflessi violacei e rossastri. [...]"
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bloody mind
 
Kouichi stava salendo delle scale. Non ricordava come fosse giunto lì, sapeva che c’era qualcosa che doveva fare. Dentro di lui conosceva già il motivo, ma questo non voleva ancora formarsi nel suo cervello. Era un luogo tetro, scuro. Tutto era avvolto nel buio, anche se fuori era pomeriggio e la luce filtrava dalle finestre. Le pareti sembravano gocciolare, sembravano sciogliersi sotto quei riflessi violacei e rossastri.
-…tua..
Sakakibara sentì una voce soffocata provenire da dietro di lui. Senza accorgersene iniziò a tremare e, lentamente, si voltò verso quel suono mozzato e terrificante. Dovette trattenere un urlo quando si ritrovò davanti alla figura di una ragazza, quella che era stata una sua compagna di classe, Yukari Sakuragi. Era pallida e il suo sguardo era vitreo mentre osservava Kouichi; dagli occhiali rotti cadde una piccola scheggia di lente, che entrando in contatto con il pavimento provocò un suono sinistro che rieccheggiò per il lungo corridoio violaceo. Sakakibara abbassò lo sguardo e vide quel piccolo pezzo di vetro che veniva inghiottito in una pozza di sangue, che piano piano si stava espandendo ai piedi della ragazza, la quale teneva ancora tra le mani il candido ombrello che l’aveva trafitta, macchiato del suo sangue e ancora gocciolante.
-…pa tua- ripetè avvicinandosi al ragazzo, che non riusciva a capire le parole della ragazza. Ogni volta che pronunciava una parola dalla gola di Sakuragi il sangue schizzava più velocemente rispetto a quando taceva. All’improvviso sgranò gli occhi e disse a voce più alta, aumentando la copiosità del sangue.
-È colpa tua!
Kouichi non capiva, cosa aveva fatto? Perché era colpa sua? No, non era vero, lui non aveva fatto niente, aveva solo cercato di capire…Perché? Perché ora lei era lì? Dove si trovava? Preso dal panico Sakakibara iniziò a correre nel lungo corridoio violaceo macchiato di sangue.
Stava correndo a capo chino, cercando di trattenere le lacrime e le urla; dopo quell’incontro le mani avevano iniziato a formicolargli. Il formicolio stava aumentando e Kouichi aveva la sensazione che le sue mani si stavano bloccando, così cominciò a stringerle e ad aprirle, per essere sicuro che quella fosse solo una sensazione.
Perso nei suoi pensieri Sakakibara non si accorse della figura al centro del corridoio. Che quella figura lo stesse aspettando? Kouichi dopo averci sbattuto alzò lo sguardo per scusarsi.
-Mi scus__
-…colpa tua! È colpa tua! Tua, tua…colpa tua!
Ikuo Takabayashi si trovava davanti a lui, il volto scavato, grandi occhiaie violacee si stanziavano sotto i suoi occhi giallognoli. Si teneva le mani al petto e rivoli di bava gli colavano dalla bocca, andando a bagnargli la mano per poi cadere sul pavimento. Il petto di Takabayashi si contrasse e con mano tremante il giovane deceduto cercò di afferare Sakakibara, che terrorizzato indietreggiò. Kouichi si stava allontanando dal suo compagno quando delle mani, bagnate, lo afferarono per le spalle. Al ragazzo iniziò a formicolare anche la gola, quindi il grido gli si mozzò in gola. Riuscì a malapena a volgere lo sguardo verso l’uomo che lo aveva immobilizzato: si pietrificò alla vista del professore, Mr. Kubodera, colui che si era accoltellato alla gola davanti ai suoi alunni, ricoprendoli di sangue e gettandoli nel terrore. Kubodera era ricoperto di sangue, questo usciva copioso dalle lacerazione che aveva all’altezza della giugolare, coprendo il povero Kouichi.
-È colpa tua! La colpa… la colpa… è tua!
Disse l’uomo mentre affogava in quel liquido rosso, sputandolo su Sakakibara che, sfruttando la scivolosità del sangue fresco sulle mani del professore, riuscì ad allontanarsi da lui. Intravide una porta a lato e ci entrò con l’intento di barricarsi al suo interno, ma si bloccò sulla soglia. Era una stanza d’ospedale e la luce rossa filtrava sinistra dalle finestre, da cui non si poteva ammirare niente se non quel cielo che rispecchiava la morte. Sul letto, a macchiare le lenzuola bianche con il rosso cremisi, divenuto  colore comune agli occhi del giovane Kouichi, c’era la sua vecchia infermiera, la sua amica, Sanae Mizuno. Aveva il volto poggiato sul materasso e, quando si accorse della presenza del ragazzo, lo alzò velocemente, mostrando il sangue gocciolare, che ricadeva sul letto.
-È tua! La colpa è tua!
Anche Mizuno incolpava Sakakibara. Lo incolpava della sua morte? Perché? Kouichi era confuso e spaventato. All’improvviso il corpo della dolce infermiera iniziò a comprimersi, schiacciandosi sempre di più al suolo. Per tutta la stanza si poteva udire solo il suono delle ossa che si spezzavano sotto un peso inesistente e della carne, che cominciava a fuoriuscire dalle lacerazioni che si formavano sul corpo della donna; ad accompagnare questi suoni terrificanti c’era il respiro affannoso di Kouichi, che cominciò ad indietreggiare portandosi una mano alla bocca.
Uscì dalla stanza per tornare nel corridoio, ma non appena varcò la soglia si ritrovò nella sua aula, anch’essa illuminata dal colore della morte che penetrava dalle finestre. C’erano i suoi compagni, quelli vivi, che si voltarono e dissero all’unisono con voce spettrale.
-Chi è morto? Chi…chi è morto?
Detto ciò i loro corpi iniziarono a decomporsi velocemente: la carne marciva e dava rifugio ai vermi, che fuoriuscivano da ogni loro parte del corpo; ad alcuni di loro gli occhi si seccavano, mentre ad altri si scioglievano, le unghie marcivano e cadevano, sui capelli che man mano perdevano andava a formarsi la muffa e vari parassiti iniziarono ad annidarsi al loro interno.  -Chi…morto? Ch…rto?
Continuavano a ripeterlo, la loro voce mozzata era diventata più terrificante di quella di un fantasma alle orecchie di Sakakibara, ma loro erano fantasmi? O era Kouchi il fantasma della classe? I suoi pensieri vennero interrotti quando una mano si serrò sul suo braccio. Davanti agli occhi del già spaventato Sakakibara c’era Junta Nakao, il cui corpo era dilaniato da ferite, ancora aperte, dovute all’impatto con una barca e la sua elica.
-È colpa tua!
Kouichi voleva chiedergli che cosa fosse colpa sua, ma il formicolio alla gola gli impediva di parlare, così cercò di allentare la stretta di Nakao allontanandogli la mano. In risposta questa si staccò dal propietario e rimasa attaccata al braccio di Kouichi, che non riuscì né a gridare né a rigettare per quella macabra scena. Il corpo di Nakao iniziò così a sgretolarsi, ogni suo arto si staccava da esso per cadere con un tonfo a terra. Al contatto con il suolo gli arti tramutavano in acqua marina, per poi diventare acqua dolce. Quest’acqua diventava copiosa e in poco tempo sommerse il lungo corridoio, trascinando Kouichi nel suo traggito impetuoso. Sotto la forza di quel fiume improvvisato Sakakibara riuscì a malapena ad aprire gli occhi: un’altra figura viaggiava nel fiume con lui: era una donna, ma il ragazzo non riusciva a distinguerne i contorni.
-Perché? Perché *****?
Una voce gracchiante pronunciò queste parole, ma perché Kouichi non era riuscito a sentire il nome della persona a cui era stata rivolta la domanda? Il giovane sapeva di conoscere quel nome, sapeva a chi apparteneva quella voce e conosceva l’identità del corpo che lo stava accompagnando in quel tragitto mortale. Le risposte, o meglio, questi nomi non avevano neanche il tempo di formarsi nella sua testa che subito svanivano, non riusciva ad afferare quel ricordo, il ricordo della persona non-esistente di quell’anno.
All’ improvviso la corsa del fiume rallentò, il corridoio iniziò a svuotarsi, lasciando Sakakibara ad ansimare rannicchiato sul pavimento di esso che aveva assunto sfumature rossastre con riflessi bluette. Il ragazzo dava continui colpi di tosse per far fuoriuscire l’acqua bevuta durante il tragitto; all’ improvviso sentì dei passi avvicinarsi che si bloccarono davanti alla sua figura. Kouichi sollevò lo sguardo: davanti ai suoi occhi si trovavano delle scarpe laccate nere. Misaki Mei era davanti a lui e lo osservava con il suo grande occhio rosso.
-Chi è morto?
-È ciò che hai scritto sul tuo banco… - Kouichi si accorse che il formicolio alla gola era sparito e così poteva parlare - …perché lo chiedi a me?
In risposta la giovane Misaki si tolse la benda che portava sull’ occhio sinistro, mostrando       l’ occhio verde della bambola, che rifletteva la luce proveniente dalle finestre. Non sembrava dare fastidio alla ragazza, ella si limitava a osserveare il suo compagno di classe.
-Chi è morto? È forse Sakakibara-kun ad essere morto?
Il giovane si paralizzò a quelle parole, mentre Misaki ridacchiava nel vederlo così spaventato.
-Ma… c-cosa… i-io sono m-mor-morto? No… no… no
-Il povero Sakakibara è spaventato… eheheh… sei forse tu il morto? O magari lo sono io? I due non-esistenti di quest’ anno celano forse il segreto della morte?
-Cosa stai dicendo Mei… Noi siamo vivi, ne sono certo!
-Ne sei così sicuro Sakakibara-kun?
-…
-È colpa tua tutto questo, lo sai?
Mentre la giovane Misaki diceva ciò , sulle pareti del corridoio comparvero sei cadaveri, che gocciolando formarono una grande pozza di sangue. L’ unico suono che si udiva in sottofondo alla risatina di Misaki era quello del gocciolio di quel liquido rosso cremisi. Erano tutti i morti che Kouichi aveva incontrato precedentemente: Yukari Sakuragi, Ikuo Takabayashi, Mr. Kubodera, Sanae Mizuno, Junta Nakao e… Kouchi si pietrificò, era Mei solo che non era lei, era bruna e non portava la benda, chi era quella ragazza così simile a Misaki? Voltò lo sguardo per osservare la sua compagna così da porle qualche domanda, ma al posto della giovane si trovava una bara al cui interno si trovava una bambola. Era la bambola che Sakakibara aveva visto nel seminterrato, quella che assomigliava in maniera impressionante a Misaki. Non appena il ragazzo ricordò dove averla già vista, la bambola fece scivolare le braccia, che teneva conserte al petto, lungo i fianchi, facendo cadere un piccolo bouche di rose rosse che teneva fra le mani. Queste cadendo iniziarono a sfaldarsi, provocando un turbine di petali, che aumentarono e cominciarono a ricoprire la bambola e i cadaveri. La pioggia di petali cremisi turbinando investì in pieno Kouichi.
Sakakibara si svegliò urlando, era nel suo letto ed era sudato. Era stato tutto un sogno, però era così reale, sentiva ancora il profumo di quelle rose e l’ odore del sangue rappreso. Dell’ aria fredda gli colpì la schiena, così il giovane si alzò per chiudere la finestra. Le assi scricchiolavano sotto i suoi passi mentre si avvicinava alle tende tirate. Le aprì, illuminando la stanza con la luce lunare; si fece colpire da quell’ aria notturna. Non si accorse subito delle figure che si contorcevano sui rami dell’ albero davanti alla sua finestra, solo quando una di queste fece cadere un ramo sul prato verde Kouichi alzò lo sguardo e vide quei corpi, quelli del sogno, appesi ai rami, che dilaniavano la loro carne.
-È colpa tua!
Continuavano a ripeterlo con voce mozzata, come una sorta di cantilena, mentre gocciolavano sangue, improvvisando una pioggia rossa sul giardino dei suoi nonni. Nel mezzo di quelle figure, che seguivano una danza mortale al chiaro di luna, si poteva distinguerne una candida, senza rami che le laceravano la carne, senza sangue a macchiare la sua esile figura. Misaki Mei. Osservava Kouichi e con un sorrisetto concluse quel sogno:
-Chi è morto Sakakibara-kun?
 
 
Salve, questa è la prima fan fiction che pubblico in questo fandom. L’ ho scritta dopo aver visto l’anime e…. che dire, mi aveva colpita xD Comunque ho voluto dare un’altra sfumatura al sogno di Kouchi, spero vi sia piaciuto questo mio punto di vista.
Mi scuso per la grammatica, ma non è il mio forte xD
Grazie a chi ha letto
  
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