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Autore: EleRigoletto    02/07/2012    4 recensioni
Stavo nel letto vicino a Chuck , era notte fonda – non smetteva di russare nemmeno un minuto- mi misi in un angolino del suo letto per cercare di dormire, visto che il mio era tutto occupato da Seb, disteso a braccia aperte che sembrava una stella marina.
Il tour bus stava andando lentamente questa notte, tutti gli altri dormivano come dei sassi; già, tutti tranne me.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chuck Comeau, David Desrosiers, Pierre Bouvier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ciaoo a tutti, sono tornata con una nuova storia, riguardante – ovviamente- i nostri mitici Simple Plan.
Non vi dico niente se non che riguarda soprattutto Pierre, David e Chuck ( povero ragazzo!)
 
Stavo nel letto vicino a Chuck , era notte fonda – non smetteva di russare nemmeno un minuto- mi misi in un angolino del suo letto per cercare di dormire, visto che il mio era tutto occupato da Seb, disteso a braccia aperte che sembrava una stella marina.
Il tour bus stava andando lentamente questa notte, tutti gli altri dormivano come dei sassi; già, tutti tranne me.
Sorrisi all’idea che mi trovavo qui vicino ad uno dei migliori amici che russava come una foca vagabonda, ridacchiai in silenzio; mi girai completamente dall’altra parte per non fare rumore, ma mi sentii prendere la spalla in una stretta amichevole.
“Pierre, ti suonerò prima o … poi” Chuck mi teneva stretto per il braccio, una goccia di bava gli scendeva da sotto il mento, come mai mi aveva chiamato? Non sapevo che cosa fare, non voleva lasciarmi.
Erano passati quindici minuti, Chuck era intento a cercare di “ suonarmi” con le sue bacchette        – naturalmente tutto accadeva dentro la sua testa- quando arrivò David a liberarmi ridacchiando per la situazione.
Andammo a chiuderci in bagno per non fare rumore.
“Come mai Chuck ti teneva così stretto nel sonno, Pierre?” continuava a ridere , non voleva smettere, mi prendeva in giro per la strana situazione.
Lo guardai truce “Non lo so, quello che mi preoccupa è quello che pensa … come faccio a dormire se quello russa come un orso che và in letargo? Dobbiamo inventarci qualcosa per farlo tacere … subito!” Facile a dirsi.
Non avevamo la più pallida idea di che cosa fare, quando David prese parola.
“E se noi lo buttiamo qui in bagno, così non russa più?” il suo sguardo si illuminò, so che voleva aiutarmi, ma non era affatto d’aiuto ora.
“No, troppo pericoloso, potrebbe svegliarsi e pensare male … però possiamo farlo tacere in un altro modo …” mi avvicinai a lui e gli incominciai a spiegare  il piano che avevo avuto.
Ritornammo nella nostra stanza, ci  sedemmo in ginocchio vicino al letto di Chuck, senza svegliarlo gli cominciammo a dire delle parole “chiave” che potevano tranquillizzarlo.
“Panino … cucchiaino, forchetta … no, Bacchette, sì, bacchette!” David si agitò un po’, poi ritornò al piano e si avvicinò verso al viso Del ragazzo in questione.
Si era calmato, strano, però non ne erano ancora sicuri.
“Ora si è tranquillizzato, però potrebbe ritornare a parlare … ci vuole un nome che lo faccia tacere …” Proposi quest’idea al mio socio in questione.
Pensando e ripensando a questo nome, mi ricordai che Chuck un giorno aveva parlato di quanto si vergognasse del suo orsacchiotto che teneva alle scuole elementari, e che si portava dietro ancora; decisi di dirlo.
“Dave, la parola è orsacchiotto … possiamo ipnotizzarlo per non farlo russare!” un’idea un po’ PAZZA se vogliamo, però era davvero insopportabile.
David fece una smorfia di piacere, gli interessava l’idea.
“Certo, perché non ci ho pensato prima …” si mise una mano sulla fronte con fare teatrale.
Inginocchiati sul letto della nostra “vittima”, Insieme, ci avvicinammo al suo orecchio ed incominciai ad ipnotizzarlo.
“Allora, per prima cosa ci serve … ok … EHM. Chuck Comeau, tu sei un orsacchiotto che non DEVE russare, tu sei zitto … quando noi diremo la parola Orsacchiotto, tu cadrai in un sonno profondo senza far alcun rumore … Orsacchiotto!”
“Pierre, lui è già caduto in un sonno profondo, stava dormendo! Aspetta, non russa più, ce l’abbiamo fatta!” Abbracciai il mio socio, ridacchiando un po’ andammo a sdraiarci nei nostri letti e dormimmo.
**
Il mattino seguente mi svegliai quando tutti erano già a fare colazione, corsi a vestirmi e andai nell’altra stanzina.
“Ciao ragazzi … aspettate, dov’è Chuck?” Dave ed io ci guardammo preoccupati, gli altri due ci guardavano curiosi.
“Non so perché ma non si vuole svegliare … è impossibile che sia stanco perché è andato a letto presto!” disse Jeff con aria sospettosa.
“Già, è vero … stamattina l’ho chiamato, di solito è lui che si sveglia insieme a me, però non mi ha risposto, sembrava quasi … morto.” Alla fine delle sue parole io e David ci guardammo e andammo da Chuck.
“Dobbiamo svegliarlo … presto, di la parola chiave!” David si agitò indicando gli altri che stavano arrivando.
“Orsacchiotto!” gli sussurrai all’orecchio.
            Per fortuna che aveva funzionato, Chuck aveva riaperto gli occhi e ci guardava in un modo strano.
“Che volete … adesso mi alzo!” si rigirò nel letto e si alzò, si vestì.
Seb ci venne vicino e ci guardò Sospettoso.
“Come avete fatto a svegliarlo? Non capisco …” si gratto la testa pensante.
“Non lo so, si vede che ascolta noi …” mi scappò una risata nervosa, andai in bagno e mi chiusi per un po’ di tempo.
Ad un tratto sentii bussare la porta, guardai l’orologio – merda- erano le dieci meno venti, tra un po’ c’era l’intervista con una ragazza.
“Pierre,esci, dobbiamo andare, ci aspetta l’intervista con la ragazzina …” gridò Jeff.
Uscii dal bagno e scendemmo dal tour bus.
Mentre ci stavamo incamminando presi parola “Ragazzi, su cos’è l’intervista, lo sapete?” guardai gli altri; Chuck, David e Seb alzarono le spalle.
“Sì, io lo so … ci chiederà alcuni pareri sulla nostra infanzia, su cosa ne pensiamo degli orsi di peluche.” Jeff mi lasciò immobile.
“Che ti prende Pierre, qualcosa non và?” Chuck mi strinse la spalla, poi continuò “Ah, se è per quella storia che ti ho raccontato, non preoccupati, ormai l’ho superata.” Mi sorrise ed andò avanti – e pensare che lo avevamo ipnotizzato su quella stupidissima parola- ;  presi David e feci andare avanti gli altri.
“Siamo in un casino totale!” disse David indicando Chuck.
“Ho un’idea, se la ragazza starà per dire la parola segreta, noi  la fermeremo ad ogni costo, capito?” annuì sorridente, raggiungemmo gli altri.
Entrammo nel grande studio, dove una ragazzina con degli orsetti imbottiti di cotone ci accolse con un grande sorriso, ci fece accomodare su un divano marrone di pelle.
“Ciao ragazzi, grazie di essere qui, oggi parleremo di cosa ne pensate degli ors …” mi fiondai su di lei, non sapevo che altro fare.
“Aaaah. Come mi fa piacere vederti!” gli altri mi guardarono malissimo, compreso Chuck che si mise a sghignazzare.
“Ma noi non ci siamo mai conosciuti, và beh, stavo dicendo, parleremo un po’ su questi argomenti … iniziamo da te Jeff” indicò il ragazzo che sorrise all’intervistatrice.
“Bene, tu sei il più grande di tutti, quindi il più saggio … volevo chiederti, tu cosa ne pensi degli Orsac …” prima che parlasse mi avvicinai a Jeff.
Sapevo che stavo facendo delle figure assurde, ma non potevo lasciare che Chuck si addormentasse durante  un ‘intervista.
“Che ti prende,amico?” Jeff mi guardò malissimo, guardai David che iniziò a cercare delle spiegazioni.
“Allora … Pierre, oggi non si sente molto bene, gli vengono questi attacchi improvvisi ogni tanto, devi scusarlo …” La ragazza annuii, poi mi fissò incredula.
“Ok, allora farò l’ultima domanda e se si sente ancora male interrompiamo l’intervista e la faremo quando non avrà più questo problema …” annuimmo tutti, gli altri mi guardarono sospettosi.
“Adesso volevo rivolgermi a David:credi che per l’infanzia di un bambino, avere un animale di peluche possa rassicurarlo, insomma, possa sentirsi al sicuro?” David annuii.
“Ovviamente, tutti hanno bisogno del proprio pupazzo;  di solito, i genitori insegnano ai propri figli che non bisogna sentirsi non protetti, per cui un pupazzo che dorme con te, non può che fare solamente del bene.” Mi fissò, emisi un sospiro di sollievo, però non durò molto.
La ragazza finì di segnare le risposte e continuò, sempre con David “Bene David, so che ti sembrerà una domanda un po’ intima, ma tu hai mai avuti un peluche a forma di ors …”
-Che altro potevo inventarmi adesso? Mi ero già reso ridicolo più di una volta, decisi di buttarmi per terra.
“AAAh, mi sento male!” urlai toccandomi la pancia, gli altri si alzarono e mi portarono su una sedia, la ragazza si avvicinò a noi.
“Ragazzi, è meglio che facciamo un altro giorno … Pierre non si sente molto bene.
Quando si sentirà meglio chiamatemi e ci mettiamo d’accordo per una nuova intervista” ci accompagnò all’uscita.
Salimmo tutti sul tour bus – sapevo che era colpa mia perché avevano  quelle faccia tutte arrabbiate - tranne Dave, certamente.
“Che ti prende, anzi, che vi prende? Non capisco … come mai hai detto che Pierre ha degli attacchi?” Seb si rivolse a David.
Mi sentivo in colpa per non averlo difeso subito, poverino, d’altronde mi aveva aiutato molto.
“Lascialo stare, lui non centra niente, mi ha solamente coperto …” abbassai lo sguardo.
I quattro mi guardarono confusi.
“Che intendi dire, che hai combinato?” chiese Jeff.
Non riuscivo a dire niente, guardai dritto negli occhi Dave che, con un grosso sorriso, mi incoraggiava a spiegare la situazione.
“Vedete, io vi devo dire una cosa … EMH. Ieri sera ho ipnotizzato insieme a David, Chuck, ma questa mattina la situazione ci è sfuggita di mano …” feci un mezzo sorriso all’idea delle assurdità che avevo detto e fatto poche ore prima.
Chuck sorrise, strano, pensavo se la sarebbe presa.
“Perché mi avete ipnotizzato? Sono curioso …”sghignazzò ancora.
“Beh, perché russavi … mi dava molto fastidio, allora ho trovato una parola chiave per farti smette di russare mentre dormi, solo che se qualcuno ripete quella parola tu ti addormenti come un sasso, capisci?”mi rivolsi a Chuck.
“Certo, però ora dovete farmi ritornare … normale.”
“Ma non sei arrabbiato?” gli chiesi.
Lui piegò la testa “Perché dovrei? D’altronde se russavo avete fatto bene … ma la parola segreta era per caso Orsacch…”
“NOOOOOOOOOOOOO, non dirla!” Mi fiondai su Chuck tappandogli la bocca.
Seb mi tirò su e si mise una mano sulla barbetta “Ora capisco … tu avevi quelle reazioni là perché non dovevi far sentire a Chuck la parola chiave … lasciatevelo dire, siete proprio strani …” tutti si misero a ridere, compreso me.
**
Dopo aver riso di questa storia, decisi di disipnotizzare Chuck.
Era disteso sul suo letto, tutti eravamo al centro del suo letto, uno appiccicato all’altro, io e Dave ci guardammo e mi incoraggiò a parlare.
“Tu Chuck Comeau, devi starmi ad ascoltare … quando sentirai la parola chiave, tu non sarai più ipnotizzato e ritornerai alla tua vita di sempre … uno, due, tre: Orsacchiotto!” cadde e si addormentò russando.
“Come facciamo a sapere che ha funzionato?” mi chiese Seb allarmato.
“C’è solo un modo, dobbiamo svegliarlo …” insieme muovemmo Chuck dal letto, che si svegliò subito.
“Ha funzionato … Evvivaa!” Ero felicissimo, abbracciai tutti.
Chuck mi guardò e mi rivolse un’occhiata rimproverante.
“Bene, ora che è tutto sistemato possiamo andare tutti a dormire … per oggi Pierre ne ha avute abbastanza.
Comunque, invece di ipnotizzarmi, rendendo le cose molto più complicate, potevi scuotermi e mi sarei svegliato cercando di smettere di russare.” Abbassai lo sguardo.
“Hai ragione.” Mi rintanai sotto le coperte e tutti fecero lo stesso.
Quella notte riuscii a dormire, sì, Chuck russava ancora, ma ormai avevo capito che potevo dormire lo stesso, bastava non starlo ad ascoltare.
  • Mi ero reso ridicolo per niente!-
 
Holas amigos! Questa storia comica me l’ha ispirata una bravissima ragazza, che ringrazio cortesemente ( spero che ti piaccia e ti confermo che  in nessun modo ho cercato di copiarla!)
Se mi fate sapere com’è recensendo, sarei Felicissima!
Un grande abbraccio, Ele! ;)
 
  
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