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Autore: Brodos    11/07/2012    3 recensioni
Pensieri notturni. Lo so, dovrei farmi crack ma riesco solo a metaforizzare la mia vita ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sono finito… Ancora! – Un mio probabile alter ego si stava scuotendo i pantaloni dallo sporco.
Gesto inutile, molto inutile.
Stava precipitando in un burrone da sei anni. Già, sei.
Era così adorabile vederlo dormire per lunghi periodi e svegliarsi di soprassalto dicendo sempre quella frase e facendo quei gesti. Tutto a mezz’aria!
Proprio così: sonnecchiava quando si era abituato ad una sorta di monotonia, archiviando i suoi problemi senza risolverli; si svegliava di soprassalto invece quando decideva di fare qualcosa.
Direi che le sue azioni sono sempre state un successone, dato che ogni volta si riaddormentava.
La cosa più bella la faceva quando per tutti gli altri arrivava l’ora di addormentarsi e magari si mettevano a pensare fino a chiudere gli occhi.
Lui sperava, sperava sempre.
Si metteva a guardare il riflesso della sua ombra sulla parete, erano sempre lune piene per lui, quel chiarore bastava a ricordagli i suoi problemi.
Sapete cosa voleva? Che la sua ombra si aggrappasse a qualche roccia sporgente e finalmente fermasse la sua caduta. La sua ombra! E passava ore a guardare speranzoso quella striscia scura e informe.
Era questa la consistenza, la fattibilità delle sue speranze.
Non era come gli altri, lui non era il tipo che avrebbe creduto superficialmente a quel miracolo sapendo che nulla sarebbe successo.
Lui esternamente non ci credeva ma in cuor suo aspettava quella soluzione. Quell’aiuto quasi divino.
Era triste che gli fosse rimasto solo quello.
Non era stupido, no. Ma aveva visto persone che riuscivano nella vita con talenti innati o per colpi di fortuna o non avendo fatto nulla di più buono di lui. Perché lui no? Non si sforzava di pensare al fatto che quelli erano solo una minima parte dell’umanità.
Era stato abituato a credere dei valori, ad un certo spauracchio morale: “Se fai così non diventerai mai qualcuno!”
Beh, lui non aveva fatto “così” e non era lo stesso nessuno.
Quelli che avevano fatto “così” sembravano “così” felici, “così” avanti… Molto più di lui.
Quanti “così” positivi…
Aveva perso la fiducia nei dogmi instauratigli.
Non c’erano atteggiamenti, c’erano solo persone.
Persone che modificavano il loro futuro.
Un giorno pensando a quello diede un calcio a quella parete, un calcio rabbioso. In realtà quelle pietre erano molto vicine. Alla sua portata.
Come se fosse parte di una reazione programmata il piede si incastrò e lui, dopo anni e anni, cominciò a rallentare. A sperare.
Stava conoscendo l’ottimismo.
  
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