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Autore: SweetNemy    04/07/2012    1 recensioni
Salve a tutti. Anche se sto scrivendo l'altra storia.. volevo pubblicare questa.. con cui ho vinto un concorso di scrittura! =) E' una storia scritta in prima persona da un calciatore che racconterà la sua vita in modo molto dettagliato! E' una one-shot, non è molto lunga ma spero vi piaccia :D
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, come ho detto nell'intro questa è una one-shot.. ed è una storiella che ho scritto per un concorso. Parla un ragazzo (l'età non l'ho messa, ma avrà circa 27-28 anni) che è riuscito a realizzare il suo sogno e che racconta la sua autobiografia ai suoi "fans" che non sanno nulla di lui. Racconta tutta la sua vita e le sue emozioni. Ho messo il rating arancione solo per le parolacce e per certe descrizioni un po'... xD Buona lettura :D spero vi piaccia :)

IL MIO SOGNO È LA MIA VITA

Di grandi campioni ce ne sono tanti, eh sì. Lo dico con fierezza, sebbene io sia uno di loro. Non sono mai stato un tipo modesto e non mi biasimo più di tanto. Non posso negare di aver scombussolato i cuori di tanta gente con delle prestazioni straordinarie. Ma come cominciò tutto è sempre stato un mistero. Ora sono qui a raccontarvi come un sogno, il mio sogno diventò realtà.
Sono nato all’improvviso, né sotto un cavolo, né con la cicogna, ma semplicemente da mia madre. Era un giorno di freddo e di pioggia, nonostante fosse solo il 25 settembre. Ad attendermi non c’era nessuno, tanto per dire che da piccolo non mi cagava nessuno! Ma forse è solo perché sono nato all’improvviso. Mio padre e mio fratello maggiore di sette anni erano lì ad aspettare, ma poi arrivai.
La mia infanzia fu molto tormentata, non per me, sia ben chiaro, ma per i miei. Non gli davo pace, non stavo un attimo fermo, sempre a muovermi e ad afferrare oggetti con le mani. Mani piccole, ma possenti.
Imparai a camminare forse un po’ tardi, avevo circa un anno e mezzo, ma ciò non m’impedì di vincere una gara di corsa a soli tre anni!
E poi quando si dice che a volte la vita ti riserva una svolta, beh, lì ha ragione! Avevo solo quattro anni, anzi se ben ricordo era il mio compleanno e ricevetti una videocassetta.
-Cosa devo farci con questa? – protestai a mio padre e lui la infilò nel videoregistratore e la fece partire.
All’inizio non riuscivo a capire niente, vedevo solo tanti ragazzi con maglie di due colori diversi, che correvano su un prato dove c’erano delle linee bianche molto precise, ai lati invece c’erano due ammassi di rete, chiamate porte. Anche se all’inizio non capivo niente, poi non riuscii a staccarmi dalla tv. Tutti erano immersi nel gioco e avevo capito che per vincere bisognava buttare quella palla nella porta avversaria. Tra tutti i ruoli che c’erano nel campo (c’era chi aveva il ruolo di andare avanti per segnare e chi invece restava vicino la porta per respingere un’eventuale palla che sarebbe potuta arrivare) ce n’era uno che mi colpì molto. Nella porta, c’era un ragazzo con una maglia di diverso colore rispetto ai suoi compagni di squadra che aveva il compito di prendere la palla nel caso i “difensori” non ce l’avessero fatta. Quel ruolo mi piaceva molto, sarà perché era un po’ diverso dagli altri, sarà perché usciva fuori dagli schemi di quello strano gioco, ma mi attraeva molto.
Due anni dopo mio padre mi iscrisse in un posto chiamato “scuola calcio” dove dicevano di imparare a giocare a calcio. Anche se ero piccolo, ne ero sicuro, e lo sono tutt’ora! Il calcio non si insegna! Se sei portato per fare qualcosa la sai fare da quando sei piccolo, nessuno ti può insegnare a fare qualcosa. Il tempo e l’esperienza non fanno un grande campione! E potrei andare avanti... ma sono qui per raccontarvi la mia storia, non per diventare il nuovo Dante!
La mia permanenza alla scuola calcio durò tre anni e mi portò a vincere tre medaglie d’oro alla fine di ogni anno come miglior calciatore. Beh, ero un attaccante, ma non potevo lamentarmi! Il mister mi definiva troppo individuale, diceva che dovevo passare palla più spesso, che dovevo andare più sull’esterno dove non c’erano difensori e poi fare assist a qualcuno, ma ero piccolo! Ero piccolo e volevo farmi valere! Andavo sempre al centro e oltrepassavo da solo sempre tutta la difesa, stranamente riuscivo a capire le mosse dei difensori e se ero fortunato qualche tunnel non me lo toglieva nessuno.
La parte più difficile era l’incontro con il portiere: era come se sentissi di tradire il vero ruolo che mi rappresentava, quindi chiudevo sempre gli occhi e poi tiravo. E quei tiri andavano sempre dentro.
Dopo aver vinto la terza medaglia chiesi all’allenatore se potevo diventare portiere della squadra, ma lui rifiutò la mia proposta, allora gettai la maglia a terra e dopo essermi cambiato andai via da quel posto, non tornandoci più.
Qualche mese dopo ero con un mio amico in un mini campo da calcio e giocavamo senza sosta, fino a stare male. Sì, lui era un po’ grasso, ma non se la cavava male. Giocavamo a tirare i calci di rigore; al dire il vero lui li tirava a me e io li prendevo con grande maestria, facendo grandi salti, nonostante non mi fosse stato insegnato. Ricordo che un giorno, mentre ci divertivamo come quella volta, un ragazzo più grande, probabilmente un bullo voleva il campo, ma c’eravamo già noi.
-Ehi, frocietto, perché non te ne vai? Quel campo è nostro – mi disse quel tipo strano con i capelli neri raccolti una cresta. Anzi, era più gel che capelli! E occhi dello stesso colore ricoperti da un abbondante velo di ombretto nero e una grossa linea di matita nera! Che tipo!
-Sei tu quello che ha il trucco sugli occhi. Frocietto ci sarai tu! – risposi a tono sicuro di me.
Il mio amico era preoccupato per un imminente rissa, ma poi l’altro ragazzo con una testa biondo platinato con i capelli da barboncino piastrato e  leccato in testa e sempre con la matita nera sotto gli occhi, stavolta marroni, mi propose una sfida.
-Ehi, carino! Hai i guanti. Sei per caso un portiere? – mi disse con un’espressione alquanto strana e disgustata.
-Sì. Lo sono!
I due ragazzi risero di gusto, ma chi si credevano di essere? Qui gli serviva qualcuno che gli abbassasse la cresta: servivo io!
-Io e il mio amico ti tireremo cinque tiri ciascuno. Se ne riesci a parare almeno otto, il campo è tuo! Tanto non ci riuscirai.
-Stai attento Mike – disse il mio amico preoccupato.
-Chi è il primo a finire carbonizzato nelle mie mani? – dissi cercando di intimorirli, ma niente da fare!
Cominciò il biondino. Primo e secondo tiro, angolo basso a destra: prese facili! Gli altri due furono centrali: ancora più facili e poi il terzo: in alto! Sulla mia testa. Lo respinsi di testa, e non nego che mi sia fatto un gran male! L’altro li tirava tutti centrali o quasi, ma in compenso erano molto più potenti!
Il risultato? Beh, potete immaginarlo... dieci su dieci e i poveri ragazzi abbandonarono il campo increduli.
Ma sapete? Feci una cosa che mai avrei sognato di fare, gli chiesi di restare e di giocare con noi: un vero campione lo è anche col cuore!
Un allegro giorno di sole un signore ci vide giocare e mi vide parare ogni singola palla che mi arrivava, sia alta che bassa, sia a destra che a sinistra, sia forte che lenta. Alla fine della “partita” quel gentile signore mi chiamò da parte: anche se un po’ intimorito ci andai.
-Giovanotto quanti anni hai?
-Ne compio nove a settembre – dissi con voce bassa.
-Dove hai imparato a parare così?
-Sono stato educato per fare l’attaccante, quindi so le loro mosse. Ma a parare, beh, non me l’ha insegnato nessuno. Lo so fare e basta.
-Ti andrebbe di venire nella mia scuola? Lì non insegniamo a fare nulla: lì giochiamo e basta! E se sarai fortunato all’età di quattordici anni potresti vincere una borsa di studio.
Accettai senza esitare! D’altronde, quello era il mio sogno.
Mio padre era felicissimo, nonostante non fossi un attaccante e mia madre beh, lei voleva soltanto ciò che volevo io. Mio fratello, invece era un po’ invidioso. Lui avrebbe passato la sua vita in uno studio insieme a papà, mentre io coronavo il mio sogno!
Gli anni in quella scuola passarono, ahimè, troppo velocemente, ma nonostante ciò vinsi ben otto medaglie d’oro in quattro anni e sì una d’argento contro la scuola più forte del mio stato.
Passò l’estate velocemente e si ripresentò quel 25 settembre magico, il mio compleanno. Mamma diceva che ero cambiato: ero diventato un ragazzo dai capelli corti e neri e dagli occhi verde chiaro. Non ero più il bambino di una volta coi capelli lunghi e con lo sguardo da cuccioletto indifeso! Ora avevo lo sguardo di un duro, uno sguardo misterioso e penetrante che incuteva terrore a chiunque lo guardasse!
Tornando al mio compleanno, ricevetti tanti regali: i miei mi regalarono un paio di guanti nuovi per gli allenamenti, visto che i miei non mi entravano più. Mio fratello si limitò a regalarmi un ciondolo d’argento arricchito con un pallone da calcio e il mio allenatore, ebbene, sì! Mi regalò una borsa di studio! Disse che me l’ero meritata a pieno. Era per Parigi, in un prestigioso liceo fornito di dormitori e sale da pranzo in cui ci passavi la tua intera adolescenza e beh, sì! C’era anche un campo da calcio e una piscina.
Ero contento di andare via da quel posto, sì lo amavo da morire, ma un grande campione deve essere sempre contento di dare una svolta alla sua vita! L’unica persona che mi seccava lasciare non era un componente della mia famiglia, ma bensì quell’allenatore che mi ha sostenuto in tutte le mie stronzate e mi ha appoggiato nei momenti difficili: è grazie a lui che sono arrivato fin qui. Credo che oltre la borsa di studio, il vero regalo che mi ha fatto sia stato questo: realizzare il mio sogno!
Ma pensandoci bene mi dispiaceva lasciare anche l’unico amico che avevo in quella scuola: un ragazzo che sosteneva a pieno le mie considerazioni e i miei principi sul calcio e li condivideva fieramente. E poi, diciamoci la verità, tutte le ragazze ci vanno pazze: dicono che è bellissimo! E lui sapete ogni volta che le rispondeva? Mettetevi gli occhiali!
Se solo ci penso oggi mi viene da ridere come quanto lo diceva, beh, era un tipo modesto se si trattava del suo aspetto fisico, ma se qualche ragazza gli diceva che era un bravissimo attaccante lui la amava senza esitare! Su questo è proprio come me!
Anche lui vinse una borsa di studio e fu mandato, però, in Svezia.
Ci tenevamo sempre in contatto raccontandoci cosa succedeva nelle nostre scuole fino al mio sedicesimo compleanno. Non so cosa gli sia successo, ma quando chiamavo al suo liceo mi dicevano sempre che il suo nome era inesistente sulla loro lista.
Dopo questo avvenimento la mia vita ebbe un’altra svolta, sì, in negativo però! Io, il ragazzo brillante, futuro portiere professionista, nato per vincere e con una media scolastica discreta (del 7), un giorno mi persi continuamente.
Fui invitato a una festa di sole donne da una ragazza francese della squadra di nuoto: diciamoci la verità, era bella! Anche se all’inizio indugiai, alla fine cedetti e ci andai.
Tutte ragazze carine con abiti succinti che ballavano tra di loro strette e quasi si baciavano. C’era poi chi beveva alcool senza sosta e chi stava addirittura in mutande! Quella scena mi dava il voltastomaco! Sia ben chiaro, non le ragazze, quelle mi facevano impazzire, ma quando si spogliavano tra di loro!
Mentre osservavo quelle scena, quella ragazza chi mi aveva invitato mi prese per mano e mi portò nella sua stanza e lì.. beh... ci ubriacammo e credo che si sa com’è andata a finire, dato che la mattina dopo eravamo nudi. Quella ragazza rimase incinta! E fu costretta a lasciare il nuoto e a tornare a casa, ma nonostante tutto decise di tenere il bambino. A pensarci bene, quel bambino era mio figlio!
Qualche mese dopo mi chiamò dicendo di stare tranquillo, non era mio figlio, l’aveva semplicemente fatto con un altro la sera prima.
A quella notizia ero decisamente più tranquillo e quando si diffuse la voce tra le ragazze ognuna di loro mi tirava nelle loro stanze ogni notte. A me piaceva da morire e quasi dimenticavo tutto il resto! Cominciavo a parare a stento i tiri e i miei voti erano calati sotto la media. Ero diventato un ‘Don Giovanni’ o qualcosa del genere. Passavo dalle bionde alle more, dalle alte alle basse senza nemmeno scegliere! Erano loro che facevano la fila per me! Forse il mio amico “svedese” si sbagliava, forse i giocatori carini hanno più successo con le ragazze!
Ma poi... una sera...
Ero davanti allo specchio pronto per un’altra serata romantica, ma qualcosa mi fermò:
-Ma che cazzo sto facendo? Domani ho un compito di storia che mi darà la possibilità di recuperare tutto e me ne vado in giro a farmi ogni ragazza che incontro? Sono un portiere, anzi sono il portiere! Non saranno di certo delle ragazzine a impedire di coronare il mio sogno!
Ricordo bene la consegna del compito, il prof mi disse con fierezza.
-Giovanotto hai fatto un buon compito. Spero tu non abbia copiato. Scusami caro, non avresti potuto copiare: è il miglior compito e i migliori non imitano nessuno!
Già. Il prof aveva ragione! I migliori non imitano nessuno, ma sanno essere originali.
Di pomeriggio scesi in campo con il sorriso: oggi avrebbero deciso le formazioni ufficiali. Notavo che l’allenatore parlava un po’ troppo con l’altro portiere! “Oggi lo farò ricredere”– dissi tra me quel giorno!
E come, infatti, così successe: parai tutte le palle come era usuale fare: con grande maestria ed eleganza, ma l’ultima, beh l’ultima fu quella che mi permise di vincere un posto nelle formazioni ufficiale!
La palla arrivava verso destra all’incrocio dei pali: poco tempo per pensare, altrettanto poco per agire. Avevo paura di battere con la testa contro i pali e di non poter giocare davvero, allora mi feci coraggio. Poggiai le mani a terra, portandomi in verticale e poi allungai i piedi uniti verso destra e con un colpo netto e deciso riuscii a parare quel pallone.
Erano tutti increduli, ma sembrava normale: qualunque portiere si sarebbe tuffato, ma io no! Io ricoprivo al meglio quel ruolo perché mi distinguevo dalla massa!
Restai in quel liceo fino a 21 anni, e dopo i 19, quando lo finii, divenni vice allenatore.
A 22 anni fu offerto di giocare in una squadra francese di basso livello: una squadra che stava sì nel girone più alto, ma che rischiava di uscire!
Stranamente rincontrai una mia vecchia conoscenza: il mio amico svedese! Io e lui eravamo italiani. Io avevo ottenuto, però, la cittadinanza francese e lui prima quella svedese e poi quella francese! Era fantastico comunque rincontrarlo e giocare insieme a lui.
In soli tre anni portammo quella squadra a vincere lo scudetto francese. Diventò la squadra più forte della Francia e una delle più forti in Europa!
Così è continuata la mia avventura di portiere.
L’anno scorso ero in finale: novantesimo minuto, niente recupero! Vincevamo per 2 -1 doppietta del mio amico! Un calciatore della squadra avversaria si avvicinò alla porta e la buttò poco sotto la traversa. Dovevo pararla! Mi sarei annoiato ad andare ai supplementari!
Partii un po’ fuori dalla porta e saltai, le mani erano un po’ troppo alte e allora respinsi con la testa. Ecco, respinsi! Appena cadde a terra un calciatore dell’altra squadra voleva buttarla dentro e allora feci di tutto per pararla. Caddi sulle mani come molti anni prima, mi alzai in verticale e i miei piedi di nuovo la spinsero verso l’angolo sinistro contemporaneamente al fischio dell’arbitro.
Eravamo campioni di Francia!
Ora continuo a giocare, e continuerò a farlo per sempre! Almeno fin quanto le mie gambe, le mie braccia, i miei piedi, la mia testa, il mio cuore, ma soprattutto le mie mani, piccole ma possenti, ce la faranno.
Ah, già! Che stupido, non mi sono neanche presentato!
Mi chiamo Michele, nato in Italia, ma naturalizzato francese. Io avevo un sogno: giocare a calcio. E come vorrebbe ogni bambino, il mio si è avverato!
Voglio dire solo un ultima cosa prima di andare via: bambini, ragazzi, adulti, non smettete mai di sognare se siete davvero bravi in qualcosa! Un giorno verrete premiati perché i veri talenti non vanno sprecati!
Ora vi saluto e vi ricordo di non abbattervi mai e di credere sempre in voi stessi, perché tutto è possibile, se ci credete!
  

Spero vi sia piaciuta e continuate a seguire l'altra mia storia.. tanto tra qualche capitolo CREDO che la finisco! Ciaoo e grazie per l'attenzione :D 
 
  
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