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Autore: Beauty    08/07/2012    13 recensioni
Cosa sarebbe successo se Jack non fosse morto? Se quella notte si fosse salvato, come sarebbe stata la sua vita con Rose? La tragedia del Titanic si sarebbe potuta trasformare in una bella favola?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice: Ciao a tutti! Dunque, so che questo fandom è pieno di What if? su un ipotetico finale alternativo di Titanic, ma ho voluto cimentarmi anch’io in quest’impresa, in quanto quando ho assistito alla fine di Jack ho provato l’impulso di prendere a testate lo schermo del televisore XD. Mi sono sempre chiesta se le cose sarebbero potute andare diversamente, e così…ecco qui la mia personale versione dei fatti. M’è venuta un po’ sdolcinata, quindi se avete problemi con gli zuccheri siete avvisati XD. Un avvertimento: i dialoghi sono diversi da quelli nel film, spero che questo non infastidisca nessuno.

Enjoy J!

 

14/15 aprile 1912

 

Jack aveva ragione. Era come se migliaia e migliaia di spilli la stessero trafiggendo. Rose annaspò, cercando di restare a galla nonostante il gelo dell'acqua ghiacciata le stesse lentamente intorpidendo gli arti. Per un attimo, la ragazza fu sul punto di andare a fondo, ma Jack l'afferrò per un braccio. Il ragazzo riprese a nuotare, spronando Rose a fare lo stesso.

Era uno spettacolo macabro e inquietante: il mare era diventato una specie di cimitero, in cui i relitti del Titanic si confondevano nell'oscurità insieme ai corpi senza vita dei passeggeri della nave. Rose non poté fare a meno di chiedersi se anche altri, quella notte, da qualche parte in quella distesa di morte, stessero lottando come loro due contro il freddo e il gelo, sperando di non fare la fine di quanti il naufragio ne aveva uccisi. In mezzo a quei corpi, c'era anche Fabrizio, il migliore amico di Jack, e la ragazza non poté che sentirsi addolorata per lui: lei sapeva che sua madre si era messa in salvo e, benché il suo ultimo saluto per lei fosse stato carico d'odio, non poteva che sentirsi sollevata per questo. Non poteva dire lo stesso di Cal...chissà dove si trovava in quel momento? Era vivo; oh, sì, certo che era vivo, Caledon Hockley sarà stato anche un gran bastardo, ma aveva la pelle dura, era troppo attaccato alla vita per lasciarsi crepare in mezzo ad una distesa di ghiaccio.

Ma anche lei era attaccata alla vita; più di lui, ora che c'era Jack.

- Ce la faremo, Rose...- soffiò il ragazzo, annaspando nell'acqua scura e gelida.

Ce la faremo, Rose. Quante volte gliel'aveva detto, quella notte, nel tentativo di rassicurarla? E lei si era sempre fidata di lui, aveva voluto credere con tutta se stessa a quello che le diceva, aveva sperato con tutto il cuore che Jack non si sbagliasse, che entrambi ce la facessero. Ma ora, completamente bagnata, ghiacciata, senza più alcuna sensibilità nel proprio corpo, faticava a crederlo. Le attraversò la mente un pensiero fulmineo, terribile, che le fece avvertire un gelo ancor più intenso: e se uno di loro non ce l'avesse fatta? Se uno solo di loro due fosse riuscito a salvarsi?

C'era qualcosa che galleggiava sull'acqua. Non era un cadavere; Rose non avrebbe saputo dire se si trattasse di un pezzo di ghiaccio o di una parte della nave, ma certo era che, qualunque cosa fosse, era abbastanza grande e abbastanza stabile da potervicisi aggrappare. Anche Jack la vide e, senza lasciare la mano della ragazza, nuotò disperatamente verso di essa fino a raggiungerla e aggrapparvicisi disperatamente con le dita gelate.

- Sali. Su, forza, Rose...- la incitò, aiutandola a montare su quella zolla di ghiaccio.

La ragazza vi si issò a fatica, prima premendovi contro il petto e poi sollevando le ginocchia ricoperte dall'abito fradicio. Una volta salita, tese le mani a Jack, il quale le afferrò; Rose tentò di aiutarlo a salire, ma la zolla di ghiaccio non resse il peso di due persone. Si ribaltò, e i due giovani finirono nuovamente in acqua. Rose, completamente immersa, annaspò nel tentativo di risalire, ma Jack venne in suo soccorso aiutandola a tornare a galla. La ragazza tossì, l'acqua gelida le era entrata nei polmoni, ma non c'era tempo da perdere.

- Riprova...- le disse Jack.

- Non ce la faremo, Jack, non ci regge...- sussurrò lei, con disperazione.

- Devi farcela, Rose!

Senza aspettare risposta, il ragazzo l'aiutò nuovamente a salire. Rose rimase con il busto fuori dall'acqua e le gambe immerse, e questo fu sufficiente a farle sentire meno il gelo. Tese le mani in direzione di Jack in modo che anche lui potesse salire, ma il ragazzo si limitò ad aggrapparsi alla zolla, rimanendo completamente immerso nell'acqua ghiacciata.

- Jack, sali!- lo incitò Rose.

- Non posso, Rose, non ci regge tutti e due...- mormorò lui.

- Ma non puoi rimanere in acqua!- gridò la ragazza, con disperazione.

- Non fa niente. L'importante è che tu stia al caldo. Sto bene, davvero...- aggiunse, con un sorriso tirato, vedendo l'espressione preoccupata della ragazza.

Rose gemette, accucciandosi ancora di più sulla zolla; no, non era vero che stava bene. Il volto di Jack era cianotico, le labbra avevano assunto una sfumatura bluastra, era bagnato fradicio e le mani erano gelate. Se i soccorsi non fossero arrivati al più presto, non ce l’avrebbe fatta.

Rose sentì le lacrime salirle agli occhi, ma Jack aveva iniziato a chiacchierare. La ragazza sapeva cosa aveva intenzione di fare: tenerli svegli entrambi, in modo che, se fosse giunta una barca, avrebbero potuto avvistarla.

Rimasero così per un tempo che a Rose parve infinito…quanto era passato, da che la nave era affondata e loro avevano trovato riparo ancorati a quella zolla? Tre ore? Quattro? Cinque? Rose non lo sapeva, ma, man mano che il tempo passava, sentiva affievolirsi la speranza. Non si era mai sentita così legata alla vita; a diciassette anni, aveva perfino tentato di suicidarsi, stanca di quella vita che non era vita, intrappolata in una realtà falsa e ipocrita e in un fidanzamento sbagliato che l’avrebbe condotta ad un matrimonio infelice e senza amore.

Era stato Jack a salvarla. Non solo dalle acque gelide del mare, ma da se stessa. Rose, con lui, aveva ritrovato la sua spensieratezza e la voglia di vivere che le era stata tolta da anni di esistenza ovattata che sua madre e Cal le avevano costruito intorno.

Ora non poteva perdere Jack, lei non poteva morire, non proprio ora che potevano stare insieme.

- Jack, ho paura…- soffiò, incapace di trattenersi.

- Non devi…- sussurrò il ragazzo, sfiorandole dolcemente il viso con le dita. A Rose parve quasi che faticasse più di prima a parlare e a muoversi.- Non devi - ripeté Jack, più fermamente.- Presto tutto questo sarà finito…E un giorno ne parleremo, ne rideremo insieme pensando a quanto siamo stati fortunati a scampare a questa brutta avventura, e questo non sarà più un incubo, ma una bella favola…

- Una favola?- fece eco Rose.

Jack annuì, sorridendo.

- La favola più bella, che racconteremo ai nostri figli la sera prima di andare a letto, e che finirà con un bel e vissero per sempre felici e contenti

Rose sorrise, ma cominciò a sentire le palpebre sempre più pesanti. Era stanca, ma non voleva addormentarsi, non voleva che Jack rimanesse sveglio da solo nell’attesa che qualcuno venisse a salvarli. Il ragazzo, però, se ne accorse.

- Dormi, Rose…- sussurrò.- Dormi un po’. Starò io sveglio, non preoccuparti…

Benché la ragazza non volesse, la stanchezza la sopraffece. Si lasciò andare, chiudendo gli occhi nella speranza che, presto, lei e Jack sarebbero stati salvi.

 

***

 

La ragazza aprì gli occhi di colpo, svegliata da un rumore in lontananza. Mugolò, mentre il rumore, più vicino, si ripeteva, riempiendo il silenzio nella distesa di cadaveri e relitti.

Alla terza volta, Rose capì di cosa si trattava: una barca! Era il fischio di una barca!

La ragazza si volse a guardare Jack: era immobile, e teneva gli occhi chiusi.

Rose lo scosse piano per una spalla.

- Jack! Jack, c’è una barca!- disse, quasi gridando.- Siamo salvi!

Il fischio si ripeté una quarta volta. Rose si sollevò un poco dalla zolla, richiamando a sé tutta la voce che aveva in gola.

- Siamo qui!- gridò.

La ragazza vide la luce che illuminava il passaggio della barca cambiare direzione, e volgersi verso di loro. L’avevano sentita!

Rose tornò a guardare Jack; il ragazzo teneva ancora gli occhi chiusi.

- Jack!- chiamò.- Jack, siamo salvi!

Il ragazzo non rispose, né si mosse. Il sorriso di Rose le morì sulle labbra.

- Jack…- chiamò di nuovo, mentre sentiva che la voce le si stava incrinando.- Jack, svegliati…

Anche stavolta non ottenne risposta; Rose sentì che le lacrime erano in agguato sull’orlo degli occhi.

- No…- gemette, iniziando a singhiozzare.

Strinse forte la mano gelata di Jack, accarezzandogli dolcemente il volto. Era morto; l’unico uomo che avesse mai amato era morto. Per colpa sua, era solo colpa sua se Jack non c’era più. Non avrebbe dovuto addormentarsi, non avrebbe dovuto lasciarlo solo ad attendere nell’acqua ghiacciata…

Rose, disperata, quasi non udì lo sciabordio dell’acqua causato dalla barca che si era avvicinata a loro.

- Signorina!- chiamò un marinaio, ma lei non rispose, ancora abbracciata a Jack.

- Signorina, venga, salga a bordo!- fece un altro uomo.

Rose fece segno di non col capo, avvicinandosi ancora di più a Jack.

Un marinaio s’inginocchiò accanto al bordo della barca, tendendole la mano.

- Signorina, per favore…- disse.- Non può più fare niente per lui…

- No!- singhiozzò la ragazza, respingendo la mano dell’uomo.

Un altro marinaio sospirò.

- Tiriamolo su…- mormorò.- Tanto non troveremo più nessun altro, vivo…

I due uomini issarono Jack sulla barca, aiutando poi Rose a salirvi.

Le gettarono una coperta sulle spalle, ma la ragazza non se ne curò, rimanendo chinata sul corpo inerte di Jack. Continuò a singhiozzare, accarezzando e bagnando di lacrime il viso del ragazzo. Non riusciva a capacitarsi di averlo perso, non poteva essere vero!

- Ti amo…- sussurrò, baciando le sue labbra.

D’un tratto, con ancora le proprie labbra accostate alle sue, la ragazza udì un debole mugolio. Jack sbatté più volte le palpebre, prima di aprire gli occhi.

- Niente male, come risveglio…- mormorò, abbozzando un sorriso.

Rose si staccò da lui, guardandolo incredula.

- Jack…sei vivo…- sussurrò.

- Sì, almeno credo…

La ragazza lanciò un urlo di gioia, gettandosi letteralmente contro di lui e abbracciandolo con tanta forza da fargli male.

- Piano, piano…- gemette Jack, ma intanto aveva preso ad accarezzarle i capelli rosso fuoco.

Rose iniziò a singhiozzare, ma stavolta erano lacrime di felicità.

- Non piangere, così fai venire il magone anche a me…- sorrise lui.

- Credevo di averti perso…- disse Rose, ridendo e piangendo insieme.

- Tu non mi perderai mai. Non riuscirai a sbarazzarti di me così facilmente, piccola…- rise Jack. - Io sarò sempre con te, Rose.

Non ci furono bisogno di altre parole; i marinai porsero una coperta anche al ragazzo in modo che potesse asciugarsi e riscaldarsi. Jack e Rose rimasero abbracciati fino a che non vennero condotti in salvo, e il cielo stellato fu testimone del loro amore.

 

***

 

14 aprile 1922

 

Rose sospirò, osservando il cielo stellato fuori dalla finestra della sua casa. Erano passati dieci anni da quella terribile notte in cui il Titanic si era inabissato per sempre, portando con sé tante vittime innocenti. Lei e Jack, fortunatamente, non erano stati fra quelli.

Alla fine, benché per un attimo le fosse sembrato impossibile, erano veramente giunti a New York. Qui, Jack aveva continuato a fare il pittore, e i suoi quadri, col tempo, erano diventati così famosi da permettere loro di vivere un’esistenza agiata. Quanto a lei, aveva trovato un buon posto d’insegnante in una scuola, anche se, presto, stare dietro a tutto era diventata un’impresa difficoltosa. Poco tempo dopo lo sbarco, infatti, lei e Jack si erano sposati. Ora era Rose Dawson. Era stata una cerimonia semplice, in una chiesetta piccola ma che lei aveva fin da subito adorato. Sua madre, Ruth, si era rifiutata di partecipare alle nozze. L’aveva ritrovata, ma lei era rimasta fermamente legata a quei principi stantii dell’aristocrazia, e aveva dichiarato che mai e poi mai avrebbe potuto accettare Jack come genero e che, se Rose l’avesse sposato, allora l’avrebbe diseredata.

Rose, comunque, non s’era fatta intimorire, e si era trasferita con Jack in una casetta poco distante dal centro della città. Una volta avrebbe ubbidito senza fiatare agli ordini di Ruth, ma quello che aveva vissuto a bordo del Titanic l’aveva cambiata e fortificata. Era passato il tempo in cui temeva sua madre; la quale, in ogni caso, si era ricreduta dopo poco tempo.

Infatti, Ruth, benché non si risparmiasse di scoccare a Jack occhiate piene di disprezzo ogni volta che lo incontrava, si era degnata di venire a trovarli di tanto in tanto dopo essere divenuta nonna.

Rose udì dei rumori e delle risate infantili provenienti da una delle camere da letto. Scoccò un’occhiata all’orologio: le dieci meno un quarto! Sbuffò, chiudendo il libro che teneva in mano e alzandosi dal sofà.

Chiedere al padre di mettere a letto i bambini la sera equivaleva a trasformare la casa in un campo di battaglia.

Si diresse verso la cameretta, fermandosi sulla soglia e osservando Jack che, seduto sul tappeto, stava giocando alla lotta con due bambini, mentre una terza rideva come una matta seduta sul letto accanto ad un’altra di circa un anno.

- Come procede la messa a letto?- chiese Rose, cercando di sovrastare le risate di suo marito e dei suoi figli.

- Non potrebbe andare meglio…- annaspò Jack, scompigliando la chioma bionda di uno dei bambini. Smisero di giocare; Jack si rialzò a fatica dal tappeto.- E comunque non è stata colpa mia…- tentò di giustificarsi, guardando la moglie.- Io e i bambini abbiamo…ehm…diciamo che abbiamo fatto un patto…

- Ah, sì?- fece Rose, tentando di non mettersi a ridere.- E di che patto si tratta?

- Beh…

- Abbiamo promesso a papà che saremmo andati a letto dopo aver fatto la lotta!- saltò su Fabrizio, il maggiore dei tre, passandosi una mano fra i capelli castani arruffati.

- Se avessimo vinto!- aggiunse Alex, che aveva ereditato gli occhi scuri e i capelli biondi del padre.

- Non era esattamente così…- bofonchiò Jack, notando lo sguardo di rimprovero della moglie.

- Tu che dici, Sarah, mi devo fidare?- chiese Rose, rivolgendosi ad una bambina sui sei anni, con una fluente chioma rosso fuoco.

- Ti do una caramella se dici di no!- le bisbigliò Jack, al che la bimba iniziò a ridacchiare.

Rose sospirò, prendendo in braccio la piccola Elizabeth, che stava crollando dal sonno.

- Beh, d’ora in avanti i patti li stabilisco io…- disse, accarezzando i riccioli castani della bimba.- Quindi, forza, a letto!

- Noooo!!!!- fu la corale risposta.

Jack mise a letto i suoi tre figli più grandi, rimboccandogli le coperte.

- Su, forza, ubbidite alla mamma…

- Ma non siamo stanchi!- protestò Alex, accompagnando l’affermazione con un sonoro sbadiglio.

- Oh, vedo!- ironizzò Rose, cullando piano Elizabeth.

- Ancora cinque minuti!- implorò Fabrizio.

- No.

- Almeno una favola!- provò a dire Sarah.

Rose ammutolì; Jack le lanciò un’occhiata.

- Direi che almeno questa richiesta possiamo accontentarla, no?- disse.

Rose sospirò. A volte le sembrava di avere cinque figli, non quattro.

- E va bene. Però, poi, subito a letto!- disse, sedendosi su una seggiola. Jack si sedette sul tappeto accanto a lei.

- Allora, che favola volete?- chiese.

- La favola più bella - rispose Sarah.

Jack e Rose rimasero un attimo in silenzio, scambiandosi un’occhiata. Quindi, Jack si rivolse agli altri due bambini:

- Voi che dite, siete d’accordo?

Alex e Fabrizio annuirono vigorosamente.

- Va bene, allora - iniziò Jack. - Questa è una favola che inizia con una nave, la nave dei sogni, e che finisce con un bel e vissero per sempre felici e contenti. Dunque, c’era una volta…

 

FINE

 

Angolo Autrice: Ecco qui come avrei voluto che finissero Jack e Rose, felici e con dei bambini…Spero vi sia piaciuta e, ricordate, la tastiera non morde XD! Una recensioncina ina ina mi farebbe molto piacere!

Grazie per essere passati di qua!

Ciao,

Dora93

  
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