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Autore: KayS    06/07/2012    3 recensioni
"Il battito accellerò contro il petto, per un attimo temetti che sarebbe scoppiato. Farfugliai il nome di Trent, che dietro di me continuava a stringermi la mano, impotente ma deciso a proteggermi a costo della sua stessa vita. Sentii la forza della paura scorrermi fra le vene. Il vuoto al cuore della fine."
E' la mia prima storia su EFP, spero vi piaccia.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti stringevo forte la mano nella speranza di confondere con il tuo calore la fredda traccia che la paura stava lentamente scavando dentro di me. Ancora una volta quel suono truce. In quella casa non rimanevamo che noi due: immobili al centro della stanza, schiena contro schiena, le mani strette l'una nell'altra. Appoggiai la mia testa al tuo collo. Ti sentii tremare. Sentii tremare una parte di me che non sapevo esistesse. Sentii riecheggiarmi nel cuore e nella mente l'eco della paura. Tutto ciò che ci circondava non era che un grande ammasso confuso di ricordi. Mai, come in quegli attimi avevo sentito il potere della vita, la paura della morte. Le finestre avevano sbattuto forte e qualcosa aveva riso di noi, riso di due stupide vite cadute dentro ad un viscerale senso di panico. E ci guardava ancora, con gli occhi delle tenebre. La luce che sopra di noi ci donava la visuale tentennò fino a spegnersi in un lago oscuro. In quello stesso lago, quel venerdì 13, eravamo caduti pure noi. Il battito accellerò contro il petto, per un attimo temetti che sarebbe scoppiato. Farfugliai il nome di Trent, che dietro di me continuava a stringermi la mano, impotente ma deciso a proteggermi a costo della sua stessa vita. Sentii la forza della paura scorrermi fra le vene. Il vuoto al cuore della fine. La voglia di scappare da una porta che si era chiusa con un cigolio stridulo provacando niente più che panico e terrore. Lo sguardo torvo della minaccia era su di noi. Lo sentivo, sentivo il suo respiro sui nostri colli. Ciò che non sentivo era la persona dalla quale provenisse. Strizzai gli occhi, tanto non vedevo già nulla. Allungai il collo e piegai la testa verso l'alto. Trent abbassò la sua così da permettermi di posarla su di lui. Sentii che la rialzò di scatto. Mi afferrò il polso ed iniziò a trascinarmi. Mi portò in uno stanzino. Non accese la luce. Sentivo che tremava, che era bianco in viso, che aveva gli occhi pieni della stessa sotanza che ti crea dentro la morte quando arriva. Iniziò a balbettare, la voce rotta e tremolante. Una lacrima scorreva veloce sul suo viso rigandone il collo, lo stesso collo su cui prima era appoggiata la mia testa. Cercavo un senso a quei brividi, provavo a dare un nome a quelle sillabe buttate all'aria confuse. Tutto quello che ne uscì fu "L'ho sentito" . Un brivido mi percorse velocemente la colonna vertebrale fino a bloccarmi il collo. Avevamo entrambi gli occhi vuoti puntati l'uno in quelli dall'altro. La sua presa attorno al mio polso si fece più forte. Con l'altra mano annaspai nel buio alla ricerca dell'interruttore. Vi poggiai ansiosa la mano sopra. Premetti il bottone. Nulla. Riprovai più forte. Ancora nulla. Presa dal panico cominciai a colpirlo sempre più velocemente finchè il rumore dell'interruttore non venne coperto da quello dei miei singhiozzi. Era come essere bloccati dentro ad un film. Un film che dà l'impressione di voler fare da gran finale alla commedia che è la vita. Trent posò la sua mano dal mio polso al bacino. Mi tirò a sè. -Gwen, Gwen...- La sua voce era ancora tremante. Le note di paura crescevano ad ogni sillaba. Smisi di piangere, mi asciugai gli occhi con entrambe le mani. Ebbi l'impressione che qualcosa scorresse sul mio corpo. S'insinuasse fra i vestiti e fra la pelle. Mi passasse attraverso per poi tornare a fluire nell'aria. - Ascoltami, calmati, ne usciremo insieme. Io e te. Ti fidi di me? - Annuì ed accennai ad un debole sì. Mi baciò le labbra tremanti e umide. Mi strinse a sè accarezzandomi i capelli. Mi ribaciò la fronte ed entrambe le guance. Se quelli erano davvero i nostri ultimi attimi volevo passarli con lui. Lo strinsi forte a me. Anche lui si avvinghiò ai miei fianchi. Tenevo gli occhi chiusi pregando che fossimo finiti in un brutto sogno. Qualcosa all'improvviso lo scollò da me. Se lo portò via mentre gridava il mio nome. Le sue mani si levarono presto dalle mie. Le allungava verso il mio viso. Il suo corpo sporgeva verso di me. Scomparve del tutto fra polvere e singiozzi: i miei singhiozzi. Dicevo il suo nome mentre mi appoggiavo alla parete e ci scivolavo finchè non ebbi raggiunto il fondo. Mi accovacciai su me stessa. La paura cresceva e non aveva nemmeno l'idea di volersi fermare. Sentii la maniglia muoversi, il ticchettio di chi la vuole aprire con foga. Urlai di terrore. La maniglia andava su e giù, sempre più veloce, sempre più convinta. La porta si spalancò. Tremavo. Non entrò nulla a protarmi via, però. Tutto era silenzioso. Tremendamente silenzioso. Forse troppo. Mi alzai, gli occhi e le guance bagnate, la voce coperta dai singhiozzi. Raggiunsi la sala dove prima mi trovavo con Trent. Accesi la luce che questa volta non fece capricci. Illuminava limpida la scena davanti alla quale mi trovavo, spaventata. Trent accasciato sul pavimento, al centro della sala, gli occhi persi nel vuoto. Temetti per un istante di averlo perso, per sempre. Mi avvicinai al suo petto con le lacrime che ancora scrosciavano. Appoggiai l'orecchio alla cassa sua toracica. Debole ma marcato, il suo cuore batteva ancora.
  
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