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Autore: Mel Jason    14/01/2007    5 recensioni
La Spedizione di Atlantide scopre un aspetto insolito su uno dei suoi componenti... "Avrei dovuto capirlo che eri un’artista…hai le mani da pianista…” -Disse la voce maschile. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MELODIOSE NOTE

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...melodiose note musicali riempirono l'aria e la sala, silenziosa fino a pochi istanti prima....l'uomo aveva gli occhi chiusi ed il viso chino, l'espressione rapita; le lunghe dita affusolate si muovevano con grazia e rapidità su una tastiera dall'aspetto inconsueto, i cui tasti s’illuminavano non appena erano sfiorate dai polpastrelli del pianista.

 Pianista che, inconsapevole della presenza della piccola folla che lo circondava (poiché dava loro le spalle) , continuava a comporre una musica melodiosa, a tratti dolcemente melanconica,  che riecheggiava nella grande sala e per tutta la Città, attraverso il sistema di comunicazione…

 …ed andava direttamente ad insinuarsi non solo nelle orecchie, ma nei cuori delle persone presenti che, man mano ,aumentavano di numero, attratte lì, dalla dolcezza delle note e dall’abilità del loro creatore; un’espressione stupefatta compariva sui quei volti quando scoprivano di chi si trattava… 

 Le ultime dolci note sostarono nell’aria per alcuni secondi, come se la sala stessa non volesse lasciarle andare via.

 L’uomo rimase immobile, con le dita al di sopra della tastiera, con gli occhi chiusi e l’espressione beata; il suo cuore e la sua anima erano pervasi da una calma ed una serenità che non aveva mai provato in tutta la sua vita.

 Dei passi dietro di lui lo fecero destare d’improvviso dal suo stato di beatitudine, catapultandolo nuovamente nella realtà. 

 Qualcuno si chinò su di lui e gli mormorò:

 "Avrei dovuto capirlo che eri un’artista, Rodney…hai le mani da pianista…” -Disse la voce maschile.

 "Il mio insegnante non era dello stesso parere, Maggiore…”

 -Rispose quasi con un sussurro il canadese (ancora in stato d’estasi), voltando il viso in direzione della voce e non battendo ciglio nel vedere di fianco a lui il Maggiore Sheppard.

 -“…a 12 anni” –Aggiunse, distogliendo lo sguardo, mentre il suo volto assumeva un colore acceso.-- -“…mi disse di smettere…disse che ero un abile esecutore, ma che non avevo assolutamente nessun senso artistico.”

 "Quell'uomo era un idiota. Secondo me era solo geloso che un ragazzino avesse più talento di lui.” –Replicò prontamente Sheppard con tono di sincerità nella voce.

 Un sorriso apparve sulle labbra di Rodney mentre rifletteva sulle parole espresse dal Maggiore .

 "… Ho sempre desiderato diventare un pianista…”-Confessò lo scienziato sussurrando -“…non ho avuto un’infanzia molto piacevole…“i miei genitori si odiavano e incolpavano me---“   la sua voce s’incrinò lievemente e smise di parlare.

 L’americano posò una mano sulla spalla del suo amico.

 …la musica fu la mia salvezza…per me, aveva quest’ordine perfetto…”

 Dei rumori, alle spalle del canadese, lo fecero voltare di scatto, tanto bruscamente, che il Maggiore temette che il suo amico si fosse rotto qualche osso nel farlo.

 Il rossore cedette al passo al pallore sul viso di Mckay.

 “…Rodney…” Nella voce di Elisabeth Weir vi era una nota di commozione e dalla sua bocca non uscì altro suono.

 Rodney guardò sconcertato la folla, ormai numerosa, che era dinanzi a lui.

 Vi erano persino dei soldati coi loro fucili che avevano ancora un’aria trasognata (chi l’avrebbe immaginato!).

 In prima fila, Zelenka, Kavanagh, Weir, Carson, Teyla e Ford lo fissavano strabiliati e con ammirazione; (beh, a parte Kavanagh, che era solo verde d’invidia), ai piedi di una scalinata.

  Il giovane Tenente Ford gli rivolse un sorriso gioviale e un pollice all’insù.

 “DottorMckay, non ero a conoscenza che tu fossi in grado di suonare gli strumenti degli Antenati.”-Disse l’Athosiana con un sorriso.

 “Beh, non è poi tanto difficile:  è simile ad un organo terrestre.” –Spiegò lo scienziato voltandosi di nuovo e indicando la tastiera con le mani con espressione incantata.

 L’Athosiana annuì sorridendo, ma, dalla sua espressione era chiaro che non sapeva a che cosa si stesse riferendo…dato che non aveva la minima idea di che cosa fosse un organo terrestre.

 Lo strumento che aveva così affascinato Rodney era collocato in cima ad una scalinata; a prima vista, era simile ai tanti pannelli di comando che erano presenti in sala controllo coi tasti  trasparenti a rilievo con dei simboli incisi in Antico,  ma  con qualche lieve differenza: era diviso in due sezioni circolari  ed al centro c’era un grosso tasto solitario; vi era  anche un lungo panchetto rettangolare di un azzurro opalescente su cui sedersi.

”Cos’è questo posto?” –“Chiese la Weir, che aveva ritrovato la voce mentre si guardava intorno incuriosita e saliva i gradini; i suoi occhi si posarono brevemente sulle grandi colonne che attorniavano l’ampia sala.

“Ah…ehm…beh, fino a pochi minuti, fa era una sala deserta.” –Replicò lo scienziato, dopo essersi voltato nuovamente, lanciando uno sguardo truce in direzione della marea di persone lì impalate, che lo stavano rendendo nervoso.

La Weir si voltò e con voce ferma si rivolse alla folla. “Lo spettacolo è finito, tornate alle vostre occupazioni.”

Si sollevò un brusio di protesta ma gli astanti uscirono dalla sala, com’era stato ordinato loro.

Kavanagh si voltò brevemente  e lanciò uno sguardo pieno d’astio in direzione del canadese, poi lasciò la sala con espressione disgustata sul volto.

Carson e Zelenka sorridenti, rimasero, ed insieme salirono i gradini per raggiungere  Rodney,  che era ancora seduto.

“Non sapevo che gli Antichi si dedicassero anche all’Arte.”-Disse lo scienziato ceco con tono di meraviglia.

“Sappiamo ancora così poco sulla loro vita.”-Gli rispose lo scozzese in ugual tono.

Entrambi gli europei annuirono.

“Dimmi, piuttosto, Mckay, di chi era quella musica che hai suonato?”-Domandò Sheppard

“Hmmmm…mia. L'ho appena composta.”-Replicò con tono baldanzoso Rodney con un sorriso molto compiaciuto.

Un’altra espressione d’ammirazione comparve sui visi dei presenti; ed il sorriso compiaciuto sul volto dello scienziato si fece ancor più marcato.

 “Ripeto quello che ho detto: quell’uomo era un idiota.”

 “Sono d’accordo.”  Replicò Mckay ora molto convinto.

 “L’acustica era…velkolepý…grandiosa!”-Affermò lo scienziato ceco esaltato.

 “Solo l’acustica, Dottor Z?!”-Esclamò il Maggiore con una leggera nota di rimprovero;che fu compresa dallo scienziato ceco.

 Anche la-la musica era grandiosa. Certo. ” Rispose rapidamente Zelenka .

 “La tua musica mi ha toccato il cuore, Rodney.” -Affermò  Carson con genuina commozione nella voce.

 Lo scienziato canadese rimase senza parole e visibilmente emozionato [non dubitava mai della sincerità del buon dottore],  per alcuni secondi, prima di ribattere nel suo solito stile.

 “Potremmo fare un duo, Carson: io suono quest’organo e tu la cornamusa.”

 Su tutto il viso di Beckett si diffuse un lieve rossore.- “Co-co-me fai a saperlo?!”- Balbettò Beckett  lanciando degli sguardi in direzione dei presenti .

 Sulle labbra di Elisabeth comparve un sorrisetto malizioso quando l’immagine di Carson col kilt  si presentò nella sua mente. 

 “Cosa?!…Ahhhh…beh, sei scozzese, no?!”

 “Che cosa vuol dire che sono scozzese?!”

 “Voi scozzesi non suonate tutti la cornamusa?”

 “Sì, perché voi canadesi siete tutti gentili!”

 Zelenka alzò gli occhi al cielo, Teyla e Ford si scambiarono un sorriso e la Weir lanciò uno sguardo divertito al Maggiore che…

 …si stava godendo gli scambi di battuta fra i due amici e senza pensarci,  appoggiò le braccia incrociate al pannello musicale …che, di colpo, sì illuminò completamente, emettendo il caratteristico  ronzio, facendo comparire un’immagine olografica sopra allo strumento con delle scritte nella lingua degli Antichi.

 “Che cosa hai toccato, Maggiore?!” Esclamò Rodney con un tono di rimprovero voltandosi verso di lui.

 “Mi sono solo appoggiato!”-Si difese prontamente il Pilota alzando le braccia ed allontanandosi dal pannello.

 Il canadese gli rivolse uno sguardo torvo, che svanì quando iniziò a  leggere ciò che vi era comparso.

 “Cosa dice?”

 “Hm…è una Banca Dati musicale di Atlantide…”

 “Possiamo sentire della musica Antica?”-Replicò con tono incuriosito il Maggiore.

 “Lo stavo per proporre io, Maggiore.”

 Mckay toccò ,con l’indice destro, un punto preciso del pannello e pochi secondi dopo, dallo strumento atlantidéo  fuoriuscì una strana, ma armoniosa musica. 

 “Non posso credere che stiamo ascoltando della musica che qualche antico compose migliaia di anni fa…”-Disse la Weir con tono sognante.

  Ad un certo punto, alla  sinistra dello strumento, apparve un ologramma di una donna.

 Rodney scattò in piedi per la sorpresa.

 La donna assomigliava molto all’ologramma che avevano scoperto al loro arrivo: indossava un lungo abito bianco a maniche lunghe, i suoi capelli erano scuri e le arrivavano sul collo, i suoi occhi erano profondi e scuri  ed era, naturalmente, di una bellezza eterea.

 L’Atlantidea iniziò a cantare…in mano, aveva uno strumento molto simile ad una…lira egizia, ma in una versione più tecnologica, dato che le corde non erano visibili se non quando erano sfiorate dalle lunghe dita della donna.

 “Aveo …Atlantus…fugit ciruculum…ne que prius… perennial adventus…. 

 I presenti si voltarono verso la Weir per una rapida traduzione… e con voce rotta dall’emozione,  iniziò.

 “…addio…Atlantide…tutto ha una fine…essi non si fermarono…il disastro imminente  incombe su di noi…dobbiamo dirti addio, cara vecchia amica…con la speranza che un giorno qualcuno di noi, o dei nostri discendenti , possa  posare di nuovo piede nella nostra amata Città di Atlantide…”

Teyla ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con riverenza, ad occhi chiusi .

 Il Maggiore ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con tristezza negli occhi.

 Rodney ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth  con espressione solenne.

 Zelenka ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con grande commozione

 Ford ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con occhi sgranati.

 Carson ascoltò le parole pronunciate da Elisabeth con gli occhi velati.

Non appena le ultime note della canzone si dispersero nell’aria, il silenzio si posò nuovamente nella grande sala.

L’immagine olografica della donna si congelò e i suoi occhi, ora, fissavano il vuoto… gli stessi occhi che in passato, molto probabilmente,  si erano posati su una folta platea.

Rodney indietreggiò, assorto, dal pannello musicale, toccò un tasto del pannello e la donna svanì; poi si unì al resto dei suoi compagni, che, come lui, erano divenuti pensierosi; quella donna stava cantando la disperazione di un popolo che stava perdendo non  solo una battaglia  contro i Wraith, ma anche la speranza di rivedere la loro amata Città.

…il gruppo si lanciò uno sguardo l’uno verso l’altro e,  di comune accordo, la Dottoressa Weir iniziò a scendere le scale, seguita dagli altri; e quando stavano per uscire dalla sala… annunciò …

“…Mi è venuta un’idea:…che ne dite di dare uno spettacolo per sollevare il morale della spedizione?”

“Vuol dare un concerto , per caso?!”

“Sì, Rodney…con lei protagonista.”

Il  volto del canadese cambiò colore.

Seguì  una risata generale.

In fondo alla sala, una luce bianca-azzurra illuminò una parte della scalinata…una figura comparve dal nulla e, con sulle labbra un sorriso, convenne annuendo prima di svanire nuovamente.

FINE

  
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