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Autore: EleRigoletto    28/06/2012    1 recensioni
Mi chiamo Sally, ho sedici anni e vi racconterò com’è stato rivedere il migliore amico di mio fratello dopo un anno passato a guardarli in televisione ed ammirare la loro band fortissima: i Simple Plan.
Mio fratello doveva arrivare tra pochi giorni, mia zia dovette andare in viaggio per motivi di lavoro, però, riuscì a convincere David, il mio fratellone, a restare un mese per badare a me.
Quest’idea mi piaceva troppo, avrei rivisto il mio dolce fratello e quel sexy- boy di Pierre; stavo in camera ad ascoltare la musica, la casa era vuota, c’ero solo io, quando sentii bussare alla porta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ciao … Sono ritornata con una nuova One- shot tutta per voi!!
Spero che vi piaccia e, innanzi tutto, ci tengo a ringraziare chi ha recensito la mia recente storia  “ Special moments”, grazie di cuore.
Bene, leggete …
Mi chiamo Sally, ho sedici anni e vi racconterò com’è stato rivedere il migliore amico di mio fratello  dopo un anno passato a guardarli in televisione ed ammirare la loro  band fortissima: i Simple Plan.
Mio fratello doveva arrivare tra pochi giorni, mia zia dovette andare in viaggio per motivi di lavoro, però, riuscì a convincere David, il mio fratellone, a restare un mese per badare a me.
Quest’idea mi piaceva troppo, avrei rivisto il mio dolce fratello e quel  sexy- boy di Pierre; stavo in camera ad ascoltare la musica, la casa era vuota, c’ero solo io, quando sentii bussare alla porta.
Era molto strano perché mia zia era già partita di mattino e nessun vicino sarebbe entrato senza permesso, allora, con tono gentile dissi “Avanti”.
Si spalancò la porta e davanti a me vidi il mio ragazzo: Robin, che mi guardava con sguardo affascinante.
Ormai stavamo insieme già da quasi un anno, lui mi aveva vista già da un po’, ma io non volevo saperne di lui, fino a quando non ammise i suoi sentimenti ed io i miei; ora stiamo insieme e credo durerà per molto … o almeno, così  credevo.
“Ciao, che ci fai qui?” gli chiesi più sconvolta di prima.
Lui si sedette sul bordo del letto “Niente … sono venuto a salutarti perché vado a giocare a calcio in trasferta per due giorni e avevo voglia di salutare la mia dolce metà” mi baciò sulla fronte, io gli sorrisi e lo accarezzai.
“Certo che sei proprio bravo, bene … tranquillo, non sarò sola, ci saranno mio fratello e il suo amico a tenermi compagnia, per un mese!” alla sua affermazione lo chiamarono al cellulare, il telefono suonava.
“Scusa ora devo andare … ci sentiamo per cellulare, ciao amore” mi baciò velocemente sulle labbra, mi fece un cenno con la mano e corse giù per le scale uscendo da casa mentre rispondeva al telefono.
Sentii ancora bussare, questa volta era alla porta, corsi giù , doveva essere Robin che si era dimenticato qualcosa.
“Che hai dimenticato ora amore?” scesi per le scale e aprii la porta, però questa volta non trovai il mio ragazzo,ma Pierre ( Il migliore amico di mio fratello) e David.
Lui si sistemò i capelli e rispose “Non sono il tuo – amore- ma in compenso sono qui per salutarti.” Disse Pierre, stringendomi la mano.
-Certo che era proprio carino-  pensai, ma non dovevo, perché avevo già il mio ragazzo, di certo Pierre non avrebbe perso tempo con una ragazzina come me.
David si fece strada e, insieme a Pierre, presero le valige e le sistemarono nelle camere.
Li aspettai giù in salone, quando scesero corsi ad abbracciare mio fratello.
“Ciao anche a te sorellina!” mi saltò a dosso, facendomi ridere come una pazza.
 Parlammo per un po’ sulle novità della band e su quelle di zia e dei nostri genitori, quando David prese parola.
“Prima di tutto, ora comandiamo io e Pierre e secondo mi devi dire come sta andando con il mister Robin … in gran forma come sempre?” sapevo che stava scherzando, io gli resi un po’ il gioco, ma abbandonai subito perché un orrenda fitta allo stomaco mi affliggeva; non sapevo che mi stava succedendo, ma non riuscivo a fare a meno di guardare ogni minuto Pierre e di arrossire ogni volta che mi sorrideva o quando faceva le sue  battute.
Dopo un buon quarto d’ora, decisi di parlare.
“Robin è partito per giocare in trasferta, purtroppo resterò senza il mio ragazzo, ma ci siete voi ad aiutarmi, vero ?”  cercai di sorridere più di quanto volevo dare a vedere, non ci riuscii più di un tanto.
“Certo che sì … però non mi convince, siamo d’estate, in trasferta non ci vanno quasi mai …” commentò David.
“Io mi fido di Robin; ora pensiamo a voi, cosa cuciniamo di bello per stasera?” guardai Pierre, il mio nuovo ospite.
David andò subito a chiamare quelli della band, rimanemmo io e Pierre, uno vicino all’altro a fissarci.
“EHM, come siamo cresciuti vedo … sei molto più grande …” mi squadrò facendosi scappare un mezzo sorriso.
Io lo fissai un po’ imbarazzata, ma felice del complimento.
“Grazie, anche tu sei in gran forma …”  cavolo, non riuscivo a non notarlo, lui affascinava chiunque.
Di colpo arrivò David, intanto andammo a preparare la tavola e a facemmo un piatto freddo, visto il caldo che c’era, era meglio così.
Pierre e mio fratello chiacchierarono fra di loro – discorsi incomprensibili che solo loro due potevano capire- quando mi arrivò un messaggio, il messaggio fatale.
Presi il cellulare dalla tasca, aprii il messaggio, ma invece della parole, trovai un fato; la foto del mio ragazzo che si baciava con un’altra, era successo questa sera, su un pulmino diretto chissà dove.
Stavo impazzendo, come si era permesso di farmi questo, come aveva potuto dopo quasi un anno di fidanzamento? Corsi in camera mia, lasciando il mio piatto lì ed i miei ospiti in salone.
Mi fiondai sul letto, continuavo a guardare quella foto, a pensare a quanto stupida ero stata, dovevo immaginarlo che sarebbe andata così; bussarono alla porta.
“Chi è? Non voglio niente, andate via!” singhiozzai dal rumore delle mie lacrime.
“Sono io David, aprimi ti prego.” Decisi di farlo entrare, lui si sedette accanto a me e mi accarezzò il viso togliendomi le lacrime dalle guancie rigate.
“Che è successo, perché piangi?” mi abbracciò forte.
In questi casi mio fratello mi serviva più che mai, senza dire niente gli feci vedere l’orribile foto.
Lui si alzò di scatto “Che str … se lo becco … non ti preoccupare, non ti merita, tu sei la più bella” girava per la stanza infuriato, so che lo faceva per me e gliene ero grata.
Dopo un lungo silenzio, decisi di parlare.
“Io lo chiamo e gli invio la foto, lo mollo adesso, subito … quello che mi ha fatto mi ha spezzato il cuore, non gli permetterò di farlo più volte.”
Dovevo ringraziare la mia amica Elisa che me l’aveva mandata, lei era andata con i calciatori perché faceva la mascotte.
“Senti, lo chiamo io … anzi, lo chiama Pierre, lui è bravo … gli possiamo mandare una foto mentre ti baci con lui, per scherzo … poi quando domani arriverà lo manderò qui e parlerete, ci stai?”
Proprio in quel momento entrò Pierre, che ascoltò tutto.
“Io lo faccio volentieri per aiutare … tu che ne pensi’” mi rivolse uno sguardo carico di comprensione e di dolore.
“Va bene, però facciamo subito, scatta questa foto, così togliamo via questo dente una volta per tutte!” David prese il suo cellulare e si mise in posa.
Piano, piano Pierre si avvicinò, ero un po’ confusa, le sue labbra si avvicinarono alle mie, un calore mi riempì di una sensazione strana: mi piaceva Pierre.
Quando finì di scattare, rassicurai i ragazzi di stare bene e li feci uscire, io andai a letto.
Non andò proprio come si sarebbero aspettati, non riuscii a dormire quella notte, il mio cuore palpitava di rabbia, le lacrime continuavano a scorrere giù dai miei occhi lucidi; tutto era peggio di come lo si vede nei film.
Il mattino seguente mi svegliai presto, mi vestii, mi lavai e scesi a preparare la colazione; non c’era ancora nessuno, era strano, di solito quando mio fratello veniva a casa si svegliava prestissimo, essendo iperattivo, non riusciva a dormire un’ora in più del dovuto; alla fine decisi di andare a controllare in camera di Dave.
Aprii piano la porta per non fare rumore, mi infiltrai dentro la stanza; non c’era mio fratello, solamente Pierre disteso sul letto con un braccio penzoloni ed era in … in mutande!
Mi trovai in imbarazzo, se mi vedeva che avrebbe pensato, che ero una di quelle ragazzine pervertite? Non potevo stare in quella stanza un minuto di più, si sarebbe svegliato e mi avrebbe vista qui.
Feci per uscire, ma Pierre si alzò e mi prese per il braccio sorridendomi.
“Che ci fai qui, hai bisogno?” mi chiese gentilmente, poi mollò la presa.
Non sapevo che rispondere, ero imbarazzata talmente tanto che non riuscivo neanche a guardarlo.
“N- niente … volevo solo chiamare per la colazione … “ mi toccai il braccio, quanto ero stupida, lui tanto buono e comprensivo.
“Stai tranquilla, non è successo niente … anzi, meglio … se ti và possiamo fare un giro oggi … “ si mise una maglietta bianca, prima appoggiata ad una sedia vicino al letto.
“va bene … possiamo uscire” uscii dalla porta e andai in camera mia.
Già – possiamo uscire- che risposta idiota; di solito ero una ragazza che parlava in modo sensato, ma quando era in mia presenza ed ero vicino a lui, non riuscivo a dire niente di sensato … forse mi piaceva davvero.
Dopo un’ora di pensieri sulle sciocchezze commesse, mi decisi a scendere.
Di colpo mi tornarono in mente le parole di mio fratello la scorsa sera, quando aveva inviato la foto di me e Pierre a Robin, mi accorsi che non mi aveva risposto, oggi doveva tornare.
Non mi importava se l’avesse vista o no, però dovevo farlo venire da me – sapevo che prima o poi sarebbe venuto- per parlare con lui e mandarlo a f*****o.
Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorsi che Pierre era già sceso e stava aspettando davanti alla porta, fissandomi perplesso.
“Andiamo?” mi chiese, indicando l’uscita.
Gli feci strada ed andammo in giro per le strade, oggi c’era fresco, ma si stava ugualmente bene.
Il silenzio regnava su di noi, guardavo dritta a me, non sapevo che dire, quando di colpo lo vidi; era lì, con la sua divisa di calcio insieme alla sua “amica” che si tenevano per mano.
Mi sentii mancare il fiato, gli occhi si allargarono, le mani mi sudarono e alcune lacrime scivolarono via, me le asciugai prima del dovuto.
Pierre mi strinse la mano, aveva capito che era lui il mio “Ex” e ci andò in contro.
“Tu stai dietro di me, ci penso io” mi strinse, andò vicino a lui e lo guardò dritto negli occhi; Robin si girò verso di me e si avvicinò per darmi uno dei suoi soliti baci – ora per me falsi e disgustosi- ma Pierre si mise davanti a me.
“Che vuoi, è la mia ragazza … “ gli gridò.
“Ah sì … allora guarda questa …” gli mostrò dal mio cellulare la foto.
Lui mi guardò con uno sguardo dispiaciuto – ormai era tardi, non ci cascavo più- gli andai vicino.
“Senti … non devi spiegarmi niente, non voglio ascoltare le tue scuse e le tue menzogne … tu sei solo uno stronzo, un vero stupido che sa solo mentire … tra noi è finita … ah, guarda che foto ti ho inviato!” con la mano destra lo salutai ed andai avanti.
Lui prese subito dalla tasca il cellulare, aprii il messaggio e guardò Pierre.
“Devo dire che ben ti sta … non avvicinarti più a lei … se no saranno guai, ora vai pure.” Lasciò andare la squallida coppietta e ritornò da me.
Mi aveva risollevato il morale sapere che Robin ci era rimasto male; lo avevo cancellato.
“Grazie mille, sei un tesoro … davvero!” gli dissi senza esitare.
Non sapevo che mi fosse preso, ma avevo una voglia matta di stare con lui, non per altro cercai di contenermi.
“Figurati, per  te questo ed altro!” mi portò in un autobus e tornammo a casa.
Entrai subito in casa e corsi in camera mia, dopo una giornata così strana ci voleva un bel riposo, saltai la cena ed andai a letto.
Sentii bussare alla porta, io ero completamente avvolta nella coperta.
“Avantii” gridai.
“Sono io … ciao, Pierre mi ha raccontato tutto … brava … però mi devi spiegare una cosa … “ mi guardò con occhi sicuri e decisi.
“Dimmi … “ gli sorridevo come faceva una bambina quando riceveva il gelato dalle mani della mamma.
“Ti piace Pierre per caso ? “ aveva le mani incrociate davanti a me; io cominciai ad agitarmi.
“Come mai questa domanda? Comunque no … “ mi grattai la testa, non perché mi prudesse, ma per il nervosismo.
Lui non crebbe ad ogni parola che gli avevo detto “Si … va beh … ti conosco abbastanza da sapere che ti interessa Pierre … tu pensaci, io lo porta di qui e parlate …” mi fece l’occhiolino, aprii la porta ed uscì.
Ero diventata tutta rossa, non sapevo perché ma quello che mi aveva detto mio fratello mi creava un forte vuoto nello stomaco.
D’un tratto entrò Pierre, mi regalò uno dei suoi sorrisi stupendi e si sedette vicino alla sponda del letto.
“David mi ha detto che mi dovevi dire una cosa … “
Lo guardai tremolante.
“Senti, ti devo ringraziare, hai fatto tanto per me … “ non potevo resistergli.
“Figurati … non ho fatto nulla di speciale.”  Si sistemò i capelli scuri alzati.
“No, invece hai fatto tanto, per cui … grazie …” stavo per scoppiare, presto le mie labbra s’incontrarono con le sue e lo strinsi forte a me, sapevo che tutto questo era grazie a mio fratello – Sì, lui … il mio dolce fratellone … lui mi capiva perfettamente, sapeva che prima o poi dovevo dirglielo –  che cosa migliore di un bacio ?
Restammo così, abbracciati, per tutta la notte, non smettevo di guardarlo, di baciarlo, di ringraziarlo per essermi stato vicino  in uno di quei momenti che non si scorderanno mai.
 
Eccoci alla fine, Come vi è sembrato, sono stata pessima, ho scritto male o vi è piaciuto? Fatemelo sapere, sempre se avete tempo, con una recensione!! Un bacio Ele!
  
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