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Autore: TheRedFox    06/07/2012    0 recensioni
Quando uno scrittore si sofferma sul peso delle sue parole...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate diverse ore da quando con sguardo vacuo fissavo lo screpolare del camino.

Con l'indice grattavo leggermente il bracciolo della poltrona su cui ero seduto.

Nonostante sembrasse un arredo antico e costoso, nessuno sapeva che l'avevo acquistato in un mercatino dell'usato per una miseria. Ma adoravo quando la gente si complimentava per quel pezzo di legno e tessuto. Mi aiutava a capire meglio quanta ipocrisia ci fosse a questo mondo.

Un tizzone screpitò e saltò fuori dal camino, era come assistere ad uno spettacolo di giochi pirotecnici.

Accanto a me, appoggiato sul tavolo di cristallo, avevo posato un calice di vetro color vermiglio. Il liquido contenuto in esso brillava e sembrava muoversi ad ogni danza di quelle lingue di fuoco.

Ripensai alla mia vita, a quello che avevo vissuto.

Di tutte le armi che aveva a disposizione l'uomo, io avevo scelto la più subdola e perversa che avesse mai creato.

La parola.

Con delle semplici parole ero in grado di cambiare l'umore delle persone, di portarle dall'estasi alla disperazione in pochi attimi, le mie parole erano come veleno che entravano nelle orecchie delle persone, colavano lentamente come miele, con quel sapore dolciastro che non dimentichi facilmente, togliendoti poi il respiro quando ormai era troppo tardi.

Ma la mia arma non uccideva, almeno fisicamente. Non lasciava ferite superficiali, ma sapevo che in fondo alla sua anima le mie parole facevano a pezzi il suo credo, il suo stato, l'anima stessa.

Ma non avevo malvagie intenzioni.

Cercavo semplicemene di riportare alla realtà le persone, di farle capire che su questo mondo non possiamo affidarci solo ai sogni, ai desideri, ma bisogna riuscire a toccare con i piedi la terra e con le mani il cielo.

Sapere distinguere la differenza tra quello che si può e quello che non si può.

Ma evidentemente la mente umana è troppo stolta, finisce per preferire di soffrire in silenzio, versare lacrime dal cuore, lasciare che l'anima sospiri, pur di non perdere quello che in realtà stava già cominciando a perdere.

Chissà quante cose ci siamo lasciate sfuggire di fronte ai nostri occhi pur di inseguire i propri sogni, io stesso ho potuto constatare sulla mia pelle tale situazione, ed ho finito per non desiderare altro che la mia infelicità.

Ed è per questo che quando vedo persone che si struggono per dei sogni, non riesco a stare fermo, a non agire, provo una profonda tristezza dentro di me, e tento di convincere che la vita è troppo breve per essere gettata in questo modo.

Ma in fondo, senza i sogni non si può vivere, l'uomo non sarebbe progredito così tanto se si fosse fermato alla semplice realtà.

Solo ora capii che non avevo il diritto di interferire nei sogni degli altri.

Cercavo di aprire gli occhi alle persone, ma non mi ero reso conto di essere io stesso vittima dell'ipocrisia.

Era giusto cercare di convincere la gente delle mie idee? O tentavo semplicemente di condividere le mie esperienze, i miei pensieri, in modo tale da approcciare meglio la vita? Quanti di quelli a cui mi ero rivolto avevano capito quello che io volevo cercare veramente di spiegarli?

Mi chiesi quante persone si erano fermate al mero pensiero che io volevo solo sopraffare i loro ideali, senza capire probabilmente quello che cercavo veramente di insegnare, che lo sconforto si abbattè violentemente su di me.

Chissà quante persone ho perso agendo in questa maniera.

E quante ne perderò ancora.

Presi il calice in mano e ne bevvi un sorso, addormentandomi in un sogno lungo tutta una vita. 

  
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