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Autore: Noal_Writer    02/07/2012    1 recensioni
Questa è la storia di una mamma che perde la propria figlia e racconta come è successa la vicenda. Si tratta però di una mamma speciale. Leggete se siete curiosi e mi raccomando recensite :)
P.S: è una storia vera :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME UNA MAMMA
La guardavo come una mamma deve guardare il proprio figlio, solo che lei era fredda e muta, tremava e qualche volta emetteva piccoli versi di dolore. Era malata.
Io ero consapevole di questa sua malattia incurabile. Lei era così fragile e piccola, non poteva sopportare tanta sofferenza sul suo corpicino, ma cercavo di proteggerla invano, trasmettendole il mio calore. Qualche volta il suo fratellino si avvicinava per capire cosa stesse succedendo. Tutto giaceva intorno a noi, così, trascinato dal nostro silenzio, a piccoli passi, ci veniva incontro e piano piano cadeva addormentato.  
Ma quella notte sua sorella era rimasta immobile e il freddo della sua pelle era prevalso sul caldo della mia. Il suo piccolo cuoricino che aveva incominciato a battere solo da due mesi, si era fermato in quell’istante. Ero rimasta ferma anch’io, sperando che quella carne gelida avrebbe potuto acquisire la temperatura di cui necessitava per tornare in vita. Avevo gli occhi lucidi. Volevo far uscire tutta la tristezza che avevo in quel momento dentro di me.
D’un tratto la luce dell’alba cominciò ad illuminare il cielo e come ogni mattina sentii la porta spalancarsi. Era Alessandra: il suo fischio è inconfondibile. Ogni volta che mi chiama io scodinzolo  perché ho voglia delle sue carezze, ma in quel momento non riuscivo neanche ad alzarmi.
Avvicinò lo sguardo a me e mi accarezzò, ma io le ringhiai come non avevo mai fatto prima d’ora perciò lei capì che c’era qualcosa che non andava. Incominciò a chiedersi :
“ Dov’è Aki?”
Non sapevo darle la risposta, ma ben presto riuscì a cavarsela da sola. Akira era stesa sul pavimento. Come ogni cane, quando sente che è arrivato il momento di morire,  cerca di farlo lontano dal padrone cosicché soffra di meno, ma la morte era stata più veloce di lei. Era riuscita a muoversi fino ad arrivare sotto ad un tavolino, e lì si era fermata per sempre. Alessandra era rimasta stupita. Anche lei adesso aveva gli occhi lucidi, ma è scappata dicendo che altrimenti avrebbe fatto tardi. Io non capivo.
Dopotutto ogni mattina mi lascia da sola ed io non so mai dove va. Ma poi sempre alla stessa ora ritorna. Lei non può capire cosa ho dentro quando penso che mia figlia non sia più parte di me, ma quando torna a casa con quel sorriso stampato in faccia, so che sorride per me e ciò mi rende felice.
Lo so perché fra tutti quei cani lei ha scelto me, e sento che quando anche per me arriverà l’ora di andare, lei mi starà accanto a guardarmi come una mamma deve guardare il proprio e a piangere come un cane non può fare, fino a che il mio abbaiare sarà solo un ricordo. 
  
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