Tra di loro c'era anche un bambino, che a primo impatto poteva sembrare una ragazza, aveva i capelli fino alle spalle di un colore rossiccio, gli occhi color nocciola; portava una camicia bordeaux e con i pantaloni verdi militare, con un paio di anfibi neri ai piedi. Era sempre vicino a un tizio alto, capelli spazzola di un colore che sembravano fin grigio. Vestito in pelle con in viso un paio di occhiali da sole neri. I due erano dietro al ragazzo che conduceva il gruppo, alto, capelli neri e gli occhi blu; era molto affascinante per i miei gusti e accanto a lui c'era un ragazzo che a pelle sembrava molto simpatico, al collo portava uno strano collare con un H incisa. Quel collare lo avevo già visto da qualche parte, ma non riuscivo a ricordarmi. Noi aumentavamo la velocità per toglierci di mezzo il gruppo che ci inseguiva, ormai erano vicinissimi a noi. Mi sentii prendere per un braccio, mi voltai e per difendermi da loro mostrai la mia vera forma, mostrando i canini sempre con più rabbia. Loro si bloccarono stupiti. Il bambino prese la giacca del ragazzo dagli occhi blu e con gli occhi sbarrati disse quasi sottovoce una frase che non riuscii a comprendere bene. Il ragazzo guardò il bambino e poi annuì. Anche loro mostrarono la loro vera natura. Erano come noi.
“Che ci fanno due belle lupacchiotte come voi in un posto dimenticato da tutti come questo? Comunque io sono Hige” Disse il ragazzo dallo strano collare. “Io sono Maya e lei è Blue; il nostro branco è stato sterminato dalle guardie di Darcia. Noi siamo le uniche sopravvissute.”. Il ragazzo dagli occhi blu rimase impassibile, continuò a fissarci. “Se volete potete venire con noi!” disse il bambino scodinzolando, il resto del gruppo lo guardò malissimo soprattutto il ragazzo vestito di pelle. “Io sono Kiba, loro sono Toboe e Tsume.” Poi si voltarono e ci portarono nel loro rifugio, iniziò a piovere forte. Kiba in tono molto serio ci mise in guardia su come dovevamo comportarci in città. La città era sorvegliata da Darcia e mostrarci con la nostra vera natura ci poteva portare alla morte. Intanto che parlavamo divenne notte e la luna aveva preso un colore rossastro, strano. Ad un certo punto sentimmo una melodia dolce e soave che ci condusse sotto al portico della libreria. Era una melodia così tranquilla e dolce che mise in pace le nostre anime. La musica finì e a seguire ci fu uno urlo che ci fece rizzare il pelo sulla schiena. Il Fiore della Luna aveva preso vita.