===================================================
MELODIOSE NOTE
======================================================
...melodiose note
musicali riempirono l'aria e la sala, silenziosa fino a pochi istanti prima....l'uomo
aveva gli occhi chiusi ed il viso chino, l'espressione rapita; le lunghe dita
affusolate si muovevano con grazia e rapidità su una tastiera dall'aspetto
inconsueto, i cui tasti s’illuminavano non appena erano sfiorate dai
polpastrelli del pianista.
Pianista che, inconsapevole della presenza della
piccola folla che lo circondava (poiché dava loro le spalle) , continuava a
comporre una musica melodiosa, a tratti dolcemente melanconica, che riecheggiava nella grande sala e per
tutta la Città, attraverso il sistema di comunicazione…
…ed andava direttamente ad insinuarsi non solo
nelle orecchie, ma nei cuori delle persone presenti che, man mano ,aumentavano
di numero, attratte lì, dalla dolcezza delle note e dall’abilità del loro
creatore; un’espressione stupefatta compariva sui quei volti quando scoprivano
di chi si trattava…
Le ultime dolci note sostarono nell’aria per alcuni
secondi, come se la sala stessa non volesse lasciarle andare via.
L’uomo rimase immobile, con le dita al di sopra
della tastiera, con gli occhi chiusi e l’espressione beata; il suo cuore e la
sua anima erano pervasi da una calma ed una serenità che non aveva mai provato
in tutta la sua vita.
Dei passi dietro di lui lo fecero destare
d’improvviso dal suo stato di beatitudine, catapultandolo nuovamente nella
realtà.
Qualcuno si chinò su di lui e gli mormorò:
"Avrei dovuto capirlo che eri un’artista,
Rodney…hai le mani da pianista…” -Disse la voce maschile.
"Il mio insegnante non era dello stesso
parere, Maggiore…”
-Rispose quasi con un sussurro il canadese (ancora
in stato d’estasi), voltando il viso in direzione della voce e non battendo
ciglio nel vedere di fianco a lui il Maggiore Sheppard.
-“…a 12 anni” –Aggiunse, distogliendo lo sguardo,
mentre il suo volto assumeva un colore acceso.-- -“…mi disse di smettere…disse
che ero un abile esecutore, ma che non avevo assolutamente nessun senso artistico.”
"Quell'uomo era un idiota. Secondo me era solo
geloso che un ragazzino avesse più talento di lui.” –Replicò prontamente
Sheppard con tono di sincerità nella voce.
Un sorriso apparve sulle labbra di Rodney mentre
rifletteva sulle parole espresse dal Maggiore .
"… Ho sempre desiderato diventare un
pianista…”-Confessò lo scienziato sussurrando -“…non ho avuto un’infanzia molto
piacevole…“i miei genitori si odiavano e incolpavano me---“ la sua voce s’incrinò lievemente e smise di
parlare.
L’americano posò una mano sulla spalla del suo
amico.
…la musica fu la mia salvezza…per me, aveva
quest’ordine perfetto…”
Dei rumori, alle spalle del canadese, lo fecero
voltare di scatto, tanto bruscamente, che il Maggiore temette che il suo amico
si fosse rotto qualche osso nel farlo.
Il rossore cedette al passo al pallore sul viso di
Mckay.
“…Rodney…” Nella voce di Elisabeth Weir vi era una
nota di commozione e dalla sua bocca non uscì altro suono.
Rodney guardò sconcertato la folla, ormai numerosa,
che era dinanzi a lui.
Vi erano persino dei soldati coi loro fucili che
avevano ancora un’aria trasognata (chi l’avrebbe immaginato!).
In prima fila, Zelenka, Kavanagh, Weir, Carson,
Teyla e Ford lo fissavano strabiliati e con ammirazione; (beh, a parte
Kavanagh, che era solo verde d’invidia), ai piedi di una scalinata.
Il giovane
Tenente Ford gli rivolse un sorriso gioviale e un pollice all’insù.
“DottorMckay, non ero a conoscenza che tu fossi in
grado di suonare gli strumenti degli Antenati.”-Disse l’Athosiana con un
sorriso.
“Beh, non è poi tanto difficile: è simile ad un organo terrestre.” –Spiegò lo
scienziato voltandosi di nuovo e indicando la tastiera con le mani con espressione
incantata.
L’Athosiana annuì sorridendo, ma, dalla sua
espressione era chiaro che non sapeva a che cosa si stesse riferendo…dato che
non aveva la minima idea di che cosa fosse un organo terrestre.
Lo strumento che aveva così affascinato Rodney era
collocato in cima ad una scalinata; a prima vista, era simile ai tanti pannelli
di comando che erano presenti in sala controllo coi tasti trasparenti a rilievo con dei simboli incisi
in Antico, ma con qualche lieve differenza: era diviso in due sezioni circolari ed al centro c’era un grosso tasto
solitario; vi era anche un lungo
panchetto rettangolare di un azzurro opalescente su cui sedersi.
”Cos’è questo posto?” –“Chiese la Weir, che aveva
ritrovato la voce mentre si guardava intorno incuriosita e saliva i gradini; i
suoi occhi si posarono brevemente sulle grandi colonne che attorniavano l’ampia
sala.
“Ah…ehm…beh, fino a pochi minuti, fa era una sala deserta.”
–Replicò lo scienziato, dopo essersi voltato nuovamente, lanciando uno sguardo
truce in direzione della marea di persone lì impalate, che lo stavano rendendo
nervoso.
La Weir si voltò e con voce ferma si rivolse alla
folla. “Lo spettacolo è finito, tornate alle vostre occupazioni.”
Si sollevò un brusio di protesta ma gli astanti
uscirono dalla sala, com’era stato ordinato loro.
Kavanagh si voltò brevemente e lanciò uno sguardo pieno d’astio in
direzione del canadese, poi lasciò la sala con espressione disgustata sul
volto.
Carson e Zelenka sorridenti, rimasero, ed insieme
salirono i gradini per raggiungere Rodney, che era ancora seduto.
“Non sapevo che gli Antichi si dedicassero anche
all’Arte.”-Disse lo scienziato ceco con tono di meraviglia.
“Sappiamo ancora così poco sulla loro vita.”-Gli
rispose lo scozzese in ugual tono.
Entrambi gli europei annuirono.
“Dimmi, piuttosto, Mckay, di chi era quella musica
che hai suonato?”-Domandò Sheppard
“Hmmmm…mia. L'ho appena composta.”-Replicò con tono
baldanzoso Rodney con un sorriso molto compiaciuto.
Un’altra espressione d’ammirazione comparve sui
visi dei presenti; ed il sorriso compiaciuto sul volto dello scienziato si fece
ancor più marcato.
“Ripeto quello che ho detto: quell’uomo era un
idiota.”
“Sono d’accordo.”
Replicò Mckay ora molto convinto.
“L’acustica era…velkolepý…grandiosa!”-Affermò lo
scienziato ceco esaltato.
“Solo l’acustica, Dottor Z?!”-Esclamò il Maggiore
con una leggera nota di rimprovero;che fu compresa dallo scienziato ceco.
“Anche la-la musica era grandiosa. Certo. ”
Rispose rapidamente Zelenka .
“La tua musica mi ha toccato il cuore, Rodney.”
-Affermò Carson con genuina commozione
nella voce.
Lo scienziato canadese rimase senza parole e
visibilmente emozionato [non dubitava mai della sincerità del buon
dottore], per alcuni secondi, prima di
ribattere nel suo solito stile.
“Potremmo fare un duo, Carson: io suono
quest’organo e tu la cornamusa.”
Su tutto il viso di Beckett si diffuse un lieve
rossore.- “Co-co-me fai a saperlo?!”- Balbettò Beckett lanciando degli sguardi in direzione dei
presenti .
Sulle labbra di Elisabeth comparve un sorrisetto
malizioso quando l’immagine di
Carson col kilt si presentò nella sua mente.
“Cosa?!…Ahhhh…beh, sei scozzese, no?!”
“Che cosa vuol dire che sono scozzese?!”
“Voi scozzesi non suonate tutti la cornamusa?”
“Sì, perché voi canadesi siete tutti
gentili!”
Zelenka alzò gli occhi al cielo, Teyla e Ford si
scambiarono un sorriso e la Weir lanciò uno sguardo divertito al Maggiore che…
…si stava godendo gli scambi di battuta fra i due
amici e senza pensarci, appoggiò le braccia
incrociate al pannello musicale …che, di colpo, sì illuminò completamente,
emettendo il caratteristico ronzio,
facendo comparire un’immagine olografica sopra allo strumento con delle scritte
nella lingua degli Antichi.
“Che cosa hai toccato, Maggiore?!” Esclamò Rodney
con un tono di rimprovero voltandosi verso di lui.
“Mi sono solo appoggiato!”-Si difese prontamente il
Pilota alzando le braccia ed allontanandosi dal pannello.
Il canadese gli rivolse uno sguardo torvo, che
svanì quando iniziò a leggere ciò che
vi era comparso.
“Cosa dice?”
“Hm…è una Banca Dati musicale di Atlantide…”
“Possiamo sentire della musica Antica?”-Replicò con
tono incuriosito il Maggiore.
“Lo stavo per proporre io, Maggiore.”
Mckay toccò ,con l’indice destro, un punto preciso
del pannello e pochi secondi dopo, dallo strumento atlantidéo fuoriuscì una strana, ma armoniosa
musica.
“Non posso credere che stiamo ascoltando della
musica che qualche antico compose migliaia di anni fa…”-Disse la Weir con tono
sognante.
Ad un certo
punto, alla sinistra dello strumento,
apparve un ologramma di una donna.
Rodney scattò in piedi per la sorpresa.
La donna assomigliava molto all’ologramma che
avevano scoperto al loro arrivo: indossava un lungo abito bianco a maniche
lunghe, i suoi capelli erano scuri e le arrivavano sul collo, i suoi occhi
erano profondi e scuri ed era,
naturalmente, di una bellezza eterea.
L’Atlantidea iniziò a cantare…in mano, aveva uno
strumento molto simile ad una…lira egizia, ma in una versione più tecnologica,
dato che le corde non erano visibili se non quando erano sfiorate dalle lunghe
dita della donna.
“Aveo …Atlantus…fugit
ciruculum…ne que prius… perennial adventus….
I presenti si voltarono verso la Weir per una
rapida traduzione… e con voce rotta dall’emozione, iniziò.
“…addio…Atlantide…tutto ha una fine…essi non si fermarono…il disastro imminente incombe su di noi…dobbiamo dirti addio, cara vecchia amica…con la speranza che un giorno qualcuno di noi, o dei nostri discendenti , possa posare di nuovo piede nella nostra amata Città di Atlantide…”
Teyla
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con riverenza, ad occhi chiusi .
Il Maggiore
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con tristezza negli occhi.
Rodney
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth
con espressione solenne.
Zelenka
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con grande commozione
Ford
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con occhi sgranati.
Carson
ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con gli occhi velati.
Non
appena le ultime note della canzone si dispersero nell’aria, il silenzio si
posò nuovamente nella grande sala.
L’immagine
olografica della donna si congelò e i suoi occhi, ora, fissavano il vuoto… gli
stessi occhi che in passato, molto probabilmente, si erano posati su una folta platea.
Rodney
indietreggiò, assorto, dal pannello musicale, toccò un tasto del pannello e la
donna svanì; poi si unì al resto dei suoi compagni, che, come lui, erano
divenuti pensierosi; quella donna stava cantando la disperazione di un popolo
che stava perdendo non solo una battaglia contro i Wraith, ma anche la speranza di
rivedere la loro amata Città.
…il
gruppo si lanciò uno sguardo l’uno verso l’altro e, di comune accordo, la Dottoressa Weir iniziò a scendere le scale,
seguita dagli altri; e quando stavano per uscire dalla sala… annunciò …
“…Mi è venuta un’idea:…che ne dite di dare uno
spettacolo per sollevare il morale della spedizione?”
“Vuol dare un concerto , per caso?!”
“Sì, Rodney…con lei protagonista.”
Il volto
del canadese cambiò colore.
Seguì una
risata generale.
In fondo alla sala, una luce bianca-azzurra
illuminò una parte della scalinata…una figura comparve dal nulla e, con sulle
labbra un sorriso, convenne annuendo prima di svanire nuovamente.