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Autore: True Jewel    11/07/2012    6 recensioni
"...Soffriva e prendere aria per respirare faceva ancora più male, soprattutto all'altezza del cuore...che da ben tre anni avveva smesso di battere regolarmente. Non aveva più motivo di farlo, si sarebbe sforzato inutilmente. L'unico per cui poteva battere era li di fronte a lui..."
Prima One-Shot che scrivo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Questa storia seppur senza scene esplicite ha una tematica omosessuale. Se non gradite non commentate.

                        

ATTO DI FEDE.

L’aveva perso. Ecco qual era la realtà. Non poteva più stringerlo a sé, baciarlo. Era rimasto irrimediabilmente solo. Gli aveva giurato che non se ne sarebbe mai andato, che sarebbero rimasti insieme quanto più a lungo possibile. Ma così non era stato.

Quella malattia perfida aveva giocato con le loro vite rendendoli dipendenti dell’orologio su ogni minuto che riuscivano a trascorrere serenamente.

Non avrebbe più sentito la sua voce e i suoi innumerevoli consigli, né i suoi dolci sussurri dopo aver fatto l’amore. E di conseguenza neanche le sue coccole che lo facevano rilassare e addormentare sulla sua spalla.

Soffriva e prendere aria per respirare faceva ancora più male, soprattutto all’altezza del cuore..che da ben tre anni aveva smesso di battere regolarmente. Non aveva più motivo di farlo, si sarebbe sforzato inutilmente. L’unico per cui poteva battere era lì di fronte a lui, su quella foto scattata cinque anni prima.

Per un attimo il suo volto dipinse un sorriso e fu come se il ragazzo nella foto ricambiasse lo stesso stato d’animo. Due dita arrivano a scorrere su quel marmo congelato dal freddo di Novembre.

Gli mancava. Dopo tutti quei giorni, ancora non riusciva a non pensarci. Sfioravano, le dita, l’immagine del ragazzo e le lettere che componevano il suo nome. Le prime lacrime rimasero intrappolate nei cristalli che stavano al posto degli occhi. Non poteva piangere, anzi non doveva piangere, doveva dimostrare che era forte.

Aveva portato dei fiori. Non riusciva a capire a cosa potessero servire ma allo stesso tempo ogni settimana fiori nuovi e più colorati dei precedenti prendevano posto affianco a quelli già sistemati. Una volta al mese veniva poggiata una rosa bianca con le macchie rosse. Era il simbolo del loro amore. Puro come una colomba e macchiato di sangue come il loro dolore in quei mesi di sofferenza che precedevano la fine di tutto.

Prese un grosso respiro. Doveva smetterla di soffrire, di sentirsi in colpa. Ma il suo cuore non lo ascoltava, viveva di un’anima tutta sua.

Per quel giorno poteva bastare. La vita, il tran-tran quotidiano e il lavoro lo aspettavano. Premevano per farlo tornare alla realtà. Lui non c’era, non ci sarebbe stato mai più e per quanto fosse doloroso doveva farci i conti. Lesse la frase sulla lapide “L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte” era del suo libro preferito. Harry Potter. Lo leggeva da anni e non si stancava mai. Quelle parole lo avevano colpito fin dalla prima volta che le lesse. Aveva preteso di averle sulla sua lapide e lui non era stato in grado di negarglielo. Lui però, la morte, non l’aveva sconfitta ma era stato il contrario.

Si alzò e posando un bacio sulla foto, voltò le spalle a quel posto. Si sentiva meglio, non tanto da poter ricominciare ad amare , ma quel poco che bastava per riprendere in mano la sua vita. Non sapeva cosa il destino gli avrebbe riservato, sperava solo che dopo tanto dolore ci fosse un minimo di felicità. Continuare  a vivere lo avrebbe aiutato a capire. Lui glielo diceva sempre: “Vivere è un atto di fede, proprio come dice la canzone..amore” , e lui non voleva deluderlo, avrebbe fatto della sua vita un giuramento, perché quello era il suo atto di fede. Per lui, per il suo amore, per se stesso.

 

Angolo scrittrice.

Ecco qua, questa è la mia prima one-shot.

Alcune delle frasi che ci sono, non sono di mia proprietà.

"L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte" fa parte del quinto libro di J. K. Rowling. Non è di mia proprietà e non intendo violare il copyright.

Il titolo e alcune delle frasi finali sono della canzone di Luciano Ligabue "Atto di fede". Anche per lui, non sono di mia proprietà.

Se vi piace commentate, se non vi piace commentate. Se avete da fare solo insulti, passate oltre. Non mi piace riceverne (come tutti, suppongo).

Molto importante. 

Questa shot potrebbe non essere granché, ma l'ho scritta di mio pugno. 

Qualcuno disse che L'imitazione è la più alta forma di ammirazione, secondo me è solo la pigrizia del cervello di funzionare da solo. 

Potete fare come credete, ma non con ciò che scrivo io. Grazie.

^_^ Jewel.

Un benvenuto a chi legge ora e a chi leggerà, forse, in futuro.

  
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