Anime & Manga > Battle Royale
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Autore: TheRedFox    06/07/2012    2 recensioni
Questa storia l'ho presa dal manga Battle Royale, e parla del passato di una delle protagoniste del manga, Mitsuko Soma.
Mentre sfogliavo il manga e leggevo del suo passato, non ho potuto fare a meno che contemplare quanto il suo personaggio sia stato creato ad opera d'arte.
Spero solo di riuscire a infondere in voi la stessa compassione che ho provato io verso di lei, anche se alla fine si rivelerà una spietata giocatrice.
Ovviamente quello che sto per scrivere è una mia interpretazione e scrittura, di originale c'è solo quello che ha vissuto, da come presenterò il racconto a tutto il resto sarà solo per renderla in maniera più romanzata ;)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La brezza serale che spira mi sta facendo dimenticare quello che è successo fino a pochi attimi fa.
Mi chiamo Mitsuko Soma e sono una studentessa della classe 3-B dell'istituto Shiroiwa.
Sono finita in un fottutissimo gioco chiamato Program, creato da quei malati del Governo.
La mia classe è stata scelta per ingaggiare una feroce lotta per la sopravvivenza, e solo uno di noi quarantadue potrà sopravvivere.
Le regole sono semplici: uccidi o sarai ucciso, impugna l'arma che ti è stata assegnata e togli la vita ai tuoi compagni di classe, o saranno loro a finirti. E non credere di poter scappare, o barare, perchè sarai scoperto. E lo speciale congegno che hai intorno al collo ti farà esplodere.
Già, questo stupido congegno che mi ritrovo intorno al collo è il mio filo che mi lega alla vita, e quando questo filo si spezzerà anche la mia vita farà la stessa sorte.
Dentro la borsa che mi è stata consegnata prima che uscissi dall'edifizio ho trovato un kit di pronto intervento, viveri per tre giorni, un sacco a pelo e una piccola falce.
La sua lama ricurva brilla sotto i raggi della Luna, e impugnandola mi fa sentire come se fossi una shinigami, una dea della morte, pronta a mietere le anime di chi sbarrerà la mia strada verso la salvezza.
Eppure non è la prima volta che mieto le anime. Ho deciso di vivere rubando agli altri prima che loro rubino a me, dopotutto se qualcuno ti ruba qualcosa, poi diventi cattivo, no ?
Avevo solo nove anni quando conobbi il mio papà adottivo, ed io, che non avevo mai avuto un papà, ero al settimo cielo.
Mi aveva portato anche una bella bambola di pezza e il suo sorriso in quel momento era tutto per me.
Mi disse che da quel momento ci avrebbe pensato lui a proteggermi, ed io ero felice.
E poi quel sorriso si trasformò in un ghigno. Uno squarcio nel suo volto, che mi fissava ogni volta che mi portava nel lettino e mi violentava, e quando piangevo lui era ancora più felice. Ero una bambina gracile, non avevo tutto il seno che ho ora, avevo gambe come stuzzicadenti, ero una bambina qualsiasi, eppure a lui piacevo così, e mi toccava sotto, facendo scivolare le sue dita come se accarezzasse qualcosa di inestimabile valore.
Avevo creduto alle sue parole, e quando mi disse che se lo avessi toccato lui mi avrebbe amato di più, e che il suo sesso più era grosso e più era grande il suo amore verso di me, io gli avevo creduto, e pensavo che fossimo entrambi felici. Lui mi diceva che facendo così mi avrebbe sempre protetto e che saremmo stati sempre insieme, ma quando gli chedevo di smettere, lui non faceva altro che picchiarmi.
Così quando girovagando per la città, dopo essere stata un ennesima volta seviziata, incontrai un ragazzo che usciva da un vicolo dove poco prima avevo visto volare fuori un ragazzo, ebbi un illuminazione.
Mi avvicinai a lui e con voce tremante gli dissi di non farmi del male, che volevo solo essere amata, e che avrei fatto qualsiasi cosa con lui pur di essere protetta.
E così mi concessi a lui purchè mi liberasse dalle catene. Purchè mi liberasse da quell'orco che mi aveva tenuto in quelle sporche catene, e anche di quella madre che faceva finta di ignorare, che per amore di quel maledetto uomo ignorava le mie rischiete di aiuto, di una figlia che aveva solo bisogno di affetto.
E fu così che anche se non per mano mia, loro non ci sono più, ma sono io che ho lanciato il sasso, che dietro le quinte ha manovrato i fili, e ovviamente doveva finire anche con un colpevole, e così chiamai la polizia in maniera che il delitto non rimanesse irrisolto.
E' così che ho trovato la mia strada, io vivrò come colei che ruba, ruberò agli altri prima che possano rubare loro a me, ed è per questo che ho deciso di accettare questo gioco, per sfidare me stessa e vedere fino a che punto sarò disposta a rubare agli altri.
Ed è così che vivrò fino a quando avrò un solo alito di vita.
  
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