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Autore: ElloinIlBardo    02/07/2012    0 recensioni
La Guerra delle Anime sta per concludersi, lasciando il mondo nel caos più totale, gli elfi sono ormai esuli dalle loro patrie, e i cavalieri di Solamnia non sono mai stati così deboli. Il popolo di Ansalon, prostrato dalla terza guerra in meno di un secolo, necessità di ordine e giustizia. Un cavaliere delle Tenebre dal cuore nobile sa che al momento solo l'oscurità può riportare la pace nel mondo e metterà tutto se stesso nelle mani del male più profondo per realizzare questo suo desiderio. La storia ruota attorno a quattro personaggi originali, sullo sfondo della guerra delle anime e il periodo subito successivo, mescolando ambizione, battaglie, introspezione e amore!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cavaliere del Giglio di guardia alla sala delle udienze annunciò, ‘Lo stregone della Spina, Dumat Spellstiker, e la dragonessa azzurra, Squall, a rapporto’, dopodiché uscì dalla stanza, facendo entrare il mezz’elfo dai lunghi capelli neri, con indosso la divisa di velluto nero del suo ordine, e la ragazza dai capelli bianchi scompigliati, con in dosso una semplice camicia e la cotta di maglia.
‘Lady Nightshield’, si inchinò il giovane, ‘Abbiamo sedato con successo la rivolta nel villaggio di Kita, la pace è tornata in tutta la regione a sud di Palanthas’,
‘Non avrei mai dubitato di voi, sapevo che avresti svolto la missione senza problemi’ da dietro la maschera dorata, la voce vellutata, ma allo stesso tempo ferma ed imperiosa della signora della notte, riempì tutta la sala, ‘siete la miglior squadra del cavalierato, a parte ovviamente i signori del Giglio, Teschio e Spina, ma sembra che loro si ritengano troppo preziosi per lavorare sul campo. Come è andata la battaglia? Quanti morti?’
Dumat sapeva che la signora poneva questa domanda per una pura conoscenza dei numeri, ma ogni caduto, amico o nemico, pesava sulla sua coscienza come un macigno, ‘Dieci cavalieri del giglio sono periti combattendo valorosamente e due cavalieri del teschio mentre cercavano di portare soccorso ai feriti, sono rimasti inoltre coinvolti due civili nell’esplosione di una palla di fuoco ingrandita di un cavaliere della spina, infine, tra i ribelli, trentasette sono stati i morti e ventiquattro sono stati catturati, tra cui il loro leader, sembra che una manciata siano riusciti a fuggire, ma divisi e senza una guida, dubito che possano essere un problema’. La risposta di Lady Nightshield fu rapida e concisa ‘Ottimo, per quanto riguarda il cavaliere della spina, verrà giudicato dai capi del suo ordine nel pomeriggio, probabilmente verrà spedito al confine contro gli ogre, i ribelli invece li giudicherò io stessa, sai benissimo che la pena per la ribellione è la morte, ma è giusto che abbiano la possibilità di difendersi e di dire la loro in un tribunale, prima della forca.’  Dumat annui rispettosamente, e così fece anche Squall accanto a lui.

Il mezz’elfo aveva sempre apprezzato la giustizia con cui operava la sua signora, seppure si potesse pensare che nessun altro sentimento umano muovesse i suoi giudizi; ricordava perfettamente il giorno in cui l’aveva conosciuta, in quella che ormai gli sembrava un’altra vita, dove la luce del mattino tra le foglie dei salici elvewien di Qualinesti, teneva viva la sua parte elfica, una parte che gli sembrava ormai morire sempre più, ad ogni morte che causava.
Fu proprio all’ombra degli elvewien che vide per la prima volta i suoi profondi occhi del colore dell’ebano, dalle profondità di una maschera nera come la notte, quel giorno le lezioni di magia di sua madre erano finite prima del solito, così si era deciso a passeggiare per i giardini alla periferia di Qualinost, dove sapeva che spesso si recavano i giovani elfi per riposare, sperando magari di rompere l’alone di solitudine in cui si era rinchiuso dopo la fuga delle cugine e la scomparsa di Mihangel.
Ad un tratto una voce dura ma vellutata l’aveva fatto attirato verso una scena che non avrebbe mai dimenticato,
‘Abbiamo della feccia qui!’ il disprezzo nella voce della donna era palpabile e terribile, guardava da pochi metri di distanza due cavalieri di Neraka, uno dall’aria viscida teneva per le braccia una giovane elfa che si divincolava spaventata, mentre l’altro, particolarmente muscoloso, aveva iniziato a slacciarsi i pantaloni, al sentire quella voce si voltarono, proprio mentre il giovane Dumat, poco lontano, si affacciava ad osservare inorridito.
‘Ehi, ma non è la nuova scudiera del Giglio che piace tanto al comandante Medan?’, chiese quello viscido, ‘Ma certo’, rispose il suo amico muscoloso, ‘la mascherata, dicono che sia una furia in battaglia, l’altro giorno ha ucciso da sola dieci elfi ribelli, sembra che abbia dei poteri magici!’
Ora che la vedeva meglio, la donna dalla voce vellutata era in verità poco più che una ragazzina, probabilmente nemmeno maggiorenne per i canoni umani, una bambina per i canoni elfici, ma i morbidi ricci neri, le ricadevano su spalle dritte e fiere, come quelle di una consumata combattente, o di una regina.
‘Ehi strega mascherata, vuoi unirti a noi? Noi siamo in due, e questa elfa dalla pelle d’avorio probabilmente si rovinerà prima che abbiamo finito di divertirci, potremmo darci il cambio con te nel frattempo se lo desideri, sembri proprio una donna focosa, non come queste verginelle’
Dumat non riusciva a vedere il suo sguardo da dove si trovava, ma vedendo il passo indietro che fece quello con i pantaloni slacciati, doveva essere carico d’odio, ‘Lasciate stare quell’elfa, subito’ disse con voce imperiosa, ‘immagino che la civiltà non sappiate nemmeno cosa sia, ma siete cavalieri, e le regole sono la vostra vita, e sapete benissimo quali sono le regole del comandante riguardo alla convivenza con gli elfi, ora mi seguirete da lui, se fosse per me vi ucciderei qui sul posto, ma non posso negare la legge del comandante, quindi verrete giudicati da lui ’,
‘Ehi, scusa ragazzina, non volevamo costringerti, se non ti va di divertirti con noi possiamo benissimo continuare da soli’ le rispose quello muscoloso, ‘ . . . oppure andarcene . . .’ aggiunse quello viscido, che non sembrava troppo convinto di voler contrariare la Mascherata.
La ragazza, senza replicare un’ulteriore volta, estrasse la spada, ‘Conto fino a tre . . .’ scandì con un tono asciutto ‘Uno . . .’, l’uomo muscoloso caricò sguainando un pugnale da sotto la manica.
Con agilità la mascherata parò il colpo, spostandosi poi di lato, mentre l’aggressore si voltava, lanciandosi in avanti con tutto il corpo, per sfruttare al meglio la sua massa muscolare decisamente superiore, i pantaloni slacciati lo fecero però scivolare, dando l’apertura giusta alla ragazza per piantargli, con un movimento fluido, la spada nella schiena, in profondità, all’altezza del cuore. L’uomo muscoloso cadde a terra senza un gemito. Nel frattempo però, il suo compagno, sconvolto dalla paura, aveva già spinto via la ragazza elfica, ed, estratto a sua volta un pugnale, si era mosso furtivamente dietro la strega mascherata per pugnalarla.
Dumat non voleva che quella ragazza morisse, e così, dopo aver messo le mani a foggi di una balestra, attinse al suo ancora debole potere magico, per lanciare un dardo di forza contro l’uomo viscido. Il colpo centrò l’uomo al petto, senza ovviamente metterlo KO, ma il suo gemito di dolore allertò la ragazza, che piroettò su se stessa, atterrando l’uomo con una ginocchiata all’addome.
La fanciulla elfica guardò terrorizzata la ragazza che l’aveva appena salvata, più spaventata dall’omicidio a cui aveva appena assistito piuttosto che dal tentato stupro, si alzò quindi in piedi a fatica, poggiandosi al tronco di un salice, e fuggì via veloce, nel cuore del bosco.
‘Penso che l’eliminazione di simili esseri sia necessario affinché l’ordine venga mantenuto, non credi?’ chiese la mascherata, rivolta verso il giovane mezz’elfo, ‘E la stessa cosa vale per quegli elfi ribelli . . . tu devi essere  Dunthalas della Casa della Magia se non sbaglio, figlio di Dumat, conosco tuo padre, una gran brava persona’, si voltò verso di lui e l’osservò con i profondi occhi d’ebano.
Dunthalas, questo il suo nome elfico, rimase a bocca aperta ad osservarli, pensando che mai aveva osservato nulla di tanto profondo e misterioso, belli e terribili, come una tempesta all’orizzonte, ebbe la sensazione che avrebbe esaudito qualunque desiderio che avessero espresso.
‘Ottimo colpo quello di prima, e grazie per l’aiuto, avevo sentito che eri uno stregone come me’allungò la mano per stringere quella del giovane ‘Piacere, il mio nome è Nightshield’,
il mezz’elfo si riprese dall’incanto e strinse la mano della ragazza ‘Nightshield e basta?’ chiese goffamente, ‘Mi sembra più un cognome che un nome’, la ragazza sorrise, un sorriso enigmatico, né di tristezza, né di divertimento ‘Nightshield e basta . . . avevo un nome una volta, e anche un volto, ma li ho abbandonati entrambi, ma se vuoi tu puoi chiamarmi Lady, Lady Nightshield’,
Dunthalas allora si inchinò, non seppe mai perché, il cuore gli bruciava nel petto, ‘Certo Lady Nightshield, la chiamerò così, e se avrà bisogno per qualunque cosa io sarò pronto ad aiutarla’,
la stregona non lo fece rialzare, ma lo guardò dal basso verso l’alto, ‘Allora io ti chiamerò Spellstriker, sono certa che i tuoi poteri aumenteranno, e un giorno entreremo assieme nell’ordine dei cavalieri della Spina’, detto ciò si avvicinò all’uomo svenuto e se lo issò in spalla, senza alcun apparente sforzo, ignorando totalmente il cadavere, il cui sangue arterioso aveva ormai intriso una vasta area di sottobosco.
‘Un giorno io e te cambieremo il mondo.’ sussurrò mentre si voltava, dirigendosi verso il quartier generale del cavalierato, quelle parole, a malapena udite dal giovane, gli penetrarono dentro come se fossero state gridate. Rimase a guardarla finché non fu troppo lontana anche per la sua vista elfica, e solo in quel momento realizzò che nessun sentimento aveva attraversato quegli occhi per l’omicidio appena commesso.

Erano passati tanti anni da quel giorno, Dumat era diventato un abile e rispettato cavaliere della Spina, il più fedele servo della Signora della Notte, Lady Nightshield, ma ancora non aveva visto nemmeno una volta alcun segno di umanità negli occhi di lei, sia che eliminasse un nemico con la fidata lancia, con un potente fulmine scagliato dalle sue delicate mani, o con un ordine di impiccagione.
‘Prima che ve ne andiate, avrei una richiesta da farvi’ continuò, dal tono piatto che aveva assunto si aspettava un qualche compito segreto, come eliminare una banda di malfattori in città o portare un messaggio segreto a qualche signore locale.
‘Questa sera il Lord di Palanthas mi ha invitato ad un gran ballo che si terrà della sua villa, ha detto che avrei potuto portare qualche . . .ehm . . .amico, penso abbia usato proprio questo termine, ovviamente si tratta solo di manovre politiche, ma mi farebbe piacere se mi faceste l’onore di accompagnarmi, non consideratelo un ordine della Signora della Notte’
Dumat non si aspettava certo una richiesta simile, per cui Squall fu più veloce di lui a rispondere, ‘Certamente mia signora, saremo lieti di accompagnarla, metterò il mio vestito migliore’,
il mezz’elfo la immaginò arrivare al ballo in armatura completa e a stento represse una risata, ‘E’ un onore per me’ rispose a sua volta.
‘Bene, ora siete congedati, avete il pomeriggio libero, siate puntuali, alla decima veglia’.
Drago e cavaliere uscirono dalla stanza e beh presto si separarono per recarsi verso i rispettivi appartamenti.

Quando Dumat, che aspettava sui gradini dell’ingresso della sontuosa villa, vide scendere assieme Lady Nightshield e Squall dalla carrozza, si ricordò di essere un uomo, e si dovette sforzare per tenere a freno gli ormoni che gli diedero una scossa lungo tutta dorsale. La prima indossava infatti un lungo abito nero di seta che le metteva in risalto le forme femminili, e lasciava trasparire dalla stoffa quasi trasparente le braccia candide e delicate, per una guerriera del suo calibro, che contrastavano con il nero che aveva indosso e con quello della maschera, che aveva rispolverato, in vece della maschera dorata che le copriva tutto il volto, per mostrare le labbra sensuali, su cui aveva applicato un rossetto di un bordeaux scuro, mentre i capelli erano acconciati verso l’alto, ricadendo con sensualità sul collo grazioso.
La seconda portava invece, con una femminilità che fino a quel momento aveva tenuto nascosta, un vestito di un blu brillante, scintillante come le sue scaglie di drago, con una profonda scollatura che lasciava poco all’immaginazione sul suo seno che normalmente doveva tenere ben stretto sotto l’armatura, mentre i capelli bianchi, ordinati, per la prima volta da quando la conosceva, dovevano aver subito certamente un qualche trattamento magico.
Quando furono scese entrambe dalla carrozza, ora che poteva vederle vicine,notò con stupore, che Squall era più alta della Signora della Notte, che normalmente invece, guardando tutti con superiorità, risultava schiacciare chiunque con la sua presenza, dando l’impressione di essere più alta di tutti coloro che la circondavano.
Dumat si inchinò rispettosamente ‘Salve mie signore . . . la vostra bellezza mi toglie il fiato.’
‘Un vero cavaliere’ commentò il drago azzurro, mentre squadrava il mezz’elfo, che indossava l’alta uniforme del suo ordine, nera, con ricami blu notte, e uno stretto mantello che gli scendeva dietro le spalle.
‘Seguitemi’ comandò Lady Nightshield, avanzando davanti a loro, mentre Dumat prendeva sotto braccio Squall. Furono annunciati, dopodiché poterono entrare nell’immenso salone da ballo, mentre un mormorio di sottofondo accompagnava il loro passaggio. Dall’altro capo della sala il Lord, reggente nominale di Palanthas, si era alzato in piedi dal suo seggio per accogliere colei che era di fatto la sovrana della città.
‘Milady, che onore ci fa a presentarsi al nostro umile gran ballo, spero che si diverta, abbiamo fatto venire anche la miglior coppia di arpisti della regione, come ci aveva richiesto’ con un gesto indicò due giovani, un ragazzo e una ragazza, che su di un piccolo palco, attendevano che la festa proseguisse per riprendere a suonare, ‘ma prima mi piacerebbe presentarle alcuni miei amici, sa, persone influenti della città’, Lady Nightshield annuì, probabilmente, pensò Dumat, trovandosi più a suo agio in un ambiente dove poteva esercitare il suo potere, piuttosto che in una sala da ballo.
Il Lord si rivolse poi ai due accompagnatori della Signora della Notte, ‘Non preoccupativi, vi portiamo via la vostra signora solo un momento, nel frattempo voi potete godervi la festa’, dopodiché si voltò, seguito da Lady Nightshield, in quell’istante la musica riprese, soave, annunciando un ballo lento, per cui una gran parte dei nobili si spostò al centro della sala, mentre i rimanenti si sedettero sulle sedie ai lati, attendendo il passaggio dei camerieri e godendosi la melodia delle arpe.
‘Tu sai ballare Squall?’ chiese Dumat, leggermente imbarazzato, ‘io quando ero a Qualinesti ho preso diverse lezioni’, ‘Beh,’ rispose la ragazza sorridendo, ‘Io danzo nel vento e tra le tempeste di fulmini, ma non so se sia la stessa cosa, proverò, basta che guida tu’.
I due si mossero verso il centro della sala, afferrandosi sulle spalle e sui fianchi, mentre, la ragazza arpista iniziava a intonare una triste melodia in Solamnico che parlava della guerra, dell’onore nella morte e della fanciulla che perdeva il suo amato. Il cavaliere, mosso dalla dolce musica che pervadeva la sala, iniziò a ballare, mentre la dragonessa lo seguiva con leggiadria. Molte coppie si voltarono a guardare quei ballerini sconosciuti che si muovevano con perfetta sincronia, come se fossero una cosa sola, seppure il loro stile di ballo non fosse perfetto. Come in battaglia, ciascuno stava iniziando a prevedere i pensieri e i movimenti del compagno, così nel ballo, ad ogni passo di lui seguiva un armonioso spostamento di lei.
Dumat e Squall si persero in quella dolce risonanza, mentre la musica sembrava continuare all’infinito solo per loro. In fondo alla sala, Lady Nightshield, Dumat la vide con la coda dell’occhio, sedeva al fianco del Lord, ma sembrava non seguire il suo blaterare, concentrata come era sulla musica, muovendo il capo come una bambina sognante davanti alla melodia di un bardo, sul viso stampato un rosso sorriso felice, solo appena accennato, ma il primo che le avesse mai visto.

 

  
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