Aria apre gli occhi e vede che le altre ragazze stanno ancora dormendo beatamente dentro i loro sacchi a pelo; sono soltanto le sei del mattino e lei è già sveglia, alquanto strano. Si alza da quel letto che ogni notte accoglie i suoi incubi, i suoi sogni e desideri, e anche i suoi pianti, si alza per andare alla finestra e spostando la tenda che suo padre le ha regalato quando era ancora una bambina scorge il cielo che persino per un'ora come quella sembra fin troppo cupo; pensa che sia per colpa dell'orario e che se si fosse messa a dormire e avesse riaperto gli occhi tra qualche ora ci sarebbero di nuovo gli uccelli che cantano e quel poco di sole che Rosewood può permettersi. Purtroppo però quando Aria apre gli occhi non riesce più a riprendere la quiete e riaddormentarsi, quindi cercando di far meno rumore possibile con quei suoi piccoli piedini esce fuori dalla sua stanza cercando un buon libro da leggere in attesa che le sue amiche si svegliassero. Leggere era uno dei suoi più grandi passatempi, una grande passione, forse dovuta anche al fatto che Ezra le aveva insegnato ad amare ancora di più l'arte della lettura dato il suo lavoro da professore. Prende il primo libro che le capita tra le mani, uno di quelli che non aveva mai letto né visto prima d'ora. Apre la prima pagina per leggere almeno la trama e un foglio cade dalle pagine un po' ingiallite alle sue esili gambe, lo apre con delicatezza. “Ciao Aria, so che questo non è uno dei regali più belli che un fidanzato possa fare alla propria fidanzata, ma vista la nostra situazione non c'è modo più informale di farti un regalo senza che tua madre se ne accorga, quindi ecco: in questo libro è descritta la nostra storia d'amore. Ti amo.

• Tuo, Ezra.”

Una lacrima fa per scendere dall'occhio di Aria ma subito lei la ferma evitando che ancora una volta un pianto sporchi il suo tenero viso di dolore. Non si era mai accorta di quel libro, e neppure del biglietto nascosto all'interno; certo sono passati già quattro mesi da quando lei ed Ezra non si vedono più, soltanto una volta Aria per la disperazione è andata al bar che lui frequentava abitualmente anche solo per vedere la sua macchina posteggiata vicino l'entrata, o magari per vedere il tavolo dove correggeva le miriadi di compiti dei suoi alunni, ma di lui neanche l'ombra, poi si ricordò che il suo amato ha lasciato la città dopo la loro rottura e che probabilmente non sarebbe più tornato. Quindi tornò a casa ancora con il viso pieno di lacrime e non si accorgeva della gente che la fissava perché in quel momento esistevano lei, i suoi ricordi e il suo dolore. Adesso seduta in quel divano, con in mano quel biglietto che racchiudeva la sua scrittura allungata non prova nient'altro che dolore e rabbia. Lo strappa, strappa quel biglietto con tutte le sue forze, lo riduce in piccoli pezzettini, lo disintegra e lo rende così come è adesso il loro rapporto: in brandelli.

Aria si sente toccare da dietro le spalle, si volta un po' spaventandosi ma alla fine riconosce la bionda chioma di Hanna che le sorride anche con gli quegli occhi azzuro mare che Aria tanto ama.

«Hey, tutto okay? Che ci fai sveglia a quest'ora?» Chiede Hanna preoccupata.

«Beh, potrei chiederti lo stesso.» Ribatte.

«Io sento caldo! Il tuo turno prego.»

«Io, io mi sono semplicemente svegliata presto e dato che voi ancora dormivate non ho voluto disturbarvi.» Si giustifica la mora con un sorriso.

«Quindi stai bene, giusto?» Chiede Hanna con gli occhi da gatto socchiusi.

«Si, certo che sto bene.» Risponde Aria mascherando la poca tristezza che le era rimasta, lei sta bene infondo, certo che sta bene.