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Autore: Kira Kinohari    10/07/2012    0 recensioni
Un'esperienza può cambiare una vita, forse anche due, ma se ad una esperienza positiva ne seguisse una negativa, voi cosa fareste?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non se lo sarebbe mai aspettato. Forse un poco ci sperava, ma non credeva che tutto sarebbe successo per quelle ragioni e in quei modi. Stava aspettando il suo migliore amico, ma l'aereo di Jack aveva del ritardo, non si sarebbe visto prima di mezz'ora. Ciondolava, spostandosi ora qui, ora là, all'interno dell'aeroporto. Pensava e ripensava alla lettera che aveva ricevuto qualche giorno prima. Le parole del padre di Jack l'avevano colpita nel profondo. Il suo amico aveva un tumore, un tumore che nessuno poteva curare e Jack, piuttosto di cercare di curarsi senza successo aveva preferito evitare di accettare la realtà, aveva preferito nascondersi, far finta di nulla, perchè un problema non esiste se non lo dichiari
“Che pensiero stupido!”
Ora attendeva il loro arrivo, aveva trovato un appartamento per entrambi, aveva trovato una scuola perfetta per Jack, anche se non sapeva quanto sarebbe andato a scuola. Continuò a camminare avanti e indietro, fin quando non annunciarono il volo.
“Eccoli.” pensò mentre il telefono le vibrava.
Ehi, piccola. Dove sei? R.
Aeroporto, a dopo

Si sentiva così agitato mentre l'aereo atterrava. Suo padre sedeva accanto a lui, con l'ombra di un sorriso sulle labbra. Aveva letto per tutto il tempo un libro, mentre lui dormiva, poi avevano parlato, ma erano finito per litigare di nuovo. A Jack proprio non scendeva giù il fatto che suo padre avesse curiosato nel suo diario, non gli importava che l'avesse fatto per esprimere l'unico desiderio che suo figlio non avrebbe mai avuto il coraggio di esprimere, aveva varcato la sua proprietà, aveva toccato ciò che aveva di più intimo, era come sentirselo dentro, ora. Lo trovava stabilizzante, essere così influenzati dal fatto che qualcuno avesse scritto ciò che sentiva di più intimo, era come se scrivendo avesse lasciato un pezzo di sé e permettere a qualcuno di leggerlo fosse come mettersi nudo davanti a questa persona, oppure aprire il proprio petto e farlo entrare a curiosare. Era assurdo, in effetti, ma lo sentiva profondamente.
L'aereo atterrò, scesero in fila indiana, ordinatamente, poi si diressero al ritiro bagagli e quasi all'uscita trovarono Sara.
La ragazza che gli aveva rubato il cuore era lì, di fronte a lui, con il più bello dei sorrisi e le lacrime che già le sgorgavano dagli occhi. Questo voleva dire che sapeva tutto, suo padre l'aveva preceduto, e non avrebbe perdonato facilmente questo affronto.


Non si erano detti molto durante quel breve periodo in cui il taxi li aveva accompagnati alla loro nova casa ammobiliata. Si trovava proprio sul Canal Grande. Dalle finestre del soggiorno si potevano vedere le gondole ed altre barche che si facevano prendere dal dondolio dell'acqua.
<< Vedrete che spettacolo questa sera. Il Canal Grande illuminato dalle luci della sera è veramente bellissimo. >>
<< Grazie, Sara. Sei stata gentilissima. >>
Spiegò loro come potevano iniziare ad ambientarsi, poi tornò a casa sua, dove Riccardo la stava aspettando.
<< Sono arrivati? >>
<< Sì. >>
<< Come l'hai trovato? >>
<< Non ha detto praticamente niente. E' così cambiato. >>
Sara pianse.
Passò una settimana prima che Jack ritornasse quello di una volta, o almeno in apparenza. La loro amicizia si era rafforzata, si sentiva molto meglio, ora, in sua presenza, eppure sentiva che lei gli nascondeva qualcosa, come del resto faceva lui. Non erano più sinceri su tutto come lo erano stati per sei mesi. Non lo sarebbero più stati perchè tutto era cambiato, loro compresi. Iniziarono a passare molte delle giornate insieme, Sara faceva da cicerone per Venezia, Jack si godeva il bel tempo, il cibo, si sentiva leggermente meglio, non aveva più quei forti mal di testa, ma sempre più spesso si sentiva stanco. Non riusciva a girare molto, non più di un'ora al giorno, quindi si dedicavano ad una cosa per volta. Sara lo vedeva sempre più giù, aveva bisogno di sapere nel dettaglio come stavano le cose, così una sera decise di parlare con suo padre e venne a scoprire quello che temeva già da un po'.
<< E' irrecuperabile, i dottori non hanno saputo dare una diagnosi precisa, potrebbe essere un mese, due, o forse meno. Quando si è così giovani la malattia corre, non si può fermare. L'ho portato qui perchè nel suo diario ho letto che lui avrebbe voluto vederti prima di andarsene, avrebbe voluto avere il coraggio di dirti che ti ama, avrebbe voluto un'occasione. Ora, io non posso chiederti tanto, ma almeno di stare con lui e tenergli compagnia fin quando sarà, solo questo ti chiedo. >>
<< Non è un problema. Vorrei solo che si potesse fare qualcosa. >>
<< Ti capisco. >>
Sara tornò a casa, di nuovo con le lacrime. Riccardo e Marta volevano conoscere il ragazzo che rubava così tanto tempo a quella giovane ragazza sempre sorridente, non erano ancora riusciti a farselo presentare, lei cercava di evitare di far sapere a quel ragazzo che era fidanzata, ora. Voleva che stesse tranquillo, in pace, non voleva fargli altro male.
Si trovavano davanti a Piazza San marco nel momento in cui lui prese coraggio e le disse ciò che avrebbe voluto dirle molto tempo prima, ovvero, che l'amava. Lei rimase muta, cosa avrebbe dovuto dirgli? No, lei non lo amava, eppure gli voleva un gran bene e non voleva distruggere i suoi sogni, soprattutto visto che erano così fragili, così innoqui e irrealizzabili.
<< Pensavo che non me l'avresti detto mai più. >> disse la ragazza, con un sorriso timido.
<< Pensavo che non ti importasse di me. >>
<< E' a te che non importava di me! >>
<< Stavo solo cercando di nasconderti questo, non volevo che tu lo sapessi, non volevo che ti affezionassi a qualcuno che doveva andarsene, penso che sia sbagliato ancora oggi, penso che avrei dovuto rifiutare con più convinzione, ma in realtà il tuo appoggio mi serve. >>
<< Sei un amico speciale. >>
<< Un amico. >>
<< Dammi tempo. >>
<< Ti rendi conto che ne ho veramente poco? >>
<< Certamente. Domani saprò dirti. >>
Ci volle una notte intera per cercare di far comprendere a Riccardo la situazione, ma alla fine lui comprese e le diede il permesso. Solo perchè l'amava, volle sottolineare. Lei era molto felice e fortunata ad avere un ragazzo come lui. Si baciarono, poi si separarono, e lei sentì un pezzo del suo cuore andare via con lui.
La mattina dopo fu fantastica per Jack, si sentì vivere una seconda volta quando lei gli disse che le sarebbe piaciuto esser più di una amica. Non si era certo messo in testa che lei lo amasse, ma era un'amica tanto buona da sacrificare il suo tempo per lui. Iniziarono a rimanere in casa, Jack era troppo stanco per uscire, iniziarono a vedere la televisione mentre parlavano di loro, poi i primi baci. Così passarono i giorni della seconda settimana a Venezia. Sia Sara che il signor Wickham pensavano che sarebbe potuto migliorare, visto il suo umore. Tutti ne erano felici.
  
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