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Autore: ToraStrife    04/07/2012    4 recensioni
Nella classica notte di tempesta, tanto cara ai romanzi gialli, un misterioso assassino si intrufola nella casa di un'ormai attempata e senile Jessica Fletcher allo scopo di assassinarla, proprio durante la stesura di un suo romanzo.
Ci riuscirà? Sarà davvero l'ultimo caso per Jessica Fletcher?
Genere: Commedia, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte buia e tempestiva.
Era una notte buia e tempestiva



Una simpatica vecchietta che in vita sua avrebbe fatto meglio a farsi gli affari suoi, in più di un'occasione. Naturale che molta gente covasse del rancore verso di lei, quindi, anche dopo tutti quegli anni.
Ma ormai a guardarla si presentava per quello che era: una vecchina rimbambita che, a parte la sfrenata fantasia di scrittrice che sfruttava ancora, non era più in grado di trarre complicate deduzioni logiche.
Da chissà quanto tempo non partecipava più attivamente a un'indagine. Eppure la megera avrebbe dovuto pagare
lo stesso le sue colpe , una volta per tutte.
Era quello che stava pensando l'assassino mentre, nel giardino della villa, tempestato dalla fitta acqua corrente di quel violento nubifragio, stava sollevando l'anta della finestra a ghigliottina, situata al piano terra, e lasciata incautamente dischiusa.
Il killer scavalcò il davanzale, mentre il pavimento veniva puntinato dalle gocce che cadevano dalla sua calzamaglia nera.
Fin troppo facile, pensò, la vecchia non si era accorta di nulla: era troppo presa, come tutte le sere, a scrivere l'ennesimo suo racconto.

Jessica non aveva mai perso la voglia di scrivere, nonostante l'età. Erano anni che l'editore si rifiutava di pubblicarle gli ultimi romanzi, "l'età avanzata" era la scusa ufficiale, seguita dal solito consiglio: "dovrebbe essere in pensione da un pezzo". Ma da quanto la senilità era arrivata e aveva cominciato a deteriorare la sua brillante mente deduttiva, a Jessica era rimasta solo la grande fantasia di scrittrice e la passione per la scrittura.
Il maggior tempo libero a disposizione, dopo l'abbandono forzato di qualsiasi tipo di indagine, le faceva pesare ancora di più la solitudine nel vivere in quella villa, soprattutto a distanza di così tanto tempo dalla morte del marito.
Scrivere quindi era tutto ciò che le era rimasto: per quello passava tutto il tempo a redarre romanzi e racconti. Anche quando la vecchia macchina da scrivere si ruppe definitivamente dopo tanta usura, Jessica non si scoraggiò e cominciò a scrivere alla vecchia maniera, con la penna e la carta.
Proprio in quel momento stava stendendo su un corposo manoscritto il momento cruciale del racconto: quello in cui l'assassino avrebbe colpito.

- L'assassino entrò dalla finestra e prese.... -

"Buffo", pensò il killer, mentre si era appostato alle spalle della vecchia, riflettendo sulla paradossale analogia: egli stesso aveva fatto il suo ingresso da un infisso, proprio come nel racconto in fase di svolgimento. L'unica differenza era che la vittima questa volta era la scrittrice stessa.
L'intruso si guardò intorno e notò un attizzatoio appoggiato al camino: un'arma classica, sarebbe stata perfetta per uccidere Jessica. Lo prese e tornò ad avvicinarsi a Jessica.

L'anziana signora stava mugugnando, mentre nella sua indecisione scriveva e cancellava intere righe. Trovò una sentenza che parve soddisfarla.

- Dunque... l'assassino... l'assassino prese l'attizzatoio -


Le analogie continuavano. Ironia della sorte. Sollevò l'arma, pronto a colpire. A un centimentro dal bersaglio, però, si fermò. Ucciderla così, con tutto il sangue che sarebbe schizzato, avrebbe comportato troppi problemi nel ripulire e cancellare le tracce. Ci voleva un metodo che non sporcasse.

- Dunque.... l'assassino.... l'assassino prese un filo di nylon. -

"Ottima idea, vecchia!" Pensò il Killer ringraziando per l'involontario suggerimento: lo strangolamento sarebbe stato un modo molto più semplice e pulito. Rimediò in un baleno l'occorrente e si sistemò alle spalle dell'ignara vittima, ancora intenta nelle sue decisioni.

- Dunque.... cosa potrei usare? L'assassino.... l'assassino prese.... -

Etciù!

- ....
un raffreddore! - scrisse sovrappensiero Jessica, per poi cancellare immediatamente la frase, chiedendosi come mai le fosse venuta in mente un'idea così sciocca.


"Maledetta pioggia!" maledì il Killer, sgattaiolando in ritirata al di fuori della stanza. Ci mancava anche quello starnuto! Fortunatamente la vecchia era così bacucca che non si era accorta di nulla.

- L'assassino... l'assassino.... forse sto sbagliando qualcosa. - rifletté Jessica,  fino a che con uno schiocco di dita - Ma certo! Dimenticavo il nome dell'assassino: Jhon Smith! - disse scrivendo, tutta contenta, l'appunto sul manoscritto.

Il killer non credeva alle sue orecchie, al punto che si lasciò sfuggire un commento che fece voltare immediatamente la donna.

- È il mio nome! Come mi ha scoperto? -

L'anziana scrittrice non disse nulla. Al killer, vistosi scoperto, non rimase che uscire allo scoperto e confessare.

- Non so come abbia fatto a scoprirmi, signora Fletcher, ma è incredibile: dopo tutti questi anni non ha perso il suo brillante fiuto investigativo. Mi chiamo Jhon Smith, ed ero venuto per ucciderla, ma lei ha scoperto tutto lo stesso! -

Jessica continuava a non parlare. Passarono lunghi attimi, in cui Jhon Smith ripensò al suo inevitabile destino: il processo, la prigione, ma soprattutto l'umiliazione di essere stato beffato dalla famigerata Jessica Fletcher. Ma se doveva succedere, almeno si sarebbe levato la soddisfazione di compiere la sua vendetta.
Tese il filo di nylon e si avventò sulla scrittrice.
Ci fu una breve colluttazione, poi un corpo cadde a terra, senza vita.
La polizia l'indomani avrebbe avuto il suo bel da fare per il misterioso delitto compiutosi proprio in casa Fletcher.


Altrove, a migliaia di chilometri di distanza.
Aveva rivoltato il letto, la mobilia: aveva cercato per tutta la casa. Aveva pensato a tutti i posti dove potesse essere finito, ma proprio non riusciva a trovarlo. Esasperato, il figlio del capo della polizia giapponese rivolse una domanda al suo fido compare.
- Tu l'hai visto? Ho cercato dappertutto, ma sembra sparito! Tu dovresti sapere dove si trova! Sapresti dirmelo, Ryuk?  - Fece una pausa, notando che l'oggetto delle sue ricerche non era l'unica cosa a mancare.
- Ryuk? Dove sei?..... Ryuuuk? -



Il dottor Hazlitt, sconcertato, mise le mani nei suoi  grigi capelli.
- Non riesco davvero a spiegarmelo!  È semplicemente fuori dalla logica! -
- Che cosa non ti torna, Seth? - chiese lo sceriffo Metzger.
- La morte sembra avvenuta per arresto cardiaco, ma dovremo aspettare i risultati dell'autopsia, soprattutto alla luce, ed è questo quello che non mi convince, - continuò il dottore, - del fatto che la vittima era in perfetta salute! -
- Jessica non è stata in grado di dire nulla? -
- Nulla, a parte la versione che la vittima si sarebbe l'avrebbe aggredita e poi sarebbe semplicemente morta sul momento. -
Lo sceriffo tolse il cappello, passò una mano sulla testa, e se lo riappoggiò.
- Ci avrebbe fatto comodo il suo acume, peccato che ormai, la sua senilità... -
Il dottore scosse la testa, rassegnato.
- Lo vedo da me. Proprio adesso sta parlando da sola. Poverina... l'età che avanza... -


- Giovanotto, lei, con quell'abbigliamento dark, voi giovani d'oggi vestite sempre così strano? Come sarebbe a dire che d'ora in poi starà con me? Non ho bisogno di badanti! E il riferimento al manoscritto che sto scrivendo? Ah, ho capito! La manda l'editore! Ma non è il momento di parlare di queste cose, ieri notte c'é stato quello che ancora non so se classificare come omicidio o incidente! -
- Per l'ultima volta, signora. Mi chiamo Ryuk, sono un Dio della Morte, e quello su cui ha scritto per tutta la notte è un Death Note. In quanto al resto, sono troppo stanco per rispiegare tutto da capo. A proposito, non è che avrebbe delle mele in casa? -
  
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