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Autore: Kira Kinohari    04/07/2012    0 recensioni
Un'esperienza può cambiare una vita, forse anche due, ma se ad una esperienza positiva ne seguisse una negativa, voi cosa fareste?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leggere seduta in piazza San Marco le era mancato molto da quando era partita da casa per affrontare il suo faticoso viaggio in Giappone. Le sembrava di essere rimasta lontana degli anni, invece erano passati pochi mesi. Aveva usufruito della borsa di studio Erasmus per vivere quell'esperienza fantastica, ma attraversare tutto un continente per vivere un'avventura non era qualcosa di leggero come si aspettava. Intanto la lingua, nonostante la studiasse da due anni, non era semplice come avrebbe voluto, non era ancora sciolta quando parlava, quindi aveva fatto fatica a farsi capire, ma dopo il primo mese si sentiva molto a suo agio, non aveva nulla da dire su quell'aspetto della sua esperienza, vivere un mese in un paese straniero ti permette di imparare molte più cose su quel paese rispetto a studiarne la cultura e la storia per anni. Facendo un bilancio finale degli ultimi sei mesi, poteva ritenersi soddisfatta di aver preso la decisione di partire, ma la famiglia e gli amici di sempre le erano mancati moltissimo.

La pensava ancora, non poteva dimenticarla, erano stati sei mesi intensi con lei, erano stati i sei mesi più belli della sua vita, eppure, ora non le rimaneva nulla di lei, non conosceva ancora il sapore delle sue labbra,non conosceva ogni singolo dettaglio del suo corpo nudo contro il suo. Come poteva avere una seconda possibilità? Semplicemente non poteva, doveva rimanre in silenzio e dimenticarla. AH, dimenticarla! Che cosa impossibile, lui l'amava! L'amava così tanto! Non c'era un minuto che passava senza pensarla almeno una volta, la immaginava a casa sua, sorridente, tra le gondole che ondeggiavano mollemente nei canali di Venezia.
Continuò a camminare lungo il solito sentiero, abitava ormai in Giappone da cinque anni, da quando suo padre era stato trasferito lì dall'America perchè era il miglior consigliere finanziario del mondo. Sapeva la strada a memoria, conosceva Kyoto come le sue tasche, anche se avrebbe voluto abitare a Tokyo. Sorrise, attraversando la porta e notando un cappellino di lana rosso. Aveva qualcosa di lei che non gli avrebbe permesso di dimenticarla.

Il telefono le squillò.
<< Uh, come sei ricercata da quando sei tornata a casa! >> disse Marta, sorridendole maliziosamente.
Marta era la sua migliore amica dai tempi dell'asilo, non si erano mai lasciate, nonostante avessero discusso molte volte e per molte questioni diversi, non si erano mai lasciate vincere da niente, avevano combattuto per la loro amicizia.
<< Smettila! >> le disse tirandole amorevolmente la lunga treccia.
Risero insieme, poi la bionda prese il telefono e premette l'icona della lettera che zampillava sullo schermo.
hi my beautiful friend, I miss you very much.
<< Ma guarda, il famoso amico del cuore americano. >>
<< Sento note d'invidia nella tua vocetta mielosa, amica mia. >>
<< Invidia? Fosse figo, ma tu non me lo vuoi fare vedere! >> rispose l'amica mettendo il muso. In quella posizione risaltavano gli occhi neri e le fossette alle guance che la facevano sembrare una bambina appena cresciuta. Nonostante il suo aspetto da ragazza più giovane della sua età di ventidue anni, era sempre stata prematura su tutto, il primo seno, le prime mestruazioni, il primo ragazzo, la prima ceretta, il primo bacio e la prima volta, di tutta la classe storica della città, che si era accompagnata dalle elementari alle superiori, lei era sempre stata la prima in tutto. Le piacevano gli uomini, forse anche troppo, diciamo che aveva una specie di malattia per certe esperienze di coppia, quindi le sembrava logico che la sua amica non le facesse vedere quel ragazzo, avrebbe potuto farsi strani pensieri e Sara ci teneva troppo al suo amico, avrebbe fatto la brava, per la sua amica questo ed altro.

Era già passato un mese da quando era partita e lui continuava ad avere quei fastidiosi mal di testa che lo facevano rimanere a letto per ore intere. I suoi amici gli dicevano che era colpa dello stress e della mancanza di quella ragazza, ma lui non credeva fosse possibile
. << Jack? >>
<< Papà, sono a letto. >>
<< Stai di nuovo male? >>
<< Sì. >>
<< Adesso basta, ti prenoto una visita specialistica. Non si può continuare così. >>
Jack si tirò la coperta su fino al naso, poi si voltò dall'altro lato del letto e riprese a riposare.Odiava quei momenti perchè nemmeno la musica che tanto amava riusciva a farlo stare meglio. Qualsiasi rumore veniva amplificato di mille volte nel suo cranio, provocandoli dolori lancinanti, eppure lui non si lamentava, diceva di avere un debole dolore di testa, in realtà sembrava affrontare un inferno.
Era coraggioso?
No, anzi, tuttaltro, non voleva fare visite, non voleva scoprire ciò che aveva realmente. La paura era più grande di qualsiasi dolore.


Aveva un nodo in gola mentre guardava le foto di quei bellissimi sei mesi, ora che era tornata a casa sentiva molto la mancanza di tutti gli amici che aveva lasciato laggiù e che non avrebbe mai più rivisto. In particolare sentiva la mancanza di Jack come un peso sul cuore, era diventato parte di lei in quei cento ottanta giorni di profumi orientali. Le emozioni che quel ragazzo le aveva fatto provare erano forti, eppure non forti come quelle che le aveva causato il suo ragazzo perfetto che aveva lasciato in Italia.
Riccardo, come dimenticare uno come lui? Occhi neri, capelli biondi, fisico asciutto, era il ragazzo più ambito di tutta la città, eppure non si era mai fidanzato.
<< E' gay. >> continuava a dire Marta. Sara continuava a negare, ma in cuor suo se ne era fatta una ragione.

<< Ho appena parlato con il dottore. Ha detto che domani devi assolutamente andare, è molto preoccupato, non perchè sia qualcosa di grave, ma è necessario fare qualche visita di controllo, ed è necessario farla nel più breve tempo possibile. >> disse suo padre.
Jack sorrise, ci aveva provato, aveva provato a nascondere che non fosse grave, ma in realtà si era tradito da solo con le parole.
Faceva proprio bene ad aver paura.
<< Bene, andiamo a fare questa visita domani, mi accompagni? >>
<< Certo. >>


Sara stava dormendo quando le arrivò il messaggio, lo lesse subito, perchè quando qualcuno ti scrive a quell'ora di notte dev'essere importante.
Ehy, baby. I have a medical this morning. I'll write you.
Una visita? Sara iniziò ad essere preoccupata.
  
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