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Autore: Bob_Ombadil    11/07/2012    1 recensioni
- Il mestro è colui che vede. Tutti noi desideriamo che qualche cosa di fantastico, dal fine più elevato, possa accadere alle nostre vite. Il maestro solo ci dà la conoscenza -
- D'accordo, prendiamolo come un sì. E come facciamo a raggiungere il maestro? -
- Il maestro si raggiunge attraverso la sofferenza -

Altro racconto, altre citazioni come se piovesse. Una villa abbandonata sembra essere il covo di strani personaggi, e forse di qualcosa che vorrebbe riconquistare il terreno perso...
Genere: Azione, Horror, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Alex e Mastino erano seduti a un piccolo tavolo in una taverna rustica ma accogliente, come d'altro canto sembrava essere tutto il resto del paese in cui si erano fermati quella sera. Si trovavano proprio vicino a una delle finestre, da cui nonostante i vetri spessi arrivava il cigolio dell'insegna appesa fuori, con il suo gufo dai colori bizzarri e incupiti dal tempo. Dentro il chiacchericcio degli ospiti creava un substrato di confusione in cui era difficile riconoscere alcunché di comprensibile. Forse nel tavolo più vicino al loro una donna bionda dall'aria scostante e un uomo calvo con una bocca tirata discutevano del rendimento scolastico della figlia ("la bimba sai, non te l'ha detto, ma ha preso tre a matematica" "tre a matematica? E non gli se lo compra mica il motorino allora..."), ma forse invece stavano parlando di tutt'altro e averne colto il senso non era altro che un'illusione. Ormai i due avevano finito di cenare, ma non erano ancora arrivati al punto di aver voglia di alzarsi da tavola - e diamine, pensò Alex, da quando aveva incontrato quell'uomo aveva capito cosa ci fosse di tanto bello a trattenersi a tavola con una persona a cui si vuol bene. A trattenersi ovunque con una persona a cui si vuole bene, a dire il vero. Ed era strano perché era anche la prima volta che non sentiva il bisogno di qualcuno, ma solo la voglia di qualcuno. Ma che fosse strano non gliene importava granché, era soprattutto una bella cosa, lui aveva imparato che farsi troppe domande quando non ce n'é motivo è da perfetti idioti, e non mettere in pratica una cosa che aveva imparato gli sembrava altrettanto da idioti. Per cui stava lì, a guardare quel volto rassicurante, e a divertirsi nel tentativo di parlargli quando quel tessuto di diffuso caos sonoro cercava di fare di tutto per impedirglielo. Fino a che non ebbe la sensazione che comunque, in quel gioco, entrambi ci stavano perdendo gusto, ed era ora di darci un taglio: gli sembrava che fossero tutti e due sul punto di alzarsi, quando la porta si aprì ed entrò il vecchio, facendo calare un silenzio che aveva qualcosa di straordinariamente profetico nel locale.
 
Era un vecchio cieco dall'aria cenciosa, con gli occhiali scuri malmessi e il bastone sottile che picchiettava in giro per orientarsi. Quando entrò un'ombra di sospetto passò sul volto dell'oste, ma un inserviente si era già affrettato a raggiungerlo per vedere se avesse bisogno di aiuto.
- Grazie giovanotto - disse il vecchio con una voce vagamente stridula - ma non ce n'è bisogno... ho già qui con me tutto quello che mi serve... -
Infilò la mano destra sotto il pastrano tarlato e ne tirò fuori una grossa e bizzarra pistola nella quale, proprio sopra la canna da fuoco, era installato un grande occhio che per qualche istante roteò freneticamente, come a voler registrare ogni centimetro del luogo in cui si trovava.
- Bene signori, come potrete immaginare questa è una rapina. Se avete immaginato diverso era qualcosa di sicuramente peggiore, per cui potete tirare un sospiro di sollievo. Infilate pure qui dentro - e dal pastrano tirò fuori anche un sacco malandato - tutto quello che avete che valga qualcosa, e credo che ce ne andremo tutti incolumi da qui -
Iniziò a fare il giro dei tavoli, senza più servirsi del bastone, ma solo con la pistola in una mano e il sacco nell'altra, e un sorriso inacidito e cinico sul volto.
Quando finalmente arrivò al tavolo in cui erano seduti Alex e Mastino, scrollò il sacco anche davanti a loro
- Avanti signori, ormai direi che il meccanismo è chiaro - e la pistola lanciò un'occhiata alla borsa rigonfia appesa allo schienale della sedia di Alex. Questi si voltò per prenderla, la sollevò e la porse al vecchio. Ma, proprio quando la sua borsa, e le mani che la reggevano, erano esattamente di fronte alla testa del cieco, nella destra comparve un fucile grosso circa il doppio della pistola occhiuta dell'avversario.
- Allora, hai mai sentito il detto riguardo all'uomo con la pistola che incontra l'uomo col fucile? -
L'espressione del vecchio si stravolse in un attimo. Il sorriso che aveva stampato in volto diventò più simile ad una paresi, e un paio di gocce di sudore gli spuntarono sulla fronte.
Rimase immobile per qualche istante, e Mastino gli afferrò il polso in cui reggeva la sua assurda arma
- Dobbiamo parlare più lentamente? O proprio non ci arrivi? -
Il vecchio sentiva il metallo farsi sempre più caldo nella sua mano, fino a scottare tanto da non poterlo più reggere. Con un gemito lasciò cadere la sua unica difesa e Mastino la afferrò.
- Vediamo se così capisci. Vattene e non farti più vedere... e il sacco lascialo pure qui, non vogliamo che ti fai carico di pesanti sensi di colpa, vero? -
Quando Mastino lasciò la mano del vecchio, questi cadde a terra proprio sulle chiappe, tremante, e iniziò a strisciare verso l'uscita.
 
L'oste si affrettò a raggiungere i due uomini, profondendosi in ringraziamenti mentre si passava un fazzoletto di stoffa sulla fronte
- Sono brutti tempi davvero questi... gente del genere ha iniziato ad aggirarsi nei dintorni, e nessuno sa cosa fare -
Alex e Mastino si scambiarono un'occhiata
- è la prima volta che qualcuno riesce a tenere a bada un tipo come quello... il paese sembra tagliato fuori dal resto del mondo... e ormai non sappiamo più nemmeno se i pazzi sono loro o siamo noi... se quello che vediamo è vero o no - e lanciò un'occhiata al bulbo che spuntava sopra la canna della pistola appoggiata sul tavolo, mentre un brivido gli correva lungo la schiena.
Alex si chiese se l'uomo aveva realizzato che il fucile gli era comparso in mano dal nulla
- Non saprò mai come ringraziarvi... non so davvero cosa ci facciamo ancora qui, tutto quello che sta intorno a quella dannata villa ormai è un cadavere, anche noi, mi chiedo cosa mangiamo, che aria respiriamo... -
- Villa? - gli occhi di Mastino parvero per un istante quelli di un falco che avvista la preda, e chiunque l'avesse conosciuto avrebbe potuto giurare che tutto il suo interesse era puramente teso a fini pratici.
- La villa sull'altro lato della collina. Di punto in bianco gente bizzarra di ogni tipo ha iniziato a radunarsi lì dentro. All'inizio pensavamo fossero solo poveri derelitti, anche se nessuno sapeva da dove fossero spuntati... ma la gente normale non ci vede solo grazie a... a una cosa come quella... E quando qualcuno ha provato a fare un pò di pulizia è sparito senza che se ne sapesse più niente... anche se spesso dopo un pò te lo ritrovavi di nuovo in giro per le strade, ma ricoperto di stracci sporchi e con qualche bizzarria nuova da far accapponare la pelle... -
Si lasciò cadere su una sedia libera del tavolo scrollando la testa
- Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a questo... davvero, non ci spero nemmeno più che le cose possano cambiare, mi dispiace solo, punto e basta... -
Dopo un istante fu Mastino a rompere il silenzio - Direi che questa è meglio non lasciarla in giro - e così dicendo afferrò la pistola sul tavolo e si alzò, facendo un cenno ad Alex.
 
Una volta fuori e soli fu nuovamente Mastino a rompere il silenzio
- Tu in quella villa ci vuoi andare? -
- Io voglio andare dove vai tu -
- Ma se fossi solo. Tu avresti motivo di andarci? -
- No, non ci voglio andare. Anzi ho come la sensazione che ho motivo di non andarci. Ma se per te è importante ci vengo -
- No, direi che anche a me non frega molto. Anzi mi sta sul culo doverci passare davanti in auto. Ma in pratica non abbiamo alternative -
Dopo un istante Alex squadrò di soppiatto la grande pistola che l'uomo reggeva in mano
- Che hai intenzione di farci? -
- A te non piace, eh? -
- Così a pelle no, nemmeno un pò -
- Io però preferisco se ce la portiamo dietro, finché non siamo almeno un pò lontani... -
Alex si fece comparire di nuovo in mano il fucile
- Credi davvero che ce ne sia bisogno? -
- Mi fa una brutta sensazione l'idea di lasciarla in giro... mi sembra di perdere il controllo su qualcosa -
- Già, pure a me non piacerebbe perderla di vista... sembra il genere di cosa pronta a saltare su da sola e colpirti alle spalle... Ma non mi piace nemmeno portarmela dietro, se devo essere sincero... -
- Bene - disse Mastino, infilando tre dita nel supporto che reggeva l'occhio e strappandolo via - forse così ti darà meno fastidio. Tanto questo non ci serve - e così dicendo se lo schiacciò sotto un piede.
Alex distolse lo sguardo, quella dannata pistola era una di quelle cose che sembrano in grado di avvelenarti l'anima solo per il fatto di esistere, anche se sei tu che fai del male a loro.
Però quando tornò a guardarla, e vide che ora c'era un buco vuoto sopra la canna da fuoco, si accorse di sentirsi molto sollevato. Tutto sommato anche se un pò rozza era stata una buona idea
- Con te non funzionava, immagino -
- Infatti. Non credo che qualcun altro oltre a quel vecchio reietto potesse vederci qualcosa. Bé ora non può più nemmeno lui -
- Che gabbia di matti. Possibile che li troviamo tutti noi? -
- Posto di merda davvero. Ma alla prossima tappa si cambia registro, e ti giuro che ti faccio dimenticare tutto - spostò la pistola nella mano sinistra e appoggiò il braccio destro sulle spalle del compagno - ok? Andrà tutto a posto, te lo prometto -
- Spero bene - E così dicendo si accoccolò nell'abbraccio dell'altro, mentre raggiungevano l'auto parcheggiata nel viale buio.
 
- Quando saremo abbastanza lontani sarà meglio dormire un pò -
- Sono d'accordo. Quando non mi darà fastidio l'idea di liberarmi del cannone vuol dire che saremo al sicuro -
- Ok -
La strada buia illuminata dai fari appariva estranea e minacciosa. C'era qualcosa di davvero inquietante, o quantomeno stridente e fastidioso, in quel maledetto vecchio. Qualcosa che aveva rovinato ad Alex la serata. E non aveva proprio intenzione di ficcare il naso nel posto che pareva aver generato qualcosa di simile. Sentiva una vaga oppressione, come il peso dell'aria che aveva intorno, e sapeva che quando avesse visto la villa, l'avesse superata e avesse finalmente messo un bel pò di strada tra loro due e quel posto si sarebbe sentito meglio.
Anzi, ormai avrebbe dovuto essere nelle vicinanze, e lui si sentiva come un bambino a scuola mentre si avvicina il momento dell'interrogazione.
Finalmente in mezzo al bosco, alla loro destra, spuntò il muro che chiaramente delimitava la proprietà
- Ok, vediamo di toglierci di torno -
La macchina lo superò, fece qualche metro, e poi la sensazione fu quella di uno sbalzo nelle viscere, nell'aria all'interno dei polmoni, nel cervello... Mastino frenò con violenza e adesso il muro, il giardino disfatto e la villa si trovavano alla loro sinistra
- Merda -
- Già. Ci credi se ti dico che non mi stupisce la cosa? -
Mastino restò fermo un istante, poi con una manovra nervosa riportò la villa alla destra dell'auto e ripartì con rabbia.
E più o meno nel punto di prima, riecco lo sbalzo, e rieccoli ritrovarsi la villa sulla sinistra
- Va bene - disse Alex - mi pare inutile continuare a provarci. C'è qualcuno che ha voglia di romperci le palle. Facciamogli vedere questo cosa comporta -
Nella sua mano comparve una torcia
- Bene,  vedo che la prendi nella maniera giusta -
 
Mastino parcheggiò l'auto in uno spiazzo dall'altra parte della strada, e quando scesero Alex prese la borsa dal sedile posteriore dove era appoggiata e la chiuse attentamente nel portabagagli. Forse un pò lo seccava lasciarla lì, ma non aveva intenzione di portarsela dietro, per l'idea che si era fatto di quel posto. E la macchina gli infondeva fiducia e sicurezza. Puntò la torcia verso il cancello arrugginito, mezzo divelto e dalla serratura sfondata e scambiandosi un cenno i due si incamminarono in quella direzione.
Avevano superato di pochi passi la soglia che iniziarono a sentirsi osservati. Un suono polveroso, come di mattoni laschi che vengono spostati, ogni tanto sfregava nell'aria e dentro le loro orecchie, così impercettibile da confondersi a volte col vento. E a volte sembrava di vedere per davvero dei puntini gialli, un istante prima che sparissero, da dentro le fessure e gli spazi vuoti nelle mura ai loro lati.
Finché davanti a loro non si aprì un vasto spiazzo, circondato da una spessa ringhiera di mattoni su cui erano sistemate bizzarre e sgraziate statue dal ghigno sproporzionato e sgradevole.
I due avanzarono fino a trovarsi al centro della piazza, consapevoli che sembrava proprio il posto adatto in cui qualche rompiballe poteva aver deciso di attenderli. E infatti dalle statue intorno a loro balzarono fuori bizzarre figure azzurre, mischiando al suono secco della pietra che esplodeva il clangore metallico del loro impatto col suolo.
Le figure si alzarono, e a Mastino venne quasi da ridere: erano una sorta di robot dall'aspetto un pò umano e un pò felino ma soprattutto... sembravano degli stupidi giocattoli troppo cresciuti!
- Ma è una cosa idiota! -
- Offensivo direi. Ma appunto per questo vediamo di non farci fregare... -
- Il signorino Francis non inganna nessuno - disse uno dei robot alle loro spalle - il signorino Francis combatte lealmente e con onore -
- E chi sarebbe questo signorino Francis? -
Sull'altro lato della piazza apparve un giovane unticcio, come se fosse uscito dal buio.
Sulla maglietta verde aveva disegnati una grande croce bianca sulla sinistra e quattro piccoli pulsanti azzurri, disposti a quadrato, a destra.
- Io sono Francis. E non  permetterò a due buzzurri come voi di entrare nella mia stanza! -
- E chi vuole entrare nella tua stanza, imbecille! Fai tornare normale la strada piuttosto -
- Non so di cosa state parlando, ma non tollero gente in casa mia - e così dicendo si sollevò un pò dal suolo, fluttuando in maniera bizzarra - e mi avete innervosito troppo per lasciarvi andare -
Al suo fianco comparve un grosso palloncino gonfio d'acqua.
 
- Questo ci prende per stupidi! - Mastino era sbigottito. Alex immaginava che al compagno tutto questo dovesse fare un effetto ancora più strano che a lui. Più che altro era seccato. Tirò nuovamente fuori il fucile e lo puntò con sufficienza verso Francis
- Stupidi o no, io mi sono rotto. Facciamola finita -
Ma quando fece fuoco l'unico risultato che ottenne fu una sorta di luminescenza davanti all'avversario, del colore di una bolla di sapone, che doveva fungere in qualche modo come da scudo.
Nello stesso istante il gavettone scomparve, lasciando appena l'impressione di una sfocatura colorata davanti a sé.
E, sempre nello stesso istante, davanti ad Alex comparve il suo guardiano, e uno schianto metallico arrivò da un lato, poco lontano dalla sua testa.
Si voltò a guardare, e uno dei gatti robot aveva mezza faccia sfondata, e un riflesso unto, denso e tremolante aleggiava intorno al moncherino.
Ad Alex ricordò immediatamente l'effetto ottico dell'umidità sull'asfalto estivo.
- Questo qui vuole farci fuori in una maniera umiliante anche per degli stupidi! -
Alex non poteva farci nulla: non riusciva proprio a trattenersi dal trovare tutta quella faccenda estremamente divertente. E pregustava il momento in cui avrebbe fatto cadere quel fenomeno da baraccone col culo per terra. Perché non gli avrebbe permesso per nessun motivo al mondo di batterlo.
Mastino invece, dopo aver visto la testa sfondata del robot, sembrava prendere la faccenda con estrema serietà e rabbia. Tenendo per sicurezza davanti a sé il proprio guardiano, vista l'efficienza e la resistenza dimostrata a quegli attacchi, si diresse con decisione verso Francis e fece per agguantarlo al collo, ma lo scudo evidentemente funzionava anche contro le mani e gli attacchi portati direttamente: si ritrovò infatti a premere rabbiosamente contro una barriera invisibile.
Dopo pochi istanti, vedendo che la cosa era inutile, si gettò sotto di lui con una capriola, per tentare di prenderlo alle spalle. E lo fece appena in tempo, perché seppure il suo intento fosse solo quello di attaccare, in questo modo evitò per un soffio un violento fulmine che si andò a schiantare proprio nel punto in cui si trovava un attimo prima.
Forse questo lo fece esitare un attimo, e quando si ralzò vide che l'avversario era già voltato nuovamente verso di lui, anche se dall'espressione che aveva in volto dimostrava di essere stato colto di sorpresa.
Mastino sorrise soddisfatto - Adesso fai sul serio, eh? -
Prima che uno dei due portasse un altro attacco, però, Alex era già saltato alle spalle di Francis, affondando nella sua schiena una spada, la prima cosa che gli era venuta in mente.
Francis si voltò con uno sguardo carico d'odio e sgomento, e un nuovo fulmine calò al suolo sbalzando via Alex, che ruzzolò a terra.
- Alex! -
Mastino si precipitò verso il compagno, e quando gli fu accanto si voltò verso Francis, pronto alla difesa. O almeno a tentarle tutte per difendere sé stesso e Alex.
E invece quello che vide fu il nemico seduto per terra e tremante. Bizzarri nastri neri come di un inchiostro sporco stavano confluendo verso la schiena di quel tipo, verso il punto in cui era stato colpito. E la ferita si faceva sempre più superficiale, guariva a vista d'occhio.
Anche Alex, puntellandosi sui gomiti, stava osservando la scena.
 
Francis era scappato via farneticando cose riguardo alla sua stanza, ai suoi tesori e al suo amore che ci erano chiusi dentro, un pò implorando pietà, un pò minacciando e un pò annaspando maledizioni contro tutto ciò che contamina. Mastino stava ancora guardando nella direzione in cui era sparito quel pazzo quando chiese - Sei tutto intero? -
- Intero sì... insomma... mi sa che ho qualcosa che non va alle gambe... -
Mastino si voltò a guardarlo atterrito
- Non rispondono più... ma immagino che si possa fare qualcosa... hai visto Francis... -
L'uomo realizzò in un attimo il motivo per cui l'avversario era scappato
- Ascolta - mandò giù un grosso nodo che gli si stava formando in gola - non devi farlo se non vuoi... pensaci... - provò lui a figurarsi l'idea di rinunciare ai propri poteri... aveva vissuto una vita intera senza di essi, ma adesso l'idea di rinunciarci lo faceva sentire nudo
- No, è l'unica cosa logica. A cosa serve avere qualcosa di speciale se ti manca quello che invece dovrebbe essere normale? -
Sulle gambe dell'uomo già aveva cominciato a formarsi quell'alone che tempo prima aveva guidato Mastino verso la tana di un ragno gigantesco
- Mi dispiace - disse Mastino, stringendo a sé la testa e il volto del compagno e baciandolo sui capelli.
Per qualche istante Alex non pensò ad altro se non ad assaporare il respiro di Mastino sopra di lui, le sue braccia strette intorno a sé, poi, così all'improvviso, disse sottovoce
- Mi sa che questo è il momento del "te l'avevo detto", vero? -
- Cosa ti viene in mente? -
- Quella pistola del cavolo... immagino che adesso mi servirà... -
- Già... -
- Diamoci da fare... davvero non vedo l'ora di andarmene -
Alex fece per alzarsi, ma la presa di Mastino si irrigidì per un attimo, stringendogli le mani sulle spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi
- Hey... -
- Lo so... è tutto a posto... davvero -
In realtà mentre si dirigevano verso la casa Alex si accorse di sentire il sapore della paura come era da tanto che non gli capitava di sentire, ma il potere non lo aveva perso. Era solo che ora era chiuso lì, nelle sue gambe. Ma funzionava come cura anche contro la paura, e funzionava anche il fatto di avere Mastino accanto, e di sapere che insomma, di risorse ne aveva ancora.
 
Fu Alex ad aprire la porta e dare per primo uno sguardo all'interno della villa. Il grande salone di ingresso sembrava letteralmente tappezzato di specchi, e al centro un ragazzo magro e vestito di antiquati abiti scuri era seduto a gambe incrociate con in mano un grosso libro. Quando entrarono alzò uno sguardo vacuo e assente su di loro.
- Sei tu il capo qui? - sbottò Mastino, con rabbia ma senza troppa convinzione, trovando forse quella figura più patetica che altro.
- Io? no... - fece il ragazzo con una voce lenta come una cantilena
- Io seguo le orme del maestro, come tutti -
- Bene, la cosa si fa interessante. Il maestro è quello che comanda qui dentro, giusto? -
- Il mestro è colui che vede. Tutti noi desideriamo che qualche cosa di fantastico, dal fine più elevato, possa accadere alle nostre vite. Il maestro solo ci dà la conoscenza -
- D'accordo, prendiamolo come un sì. E come facciamo a raggiungere il maestro? -
- Il maestro si raggiunge attraverso la sofferenza - rispose il ragazzo mentre un sorriso maligno e innaturalmente ampio si apriva sul suo volto. Il libro sparì dalle sue mani in uno sbuffo di polvere, e lui balzò su come un folletto, sfuggente ed enigmatico.
- Ne ho abbastanza, da questo non ne caviamo un ragno dal buco. Io dico di cercare una cantina, o qualcosa del genere -
- Secondo te questo santone se ne sta chiuso in una cantina? - fece Mastino inarcando un sopracciglio
- Questa è una genia che tende al basso. Scavano. Si infilano in tutti i buchi. Cadono. Sai, come cade la merda dal culo -
- Sembra che tu la sappia lunga sull'argomento -
- una volta ero un idiota... -
Il ragazzo a quelle parole si fermò a mezz'aria, e della cantilena non c'era più traccia, soppiantata da una stridula furia carica di odio
- Tu sei un idiota! Ma anche tu arriverai a comprendere la paura, come tutti noi -
E dicendo questo passò velocemente davanti alla fila di specchi più vicini a loro, e sulla sua faccia ora erano dipinti solo disperazione e sgomento.
Immediatamente, al suo passaggio, all'interno degli specchi comparvero figure umane spaventosamente anonime, quasi a ricordare dei semplici manichini più che dei veri uomini. Manichini che però muovevano dei passi, avanzavano, fino a spuntare fuori dal vetro aggrappandosi alle cornici.
 
- Ah ecco, mi pareva strano... due contro uno mi sentivo quasi dalla parte dei cattivi -
- Io mi sentivo solo dalla parte più comoda - rispose Alex, e alzando la pistola fece partire un colpo. Gli suonava sgradevole, come una sensazione di secco e vuoto, e mirare da solo era molto più difficile, anche se almeno non partiva completamente da zero. Ma se non altro respingeva i manichini, li mutilava, gli staccava pezzi nei punti in cui colpiva che lasciavano aperti squarci legnosi di un brillante violaceo rosato. Mastino invece attaccava con il proprio guardiano, e anche con i suoi stessi pugni, mentre il ragazzo continuava a passare con una espressione a metà tra l'estatico e lo sgomento davanti agli specchi, aggiungendo continuamente quelle specie di gusci umani alle proprie fila.
- Spara agli specchi, bisogna darci un taglio! - ansimò Mastino mentre un pò mulinava pugni in tutte le direzioni, un pò si divincolava quando qualcuno di quegli esseri lo afferrava con le sue mani gelide. Si accorse che l'ambiente si stava facendo sempre più freddo, e più il freddo si insinuava intorno a lui più faticava a controllare i prorpi poteri. Tanto che concentrarsi per alterare la propria temperatura stava cominciando a richiedere uno sforzo fastidioso. E Alex si sentiva di cattivo umore. Per ora provava un grosso astio, ed era convinto che la colpa fosse della pistola che gli era estranea. La puntò così su uno specchio e fece fuoco. E poi su un altro. Ne fece esplodere qualcuno, finché Mastino non notò che i pezzi di vetro caduti a terra assumevano la stessa tinta violacea degli squarci che si aprivano su quei manichini usati come carne da macello. E notò anche che ormai in tutta la stanza cominciava ad aleggiare una vaga e impercettibile nebbiolina di quel colore
- Alex, fermo! -
L'uomo si bloccò con la pistola in mano, tirò un sospiro e si asciugò una goccia di sudore dalla fronte. Sentiva anche le gambe diventare più deboli.
- Noi stiamo respirando questa roba -
- Cosa? -
Lo prese per un braccio per avvicinarlo a sé. Alex era ancora interdetto, con la pistola alzata a mezz'aria.
- Intendi smettere di respirare? - gli chiese il ragazzo guardandolo con un divertimento che non aveva nulla di felice.
 
- Ho pensato a qualcosa di meglio - rispose l'uomo. Poi accostò la bocca all'orecchio del compagno - Stammi vicino. Non so se funzionerà, ma è l'unica cosa che mi viene in mente... -
Alzò la mano libera davanti a sé, mentre con l'altra teneva Alex il più attaccato possibile al proprio corpo. I manichini si muovevano verso di loro, cominciavano ad avvinghiarli, ad afferrare ogni lembo libero dei loro vestiti, ma Alex sentiva che il calore che stava generando il compagno gli portava una sensazione di pace e tranquillità a cui non riusciva a resistere. E pian piano sentì che era come se fino a quel momento l'astio fosse stata una spina che lo pungolava dentro, mentre adesso fosse tutto proiettato al di fuori. Guardava il ragazzo in tono di sfida, e l'espressione di quest'ultimo era un pò meno folle, un pò meno maniacale e un pò più puramente disperata. E infine si accorse che alla temperatura dell'ambiente stava succedendo il contrario rispetto a quella propria e di Mastino, si abbassava sempre più, e anche i vapori violacei che aleggiavano nella stanza sembravano aver assunto una colorazione più fredda. E sembravano rallentare i movimenti dell'avversario, come se lo appesantissero, come se ora si stesse muovendo in un fluido viscoso. Anche i manichini reagirono, come attratti dal freddo, lentamente, scivolarono via dai due uomini, e iniziarono ad osservare il ragazzo all'altro capo della stanza, che ora si ritrovava addossato al muro, e sembrava più spaventato da quegli esseri estranei di quanto lo fossero stati prima i suoi due avversari.
- Questa... questa è una fine inutile... -
Mastino allora, sempre tenendo stretto Alex, si diresse verso di lui, in mezzo a quelle figure pallide che sembravano non riuscire a prendere una decisione definitiva.
Lo raggiunse e gli afferrò il collo, e continuò a raffreddare senza pietà
- Io volevo solo... sapere il motivo... non aver... sofferto per niente... maestro... -
ma le ultime parole gli si gelarono letteralmente in gola, la sua gola ormai livida, come anche il volto. E alla fine volto e gola si frantumarono senza quasi che Mastino facesse forza, in mille schegge di ghiaccio che sembravano schegge di vetro.
 
Mastino stava ancora guardando il corpo steso a terra. Tutto intorno quei pallidi gusci umani stavano scomparendo uno a uno, mentre dai frammenti degli specchi rotti la tinta violacea stava colando via come sangue. Alex si chiese se il compagno vedesse troppe cose, cose dolorose, in quel corpo senza vita. Ma non sapeva cosa dire, e soprattutto non voleva portare a galla certe questioni se non era sicuro che fossero davvero un problema. E faticava a decifrare lo sguardo di Mastino. Si avvicinò al cadavere e disse, così, tanto per dire qualcosa
- Anche tu sembri saperla lunga sull'argomento... -
- Imparo in fretta -
- Tutto a posto? -
Mastino annuì senza dire nulla
- Stava dall'altra parte. Non vale la pena preoccuparsi troppo -
- Pensi davvero che avesse scelto lui di stare da quella parte? -
- No... ma non puoi preoccuparti per tutti -
 Quindi si raddrizzò e prese le spalle del compagno fra le mani.
- Noi abbiamo tutti scelto da che parte stare. Tutti noi. Ormai dovresti saperlo -
- Sì -
- E questa è l'unica cosa che deve contare -
Mastino strinse la mano attorno al braccio di Alex: - Grazie -
Ripensò a quello che aveva detto poco prima, "una volta ero un idiota", e avrebbe voluto afferrarlo, stringerlo a sé e non lasciarlo più andare.
 
Come aveva suggerito Alex, si misero a cercare un accesso per una qualche cantina, o qualsiasi cosa scendesse dalla casa verso le viscere della terra. Alex non si sarebbe sorpreso troppo se avesse scoperto di doversi calare negli anfratti di qualche grotta scavata in profondità, ma sperava sinceramente di risparmiarselo.
L'interno della casa sembrava un labirinto, e forse questa era l'unica cosa che potesse dare almeno una pallida giustificazione al fatto che non incontrarono nessun altro avversario nella loro ricerca, anche se spesso la sensazione di non essere soli diventava un vero e proprio disagio quasi fisico. La ricerca fu comunque breve: dopo non molti tentativi si trovarono in una sorta di cucina, sporca e sfatta come il resto della villa. Dal rubinetto nel lavello gocciolava un'acqua densa dal colore vagamente violaceo. La stanza era grande, e trovarono probabile che potesse esserci un accesso a un piano inferiore. Alex diede un'ochiata ad una piccola porta incassata nel muro, ma dava su un ripostiglio allo stesso piano, mentre Mastino scostò col piede un tappeto consunto che non nascondeva nient'altro che un'asse sconnessa. Quindi si voltarono entrambi verso quattro barili di legno addossati in un angolo
- Vale la pena controllare anche lì -
Grazie anche all'aiuto del guardiano di Mastino li spostarono abbastanza in fretta e senza faticare troppo
- Mh, esercizio fisico - commento sorridendo Alex - normalmente mi verrebbe da saltarti addosso -
- Eh, normalmente anche a me, ma qui dentro a certe cose non ci voglio nemmeno pensare -
Dallo spazio lasciato vuoto comparve la tanto agognata botola
- Sono d'accordo. Vediamo di sbrigarcela alla svelta -
Mastino tirò fuori la torcia, che non era sparita, forse perché anche il potere del compagno non se n'era andato ma si era solo spostato dove ce n'era più bisogno, o forse anche perché quel potere aveva sempre funzionato così e, una volta apparsi, gli oggetti non ne erano più dipendenti.
Le scale sembravano condurre in ambienti più chiusi, bui e claustrofobici rispetto a quelli dei piani superiori, ma dalle stesse tinte sporche e polverose. Il raggio di luce della torcia che si insinuava in quei cunicoli dava l'idea di un ramo che venisse spinto nelle acque di un fiume melmoso.
 
Sotto la villa non c'era traccia delle intricate gallerie o dei pozzi monumentali che Alex temeva potesse essere necessario esplorare. Si trattava solo di una brutta e squallida cantina in cui al posto degli scaffali e delle dispense si trovava una sorta di vasca scavata nel pavimento. Occupata da qualcosa che vedeva dal vero per la prima volta, ma che conosceva molto bene. Molto più di quanto avesse creduto in passato.
- E così è vero, che una cosa la trovi solo quando smetti di cercarla -
- Ma che razza di... - esclamò Mastino con disgusto.
Ancora una volta, Alex ebbe il dubbio di stare guardando qualcosa il cui aspetto potesse variare a seconda dell'osservatore, ma era un'impressione solo parallela, e niente affatto simile, a quella avuta nello scoprire i guardiani. E aveva anche come l'impressione che per quanto potesse variare, il grosso della cosa rimanesse più o meno lo stesso.
Mastino si stava avvicinando, e aveva il guardiano al suo fianco
Quell'orribile cosa ostentava una sorta di apatia cocciuta e impertinente, si muoveva, vibrava, sembrava respirare, ma non sembrava avere la minima intenzione di attuare alcuna interazione con loro. Era la sua presenza stessa ad essere quasi insostenibile. Se era in grado di emettere suoni non dava cenni di volerlo fare. Solo il suo sguardo reagiva alla loro presenza, seguendo ogni loro movimento, esercitando una sorta di pressione quasi insopportabile.
- Aspetta, non credo che possiamo fargli niente -
- Come? -
- Non aver paura. Nemmeno questa merda può fare niente a noi. E non glielo permetterei nemmeno, comunque -
- D'accordo, ma bisogna comunque far ripartire la macchina -
- Sì, dammi un minuto. A intuito direi che qui qualcosa dobbiamo concludere... vale la pena dare bene un'occhiata -
Alex girava intorno alla creatura guardandola con quella che sembrava una curiosità morbosa e quasi divertita
- Cazzo, mette i brividi come lo guardi -
- Sono felice che ti metta i brividi. Significa che sei più buono di me, e almeno uno dei due ci vuole... -
All'improvviso si fermò
- Ecco! Scommetto che è così che fai... -
Mastino lo raggiunse e vide che era chino sopra a quella che sembrava una grossa e purulenta ferita, dalla quale sgorgava abbondantemente quella sostanza viola
- ...con questa merda viola... o è sangue? Oppure per te non fa differenza? ...Sai cosa ci deve essere qui sotto? - Ora si stava rivolgendo a Mastino
- Un'infiltrazione... una falda acquifera... -
- Qualcosa del genere... credo di sì... qualcosa comunque che favorisce la propagazione -
L'impassibilità dell'essere che si trovavano davanti era esasperante, estenuante.
- C'è solo una cosa da tentare. Dovresti provare a cauterizzarla. Ma non la toccare per favore, usa il guardiano -
- Quello è poco ma sicuro. Più che altro mi viene il vomito all'idea di... di... curare uno schifo del genere... -
- Non sono sicuro che gli stiamo facendo un piacere. Ho idea che la sua scala di valori sia parecchio diversa dalla nostra -
- A naso direi che ne sono felice... Comunque mi tocca, insomma -
- Pare proprio di sì. Iniziamo l'operazione dottore... -
Alex si rialzò per far posto al guardiano, che prese fra le mani i due lembi della ferita e li strinse saldamente per poi iniziare a scaldare.
Mastino guardava contrariato il proprio potere toccare un'entità come quella, ma sapeva che era molto meno peggio che toccarla con le proprie mani, che così era molto più immune, da qualsiasi cosa dovesse esserlo
- Non posso dire che sia il mio paziente preferito -
Ogni appendice di quella creatura aveva iniziato a vibrare più energicamente, e si sentivano gorgoglii e fischi senza riuscire a capire se fossero un modo di esprimersi, uno sfogo, o solo dovuti ad altri fenomeni.
- Non ascoltarlo. Non pensare troppo a niente di quello che fa -
Alex sapeva che quella era l'unica protezione davvero efficace.
Dopo un pò il guardiano si raddrizzò, e tornò a riposo, chiuso nel corpo del portatore.
- È tutto? -
Alex annuì.
- È tutto quello che mi viene in mente. Credo che ora la macchina farà il suo dovere -
- E lo lasciamo qui? -
- Non c'è altro da fare. Te l'ho detto, non credo che possiamo fargli niente. A volte per vincere bisogna rinunciare -
- Immagino che questo abbia a che fare col discorso sulle uniche cose che devono contare... -
- Già, ha a che fare proprio con quello - disse Alex voltandosi verso le scale.
 
Quando erano saliti in macchina era mattina. Erano tutti e due stanchi, ma Alex si mise al volante, dopo aver tirato fuori dal bagagliaio la sua borsa, perché entrambi volevano mettere un bel pò di strada tra quel mostro e il luogo dove si sarebbero fermati a riposare. Avevano lasciato la pistola che Mastino aveva accecato dentro la villa, senza preoccuparsi di cosa ne sarebbe stato. Mastino ogni tanto si appisolava, ma quando riapriva gli occhi aveva un'aria strana, e Alex aveva notato la sua espressione quando lui aveva ripreso la borsa
- Non ci pensare - disse con uno sbadiglio - Non ci sto troppo male. La gente di solito cammina e basta, anche io adesso camminerò e basta. Non ho perso niente. L'album è lì dentro e ora lo uso per camminare. Non me lo hanno tolto -
Il discorso poteva sembrare sconsiderato, dato quello che era capitato ai due ultimamente, ma Mastino lo apprezzò comunque.
- E per tutte le volte che questo non dovesse bastare, io ci sarò sempre -
Alex gli sorrise
- E poi, tra l'altro, io non sono sicuro che sia una cosa così definitiva -
- Insomma lasciamo aperte tutte le porte -
- Eh, direi proprio di sì... Non dico che ci conto, ma non c'è motivo di escludere una possibilità no? -
- Giusto -
Era una bella mattina di sole, e intorno la campagna si alternava a zone in cui il bosco filtrava la luce in trame allegre e brillanti. Alla radio due bell'imbusti stavano parlando di assolute idiozie ed era bello ascoltarle proprio in quanto tali, riconosciute e certificate universalmente come idiozie, senza che nessuno andasse a farci tanto le pulci sopra.
  
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