Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: _IWantAnIceCream_    06/07/2012    3 recensioni
Quinn Fabray è stata tante cose nella sua vita; ha detto molte frasi, giuste e sbagliate che fossero; ha fatto errori e buone azioni.
Pensava di aver concentrato tutti i suoi sbagli negli ultimi tre anni del liceo, ma forse guardava le cose dal punto di vista sbagliato.
“Non doveva cedere al fiume di immagini, ricordi, progetti, frasi e riflessioni che la sua mente era pronta a proiettare.
(…)
Si arrese all’inevitabile.
Portò le ginocchia al petto, le circondò con le braccia e vi ci appoggiò il mento.
Aprì la mente e chiuse gli occhi.
Contrariamente a ciò che pensava, non fu come un scoppio. Non ci fu nessun esplosione. Tutto arrivò ed affluì piano, come un film, o un libro.
A lei bastò abbandonarsi al volere del suo pensiero.”

Una notte difficile per lei, una notte di ansia che calma rievocando vecchi ricordi, ed iniziando a capire davvero cosa ha sbagliato e cosa no, e provando a perdonarsi.
Una Quinn nuova, la persona meravigliosa che abbiamo finalmente visto uscire fuori, anche se pian piano e con fatica – le vecchie abitudini sono dure a morire – nella 3° stagione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quinn Fabray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non è la prima ff, questa, ma è come se lo fosse: la sensazione è sempre la stessa ogni volta che mi torturo le unghie mentre sto per mettere la storia. ;)
La prima che scrivo in assoluto su Glee, è sul mio personaggio preferito, Quinn. Spero di averle reso onore e di aver mantenuto il suo carattere!
Sono fiera di lei e di quello che è diventata, 


Dedicato a  una persona molto importante per me, che spero sappia che sto parlando di lei. Ti voglio bene, e, come ho già detto tante volte, se non ci fossi tu non riuscirei nemmeno a mettermi seduta e scrivere due righe.
E sì, Ire, sei tu! *crepa*

___________________________________________________________________________

Non aveva ancora capito nulla…



Nel silenzio della notte, Quinn Fabray cercava di captare più rumori possibili.

Nonostante fosse ancora estate, quella sera era particolarmente fresca.

Quinn aveva aperto la finestra di camera sua, spalancata, più che altro, e si era seduta nella piccola nicchia sotto ad essa, il tutto nel silenzio più totale.

Non sapeva cosa l’aveva indotta a svegliarsi nel cuore della notte – erano le tre e mezza circa – ma ormai non voleva tornare nel groviglio di lenzuola rosa chiaro, che sembrava invece una sauna.

Quella leggera brezza aveva il potere di calmarla, il  potere di scacciare tutti i brutti pensieri ed i pessimi presagi che le vorticavano in testa.

Eppure, si disse, doveva tenere la mente occupata. Non doveva cedere al fiume di immagini, ricordi, progetti, frasi e riflessioni che la sua mente era pronta a proiettare.

Rimase a guardare fuori dalla finestra.

Per un po’ di minuti rimase tutto calmo, tutto l’Ohio sembrava avvolto nel silenzio e nella quiete del riposo.

Quinn continuava a pregare che succedesse qualcosa nella strada di fronte a casa sua. Qualsiasi cosa, anche la più insignificante, che però l’avrebbe distratta.

Il miagolio di un gatto!

Ma non vide nulla. Si sporse leggermente, appoggiando i palmi aperti sul davanzale della finestra, e scorse una sagoma rossiccia nella penombra rischiarata dai lampioni.

La sagoma rossiccia era appunto un gatto, di modeste dimensioni, che veniva illuminato per metà dalla luce giallognola che si stagliava in tutto il pezzo di quartiere che riusciva a vedere.

Lo guardò per qualche attimo, ma si stancò in fretta.

Tendendo l’orecchio, cercò un altro rumore.

Dei passi. Provenivano, però, da dentro casa. Una porta che si apriva, e che si richiudeva.

Quinn trattenne il respiro.

Capì quasi subito che era solo sua madre che si era alzata per andare in bagno, ma non voleva comunque farsi sentire. Non voleva venire trovata sveglia e preoccupata.

Sentì lo sciacquone che veniva tirato, dei passi, il secco “clic” dell’interruttore della luce, la porta del bagno che si chiudeva. Poi ancora passi, che procedettero oltre camera sua, ed infine la porta della stanza della madre che si chiudeva.

Lasciò andare un sospiro.

Si era stufata di rimanere a cercare rumori inesistenti o inudibili per lei, e si arrese all’inevitabile.

Portò le ginocchia al petto, le circondò con le braccia e vi ci appoggiò il mento.

Aprì la mente e chiuse gli occhi.

Contrariamente a ciò che pensava, non fu come un scoppio. Non ci fu nessun esplosione. Tutto arrivò ed affluì piano, come un film, o un libro.

A lei bastò abbandonarsi al volere del suo pensiero.

 

 

 

“Chi sei tu? Io non ti riconosco nemmeno.”

 

La prima cosa che ricordò furono le parole del padre, successivamente a quella maledetta cena con i suoi genitori e Finn, quando lei ed il ragazzo avevano – inavvertitamente per un errore di Finn – annunciato la sua gravidanza.

Quelle parole l’avevano ferita. Erano state un colpo, perché al momento non se le aspettava.

Eppure, a distanza di tempo, ci ripensava, e non facevano più così male. Facevano solo riflettere.

Quella sera stava già piangendo da prima, e non aveva la mente lucida.

Anche se, rifletté, non avrebbe comunque ragionato come stava facendo in quel momento.

Quella sera non avrebbe potuto dire quello che ora stava dicendo.

“Sono…tua figlia!”

 

Aveva affermato questo, tra le lacrime, la voce spezzata dai singhiozzi. Ma non era esatto. Non del tutto.

Sono Quinn Fabray, ho diciassette anni, e…sono una futura studentessa di Yale. Sono…io. Quinn. Solo io. E questo importa, eccome se importa!, pensò.

Avrebbe dovuto dire questo. Solo che non lo sapeva.

La Quinn di quella sera non aveva ancora capito nulla.

 

“Una volta avevo tutto. Stavo insieme al quarterback, ero il capitano delle cheerios. Ero la più carina e la più popolare della scuola. (…) È andato tutto all’inferno.”

 

Questo aveva concordato di dire con la coach Sue al professor Shuester per la campagna contro le arti della prima.

Si chiese improvvisamente se fosse davvero stato tutta finzione, solo per il patto.

No, non lo era stato, constatò Quinn, era quello che pensavo davvero.

Si accorse che era stata stupida e che aveva sbagliato, di nuovo.

Ma era davvero andato tutto all’inferno come aveva detto? No, assolutamente no.

Formulò un pensiero per correggere quello che aveva detto, nonostante non avrebbe comunque potuto cambiare nulla.

Io ho tutto. Sono bella, sono giovane, sono in salute. Ho degli amici. Faccio…facevo parte del Glee club, il che mi ha reso e rende speciale. Mi sono diplomata con buoni voti, ed andrò a Yale. Io ho tutto quello che desidero, tutto quello di cui ho bisogno.

Questo era decisamente meglio.  

Un’altra volta, la Quinn di quella mattina non aveva ancora capito nulla.

 

“Non sei sola.”

Questo l’aveva detto Rachel.

In quel momento Quinn si sentiva così sola, invece. Come se nessuno la capisse.

Eppure aveva riavuto indietro tutto quello che voleva ardentemente: era tornata una cheerleader, stava con Finn, sarebbe forse diventata la reginetta del ballo di quell’anno.

Non avevo bisogno di niente di tutto quello, osservò.

Era concentrata a fare la vittima, in quel momento, ed allo stesso tempo era occupata a curarsi della sua campagna per far diventare lei e Finn reginetta e re del ballo.

Alle parole di Rachel, Quinn non aveva detto nulla.

Rimediò nuovamente: Non sono sola. Ho te. Ho voi, tutti voi.

Quella Quinn non aveva ancora capito nulla.

 

“Non tornerò ad essere quella ragazza. La biondina perfettina.”

 

Parole sue, queste, dette con risentimento a Shelby.

E Shelby aveva avuto ragione a chiederle: “Lo sei mai stata?”

Quinn conosceva un’altra volta la risposta esatta: No, non era vero.

Era stata bionda, sì, ma lontana dalla perfezione.

Era stata egoista e viziata, una vera bambina.

Era rimasta incinta, eppure continuava a dire a Puck – e a se stessa – che era stato tutto un errore, che era andata a letto con lui solo perché lui l’aveva fatta ubriacare e si sentiva grassa.

Era vero?

No, non lo era, pensò ancora, frustrata. Ma non si mosse, nonostante sentiva i muscoli iniziare ad intorpidirsi.

La sua mente sfornò un altro pensiero riparatore: Non sono mai stata perfetta, e non penso che lo sarò. Penso che continuerò a sbagliare, a volte tornerò sui miei passi o mi rimangerò quello che ho detto. Ma non inizierò a cercare la perfezione, perché non penso di trovarla. Sono solo un essere umano, non una supereroina.

La Quinn di quel ricordo non aveva ancora capito nulla.

 

“…Stai messa così male. E va avanti da tre anni. Da quando ti ho messa nei casini.”

 

Questo era Puck.

Quinn ricordava il suo viso in quel momento. Aveva delle piccole rughe sulla fronte, visto che l’aveva corrugata. Sembrava quasi tastare il terreno, come per volersi scusare. In quel momento stava ammettendo le proprie colpe, o almeno quelle che pensava fossero le proprie.

Nonostante Quinn in quel momento non aveva aperto bocca, ora aveva qualcosa da ridire per correggere anche quell’errore.

Non è vero nemmeno questo!, si disse, non è stato Puck a scombinarmi la vita. Sono stata io. Ho fatto tutto da sola. Ed ho continuato ad incolparlo. Anche lui si è incolpato da solo, ed io ho sbagliato a non fermarlo.

Si ritrovò a pensare la stessa cosa per l’ennesima volta: Quella Quinn non aveva capito nulla.

 

Ma ora aveva capito. Ora sapeva cosa rispondere, ora sapeva come correggere gli errori che aveva fatto. Ora sapeva perdonarli.

 

“La prima cosa che bisogna fare per diventare adulti? Smettere di incolparsi per gli errori commessi da ragazzini.”

 

Shelby aveva assolutamente ragione, e Quinn l’aveva capito solo ora.

Eppure non se ne dava una colpa, perché ognuno aveva bisogno di tempo per capire dei concetti, per quanto semplici essi siano. Lei aveva impiegato tutto un anno scolastico a cercare di capire quelle parole ed applicarle.

Non capiva cosa volesse dire, perché forse si era concentrata troppo sugli errori più grandi che aveva fatto. Come rimanere incinta tradendo Finn, tradire Sam, non essere diventata reginetta, avere “perso” tutta la popolarità.

Errori, sì, ma non così gravi, in fondo.

Quella notte si era impegnata a scavare tra i suoi ricordi, a trovare quelle frasi dette o non dette che avevano creato errori più grandi, che l’avevano indotta a perdere se stessa prima ancora di trovarsi.

 

Quinn alzò la testa e, con calma, sciolse la posizione in cui era stata. Guardò la sveglia che aveva sul comodino. Erano le quattro e venti.

Aveva passato un’ora a…pensare.

Ne era valsa la pena? Sì.

Stirò gli angoli della bocca in un sorrisino un po’ assonnato, e si diresse a passi stanchi verso il letto.

Si stese, e cercò di sistemare il lenzuolo come meglio poteva.

L’ansia e la paura che aveva provato appena sveglia le attanagliarono di nuovo lo stomaco, stringendolo in una morsa.

No, Quinn! Stai tranquilla!, si raccomandò, seria.

Si girò leggermente su un fianco, e chiuse gli occhi.

Appena prima di addormentarsi, concluse il filo dei suoi pensieri con la frase più matura che pensava di aver mai pronunciato.

Sono Lucy Quinn Fabray, ed una volta sono stata Lucy Caboosey. Sono stata anche Quinn Fabray, molto popolare e carina. Ma ora sono solo Quinn. A me interessa solo Quinn, m’interessa solo quello che sono ora. Il resto non importa. Non mi resta che sorridere, perché sono qui, e sono felice. Perché è estate. Perché me ne vado da Lima. Perché, quando domani sarò nel New Haven, Connecticut, a Yale, sorriderò, e sarò solo me stessa. Perché ho capito che non posso essere meglio di così, non posso migliorare ciò che sono già contenta di essere.

________________________________________________________ 

Beh, eccomi qui. L'ho finita stanotte, visto che mi è venuta l'ispirazione verso le undici, ed ora che mi decido a postare...! Beh, il pc non va! <3 
Questo è tutto, spero davvero che vi piaccia.
Accetto critiche, consigli, tutto! 
Una recensione? :3

Ciao a tutti (?).  

E ricordate che...Lady Fabray ha parlato!

xAlly.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _IWantAnIceCream_