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Autore: visbs88    03/07/2012    5 recensioni
[…]Papà era il capo, ma tutti dicevano che da grande Koga sarebbe diventato ancora più forte di lui, che il piccolo aveva già le doti del comando e l’orgoglio di un vero combattente. E poi era coraggioso, faceva il bravo con i grandi e rispettava gli anziani, anche se in realtà prendeva sempre in giro i suoi coetanei e si vantava tanto. Ma faceva molta attenzione, perché questo gli adulti non dovevano saperlo.[…]
Breve scorcio dell’infanzia di Koga, in una sera che vede riuniti i molti parenti del futuro capo degli Yoro in una grande cena di famiglia.
[Scritta per l'iniziativa "Una ficcy... al prompt" indetta dal forum Contest & Challenge Mania]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Koga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UN CAPO IN MINIATURA


Iniziativa: Una ficcy… al prompt (Contest & Challenge Mania).
Prompt: Cena di famiglia.
Titolo: Un capo in miniatura.
Introduzione: […]Papà era il capo, ma tutti dicevano che da grande Koga sarebbe diventato ancora più forte di lui, che il piccolo aveva già le doti del comando e l’orgoglio di un vero combattente. E poi era coraggioso, faceva il bravo con i grandi e rispettava gli anziani, anche se in realtà prendeva sempre in giro i suoi coetanei e si vantava tanto. Ma faceva molta attenzione, perché questo gli adulti non dovevano saperlo.[…]
Breve scorcio dell’infanzia di Koga, in una sera che vede riuniti i molti parenti del futuro capo degli Yoro in una grande cena di famiglia.
Personaggi: chibi!Koga, altri componenti della tribù Yoro.
Rating: Verde/Per tutti.
Generi: Fluff, Generale.
Avvertimenti: Missing Moment, One-shot.
Pairing: nessuno.
Numero parole (Contatore Word): 856.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autrice del manga Rumiko Takahashi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.

Buona lettura.


Prese un respiro profondo. Chiuse gli occhi, più per darsi un’aria d’importanza che per concentrarsi, in verità. Non aveva paura di fallire; i suoi pensieri erano già rivolti al momento in cui sarebbe stato ricoperto di lodi, sorrisi e complimenti.
Mettendoci tutta la sua forza, scagliò il suo piccolo pugno contro il masso di fronte a lui. Grosse crepe si diramarono dal punto in cui l’aveva colpito, e la roccia si spezzò in due. La superò con un balzo e ne distrusse anche una seconda, e così fece con un’altra decina di grosse pietre.
Quand’ebbe finito, per nulla affaticato, Koga si voltò raggiante e gonfiò il petto d’orgoglio quando le voci ammirate che aveva atteso si levarono, musica per le sue orecchie anche se sapeva già quasi a memoria cos’avrebbe sentito: i nonni che dicevano soddisfatti “Questo cucciolo sarà un grande capo, l’orgoglio della tribù degli Yoro”, le nonne che facevano commenti banali ma gratificanti, papà che esclamava “E bravo il mio figliolo, è una vera promessa!”, la mamma che si univa alle nonne, e poi le osservazioni degli zii e dei cugini. Ecco perché Koga adorava le cene di famiglia.
Corse a sedersi tra i suoi genitori, un grande sorriso un po’ arrogante che splendeva sul bel faccino roseo e che faceva brillare i suoi occhi azzurri. La mamma gli accarezzò la testa, e lui arrossì un po’, perché quella sera c’erano anche alcuni amici attorno al falò e voleva sembrare loro grande e maturo. Ci riusciva anche malgrado l’atteggiamento affettuoso della madre, per fortuna: Ginta e Hakkaku erano piccoli e ingenui e anche deboli, lo guardavano con occhi sgranati pieni di ammirazione. Sembravano anche un po’ impauriti. Koga ghignò alla loro volta, prima di gettarsi sulla cena: carne arrostita sul fuoco, come sempre. Le fiamme ancora accese illuminavano tutta la caverna, riempiendola di ombre strane e deformi che gli piacevano, perché non ne aveva paura e i suoi amici sì. E poi c’era un solo falò, e nella grotta c’erano molte, molte meno persone del solito: era meglio così, perché se le ombre erano troppe anche lui cominciava a temerle.
Gli altri lupi della tribù erano fuori, perché la famiglia di Koga voleva intimità quelle poche volte in cui si riuniva al completo. I vari parenti erano dispersi tra le montagne, stavano nelle loro zone dove vivevano sereni, e Koga sapeva che se le riunioni e le cene di famiglia erano aumentate negli ultimi tempi era solo grazie a lui. Piaceva a tutti, e tutti piacevano a lui perché erano simpatici e gentili, sempre pronti a riempirlo di complimenti. Papà era il capo, ma tutti dicevano che da grande Koga sarebbe diventato ancora più forte di lui, che il piccolo aveva già le doti del comando e l’orgoglio di un vero combattente. E poi era coraggioso, faceva il bravo con i grandi e rispettava gli anziani, anche se in realtà prendeva sempre in giro i suoi coetanei e si vantava tanto. Ma faceva molta attenzione, perché questo gli adulti non dovevano saperlo.
- Ti devo dare una grande notizia, Koga - disse il papà quando il piccolo e quasi tutti gli altri ebbero finito di mangiare. Catturò subito l’attenzione dell’intera famiglia e dei pochi amici intimi; Koga pensò che forse quella volta c’erano amici proprio perché c’era quell’annuncio da fare. Non sapeva di cosa si trattasse, quindi guardò il padre con grande curiosità. Il cuore cominciò a battergli forte nel petto, anche se cercò di sembrare tranquillo. Un grande capo dev’essere freddo e sempre capace di controllarsi, diceva il nonno.
- Domani, io, la mamma e alcuni nostri abili guerrieri ti porteremo per la prima volta a caccia.
Ci fu un coro di esclamazioni sorprese e colpite. Koga fu entusiasta della notizia, e lo fu ancora di più vedendo i piccoli Ginta e Hakkaku con gli occhi pieni d’invidia. Era davvero grande, era davvero forte e gli adulti lo rispettavano moltissimo, si disse. Lo portavano addirittura già a caccia! I nonni e gli zii e i cugini grandi volevano assistere al suo esordio come cacciatore: mai si era sentito così tanto importante, e lui si sentiva sempre importante. Era come un principe, pensava, un re, un imperatore, e tutti gli altri grandi titoli che gli venivano in mente; era tanto amato e tanto meritevole di essere amato. Il suo ego era forse esagerato, ma d’altronde non sapeva nemmeno cosa fosse l’ego.
Durante quella particolare cena di famiglia tutti furono ancora più piacevoli del solito, inutile specificarne il motivo. Lui era orgoglioso di sé, i parenti erano orgogliosi di lui, c’era molta allegria nell’aria. Koga era un po’ distratto, in realtà: fantasticava. Su cosa? Su ciò che sarebbe successo il giorno dopo, su quando sarebbe stato il capo, su quando avrebbe condotto grandi battaglie e protetto i suoi amici deboli, avrebbe avuto una moglie bella come la mamma era stata per il papà, e sarebbe stato lui ad avere un piccolo figlio perfetto e speciale. Tutto sembrava così vicino da poterlo toccare con un dito… ma il dito di Koga era ancora un po’ troppo piccolo per farcela. Era solo questione di tempo, però.

 
 
 

Spazio autrice:
Ci tenevo molto a partecipare all’iniziativa del forum che ho linkato sopra; ho riflettuto a lungo su come usare il prompt e stavo quasi rinunciando all’impresa per mancanza di idee, quando un piccolo Koga tutto tronfio che gonfia il petto come un galletto mi è balenata in testa, insieme ai parenti adoranti. E boh, questo è ciò che ne è uscito, ovvero tanto tenerume inconcludente x) nulla di grandi pretese, però mi sono divertita a scrivere questa piccola fic. Spero tanto che vi piaccia; in ogni caso, un commento è come sempre ben accetto.
Un bacio, visbs88 ^^
   
 
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