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Autore: Buck    08/07/2012    4 recensioni
La battaglia si avvicina. Lo si avverte nell'aria. Pervinca, lontana da casa, lo sente. Che cosa prova? A chi vanno i suoi pensieri? Avrà la forza di fare quanto si è prefissata?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pervinca Periwinkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le stelle brillano nel cielo, ricoprendo la volta celeste di un manto fulgido e brillante, numerose come poche volte mi è capitato di vederle. La luna è rossa, del colore del sangue, e la sua luce si riverbera ovunque, al contempo sinistra e ammaliatrice.

Mi sforzo di distinguere le varie costellazioni, affascinata dalla miriade di fiaccole danzanti che baluginano sopra di me, proprio davanti ai miei occhi.

Non c’è una nuvola a deturpare questo magnifico spettacolo e io mi domando se anche papà a casa stia guardando queste stesse stelle cui io ora cerco disperatamente di attribuire un nome, vagando con la memoria a quando, bambina, gli chiedevo di mostrarmele, pigiandomi forte il binocolo sugli occhi, desiderando ardentemente di poter raggiungere volando quell’infinito universo pieno di luce e immergermi nello stesso buio del mio potere.

Forse si sta chiedendo che fine ho fatto, forse non sa ancora che li ho traditi, tutti quanti, anche se per finta. Forse pensa che sono stata rapita dal Nemico, e che presto ritornerò a casa. Forse mi odierà quando saprà come sono andate veramente le cose. Mi odieranno tutti: lui, mamma, zia Tomelilla, Vaniglia… come mi manca! Mi fa male starle lontano, perché lei è la parte buona di me. E’ l’altra metà. Quella giusta, quella perfetta. Ma se questo è l’unico modo per salvarla, allora sono felice di essere qui. Se tutto questo servirà a tenerla lontana, per quanto possibile, dalla guerra che ha colpito la nostra valle, allora il mio sacrificio sarà valso a qualcosa.

E’ questo l’unico motivo che mi impedisce di allontanarmi da questa scura prigione dorata: la consapevolezza che è quello che devo fare per salvare il mio popolo, i miei amici, la mia famiglia, la mia amata gemella. Ho letto il Libro Antico, ho studiato la storia: è così che deve andare, ne sono certa.

Quanto vorrei poterti rivedere, Vaniglia, abbracciarti per un solo istante!

Che cosa diresti Babù se mi vedessi ora? Affacciata ad una finestra, nella gabbia entro la quale mi sono rinchiusa volontariamente, a piangere come una bambina?

E dire che tu mi credevi coraggiosa! È coraggio questo, Vaniglia? Sono scappata dalla mia casa, da voi e, anche se l’ho fatto per voi, non sopporto l’idea di esservi lontano, di non sapere come state, cosa succede al villaggio. Io volevo e voglio combattere, ma non avrei mai voluto farlo così.

Non so se avrò la forza di continuare a fingermi vostra Nemica, non so se reggerò ancora a lungo alle prove cui il Terribile 21 mi sottopone. Io non sono forte. Ho paura.

Vedi, zia? Dicevi che le streghe del Buio riescono a trovare la forza dentro di sé, anche e soprattutto, nei momenti più disperati. Eppure in me di forza non ne è rimasta nemmeno una briciola.


Continuo a sorridere al Nemico, a fingermi soddisfatta, impavida e spietata e dentro urlo di dolore, di frustrazione. Quanto vorrei un tuo consiglio! Quanto mi servirebbe un poco della tua saggezza ora. Tu sapresti cosa fare. Sapresti con quali parole indirizzarmi sulla via che devo percorrere. Io invece riesco solo a ricordarmi del perché sono qui.

Papà, tu che riesci a leggere il cielo meglio di chiunque altro, saprai leggere altrettanto bene dentro il mio cuore quando mi vedrai dall’altra parte della barricata, ad affrontarti? A ferire, ad attaccare e infine soccombere, nel tentativo di salvarvi tutti quanti? Saprai capirmi, e perdonarmi e volermi di nuovo bene?

Mamma, ti è rimasta ancora una scintilla del potere cui hai rinunciato? Ti è rimasta un poco di magia? Vorrei che la tua Luce ti desse la forza per credere in me quando sarò costretta a squadrarti con odio, indifferente alle tue lacrime, ridendo della tua debolezza.

Perché è questo che farò. Sarò crudele, implacabile, vendicativa. Non mi tirerò indietro. Non posso più, ormai. Non voglio. Mi ergerò dritta e fiera sul mio destriero, come una Regina. E non avrò pietà.

Felì, che cosa penserai di me? Lo so, mia adorata fatina, sono una peste. Ma sono la tua peste. Posso quasi vederti nella battaglia. Ho davanti la tua immagine tremante, il tuo volto pietrificato, lo sguardo incredulo, spaventato. Ti vedo pronta a colpevolizzarti, perché avresti dovuto capire che c’era qualcosa che non andava in me. Qualcosa di marcio. Vorrei poterti promettere che tornerò, che ti rinchiuderò ancora nel barattolo della marmellata che mamma ti ha dato come casa, e che poi fingerò di non sentire le tue urla. Mi divertiva farti arrabbiare, fatina. Eri così buffa quando strillavi… ricordati di quella ambina, Felì. Ricordati della bambina cocciuta e testarda che ti faceva ammattire, non di quella che tra non molto non ti degnerà nemmeno di un’occhiata.

Grisam, chissà se riuscirai a sorridere di quando giocavamo ad arrampicarci sugli alberi insieme. Chissà se riuscirai a conservare quell’immagine di me, e non quella della traditrice che vedrai. Non odiarmi, ti scongiuro. Non anche tu, Capitano. Non voglio morire odiata da tutti, non lo sopporterei.

Vaniglia, anche così lontana, ti sento. So che sei sotto il mio stesso cielo, a vedere le stelle, sperando che le ricerche portino buoni risultati, che io faccia ritorno a casa. Non puoi sapere che la prossima volta che ci vedremo, saremo ai due lati opposti dello schieramento, come opposte siamo e saremo sempre. So che tu forse sarai l’unica, oltre a zia Tomelilla, a capire il motivo della mia scelta, che non potrò mentire anche a te. So che quando mi guarderai negli occhi capirai tutto quanto: la mia fuga, il mio tradimento. So anche che, anche se vorresti implorarmi di lasciar perdere, di correre a casa, farai come voglio io. Sai che è giusto, anche se fa male. E allora, se puoi, sorridimi un’ultima volta: saprò che mi hai perdonata.

Chissà, forse dopotutto sopravvivrò. Ma se non sarà possibile, se non c’è modo di salvarmi, vi giuro che farò di tutto per trascinare il Nemico nella fossa con me. La mia vita non vale quella di tutto il mio popolo, Babù. Spiegalo agli altri, quando si renderanno conto di che cosa ho fatto davvero. E non piangere, non voglio vedere anche le tue lacrime.

Ora devo andare. La notte si sta facendo più nera, adesso. Il cielo, prima sereno, si sta riempiendo di nuvole cariche di pioggia. Guardale, Vaniglia, e stai pronta. Non rimane più molto tempo, ormai. Avverto già il rumore della battaglia nelle orecchie.

Mi asciugo le lacrime, e indosso nuovamente una maschera impenetrabile, accantonando la paura in un angolino dentro di me. Eccomi, sono pronta. Basta indecisioni, basta incertezze. Non posso fallire. Vado a preparami.

Buona fortuna, Vaniglia. E buona fortuna a tutti voi.

NOTE:

Ciao a tutti!!!!!! Cosa ne pensate? Ho voluto provare a immaginare Pervinca nel momento che precede la battaglia, lontana da casa, sola. Mi sono chiesta come si deve essere sentita, a chi sono andati i suoi pensieri. È una Pervinca spaventata, impaurita. Una Pervinca che una volta tanto si abbandona alle lacrime. Ma è anche la Pervinca incredibilmente forte e coraggiosa che mi sono sempre immaginata nella mia testa. Un grazie di cuore a chi spenderà un poco del suo tempo a leggere queste mie parole. Fatemi sapere il vostro parere, se vi va. Sarò felice di rispondere a qualsiasi domanda o dubbio vi sia sorto leggendo questa storia. Anche le critiche sono ben accette! Baci, Buck :)

  
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